- 1 Gennaio 1980
Vivere blindati. L’immagine è suggestiva. Vivere sempre circondati da uomini armati che ti accompagnano dovunque. Che ti spiegano che cosa puoi e che cosa non puoi fare. Vivere obbedendo a severissime norme di sicurezza che spesso ti mettono in imbarazzo con l’opinione pubblica, con gli amici, con i colleghi.
Gian Carlo Caselli, procuratore della Repubblica di Palermo, vive blindato da 22 anni. Prima perchè si occupava di terrorismo, adesso perchè si occupa di mafia. “Il problema della scorta è che bisogna doverosamente appiattirsi sulle richieste dei ragazzi, bisogna assolutamente obbedire. Non è in gioco solo la nostra vita, mia e dei miei famigliari. E’ in gioco la vita anche degli agenti. E sono loro che comandano e che decidono. A questi ragazzi io devo la massima gratitudine”. E’ sotto la presenza, discreta ed invisibile, dei ragazzi della scorta, che avviene questa chiacchierata, sull’emergenza, sulla mafia, sul terrorismo, con uno dei giudici più famosi d’Italia.
Girare sempre con la scorta può creare qualche problema…
“Una volta, erano i primissimi tempi del terrorismo, sono entrato in una libreria e quando sono andato a pagare ho trovato la cassiera tutta rincantucciata che telefonava alla polizia. Dissi: che cosa fa signora? Mi rispose: ho visto strana gente fuori per strada. Spiegai: sono con me. Peggio! Pensò a una rapina. Io ero il rapinatore e quelli della scorta i pali. Per fortuna non le ci volle molto a capire l’equivoco.”
Terrorismo e mafia. Lei ha vissuto entrambe le emergenze in prima linea. Riesce a fare dei confronti?
“Non è facile perchè i fenomeni cambiano. Il terrorismo non è stato sempre la stessa cosa, nè considerato in sè nè nella valutazione della gente. Si dice per esempio che il terrorismo è stato sconfitto perchè c’è stata compattezza nel combatterlo.”
Beh, il fronte comune c’è stato…
“Nell’ultima fase. Ma in precedenza, soprattutto a sinistra, ci sono state fasi diverse, quelle dei “compagni che sbagliano”, quelle del “nè con lo Stato nè con le Br”, quelle dei “fascisti travestiti di rosso”. Qualcuno considerava i terroristi un incrocio fra Robin Hood e Zorro. Ci fu una notevole zona di ambiguità, con forti spazi di proselitismo e di consenso. Solo quando ci si rese conto che la violenza politica non era solo una minaccia per le vittime potenziali, ma per la stessa democrazia, si prese coscienza che il terrorismo era corpo estraneo rispetto alla società civile.”
La mafia invece sembra avere molto più consenso sociale…
“Una volta il consenso era fortissimo, anche se drogato dall’insufficienza dello Stato. Oggi sta diminuendo.”
Però si dice: la mafia dà lavoro, la mafia crea ricchezza…
“Sono luoghi comuni che qualcuno sapientemente alimenta. Ma sono falsità. Nelle regioni fino a ieri sotto dominio incontrastato della mafia la ricchezza creata dall’economia criminale finisce solo nelle tasche dei mafiosi, dei loro soci e dei loro alleati. La mafia, per logica e storia, non può consentire lo sviluppo ordinato dei suoi territori. E fa di tutto, se necessario anche con stragi e attentati, perchè non ci sia uno sviluppo dell’economia a vantaggio della collettività.”
Quindi la mafia non si alimenta della crisi economica?
“E’ un circolo vizioso. La mafia è una delle cause della crisi economica. La droga, l’usura, l’estorsione, il caporalato, il sacco dei grandi centri urbani sono gli strumenti dei mafiosi per arricchirsi. E sono la devastazione di una normale economia. La mafia non vuole cittadini liberi titolari di diritti. Vuole ed esige sudditi destinatari di favori da ricambiare. Ma se lo Stato è assente e non c’è lavoro le suggestioni della mafia si fanno più forti.”
Ma non aveva detto che oggi il consenso diminuisce?
“Si. Oggi i giovani non vogliono più essere sudditi.”
Allora bisogna essere ottimisti. In fondo voi avete avuto notevoli successi.
“La mafia non si sconfigge solo con le manette. Si sconfigge se si fanno passi avanti anche sul piano dello sviluppo, del lavoro, dell’occupazione. Rompendo definitivamente, come sembra stia accadendo, l’intreccio perverso tra istituzioni e potere mafioso. Ma i magistrati possono lavorare unicamente sul passato. Sono i politici che si debbono occupare del presente e del futuro.”
Come si ottengono i successi sul piano della repressione?
“Con la continuità della risposta. Finora lo Stato ha risposto alla mafia al massimo per un biennio. Poi è sempre successo qualcosa. Come è successo ai tempi del pool di Caponnetto, Falcone e Borsellino. Erano appena riusciti a dimostrare che la mafia non era invincibile che sono stati spazzati via. Legalmente. Con l’abolizione del pool.”
Oggi invece…
“Oggi sono quattro anni di sostanziale continuità. E i risultati si vedono. Latitanti e capi storici arrestati, decine di delitti ricostruiti, miliardi di patrimoni sequestrati, arsenali ritrovati, consenso sociale eroso, sprazzi di luce sulla spina dorsale di Cosa Nostra, cioè gli intrecci con pezzi di finanza e di politica. E, come conseguenza, la slavina delle collaborazioni.”
Ma allora hanno ragione quelli che sostengono che Cosa Nostra è allo stremo…
“Assolutamente no! E’ vero solo che l’ala militare, i corleonesi, quella che aveva fatto le scelte stragiste, è in difficoltà. Ma Cosa Nostra è una organizzazione strutturata per rimarginare le ferite e dotata di una potenza economica enorme. Cosa Nostra c’è ancora, è viva e forte anche se, per riorganizzarsi meglio, sta scegliendo la tecnica della mimetizzazione. Tecnica non nuova. La usò dopo il Ventennio, negli anni Sessanta, durante il maxiprocesso. Tutte e tre le volte ritornò più forte di prima. Chi pensa che la mafia sia finita è vittima di una illusione ottica.”
Colpa dei vostri successi…
“E’ un’illusione ottica pericolosissima. Per questo è fondamentale la continuità della risposta. Se Falcone e Borsellino avessero potuto continuare, sicuramente la mafia non si sarebbe irrobustita come ha fatto. Avevano trovato il bandolo della matassa e gli hanno tolto la matassa.”
L’illusione ottica è in buona fede?
“Alcuni probabilmente non hanno a cuore l’efficienza della lotta a Cosa Nostra. Ma altri non approfondiscono a sufficienza il problema e possono scambiare un desiderio con la realtà. E così pensano che chi come noi prospetta la realtà come la vede, voglia semplicemente difendere i propri spazi.”
Sono quelli che vi accusano di volervi allargare troppo, di volervi sostituire ai politici…
“Ci vorrebbe un discorso molto lungo, perchè la questione non è così semplice. Comunque gli sforzi faticosi che hanno prodotto qualche risultato verso il traguardo ancora lontanissimo del ripristino della legalità e dello Stato di diritto soprattutto nelle regioni deturpate dalla sopraffazione e dalla violenza criminale, talora vengono contrabbandati da qualche buontempone come attentato allo Stato di diritto. E’ preoccupante questo capovolgimento. Come l’acqua che va verso l’alto.”
Vorrebbero abolire il 41 bis, il regime di carcere speciale per i mafiosi.
“I mafiosi carcerati dettavano legge dentro e mandavano ordini fuori. C’è voluta la morte di Falcone e di Borsellino per far diventare legge il 41 bis che era e rimane un momento strategico nella lotta a Cosa Nostra.”
Però sa di leggi speciali…
“E’ sufficiente la rigorosa applicazione della legge. Guai se ci fosse qualcosa di più e di diverso. Bisogna essere rispettosi dei diritti di tutti. Ma da una parte c’è l’Ucciardone Grand Hotel e dall’altra l’Ucciardone 41 bis.”
Voi magistrati accettate le critiche? Oppure dite anche voi: lasciateci lavorare?
“I magistrati debbono essere criticati, il controllo sociale sui pubblici poteri è fondamentale. Ma controllo non deve significare mortificazione. “
E quelli che vi accusano di non essere indipendenti, di fare il gioco degli interessi della sinistra al potere?
“Quando, ai tempi delle Brigate Rosse, dovetti emettere un mandato di cattura contro una medaglia d’argento della resistenza molti a sinistra mi accusarono di essere un reazionario, servo sciocco del generale Dalla Chiesa. Adesso capita di sentirsi rivolgere l’accusa di essere comunisti. Allora: forse sono cambiato io, forse sono cambiati i processi di cui mi debbo occupare. Certamente non è cambiata la tendenza ad etichettare chiunque voglia effettuare il controllo di legalità senza condizionamenti o privilegi.”
Allora lei non è una “toga rossa”…
“Potrebbe confortarmi il fatto che anche a Falcone si dava disinvoltamente del comunista solo perchè faceva il suo dovere. Però non mi conforta. Mi rattrista soltanto.”
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