- 3 Aprile 2003
Sei felice che la tua amica Annunziata è presidente della Rai? «Felicissima. Ma non solo perché è un’amica. Perché è una donna». Sai che novità? Il solito solidarismo femminista? «Esiste una grinta femminile sparsa per il mondo. Va solo riconosciuta. A Lucia non fa paura il confronto col potere». Nella nomina del direttore generale, però, sembrerebbe aver ceduto. «La vita come la politica è fatta di mediazioni». Franca Chiaromonte, deputata Ds, figlia di quel Gerardo che fu numero due del Pci ai tempi di Enrico Berlinguer, è una delle fondatrici di Emily, l’associazione che vorrebbe insegnare alle donne a farsi largo nella giungla della politica.
La scelta di Lucia ti esalta. Ma da donna a donna o da dalemiana a dalemiana?
«Sono domande da farsi? Così mi offendi.
Una donna quando arriva al potere si comporta esattamente come l’uomo. Non si era parlato di una via femminile al potere?
«Io rifiuto ogni attribuzione di qualità derivata dall’essere donna. Una donna non deve occupare posti di potere perché è migliore degli uomini. Dire: "Io ti mando lì purché tu agisca da donna" è un inghippo. Che cosa vuol dire agire da donna? Essere per la pace?».
Dillo tu.
«Significa non privilegiare le relazioni di potere tra uomini. Lucia è una a cui non piace essere gregaria. Finché il potere che ti viene dato è pura inclusione, vabbé vieni pure te, non cambia la sostanza».
Giovanna Melandri, dicono, fu fatta ministro perché Claudio Velardi disse che una bella donna al governo ci stava bene».
«Appunto, l’ornamento. Vieni anche tu, portami il caffè. Poi, però, Giovanna ha fatto bene la ministra».
Che cosa deve fare una donna al potere?
«Promuovere altre donne. Ai tempi del femminismo la mia amica Alessandra Bocchetti aveva inventato una definizione, "indebitamento tra donna e donna". Cioè: io devo la mia cattedra ad un’altra donna».
Comportamento speculare a quello maschile.
«Nel femminismo chiamavamo "omosessualità politica" il fatto che gli uomini si stimano tra loro. Pensa a D’Alema. È uno che spara a zero su tutti ma non perde mai l’idea dell’interlocutore come avversario, anche nelle peggiori sue battute. Ma se è costretto a fare ministro Giovanna Melandri, diciamo che non smentisce di averlo fatto perché è carina».
Perché le donne, che sono la maggioranza, non riescono a eleggere una maggioranza di donne?
«Qualcosa è cambiato grazie al femminismo ma abbiamo alle spalle millenni di Eva contro Eva. Nella mia associazione, Emily, cerchiamo di muoverci in senso contrario. Siamo tutte diversissime fra noi. Ci sono garantiste come me, Laura Pennacchi che è di estrema sinistra, Giovanna Melandri che guarda con simpatia ai movimenti, la Bindi, Tana De Zulueta. Ma ci stimiamo, ci appoggiamo. Quando l’Unità ha definito Gabriella Carlucci una "ex soubrette" io l’ho difesa».
Tu sei dalemiana?
«Il giorno che devo stare in una corrente, la fondo. Non sto dietro a un signore della mia generazione. Capirei Ingrao?».
Esistono dei congressi, delle mozioni?
«Io vengo definita di estrema destra. Ho votato la mozione Fassino, firmandola all’ultimo minuto. Pago dei prezzi ma non voglio essere schierata. Mi diverte di più stare con quelli che la pensano in maniera diversa. Frequentare persone che non la pensano come te è un anticorpo serio per non diventare voltagabbana. A me capita spessissimo in qualche cena con commensali di sinistra di dover premettere: "Io non sto con Berlusconi, ma…"».
È il «premessismo»?
«Premesso che ritengo uno schifo il conflitto di interessi, premesso che è uno schifo quello che hanno fatto sulla Cirami, tuttavia, se vogliamo parlare di giustizia…».
A volte il «premessismo» è un eccesso. Premesso che non sono razzista, tuttavia i negri… Premesso che non sono maschilista, tuttavia le donne… Ci sono dei momenti in cui bisogna prendere parte.
«Io non dimentico che in Parlamento sono da una parte. Tuttavia essere costretti continuamente a dire le proprie idee, anche a costo di scazzi, aiuta a rimanere coerenti».
Mai dire mai.
«Sono abbastanza certa che resto da questa parte. Ho un cognome da rispettare».
Non ti sposti solo per onorare la memoria di tuo padre?
«Ogni giorno faccio i conti con le sciocchezze della sinistra. Ma non per questo me ne vado. Sarò sempre minoritaria. E rompiscatole».
E se tu dovessi riscontrare che non ci sono più le condizioni?
«Farei altro. Ci sono tanti destini nella vita, mica è obbligatoriao essere deputato».
Ma a proposito di voltagabbana. Il caso Mastella?
«È un caso fantastico. Prende dei voti e li porta dove crede. Siamo all’idea platonica del trasformismo».
Dicono: moralismo d’accatto.
«Odio il moralismo. Ma io parlo di etica pubblica. Posso perfino capire le ragioni personali di chi non paga le tasse. Ma dal punto di vista del rapporto tra il cittadino e lo Stato chi non paga le tasse è un criminale».
Facciamo un altro esempio. È il caso di candidare per la sinistra persone che, ancorché innocenti, abbiano ombre sul loro passato? Il caso Cocilovo-Travaglio, per esempio. Ha ragione Travaglio?
«Travaglio quasi mai ha ragione. Ma la battaglia garantista richiede uno specchiato comportamento sul piano dell’etica pubblica».
Chi affiderebbe la sua bambina a un signore assolto in un processo per pedofilia?
«Ci sono state delle ingiustizie nei processi, perfino in quello di De Lorenzo. Perfino Craxi?
Perfino Craxi?
«Nel sistema di finanziamento illecito della politica c’era una tale correità che in qualche modo rendeva i singoli meno colpevoli».
Ma il problema resta: te l’ha ordinato il medico di fare il rappresentante del popolo? Amministrare la cosa pubblica è un diritto?
«I politici sono stati spesso oggetto di accanimento vergognoso. Ma la rappresentanza attiva, cioè il voto, è un diritto, la rappresentanza passiva, fare il deputato, appartiene semmai al campo dei doveri».
Definisci il voltagabbana.
«La persona che fa fatica a dire cambio idea e preferisce cambiare parte».
Il principe dei voltagabbana?
«Ho una certa resistenza a fare nomi. Nel Pci la critica politica si è sempre accompagnata al disprezzo personale. Appena una persona si metteva fuori, veniva additato. C’era una parola terrificante che girava: "Ungherizzati". Erano quelli usciti dal Pci nel 1956 per l’invasione dell’Ungheria. Ungherizzati per dire che poi si erano sistemati, chi all’Eni, chi altrove».
Ma se una cosa non ti piace, non puoi rimanere dentro e cercare di cambiarla?
«Le persone che a me piacciono sono quelle che decidono da che parte stare una volta per tutte, come mio padre. Non stimo chi trae vantaggi passando dall’altra parte».
Anche Dini – dicono – è un voltagabbana. Si può amministrare la cosa pubblica indifferentemente con un governo di destra e uno di sinistra?
«È un problema complesso. Bisognerebbe parlare dei poteri forti. C’era un periodo in cui Banca d’Italia, Chiesa e forse massoneria contavano più che la politica, erano più capaci di fare mediazione sociale dei partiti stessi. Per chi viene da quelle scuole lo schieramento politico è una contingenza».
È voltagabbana Claudio Velardi che, lasciato D’Alema, fa il lobbista, organizzando campagne elettorali perfino per la destra?
«Lui ha sempre teorizzato il fatto che per D’Alema, faceva un lavoro professionale».
Velardi viene dalla storia del Pci.
«Ha fatto una scelta imprenditoriale. Ha cambiato lavoro».
Non è bella l’immagine di un dalemiano che fa eleggere avversari politici di D’Alema. Lo vedi Velardi che brinda perché il suo candidato ha sconfitto il candidato dei Ds?
«Velardi non brinda. È un consulente. Tu conosci i consulenti?».
Io conosco i consulenti e i consulenti brindano.
«Non mi farai parlar male di Velardi. Al massimo lo inserisco in un equivoco che a me non piace. Nel senso che preferirei una società più laicamente schierata».
Torniamo ai voltagabbana. Fede ha mollato la Juventus per il Milan.
«Io sono animalista, amo i cani e non mi piace il paragone che si fa tra Fede e i cani. I cani hanno una loro personalità, mentre Fede è patetico, ma sublime se vuoi, nella sua adesione al capo».
Tra le tante segnalazioni di voltagabbana, c’è una sola donna, la Pivetti.
«Le donne hanno più il senso della fedeltà. Io non mi considero dalemiana, anzi spesso lo critico pubblicamente. Ma farei fatica a diventare antidalemiana».
Critichi anche il ribaltone?
«Se ti riferisce a ciò che è successo dopo la caduta del governo Prodi, è stato un errore politico. Ma che ne abbia approfittato per diventare presidente del Consiglio, lo nego. Penso semmai che ci fu lo scatto comunista dell’interesse generale. Tipo: mi faccio carico della situazione. Che è una forma di narcisismo altrettanto dannosa del narcisismo personale».
L’adulazione: che cosa ne pensi?
«Ci sono gli adulatori per interesse e quelli per filosofia. Preferisco i primi. Quando dietro l’adulazione non ci sono secondi fini, la cosa si fa un po’ sinistra. Hai visto il libro con le frasi di adulazione su Cofferati? Lui non c’entra, poveraccio, ma la qualità di un leader è anche nel dire no grazie».
Tu venendo da Napoli hai visto fenomeni come il laurismo?
«Achille Lauro, era un uomo al quale la gente portava i bambini perché li toccasse, li baciasse. È susccesso anche dopo perfino con Maurizio Valenzi. È una trappola. Ma ci vuole un minuto a cambiare atteggiamento nei confronti dei grandi populisti. Pensa a Craxi. Appena è andato in disgrazia gli adulatori sono passati alle monetine».
Gli adulatori più gettonati sono Bondi e Schifani. Quasi delle maschere.
«Mi incuriosiscono umanamente. Lui, lui, lui. Come fanno ogni volta a dire che Berlusconi è la cosa migliore?».
Più Bondi o più Schifani?
«Più Bondi. Viene dal Pci dove qualche anticorpo al culto del capo si cercava di inculcarlo».
Raccontami la tua gioventù.
«Sono nata a Napoli, scuola privata, i primi due anni. Giocavo a pallone coi maschi, tifavo per l’Inter, il mio mito era Mazzola. Poi Roma. Vita di strada ma anche lezioni di pianoforte».
I tuoi amici?
«Molti figli di funzionari del Pci. Un bel gruppo. Andavamo tutti ai campeggi dell’Ymca, perché i comunisti non potevano mandare i figli dagli scout cattolici».
Per non andare con gli scout cattolici, andavate con gli americani dell’Ymca?
«Non male, no? C’erano Iolanda Bufalini, Pietro Reichlin…, ma anche gente di non stretta osservanza comunista».
Feste?
«Moltissime. Ma non feste da ballo, al massimo feste da canna, ricaduta del ’68. Solo negli anni Ottanta cominciammo ad andare nei locali. Andavamo con Roberto D’Agostino che faceva il dj al Titan e al Piper».
Chi era la bellona?
«Forse Giovanna Ferrara. Poi io, Pepe Laterza, Pietro Reichlin e Francesco Ghio ci iscrivemmo in massa alla scuola di rock and roll, cosa che venne vista come disdicevole. Venimmo definiti "i figli di" con un certo disprezzo».
Amori ne sono nati?
«Moltissimi. Ma non li saprai mai».
Uno.
«Andrea Iemolo e Yolanda Bufalini. Antonello Trombadori celebrò il matrimonio dicendo: "Due grandi famiglia si uniscono". Orribile».
Tu sei stata eletta a Napoli. E potendo optare fra due collegi, hai scelto quello che favoriva un uomo, Lorenzo Diana, a scapito di una donna, Giovanna Borrello.
«Una tragedia, un episodio doloroso, una sconfitta».
Eri tu che sceglievi.
«Ero un membro della segretaria. E sono andata in minoranza. Avevo tutti contro, tranne Barbara Pollastrini e Morando».
Dicono che dietro tutta l’organizzazione ci fosse Claudio Velardi che aveva interesse a far eleggere Diana.
«Non lo so e non mi interessa saperlo. Quello che so è che non era un problema di schieramenti. Da Folena a Napolitano, a D’Alema, tutti, anche persone non della corrente di Diana, volevano lui».
Sinceramente: avresti potuto disobbedire.
«Avrei potuto ma in pura perdita. Se vai contro un voto diventi il "pazzo". Però mi sono dimessa dalla segreteria».
Chi ti piace a destra?
«Giuliano Ferrara. Gli riconosco intelligenza, dignità, passione per le idee. Idee che non sempre condivido».
Spero bene, visto che lui sta con Berlusconi.
«Mi piace anche Follini, cattolico ma laico. Mi è simpatica Alessandra Mussolini, una donna libera. Ho avuto modo di verificare la forza di Adriana Poli Bortone e la passione di Gabriella Carlucci».
E poi?
«Poi non odio Silvio Berlusconi».
Non odi Silvio Berlusconi?
«Non odio Silvio Berlusconi».
Chiarisci.
«Ritengo gravissimo il fatto che l’Italia sia governata da Silvio Berlusconi, però quando appare in televisione non mi metto a urlare e non mi viene di vomitare».
Esiste qualche altro «non odiatore di Berlusconi» nei Ds?
«Adesso la rovino. Una Non Odiatrice è Claudia Mancina».
Il Grande Odiatore di Berlusconi chi è?
«C’è solo l’imbarazzo della scelta, Salvi, Mussi».
Chi non ti piace a sinistra?
«Paolo Flores D’Arcais».
Non ti piacciono i movimenti.
«Mi piacciono moltissimo. Non mi piace quando si parla di rappresentanza dei movimenti».
Giornalisti che non ti piacciono?
«Curzio Maltese. Mi piaceva quando stava alla Stampa. Paolo Guzzanti. È un voltagabbana vero, con adesione totale alle persone oltre che alle idee».
Che giudizio dai della Rai di sinistra?
«È stata deludente. Io trovo ad esempio Santoro un grande professionista ma non amo la sua televisione».
È un segno.
«Non amo la sua televisione».
Volevo dire che metterlo è un segnale, come toglierlo è un segnale.
«Insisto: non amo la sua televisione».
Mi sembra di aver capito che non ami la sua televisione.
«Amo la televisione di Ferrara. Mi piace anche Gad Lerner anche se adesso, con L’infedele, fatica un po’. Mi piace tutto quello che non si pone come la Televisione, con la T maiuscola. Tipo Vespa».
È un adulatore Vespa?
«Vespa adula se stesso. Vespa fa la politica italiana. La sua adulazione è funzionale al suo ruolo».
Molti citano come esempio di adulazione i programmi-tappetino di Anna La Rosa.
«Qualche domanda impertinente forse potrebbe farla. Anche solo "si spieghi meglio", "ma è veramente sicuro?", "come ha detto?"».
Gioco della torre. Santanché o Carlucci?
«Butto la Santanché, la Carlucci mi sta simpatica, mi sembra più libera, e fa il suo mestiere».
La Santanché no?
«Non mi è piaciuta quando ha fatto apprezzamenti estetici sulle donne. La bellezza, la bruttezza, i vestiti, i tacchi. La Carlucci non l’avrebbe mai fatto».
Baldassarre o Zaccaria?
«Baldassarre lo conosco. Ma la sua Rai è stata un disastro. Butto lui. Ma mi dispiace. Perché è simpatico. E poi è bello».
Bello?
«Sì, è molto bello».
Previti o Dell’Utri?
«Butto Previti».
Perché è brutto e antipatico?
«Un ex ministro non può ammettere spudoratamente di essere un grande evasore fiscale».
tostissima-frenca-non sapevo niente di te in politicae….mi piaci tantissimo-un abbraccio-mimma-amica dei rodriguez…