- 1 Gennaio 1980
Con l’Ulivo come gli dice la passione politica oppure con Berlusconi come gli dice la professione? “Né con il Polo né con l’Ulivo”, chiarisce Maurizio Costanzo. “Ho votato Ulivo, lo sanno tutti. Ma lavoro da anni con Berlusconi in assoluta libertà. Quando Berlusconi disse: “Se fossi a Roma voterei Fini”, io non ci misi un secondo a dichiarare: “Io a Roma ci sono e voto Rutelli”. E non successe nulla, neppure una piccola lamentela”. E’ passato un anno da quando ha votato Ulivo. E’ sempre così convinto?
“Debbo essere sincero. Così come sono riuscito a ritagliarmi la mia libertà, debbo dire che vivo nei confronti dell’Ulivo varie delusioni. E’ vero che hanno trovato una situazione difficile, ma è sempre così, per tutti. Lamentarsi non serve a niente. Bisogna fare”.
Chi ha fatto e chi non ha fatto?
“Bersani e Bassanini han fatto bene”.
E chi ha fatto male?
“Andreatta. Nei giorni di Pasqua a Brindisi non c’era lo straccio di un ministro. C’era solo Berlusconi. Andreatta era a Genova per una mostra. Io sono lieto che Andreatta abbia interesse per la cultura. Ma era nel posto sbagliato, quel giorno”.
E Prodi?
“Anche Prodi ha un grosso problema di comunicazione. Quando ha dichiarato a Kuwait City che le decisioni di Bruxelles erano incomprensibili io mi son detto: ma che ci sta a fare nel Kuwait? Questo è incomprensibile”.
Altre delusioni?
“Il fatto più negativo rimane la disoccupazione giovanile. Non si può dimenticare che sei persone si sono suicidate per il dramma della disoccupazione. Sul problema del lavoro il governo non ha prestato la dovuta attenzione”.
Veltroni è fra i promossi o tra i bocciati?
“Su alcune cose ha fatto bene. Il cinema di pomeriggio a 7 mila lire alla fine ha funzionato. Il lotto del mercoledì per finanziare i restauri anche. Poi ha avuto la sfiga dell’incendio di Torino”.
Allora promosso.
“Mica tanto. E’ troppo ulivista. Crede troppo nell’aggregazione”.
Tu sei più dalemiano.
“Non mi piacciono le scampagnate. Mi piace una posizione più netta”.
Com’è lo stato di salute dell’Ulivo, in conclusione?
“Stazionario, con tendenza al ribasso”.
E il Polo?
“Anche il Polo ha dei problemi. Soprattutto di leader”.
Ma stai scherzando? E Berlusconi?
“Berlusconi sta imparando giusto ora. Gli unici leader in Italia sono D’Alema e Fini. Mi vengono i brividi a pensare che abbiamo avuto Togliatti, De Gasperi, Nenni”.
Questa è una stagione carente di grandi uomini. Non solo in politica.
“Ricordi quando sulla prima pagina del “Corriere della Sera” scriveva Pasolini?”
Oggi c’è Alberoni.
“Appunto”.
Come si è comportato l’Ulico nei riguardi della telvisione?
“La lottizzazione è stata fatta male. L’ha detto Prodi. Apprezzo la sincerità, ma la lottizzazione è sempre un male, anche quando è fatta bene”.
Bocciato anche Siciliano?
“Prima di morire vorrei vedere a capo della Rai qualcuno pratico di spettacolo, uno che conosca la macchina. Non un intellettuale, non un manager. Un professionista, uno che capisca”.
Un nome.
“Pietro Garinei, l’uomo che ha inventato la commedia musicale italiana. Qualcuno gli ha mai chiesto: le interessa guidare la Rai?”.
E il risultato?
“E’ sotto gli occhi di tutti. Il trionfo dell’incompetenza”.
Dove per esempio?
“Non mi piace parlare delle cose che non mi riguardano”.
Giusto un po’.
“Se si dirige un telegiornale non si può anche fare un programma”.
Che cosa pensi della polemica fra l”Avvenire” e Freccero?
“Ognuno fa il suo mestiere. Mi pare un copione già recitato”
Un giudizio su Freccero.
“E’ il più vivace nella Rai, si butta nelle cose, ha dato visibilità alla Rete Due. E inoltre…”
Inoltre?
“Ha un merito rispetto a Borrelli e a Berlusconi. Non dà la colpa ai giornali. Non dice: mi hanno frainteso”.
Quando gli hanno chiesto chiarimenti ha rincarato la dose.
“Mi pare un clamoroso inedito”.
Come vive un ulivista in Mediaset?
“Da quando Berlusconi si è allontanato si lavora meglio. L’azienda è diventata più manageriale. Ci sono meno sudditanze politiche e più rapporti professionali. Se un prodotto funziona, bene. Altrimenti si chiude”.
Mentre prima…
“Prima decideva tutto lui. E c’erano i più berlusconiani e i meno berlusconiani. Soprattutto nelle direzioni di rete. E non tutti i dirigenti nominati da Berlusconi erano all’altezza”.
E quando se ne è andato lui tutto è diventato più facile…
“No, c’è stato un momento molto difficile. Ma Confalonieri si è comportato bene. Ha fatto crescere nuovi dirigenti. Mario Brugola, direttore generale, è una piacevole sorpresa”.
Berlusconi non si impiccia più veramente?
“Forse continua a occuparsi dei problemi finanziari. Ma a livello di programmazione sicuramente no. Ricevevo poche telefonate prima, ne ricevo pochissime ora”.
L’ultima?
“Un mese fa”.
Per dirle?
“Che sarebbe venuto in trasmissione. E per scusarsi di avermi dato due buche consecutive. Con il giusto tono del leader, non con quello dell’ex padrone. Il tempo è un grande medico”.
Torniamo alla politica. La Bicamerale?
“Sono convinto che alcune regole vadano riscritte. Altrimenti saremo sempre in balia dei Bertinotti e dei Bossi”.
Gli italiani sanno che cosa è la Bicamerale?
“No. Ma noi lo sappiamo. E alla fine sarà importante spiegarlo”.
Forse la gente avrebbe preferito che l’Ulivo esordisse con una bella riforma fiscale. Pagare meno tasse e farle pagare a tutti.
“Trent’anni fa il ministro delle Finanze Luigi Preti mi portò insieme ad altri giornalisti in una stanza del ministero dove era stato installato un grosso cervello elettronico. Ci disse: “Vedete questo cervellone? Da oggi evadere le tasse sarà impossibile”. Sono passati trent’anni. Sono sempre tanti gli evasori e sono sempre tante le tasse che io pago. In materia fiscale io sono un deluso antico”.
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