- 11 Novembre 2004
Un’italiana, a Londra, è la regina della mondanità. Si chiama Nancy Dell’Olio e le sue avventure danno da vivere a decine di quotidiani. La sua storia d’amore con Sven Eriksson, che fu allenatore della Lazio ed oggi allena la nazionale inglese, è una telenovela di cui ogni giorno milioni di inglesi aspettano capitoli nuovi. Fiumi di inchiostro (800 articoli solo negli ultimi sei mesi) vengono versati per raccontare ogni particolare la sua vita (la chiamano la first lady del football), delle sue amicizie (soprattutto con i coniugi Beckham) e del suo amore per l’allenatore che ha dei momenti di turbolenza quando Sven si lascia andare ad avventure fuori del seminato, come è successo con la presentatrice televisiva Ulrika Jonsson o la segretaria Faria Alam. Tutto cominciò il giorno in cui il marito di Nancy ricevette la visita del suo amico Sven che gli raccontò che si era innamorato di sua moglie.
Mi ha molto colpito il fatto che Eriksson sia andato da suo marito quasi a chiedergli la sua mano.
«Non vorrei proprio rispondere a questa domanda».
E allora? Di che cosa vogliamo parlare?
«Però nello stesso tempo vorrei chiarire. Sven è andato…».
A chiedere la mano?
«Non a chiedere la mano. Quello che è successo è una cosa bellissima e rara».
Rarissima. Da svedesi.
«Da uomini speciali».
Da uomini speciali e svedesi. Non sono cose che succedono tutti i giorni.
«A me succedono sempre cose uniche».
Sono passati ormai sei anni e niente matrimonio.
«Ma è bellissimo. Ogni giorno scriviamo capitoli nuovi del nostro amore. Il matrimonio era, ed è ancora, un nostro progetto. Ma per la stampa è un’ossessione. Quando ci sposiamo? Quando litighiamo? Quando facciamo pace? Quando ci rimettiamo insieme? Quando starnutiamo?».
Lo prenda come una forma di affetto.
«Se è una forma di affetto, dovete continuare a volerci bene perché ci saranno ancora tante puntate».
Sulla sua storia d’amore con Sven, e anche sui suoi tradimenti, i giornali popolari hanno scritto di tutto.
«Quasi tutte sciocchezze».
Mi racconti lei che cosa è vero e che cosa è falso.
«No. Non racconterò niente. Per nostra scelta non raccontiamo».
Di qualcosa dovremo parlare.
«Parliamo di me».
Allora chi è? Chi è questa donna considerata l’italiana più conosciuta in Inghilterra?
«Dal primo giorno che siamo arrivati, ho sostituito qualcosa che all’Inghilterra manca. Ma questo non dovrei dirlo io».
Lo dico io: lady Diana.
«Qualche suo collega ha detto che Diana ha lasciato un vuoto che qualcuno doveva riempire. Ma non penso di essere io. Per chi si chiede poi il motivo dell’interesse morboso attorno a noi due, io ho una risposta: l’invidia».
Il successo, la fama, la ricchezza.
«No, l’amore. Quando si è negli occhi pubblici ti invidiano l’amore».
Come reagite, lei e Sven, a questo bagno di popolarità?
«Ridiamo. Ma non è sempre tutto divertente. Ci sono sempre dai venti ai trenta giornalisti parcheggiati in una specie di camping fuori casa nostra, a Londra».
Lei è più popolare in Inghilterra che in Italia.
«Senza dubbio. Qui siamo nell’immaginario collettivo».
Mi racconta la sua vita?
«Sono nata a New York».
Come Anselma Dell’Olio, la moglie di Giuliano Ferrara.
«Credo che siamo anche lontani parenti. I primi anni d’infanzia li ho trascorsi a New York. Poi ci siamo trasferiti a Bisceglie».
La sua famiglia?
«Mio padre è un businessman: si è sempre occupato di investimenti immobiliari. Dopo la laurea in giurisprudenza mi sono trasferita di nuovo a New York dove ho cominciato a lavorare in uno studio legale».
I suoi sogni?
«Fare la ballerina. Ma non avevo un grande talento».
Miti?
«Non ne avevo. Una scrittrice che mi ha sempre appassionato era Oriana Fallaci. Ho letto da ragazza tutti i suoi libri anche se impegnativi. Qualcuno l’ho anche riletto da grande».
Per chi vota?
«Negli Usa ho sempre votato repubblicano».
In Italia?
«Quando ero più giovane l’ambasciata americana consigliava di astenersi».
Poi?
«Bisogna dire tutto?».
Non è vietato.
«Centrodestra».
Forza Italia?
«Fora Italia. Oggi però sono un po’ critica. E credo che non esista più una differenza così netta tra uno di sinistra e uno di destra. Per fortuna».
Tra Bertinotti e Fini, per esempio, non c’è differenza.
«Be’, tra Bertinotti e Fini sì. Però le idee non sono tutte da buttare né da una parte né dall’altra. Bertinotti ha un modo affascinante di parlare, persuasivo».
Persuasivo. Piace anche a destra.
«Quando lo sento parlare a volte cerco in tutte le maniere di trovare delle argomentazioni contro e mi è difficile».
Lei, alla fine, è di destra o di sinistra?
«Mi sono sempre dichiarata di destra ma forse le mie idee sono più a sinistra di chiunque altro. Sono contraria alle etichette. Se uno mi dice: “Che cosa fai nella vita?”, già mi sembra una domanda troppo stretta».
Che cosa fa nella vita?
«Tante cose».
Abbiamo tempo.
«È così limitativo cercare di racchiudere tutto nelle etichette. Mi sembra come se mi mancasse l’aria».
Chi non le piace a destra?
«Ci sono diverse persone imbarazzanti a destra. Ma non voglio fare nomi».
Su, facciamoli.
«Tony Blair con la bandana non me lo immagino».
Non le piace Berlusconi?
«Berlusconi è un personaggio straordinario. Però il conflitto d’interessi non mi sta bene. Una presenza imbarazzante a destra è Previti. Quando insieme a Del Noce, a Tiziana Parenti, a Vittorio Dotti ho dato una mano per la campagna elettorale del 1994, era inquietante stare dalla stessa parte di Previti».
Meglio Dotti?
«È stato Vittorio Dotti a portarmi alla politica».
È considerato un traditore.
«È una persona molto seria».
Siete amici?
«Non ci sentiamo da parecchio perché io vivo tante vite insieme. Ha frequentato molto casa mia. Anche Stefania Ariosto. Una persona particolare, molto intelligente».
Come spiega il comportamento dell’Ariosto?
«Viveva un forte conflitto sentimentale, forse era esasperata perché voleva qualcosa che non succedeva».
Voleva sposarsi?
«Probabilmente sì».
Era simpatica?
«Molto simpatica, estroversa, stravagante, con una grande voglia di protagonismo».
Lei è stata sul Barbarossa con la maglietta a righe?
«No. Niente Barbarossa e niente maglietta a righe».
Nelle fotografie dell’Ariosto c’è?
«No, per fortuna».
L’Ariosto non era una donna, era una fotografa.
«Questa mania mi sconvolgeva. Si faceva fotografare con le persone che riteneva importanti e attaccava le fotografie sui muri della sua galleria».
A lei piace il calcio?
«Sì, mi piace».
Allora perché una volta ha detto: «Lo trovo un po’ noioso anche se a livello filosofico lo sento vicino»?
«Non ricordo di averlo detto. Ma forse è successo quando non capivo di calcio».
Ho letto che i cattivi risultati della nazionale inglese in Portogallo sarebbero dovuti al fatto che Sven non c’era con la testa.
«Io e Sven stavamo vivendo una crisi. Ma lui era con la squadra e io nella nostra casa in Portogallo con i miei amici»
Ma quante case avete? A Fregene, a Roma, a Londra, in Portogallo, in Svezia.
«A Sven non piace andare in albergo e ritiene le case un ottimo investimento».
Le hanno offerto due milioni di euro per un suo diario in cui si parlasse della vostra crisi e dei tradimenti di Sven.
«Mi hanno offerto una cifra simile anche per una sola intervista».
Mi dispiace ma al momento non ho spiccioli. Ma come fa a resistere?
«La nostra verità non ha prezzo».
Sono tanti soldi. Ho letto che qualcuno ha venduto al News of the world e al Mail on Sunday il racconto della sua storia con Sven per 500 mila sterline, 750 mila euro.
«Non si può scendere al livello di chi la mattina si sveglia e fa una dichiarazione qualsiasi perché è pagata da un giornale».
Ma i famosi tradimenti di Sven? E i suoi perdoni? Tutte sciocchezze?
«Sono successi due volte e basta. Uno tradisce per lanciare un grido nella notte. Erano forse messaggi rivolti a me. Nessuna persona si è messa tra di noi. Non è mai esistita nessun’altra donna, nessun terzo incomodo, neanche per un minuto, nella mente di Sven».
Ne è proprio sicura?
«La risposta più grande è il mio silenzio. Quello che ha fatto impazzire la stampa inglese e ha creato il mio “mito” è il fatto che non rispondo. E le assicuro che ce ne sarebbero di cose da dire. Da qui nasce la mia forza, la mia tranquillità e quelli che lei chiama i miei perdoni. Solo io e Sven sappiamo che cosa c’è tra noi».
Se fosse la compagna di un impiegato di banca non avrebbe tutti questi fastidi.
«Oggi tutte le giornaliste dei tabloid, anche le più cattive, sono schierate con me».
Anche quella che ha scritto che lei si veste in maniera vistosa e con troppe trasparenze.
«Io posso permettermi di vestire in maniera vistosa e trasparente. Tutti i giornali scrivono che vesto bene e che sono elegante. Ovunque vada è difficile che passi inosservata».
L’uomo svedese normalmente passa per uno freddo, compassato, poco passionale. Sven invece ha questa immagine di farfallone.
«Ma non è così».
E com’è?
«Non mi faccia parlare di Sven».
Volevo sapere solo chi è il più passionale dei due, il più geloso.
«No, la prego, in questa intervista si parla di me».
Va bene: lei è gelosa? Più di Sven?
«Non mi va che si parli di lui. Non gradirebbe».
Va bene: lei è gelosa?
«Io non sono gelosa. Però sono possessiva. Nei limiti del rispetto dell’altro in amore bisogna essere possessivi. Se uno non è possessivo vuol dire che non ama. Ce lo insegnano gli animali. Bisogna segnare il territorio».
Il giornalista del Daily Telegraph le ha chiesto che cosa fa quando non c’è Sven e lei si è arrabbiata.
«Perché i giornalisti che intervistano Sven non gli chiedono che cosa fa quando non ci sono io? Gli interessi di una donna sono vasti, io avrei bisogno di una giornata di 48 ore».
Lei si occupa della Truce International.
«Voglio mettere la popolarità mia e di Sven a disposizione della pace».
In concreto?
«Rendere concreto qualcosa di astratto: la pace. Oltre ad appoggiare il progetto di giornata internazionale della pace, istituito alle Nazioni Unite il ventuno settembre, con Sven ho girato un videoclip mandato in onda da Mtv, dove dei bambini, figli di profughi, giocano a palla. L’idea è trasformare in campi di calcio i luoghi dove è stata uccisa gente. Dove si è ucciso, si gioca a pallone. Bellissimo».
Cosa pensa della situazione irachena?
«Non mi piace l’uso strumentale della pace fatto da movimenti qualunquisti di pacifisti. L’Iraq era però una guerra che si poteva evitare. Mi chiedo se veramente non c’erano altri modi per eliminare Saddam, solo lui, come si è sempre fatto in questi casi».
È vero che quando litiga con Sven gli tira i piatti di un servizio Bulgari?
«Io non tiro piatti. E non tirerei mai piatti di Bulgari. Piatti che in ogni caso non posseggo. Sono le cose che la stampa inglese si inventa. Mi sorprende che lei ci creda».
Per me la stampa inglese è un mito.
«Parta dal presupposto che è quasi tutto inventato».
Sulla stampa inglese ho letto che lei ha 37 anni, oppure 41, oppure 47.
«Ho 43 anni. Sono fiera dei miei anni».
È una splendida quarantenne.
«Non mi sono mai sentita più bella di così. Tutti dicono che dimostro dieci anni di meno. E siccome si migliora sempre…».
Le faccio una domanda che tutti i tabloid le vogliono fare…
«Mi chieda della Croce Rossa».
Mi dica della Croce Rossa.
«Sarò nominata ambasciatrice della Croce Rossa inglese. Ho già fatto una missione in Kenia».
Lei ha sempre vissuto nel lusso. Quando va in Kenya e vede l’estrema povertà che reazione ha?
«Ho dei problemi. Per questo sento il dovere di spostare i riflettori della mia popolarità su qualcosa di molto serio».
Potrebbe rinunciare al lusso?
«Il lusso fa parte della mia vita. Ma quando si conoscono certe realtà, bisogna fare qualcosa. Questa mia partecipazione è un modo per ringraziare: “Bene, restituisco la fortuna che ho avuto nella vita”».
Ecco la domanda che volevo farle: vi sposate o non vi sposate? Anzi, non parliamo di Sven. Lei si sposa o non si sposa?
«Vedremo. Probabilmente si, probabilmente no».
Sembrano le previsioni meteo del colonnello Giuliacci. Forse piove, forse non piove.
«Questo non può essere annunciato, non ancora».
Ci avverta prima.
«Lo saprete. Non passerà sotto silenzio».
È vero che lei è stata fidanzata con un uomo politico?
«No».
E di Renato Altissimo che mi dice?
«Voglio la domanda di riserva».
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