- 1 Gennaio 1980
Sembra di stare un un grande souk. Uno sterminato palinsesto fatto di innumerevoli bancarelle dove ognuno vende la sua mercanzia. Questa è la televisione oggi. Gianni Ippoliti è provocatorio come al solito. Esagerazioni? Paradossi? ."Non è il caso di drammattizare. Ma su qualsiasi canale ti sintonizzi trovi televisione promozione. Tutto è televendita. Telegiornali compresi. Il 70 per cento delle produzioni vivono di ospiti in tour promozionale. Lo spazio per la creatività e per le idee? Dov’è?".
Ma dai, Gianni, esistono anche le trasmissioni illuminate!
"Certo, ma ad un certo momento anche nelle trasmissioni illuiminate si materializza come dal nulla un ospite con indubbi meriti di militanza a favore dei valori e dei principi che però casualmente ha un film, un libro, un disco, il suo, di cui, a malincuore, comincia a parlare. E senza che sul teleschermo compaia, come prescrive la legge, la scritta "informazione pubblicitaria"".
Ma come sarebbe a dire, Gianni, si parla di scrittori, di registi, di attori, di cantanti, questa è cultura, mica detersivi!
"La legge non distingue fra settori merceologici. E se fosse cultura, ci sarebbe critica, si menzionerebbero polemiche, stroncature, dissensi. Invece manca il minimo contraddittorio. E’ solo un do ut des. Una menzione. Promozione, appunto. Pubblicità".
A favore di chi?
"E’ una lottizzazione. Se vai a guardare le ultime cinque stagioni, i personaggi sono sempre gli stessi".
Bevilacqua, Zecchi, De Crescenzo, Venier, Vespa, Meluzzi, Vera Slepoj…
"Bisognerebbe istituire un Osservatorio di Pavia per i presenzialisti. Dall’alba di Uno Mattina all’ultimo dei salotti notturni è una continua transumanza di persone veicolate dagli uffici stampa che dirigono il traffico dei questuanti. E i questuanti fanno anche le vittime ("mi tocca andare di qua, mi tocca andare di là") e se li cerchi quando non hanno nulla in uscita ti rispondono picche. Hanno idee e cose da dire solo in corrispondenza dei loro tour promozionali".
Il risultato?
"Il risultato è che tutto ciò modifica anche la politica delle case editrici. Se vai da un editore a proporre un libro, la prima domanda che ti fanno è: quanti passaggi televisivi? Ci sono trasmissioni che valgono 3 mila copie, altre che ne valgono 10 mila. Venti passaggi uguale 60 mila copie".
Cioè, anche se è una boiata, si stampa il libro dai venti passaggi…
"E quale editore dirà mai no a 60 mila copie? Poi però ci sono sorprese stupende come il libro della Parietti: mille passaggi, zero copie".
Ma adesso c’è la sinistra, Gianni, ci contavamo tanto.
"Leggendo tutto quello che è stato detto sulla nuova stagione e poi controverificando di persona, nessuno può smentire che in Rai perdura un sistema di amicizie, connivenze, pubblicità occulte, giri di potere stratosferici anche se continuano i sette periodici appelli al trimestre per la tv di qualità, i 51 convegni nazionali sul rapporto tra cultura e ascolto (possono esere coniugati assieme?), le 15.714 interviste per rispondere alla domanda: "Bisogna fare più cultura in televisione?""
A proposito: bisogna fare più cultura in televisione? Può essere coniugata con l’ascolto?
"Il problema è che mancano gli interlocutori. Io ho fatto 40 puntate di "Temp’estivo", dieci minuti quotidiani in cui andavo a scoprire manifestazioni culturali in tutta Italia. Al costo, chiavi in mano, di 5,5 milioni l’una facevo share del 12 per cento su Rai 2".
E allora di che cosa ti lamenti?
"E chi si lamenta? Mi meraviglio che adesso che a Rai 2 è arrivato Carlo Freccero, il nuovo che avanza, lo sperimentatore, l’avanguardia, io non faccio più il "Temp’estivo". Mi manca l’interlocutore, la persona che ti ascolta, che giudica il tuo lavoro, che ti critica, che ti valuta. Che capisce al volo, con un tempo di reazione di due secondi, se un’idea è un’idea. Che se ne frega dei format australiani. Delle megatrasmissioni dove passa per la 21^ volta il solito disco senza la scritta "Messaggio promozionale"".
E allora niente più "Temp’estivo"?
"Lo farò su Rai 1".
Vedi che ci sono gli interlocutori?
"Pochissimi. E Giovanni Tantillo, direttore di Rai 1, è uno di quelli. Per fortuna".
E Freccero?
"Ha altri problemi da risolvere evidentemente".
Sembri deluso da questo vento d’Ulivo che doveva essere portatore del nuovo…
"Sarebbe ingeneroso criticare quando non sono passati che pochi mesi. Bisogna concedere più tempo. Ma almeno una cosa mi sarei aspettato, subito, all’istante, senza pensarci troppo: una piccola riforma fiscale, la tassazione diretta, l’unico sistema per abbattere l’evasione fiscale. Se io posso detrarre dalle tasse il conto del dentista, dell’idraulico, del meccanico, tutti saranno costretti a fare le fatture. Fine dell’evasione".
Non è proprio così facile, e non è detto…
"D’accordo, sono d’accordo. Ma proviamo. Se non succede niente, torniamo indietro. Non sarebbe la prima volta. Ma intanto verifichiamo. D’altra parte…"
D’altra parte?
"Quando in un Paese non si tolgono di mezzo i 500 direttori generali di enti, ministeri, istituzioni, che per una vita hanno gestito i punti chiave d’Italia, non ci sarà mai nulla di nuovo in grado di abbattere il vecchio".
Ma dicci la verità: tu stavi meglio prima, lavoravi più libero?
"Io non ero legato a nessuno prima e non lo sono adesso. Non ho problemi. Ma mi aspettavo di più".
Però qualche segnale c’è nella politica culturale.
"Quale?"
I cantanti a Palazzo Chigi.
"E il risultato quale è stato? Ne è uscito un importantissimo documento? E’ venuto fuori qualcosa che mi è sfuggito? E’ successo qualcosa che non mi ricordo? O non è successo nulla, oppure è successo qualcosa di importante e a me non lo dicono. E non lo dicono a nessuno".
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