- 14 Aprile 2005
Il figlio di Ignazio La Russa si chiama Geronimo e ha due fratelli che si chiamano Kocis e Apache. Sfrenata passione familiare per gli indiani d’America. Ha 25 anni ma ha avuto già alcuni momenti di grande visibilità. Prima per le fidanzate che gli sono state attribuite, spesso a torto (la figlia di Versace, la nipote di Missoni, Flavia Vento, Miss Italia), poi per una botta di carriera notevole (appena laureato, è stato nominato consigliere di amministrazione della Premafin, finanziaria del gruppo Ligresti) e infine per una iniziativa benefica per aiutare le vittime dello tsunami (insieme ad un piccolo parterre de roi di figli famosi, Moratti, Ligresti, Berlusconi, Tronchetti Provera, Versace). Quando hanno visto in tv bambini senza casa, famiglia, ospedale, scuola, lui e la sua amica Micol Sabadini hanno convocato i loro amici e tutti insieme si sono dati da fare. E così è nata «Milano Young». Nove ragazzi, quasi tutti ventenni, Paolo Ligresti, Geronimo La Russa, Giovanni Tronchetti Provera, Barbara Berlusconi, Gilda Moratti, Francesca Versace, Natalie Dompè, Nicolò Cardi, Micol Sabadini hanno organizzato una festa pubblica e alla fine hanno consegnato all’Unicef un assegno di 72 mila euro per contribuire a costruire un orfanotrofio.
Geronimo, più che un’associazione benefica, sembrava il consiglio di amministrazione di Mediobanca.
«Avere un cognome noto può fare comodo. Ma si hanno maggiori responsabilità».
Al mio blog ha scritto un ragazzo: «Loro hanno fatto Milano Young. Io ho fatto Torpignattara Young insieme al figlio del macellaro, al nipote dell’imbianchino e alla sorellina del muratore».
«I miei tre migliori amici sono Giuliano, Michele e Matteo. Nessuno dei tre ha un cognome altisonante».
Raccontami di Flavia Vento.
«L’ho conosciuta alla festa di compleanno di Niccolò Cardi. E l’ho invitata alla mia festa di laurea a Ragalna ai piedi dell’Etna. Sono venuti un centinaio di amici. È stato il week end più bello della mia vita».
Ti credo. Un week end con Flavia Vento.
«Ma no. Nessuna storia con Flavia Vento. Allora stavo con Francesca Chillemi».
Miss Italia.
«Con Flavia Vento ci siamo risentiti due volte al telefono. Fine di Flavia Vento».
Fine? Siete stati a cena insieme a Roma.
«Volevo uscire con qualcuno per chiacchierare e fare discorsi futili. Siamo andati a mangiare in un’osteria vicino alla sede del partito che è in via della Scrofa. Fine».
Ancora fine? Sei stato fotografato mentre salivi a casa sua. Tu poi hai detto che non sei salito e lei invece ha detto che sei salito. La verità, Geronimo, l’Italia ha diritto di sapere. Sei salito o non sei salito?
«Se avessi detto al giornalista che ero salito avrebbe pensato male».
Adesso, messo alle strette, dì la verità.
«Sono salito per vedere un film, ma dopo mezzora di film io avevo sonno, ho preso un taxi e me ne sono andato a casa».
Non sei stato galante ad addormentarti.
«Per una corretta informazione giornalistica: non c’è stato niente e non ci poteva essere niente».
Sei diventato uomo da paparazzo.
«Non sono uomo da paparazzo. Il bersaglio sono le compagne, vere o presunte».
Vivi di luce riflessa.
«E mi piace anche meno. Ho studiato, sto mettendo anima, cuore e cervello nel lavoro, ho saputo tessere i miei rapporti…».
Hai tessuto bene. Consigliere di amministrazione della Premafin di Ligresti a 25 anni.
«Sono stato cooptato al posto di mio nonno che è mancato. E ho dimostrato di essere un laureato capace di potere occupare quel posto. Ma il mio principale lavoro è quello che svolgo da Limbonati-Jager, un importante studio legale di Milano».
Raccontami la tua giovinezza.
«Mamma milanese, padre di Paternò, alle pendici dell’Etna. Purtroppo si sono separati quando io avevo solo cinque anni. Intorno ai 14 anni ho avuto un po’ di problemi. Ero molto agitato. Ho trovato un mio equilibrio verso i 16 anni».
Vivevi con tua madre ovviamente.
«Fino a 12 anni. Poi mi dissero che dovevo andare dal papà perché avevo bisogno di una figura paterna, ma lui stava spesso a Roma. Io ero sballottato tra nonni e zie. Mio padre cominciava a convivere con una donna dalla quale poi ha avuti due figli».
Crisi.
«A 14 anni è difficile da accettare. Crescendo tante cose le capisci. A 14 anni no».
Il tuo amico del cuore?
«Giuliano. All’inizio ci odiavamo, poi siamo diventati amici. Il sabato sera si usciva tutti con i motorini, si andava in discoteca, al Propaganda, oppure in giro, a fare casino. Sono cascato più di una volta, ero spericolato e lo sono un po’ anche ora. Con barche, motorini, macchine, con qualunque cosa a motore mi piace correre».
Non è serio per un consigliere di amministrazione.
«Forse in quuesto devo ancora un po’ maturare. Ieri ho sbattuto contro due auto parcheggiate. Niente di grave ma adesso mi tocca pagare».
E con la barca vai contro gli scogli?
«Col gommone salto le onde: la mia ex fidanzata Anna Maria mi odiava per questo».
La politica?
«Ho una foto a casa che tengo in salotto. Mio papà davanti a via Mancini 8, sede storica del Msi, che tiene me in braccio, con ancora i pannolini».
Non hai avuto scelta.
«La nostra non è una famiglia monocolore. Mio nonno, fascista da sempre, è stato senatore del Msi per 25 anni. Ma suo figlio Vincenzo è stato parlamentare Dc. Anche io avrei potuto fare altre scelte. Non vivo l’ambiente del partito punto e basta. Un mio carissimo amico è Filippo Scognamiglio, dichiaratamente di sinistra».
Litighi mai con lui?
«Sempre. Cerchiamo di trovare una convergenza e non la troviamo mai».
Il tuo amico più di sinistra?
«Filippo Maraffi, consigliere di zona, Rifondazione Comunista. È una persona intelligentissima, un veterinario, si impegna da matti, è interista. Nel tempo libero scrive tutti i quiz per il Trivial Pursuit».
Qual è stato il tuo primo atto politico?
«Volantinaggi a 14 anni insieme ai ragazzi del Fronte della Gioventù».
Incidenti?
«Grazie a Dio no. L’intolleranza vera l’hanno vissuta i miei genitori, macchine incendiate, appostamenti sotto casa. Andavano al cinema e dovevano entrare dopo l’inizio del film, a luci spente, per non farsi riconoscere. Io stesso da ragazzino non ero ben visto. Ero sempre il figlio del fascista. Che poi mio padre non era fascista».
Questa è un po’ grossa.
«L’Msi non era il Pnf. Io venivo additato come se mio padre fosse uno delle SS. Dovevo stare attento a dove andavo. Non sono mai andato in un centro sociale».
Ti manca?
«Disprezzo quello che fanno, tipo drogarsi. Il mio amico Filippo Scognamiglio mi ci voleva portare, lui li frequentava».
Ci andava a drogarsi?
«Andava ai concerti. Alla fine abbiamo deciso di non rischiare. Se mi riconoscevano mi facevano la pelle».
Nella destra niente spinelli?
«Conosco tante persone che ne fanno uso. Io li piglio in giro: “Uè, drugat”. Loro mi tacciano di proibizionista, mi considerano un po’ ottuso».
Ti hanno attribuito tanti fidanzamenti… Francesca Versace… Margherita Missoni… Flavia Vento…
«L’ho letto anch’io e ci sono rimasto male. Con alcune di loro, Margherita e Francesca, c’è una grande amicizia, ma niente di più. Invece una fidanzata vera ce l’ho. Si chiama Titta».
Il gossip milanese ha registrato anni fa una tua incursione a casa di Roberto Vecchioni.
«Si usciva in tanti ragazzi sui motorini e ci si imbucava alle feste».
E quella volta da Vecchioni?
«Arrivai con una ventina di amici. Ci furono dei furti. Anche tre dei miei amici, è stato accertato, rubarono qualcosa. Ci rimasi talmente male che da allora non li frequentai più».
Come ti definiresti, politicamente?
«Un conservatore».
Ti identifichi con la corrente di tuo padre, Destra Protagonista?
«Sì, ma sono molto amico di tutti i giovani militanti di Destra Sociale, a partire dal vice segretario nazionale, Carlo Fidanza».
Nuova Alleanza, Urso e Matteoli, ti piace di meno.
«Nuova Alleanza è una corrente che non ha caratterizzazione ideologica. È nata soprattutto per un problema di gestione del potere all’interno del partito. E questo non mi piace per niente».
C’è qualcuno che ti sta antipatico in An?
«Siamo tutti amici in An, ci vogliamo bene».
Troppo diplomatico.
«Bè, alle volte non mi sono piaciute certe uscite di Alemanno e alle volte certe di Gasparri, per dire due correnti diverse, così non si creano problemi».
Quali problemi?
«Si potrebbe pensare che siano cose dette da mio padre».
Liberati da tuo padre.
«Ho onori ed oneri. Su questo argomento non posso parlare a ruota libera».
Chi ti piace a sinistra puoi dirlo liberamente?
«Enrico Letta. Ha sempre posizioni precise. Peccato che non sia a destra come suo zio Gianni. Perché non cambia partito?».
Ma di sinistra sinistra?
«Ho grande rispetto per Bertinotti. È coerente e determinato. È quasi un fascista».
Non sarà contento del complimento. Dimmi il nome di un voltagabbana.
«Troppo facile: Mastella. Dicono anche Carlo Scognamiglio, il padre del mio amico Filippo. Io invece lo ammiro e lo stimo. Lui nega di essere un voltagabbana».
Con quali argomenti?
«Non è lui che è cambiato, sono cambiate le cose. Lui è rimasto della sua idea. Era un liberale prima, nel 1994, era un liberale con Berlusconi ed è ancora liberale».
Hai dei nemici?
«Forse sto antipatico a qualcuno. Ma tante volte mi dicono: “Sai che sei simpatico? Prima pensavo che fossi uno stronzo”».
Che cosa pensi dell’adulazione?
«Io non adulo nessuno».
Il nome di un adulatore?
«Anche questo è facile, Bondi. È bravo, però dovrebbe liberarsi di questa immagine dell’adulatore».
Visto che non sei un adulatore mi dici un difetto di Fini?
«A volte può risultare troppo smarcato rispetto al partito».
Che vuol dire?
«Punta troppo sulle sue capacità personali, che sono grandi e indiscusse. Ma potrebbe puntare di più sulla comunità del partito».
Un difetto di La Russa padre?
«Perdona sempre tutti, specie gente che non andrebbe perdonata».
I difetti di Gasparri?
«Ha gli occhi a palla come me».
I difetti di Berlusconi?
«Ha comprato il Milan. Avesse comprato l’Inter adesso avremmo trenta scudetti e quaranta coppe. Sai che bello l’Inter di Berlusconi! La squadra di destra, con i tifosi di destra, è l’Inter non il Milan».
Hai mai fatto il saluto romano?
«Una volta, per scherzo, quando mi sono vestito da Balilla a carnevale. Un’altra volta mi sono mascherato da Giulio Cesare. E facevo il saluto romano autentico».
Gioco della torre. Santanchè o Mussolini?
«Daniela ha qualità politiche superiori ad Alessandra».
Se Alessandra ti chiedesse di farla tornare nel partito?
«Le direi: “Alessandra, ti faccio rientrare ma cambia anche tu”. È molto simpatica. Mi piace a livello umano. Io credo che avrebbero dovuto chiarirsi prima».
Prima che uscisse?
«Prima che lei si offendesse».
Taormina o Di Pietro?
«Butto Taormina. Non mi piace il suo modo di fare la professione. Non lo vedo come mio ideale difensore. Né andrei a fare il praticante nel suo studio».
Buttiglione, Tremaglia o Fisichella?
«Buttiglione non ci ha fatto fare una bella figura in Europa».
Nemmeno Tremaglia e Fisichella hanno fatto una bella figura sui gay.
«Non mi appassiona la polemica. Conosco tanti gay, non ho problemi, fino a che non vengono a dare fastidio a me».
Hai paura che ti facciano degli approcci?
«Esatto».
Nel vostro gruppo ce ne sono?
«Uno sì, lo sanno tutti. E anche una ragazza».
Ti danno fastidio?
«No, ma non mi piacciono quelli che festeggiano l’orgoglio gay. E non accetto il discorso dei matrimoni gay. I gay devono accettare che il matrimonio è un atto riservato a un uomo e una donna».
Travaglio o Maltese?
«Chi sono?».
Marco Travaglio, Curzio Maltese.
«Travaglio non lo conosco».
Il giornalista che ha scritto tanti libri contro Berlusconi.
«Allora buttiamo lui, anche se non lo conosco».
Cofferati o Bertinotti?
«Cofferati è un uomo vecchio, fermo a 50 anni fa».
Ferrara o Berlusconi?
«Berlusconi è un grande, grande leader. Ha salvato l’Italia. Se la destra avesse un partito unico lo vedrei benecome leader».
Meglio di Fini?
«È più leader».
Tu sei credente?
«Sì, ma poco praticante».
Eri favorevole alla guerra?
«Noi siamo andati in missione di pace».
Il Papa diceva che si doveva fare. Date retta al Papa solo quando vi fa comodo?
«Il Papa chiedeva tanto per ottenere almeno un po’».
Un vero cattolico dovrebbe obbedire ciecamente al suo Papa.
«Un vero cattolico sì. Però è un po’ troppo antiquata la Chiesa».
La batosta alle regionali è colpa di Berlusconi, come dice Fini o di Fini come dice Berlusconi?
«Non è colpa né di Fini né di Berlusconi, né tantomeno di Storace. Sicuramente loro non hanno abusato delle loro posizioni istituzionali ai fini elettorali, ma di questo non si può certo fargliene una colpa».
Il «tuo» Fini ha chiesto le dimissioni del «tuo» Berlusconi.
«È una delle tante ipotesi. Penso però che Fini voglia fare uscire la Cdl dall’immobilismo e spingere Berlusconi a fare proposte concrete.
Sei proprio un democristiano. Tuo padre sarebbe molto più coraggioso.
«Allora chiedetelo a lui».
Nessun commento.