- 21 Agosto 2002
All’inizio era uno studioso, un archeologo. Girava il mondo per scavare e per cercare di svelare i grandi misteri della storia. Stava diventando una specie di Indiana Jones quando scoprì la sua vena di scrittore. Fu Alcide Paolini, dirigente della Mondadori, a convincerlo. "Ero a Roma, su uno scavo, con i miei studenti della Cattolica di Milano, ospite dell’università di Roma che aveva fatto la grandiosa scoperta delle statue di terracotta di Lavinio", ricorda Valerio Massimo Manfredi. "Mi venne l’idea di una storia da scrivere e la raccontai a Paolini. Nacque Pallàdion".
Nacque "Pallàdion", a tutt’oggi dodici edizioni. E poi "Lo scudo di Thalos", quattordici edizioni (un long seller, molto letto nelle scuole, che continua a vendere 20 mila copie ogni anno), e poi "L’oracolo", "La palude di Esperia", "La torre della solitudine", "Il faraone delle sabbie". Quasi sempre thriller internazionali che affondavano nella storia, nella leggenda, nel mistero la loro capacità di appassionare decine di migliaia di lettori. Fino ad "Alèxandros", vita romanzata di Alessandro Magno, botto editoriale mondiale, tre milioni di copie in 23 lingue e 38 paesi, prossimo kolossal della Universal.
Adesso è uscito "L’ultima legione", che si avvia a ripetere il successo di "Alèxandros". Una grande storia epica ambientata nel quinto secolo, fine dell’impero romano, che ha già venduto un pochi mesi 120 mila copie solo in Italia. In tutto, Valerio Massimo Manfredi è un uomo da più di quattro milioni di copie.
L’attività di scrittore ti ha distratto da quella scientifica? Io ti ricordo quando insieme al mitico Thor Heyerdhal scoprivi piramidi in giro per il mondo.
"In questo ultimo periodo la parte accademica si è ridotta di molto. Ma insegno ancora Archeologia classica alla Bocconi. Ho partecipato l’anno scorso a una grossa ricognizione in Anatolia insieme a un collega britannico per identificare il Trofeo dei Diecimila, il cumulo di pietre che sarebbe stato innalzato dall’esercito greco quando giunsero la prima volta in vista del mare. Ricordi il racconto di Senofonte nell’Anabasi? E stiamo preparando lo scavo".
E’ più bello fare l’archeologo o lo scrittore di best seller?
"In un certo senso rimpiango la vita di allora, ma adesso io sono tornato all’insegnamento universitario. Fino a due anni fa ho scavato in Israele. Sono ancora nel circuito. L’anno prossimo insieme ai miei studenti riprenderò gli scavi del centro etrusco che abbiamo localizzato a Castelfranco Emilia".
"L’ultima legione" è la storia di un gruppo di soldati romani sopravvissuti a un massacro che tentano la missione impossibile, liberare l’ultimo imperatore di occidente Romolo Augusto, prigioniero a Capri. Il tutto nello scenario della fine dell’Impero Romano. Si può immaginare un raffronto con periodi più recenti?
"Ne ho parlato tutta una notte con Fidel Castro. Lui è l’antimperialista per eccellenza ma è un grande ammiratore di Alessandro Magno che in fondo è un costruttore di imperi. Ma questo fa parte delle contraddizioni degli uomini carismatici che possono essere anche molto contraddittori. Io facevo presente a Fidel che al crollo di tutti gli imperi, nessuno escluso, è sempre seguito un periodo di convulsioni sanguinose, di massacri, di disastri, stupri, saccheggi. L’umanità è regredita a livelli miserabili. Sembra insomma che l’umanità non possa fare a meno di grandi sovrastrutture politico-economiche che noi chiamiamo imperi. E’ chiaro che l’impero americano non può essere in nessun modo paragonato a quello macedone o a quello assiro-babilonese che erano fatti di presenza fisica, di armati. Ma somiglia abbastanza a quello romano, che era una grande confederazione di autonomie locali. La storia non si ripete mai, si tratta di esperimenti sempre diversi. Lo storico alla fine interpreta ciò che è già accaduto. Difficilmente può prevedere ciò che accadrà. Chi avrebbe potuto prevedere l’11 settembre così come si è verificato? Nemmeno le fantasie più scatenate. Ci sono però degli scricchiolii molto sinistri e chi è abituato a leggerli nel passato può riconoscere delle situazioni abbastanza analoghe. L’Impero Romano, nel mio romanzo, è alla fine vinto dal peso delle proprie spese militari che prima hanno depresso l’economia, guarda caso come sta succedendo adesso, poi hanno pian piano spento il patriottismo, quando l’economia ha dovuto sviluppare un fiscalismo esasperato. Se pensi che solo le esigenze di risanamento della nostra economia hanno provocato il sorgere di un vasto movimento che rinnega la patria comune, come la Lega?C’è un’unica eccezione a queste mie considerazioni, quasi un miracolo, l’Unione Europea. Non è mai successo al mondo che un gruppo di grandi nazioni cominciasse ad aggregarsi rinunciando a considerevoli porzioni della propria sovranità per creare un’area di collaborazione, di sviluppo, di civiltà, senza intenzioni imperialistiche ed espansive. Se ci fai caso l’Unione Europea sta riaggregando l’area geopolitica che fu dell’Impero Romano".
L’imperialismo americano che viene colpito e il mondo mussulmano che fa la voce grossa ti ricorda qualche altro momento?
"Mi viene in mente l’eterno scontro fra Oriente e Occidente. Quello che Erodoto faceva cominciare addirittura con la guerra di Troia. L’unico grande momento di interruzione unificante, il tentativo di integrare Oriente e Occidente è stato quello di Alessandro e poi quello dei romani quando vedi la creazione di un grande impero bilingue, latino e greco che propone un vero e proprio grande spazio di integrazione. Ma lo scontro si è riacceso ed è tuttora in atto. Io credo che quando c’è stato l’11 settembre, i grandi monarchi orientali, anche quelli che sono alleati dell’America, in cuor loro non possono non avere assaporato il gusto della vittoria. E’ scritto nell’animo umano. Sono cresciuti nel culto dei loro eroi, della loro grandezza, conoscono la storia del colonialismo occidentale, vedono la attuale potenza americana, arrogante, come l’eredità di questo colonialismo".
Chi è il più Alessandro in Italia? Berlusconi?
"Alessandro è un fenomeno irripetibile e incommensurabile. Le democrazie moderne producono leader che sono sostanzialmente degli impiegati statali. Anche un primo ministro è di fatto un impiegato che va tutti i giorni in ufficio e può essere licenziato dal popolo da un giorno all’altro. Certamente un uomo come Berlusconi assomma molte di quelle caratteristiche di affermazione, è partito da giovane, da solo, ha messo assieme un impero economico e finanziario enorme, e anche una potenza politica".
In fondo anche una potenza militare: il suo impero mediatico.
"Alessandro era un precursore anche da quel punto di vista. Lui era conscio del fatto che la comunicazione era fondamentale. Si faceva ritrarre solo da Lisippo e da Apelle. Quando è partito si è portato dietro un grandioso ufficio stampa. Uno storico ufficiale, una serie di estensori del diario quotidiano. Se pensate al numero di ritratti di Alessandro che ci sono pervenuti è impressionante.La sua "fotografia" era dovunque. Si comportava come una rock star. Lui che corre nudo tre volte attorno al tumulo di Achille davanti ai 50 mila della sua armata è un evento mediatico strepitoso. Era un giovane, bello, atletico. Le democrazie moderne tendono ad avere paura di questi personaggi troppo affascinanti.
Berlusconi non è proprio affascinante.
"Però ha trovato nelle pieghe dei nostri sistemi politici la capacità di una affermazione veramente unica. Dopo Mussolini non c’è mai stato un uomo in Italia che abbia assommato nelle sue mani tanti poteri".
Sei un suo fan?
"No, io non ho votato per lui. Ma lo accetto finché rispetta le regole, lo rispetto come capo del mio Paese. Certo, uno può essere preoccupato. Uno può dire: quest’uomo ha troppo potere. Però io penso che il popolo italiano sia ampiamente vaccinato contro queste cose e che se le cose proseguiranno oltre certi limiti il reagirà come ha sempre fatto".
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