- 22 Agosto 2002
È passato indenne attraverso epocali cambiamenti politico-professionali. Clemente Mimun lo hanno soprannominato Panda per come riesce a sopravvivere a tutti i mutamenti di clima televisivo. In Tv ha cominciato, in quota socialista, nel Tg1 democristiano, ha proseguito nel Tg2 craxiano, passato nel Tg5 berlusconiano. È tornato come direttore nel Tg2 della Moratti, è stato confermato dai veltroniani del centro sinistra. E con il ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi è finito a dirigere il Tg1, l’ammiraglia. In quota Forza Italia, naturalmente. Ma tutto questo parlar di politica e di magliette lo infastidisce. Socialista? Berlusconiano? A questo gioco non vuole giocare.
«Io sono disposto a fare outing se lo fanno tutti. Tutti quanti, insieme, contemporaneamente, diciamo per chi votiamo, quali azioni abbiamo, per quale squadra tifiamo».
Tu tifi per la Lazio e sei in quota Forza Italia. Il tuo outing non serve.
«Non ho intenzione né di smentire, né di confermare. Io voglio una grande operazione di trasparenza. In fondo al tuo articolo deve esserci scritto: Claudio Sabelli Fioretti, partito x, azioni y, squadra z».
Nessuna difficoltà: Ds, nessuna azione, Lazio.
«Ho scelto da tempo l’assenzialismo. Mi hai mai visto a una manifestazione? Non me ne frega niente di fare interviste in cui l’obiettivo di partenza è
sapere se sono berlusconiano o dalemiano».
Che tu possa essere dalemiano non viene in testa a nessuno.
«L’idea di perdere ancora tempo in questa maniera mi annoia».
Non perdiamo tempo. Pancho Pardi dice che il primo atto magnanimo del centro-sinistra è stato lasciare Mimun al suo posto.
«Pancho Pardi. Un nome sprecato. Non ho nessuna stima di Pancho Pardi. Non me ne frega niente di Pancho Pardi. Pancho Pardi è uno che apre bocca e gli dà fiato. Io lavoro da quando avevo diciassette anni. Che cosa faceva Pancho Pardi mentre io lavoravo? Ha fatto qualche sacrificio nella vita?».
Lo vogliamo escludere?
«Se lo ha fatto siamo colleghi. Se non lo ha fatto non mi rompa le scatole».
Pancho Pardi non è l’unico che ti considera una specie di Emilio Fede.
«Oh mamma mia!».
La cosa è drammatica?
«Drammatica un cazzo. Fede è un grande direttore. È un’icona. È simpatico. È di successo. È popolare. Alle Feste dell’Unità prende più applausi di quello che lo intervista per fargli fare la figura del pirla. Siamo sicuri che Ezio Mauro è meno fazioso di Fede?».
Perché ce l’hanno con te?
«Perché non tollerano chi non la pensa come loro. Io ho un curriculum perfetto. Sono andato a scuola, ho lavorato da ragazzino. Non ho avuto un’adolescenza facile. Ho faticato».
Il Venerdì della Repubblica titolò: «Come corre il fattorino».
«Vergogna. Pensavano di offendermi. Io sono orgoglioso di aver fatto il fattorino».
Ti hanno attaccato anche Enzo Carra e Esterino Montino. Perché la redazione economica, tremontiana, sulla notizia di Eurostat…
«Pur avendo grande simpatia per Carra, credo che quando parla di televisione dovrebbe riflettere un po’ di più. Non mi sembra il pulpito dal quale può venire una predica».
Ti piace fare il direttore?
«Io volevo solo fare il giornalista».
Non sei ambizioso?
«Potevo fare il presidente della Rai e non l’ho fatto».
Che giovinezza hai avuto?
«Sono nato a Roma, 49 anni fa, sono cresciuto in Tunisia, mio padre era un libico scampato alle persecuzioni contro gli ebrei degli anni Cinquanta, mia mamma era un’ebrea romana capitata a Tunisi per le vacanze».
Miti, libri…
«Nel ’68 avevo quindici anni. A me piaceva Bertrand Russel, gli epistolari di Einstein. Ero liberale ma già un po’ socialista. I miei amici andavano per manifestazioni o a lezioni di molotov. Io andavo a vedere se c’erano ragazze carine».
La musica?
«Tutta. Jimy Hendrix. Rolling Stones. Beatles. Equipe 84. Rokes. Avevo la stanza piena di poster di cantati. E della Lazio, naturalmente».
Lazio fin da bambino?
«I colori, bianco e celeste…».
I colori di Forza Italia.
«I colori di Israele!»
Curzio Maltese sosteneva che avevi scelto l’azzurro per il Tg2 per piaggeria nei confronti di Forza Italia.
«Curzio Maltese non merita una parola».
Merita, merita. Hai detto, riferendoti a lui: «Sono ebreo e non dimentico».
«Confermo. Non dimenticherò mai Maltese».
Addirittura?
«Non lo penso mai. Per quando lo penso non ho buoni pensieri».
Vuoi dire una cattiveria ad alta voce?
«Sì. Non ho mai trovato una notizia in un suo articolo».
È vero che sei entrato in Rai per interessamento di Martelli?
«Assolutamente vero. Ero praticamente disoccupato. Martelli mi stimava per ragioni che non riguardano corti, cortigiani, regni, adulazioni o cose del genere. Mi rivolsi a lui. E lui mi fece entrare in Rai alla primaoccasione».
Lottizzato.
«Zebrato. Ero in quota socialista nel Tg democristiano».
I giornalisti sono degli adulatori?
«Non c’è molta aggressività nella stampa italiana».
A Sanremo abbiamo visto Giorgino adularti in diretta.
«Vuoi sapere se ero imbarazzato?».
Sì.
«Ero imbarazzato».
Antonio Gentile, di Forza Italia, ha detto che bisognerebbe dare il Nobel a Berlusconi.
«Quando si esagera si provocano danni alla persona che si ritiene di favorire. Berlusconi non ha certo bisogno del Nobel».
Tu sei adulatore?
«Non ho mai fatto vita di partito. Non ho mai fatto parte di corti, non frequento salotti».
E il salotto Rizzoli?
«Sono amici. Quando ci vado incontro Diliberto o Cossutta. Non è lobbying».
Secondo Simona Ercolani il salotto Rizzoli è quello dove c’è maggior piaggeria.
«Non è vero».
Simona ha anche detto che tra te e Mentana butterebbe dalla torre Mentana.
«Non è simpatia per me, è antipatia per Enrico».
Tu butteresti giù Mimun o Mentana?
«Assolutamente Mentana. Ho famiglia, devo tirare su due bambini».
Possiamo continuare con la torre. Lerner o Ferrara?
«Salvo Giuliano è simpatico, paradossale, straordinario».
Vespa, Costanzo, Santoro.
«Butto Santoro. Vespa e Costanzo sono amici».
È una motivazione?
«Questa è la cosa più infame di tutta l’intervista».
Hai ragione.
«E allora butto Costanzo perché non è della Rai».
Sgarbi o Urbani?
«Bel casino».
È un gioco infame.
«Il mondo senza Sgarbi mi sembrerebbe più povero».
Confalonieri o Baldassarre?
«Salvo Baldassarre. Ma auguro a Confalonieri una caduta morbida».
Panorama o Espresso?
«Giù l’Espresso. Ho mandato a Daniela Hamaoui una lettera di rettifica di tre righe. Ne ha tagliata una».
Rutelli o Fassino?
«Salvo Rutelli».
Che cosa ti ha fatto Fassino?
«Io sono amico di Francesco».
Cofferati o D’Alema?
«Butto Cofferati».
Sei amico di D’Alema?
«D’Alema è un politico vero».
Cofferati no?
«Quando ammetterà di essere in politica lo prenderò in considerazione».
Chi è l’adulatore principe in Italia?
«Mah, non so…».
Piero Vigorelli che gira nei corridoi della Rai con la bandiera di Forza Italia il giorno della vittoria di Berlusconi?
«Quella è una leggenda! Nel ’94, il giorno della vittoria di Forza Italia, Piero si divertì a giocare con la bandiera».
Giocava?
«Giocava. Mi ricordo quello stesso giorno tanti colleghi…».
Nomi.
«Niente nomi. Massima omertà possibile. Mi ricordo un sacco di gente che diceva sottovoce: "Abbiamo vinto". Salvo cambiare di nuovo la maglietta in corsa».
Diciamolo: voltagabbana. Quando tu eri direttore del Tg2, direttore della Rete non era Gabriele La Porta?
«Sì».
Nel periodo socialista, in quello leghista o in quello rifondarolo?
«Non ho mai parlato di politica con Gabriele. Ma è un fenomeno straordinario. Hai mai visto i suoi programmi? Sono programmi cult!».
Quelli che vanno in onda alle quattro di mattina e parlano dell’anima?
«Piccoli tesori nascosti. Grandissime provocazioni. Io darei una cifra per vedere un dibattito tra Gabriele La Porta e Carlo Freccero. Immagino uno studio vuoto in cui arriva una ragazza bellissima che deposita un oggetto, metti un pallone, tac, lo lascia cadere. Poi entrano La Porta e Freccero e cominciano a discutere di Kirkegaard, Platone, Rovelli, Caltagirone, Arafat. Che ne dici?».
Mandiamolo di notte.
«Un format fantastico».
Fammi il nome di un voltagabbana.
«Non voglio nemici».
Bondi, portavoce di Forza Italia….
«Ex sindaco comunista di qualche comune…».
Dice: il difetto di Forza Italia che non tutti la pensano come Berlusconi.
«Giuliano Ferrara sosteneva che nel ’99 per cento dei casi la pensava come Bettino Craxi».
Tu hai vissuto il periodo dei craxiani in Rai. E della loro scomparsa.
«Il Tg2, nell’ottica del Psi, veniva vissuto un po’ come una buca delle lettere. C’erano moltissimi adulatori».
Nomi
«Niente nomi. Molti adulatori che poi si sono rivelati dei voltagabbana».
L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti, voleva cogestire il potere?
«Voleva un posto a tavola. Quando feci il piano editoriale del Tg2, un componente dell’Usigrai dell’epoca, mio amico, mi disse: "Mò te damo una scrocchiatina, poi se mettemo a sede e se mettemo d’accordo". Questo era il clima».
Con chi sei stato meglio in Rai?
«In Rai rimpiangono ancora la Moratti».
L’esperienza peggiore?
«Enzo Siciliano. Non capiva nulla. Una sera soppresse il Tg1 per trasmettere la prima della Scala. Crollò al 6 per cento di share e sostenne che era un positivo segno di svolta per la cultura».
Del Tg1 diceva: «La nostra ammiraglia». Del Tg3: «Coraggiosa questa Annunziata». Del Tg2: Divertente.
«Lui non è stato divertente per nessuno. Per me è stato veramente un momento buio. Decise l’allungamento del Tg1 fino alle 20 e 33 ai danni del Tg2 che cominciava alle 20 e 30, per far contento il direttore Marcello Sorgi che era un suo pupillo».
Hai detto: «Io e Carlo Freccero per un punto di share potremmo uccidere».
«È vero».
Siete simili.
«Apparentemente. Io predico bene e razzolo bene, lui predica bene e razzola male. Simpatico, intelligente, piacevolissimo. Purtroppo ha spostato Rete Due nella direzione nota».
Quale direzione nota?
«L’ha fatta partecipare alla campagna elettorale».
Quando nel 1994 la sinistra vinse le elezioni la Bindi disse: «Ora via Mimun».
«Quando lessi quella battuta, decisi che dovevo durare un giorno di più di quanto sarebbe durata la Bindi alla Sanità».
«Io scompagino il Tg finché non trovo la giusta musicalità». L’hai detto?
«Musicalità, armonia, omogeneità…».
Ti piace Santoro?
«Il linguaggio televisivo di Santoro è straordinario. Ma troppo di parte».
L’affaire Santoro-Biagi-Luttazzi?
«Ci sono state delle esagerazioni che hanno portato danni. Faziosità».
Se fossi diventato presidente della Rai avresti abolito i loro programmi di successo?
«Io per fortuna non ho fatto il presidente della Rai».
È una domanda che ti imbarazza.
«Non è un argomento di cui mi debba occupare. Ma ti dico: "tutto è permesso nel rispetto delle regole"».
È regolare che il presidente del Consiglio indichi le persone da licenziare?
«Santoro è stato licenziato dalla Rai da Siciliano, è stato assunto dalla Mediaset di Berlusconi, è stato ripreso dalla Rai della Moratti su richiesta di Saccà. Mi viene il dubbio che si tratti di un caso di un protagonismo».
Ricordi quando il ministro Gasparri sosteneva che Carmen Lasorella si era fatta avanti per passare dalla parte del Polo?
«Sì».
Dopo, tu non l’hai fatta più lavorare per il Tg2.
«Non è vero».
Che cosa pensi dei giornalisti che vanno a fare il portavoce di un politico? E che poi tornano a fare i giornalisti?
«Tipo?».
Tipo Morrione. È andato con Prodi e adesso è direttore di RaiSat24.
«Se io avessi fatto un passaggio del genere sarebbe stato senza ritorno indietro».
Parliamo dei critici televisivi. Norma Rangeri, Manifesto.
«Non guarda la Tv».
Non è carina con te.
«Ha una visione cupa della vita».
Ti rimprovera di mandare in onda le cassette che arrivano da Berlusconi.
«La storia delle cassette è una delle sue passioni. Convincerla che non sono un servo del padrone è un’impresa disperata».
Ha detto anche: «Non c’è limite alla piaggeria del Tg2. Ha intervistato Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, sulla finocchiona e sui vini toscani.
«È sbagliato».
Non hai smentito.
«Non perdo tempo con la signora».
Fallo con me.
«Un giornale inglese scrisse che il Chianti faceva schifo. Per amore della Toscana feci intervistare due persone, un parlamentare dei Ds, e Bonaiuti. Alla signora Rangeri, quando sente il mio nome, viene l’orticaria».
Silvia Garambois, Unità.
«Senza voto».
Una volta hai detto: «Scrive quello che le ordina il partito».
«Poi è diventata più corretta».
Concita De Gregorio.
«Non ho parole».
Sforzati.
«Alla vigilia delle nomine ha scritto che ero un po’ di Forza Italia, un po’ di An, ma avevo un veto vaticano. Poco informata e molto faziosa».
Marcello Sorgi, ex direttore del Tg1, attuale direttore della Stampa, dice:«Mimun ha inventato una formula, il Tg leggero».
«Io non ho inventato nessun Tg leggero. Non mi si può accusare di fare un Tg rosa. Lo dicevano di Carlo Rossella. Ti ricordi? "Rossella 2000"».
Perché tante critiche?
«Dice Albino Longhi: "I giornalisti si dividono in due categorie. Quelli che lavorano in Tv e quelli che vogliono lavorare in Tv"».
Non è arroganza?
«È arroganza quella di chi ci giudica sulla base del look, di una battuta, dei ritagli. Adesso sono tutti innamorati della Gabanelli».
È brava la Gabanelli.
«È bravissima. Ma è un luogo comune. Se sei di sinistra e scrivi di Tv devi dire: "Brava la Gabanelli. Splendido Report". Ma l’hai vista l’ultima puntata di Report? Quali argomenti trattava? Boh. Noto con piacere l’emergere di Sebastiano Messina a Repubblica. Mi attacca, ma è bravo. Mi ricorda il mitico Beniamino Placido».
A questo punto che cosa vuoi dalla vita?
«Vincere la partita del Tg1. Ma alla svelta».
Hai fretta?
«Ho cominciato a lavorare a 17 anni. Ho perso un paio d’anni decisivi. Li voglio recuperare. Questa è l’ultima sfida professionale. Vinco e poi penso a divertirmi».
Che cosa vuoi fare?
«E che ne so? Fare un programma sul calcio, prendermi un anno sabbatico, girare il mondo, andare a vedere gli allenamenti della Lazio, seguire mio figlio che gioca a pallone. Cazzeggiare. Ecco: voglio cazzeggiare».
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