- 10 Settembre 1991
Canterà a Caracalla. Sarà il suo rientro, in Italia, dopo l’ictus che lo colpì a Milano mentre registrava per la televisione "La luna nel pozzo". Domenico Modugno, mister Volare, il cantante che ha contribuito a rivoluzionare la canzone italiana, uno dei cantautori più prolifici, ha deciso che può tornare ad affrontare il pubblico italiano e lo farà nel tempio della lirica, alle Terme di Caracalla. Ricorda quel giorno di tanti anni fa quando lo colpì l’ictus cerebrale: "Inciampavo da tutte le parti, cadevo, mi appoggiavo. Le telecamere registravano. Io ero vigile ma andavo continuamente fuori inquadratura. Allora chiesi a Susanna Messaggio di aiutarmi, di riportarmi in inquadratura tutte le volte che uscivo. Io sbarellavo e lei mi tirava un po’ e allora io continuavo".
– Ma non vi rendevate conto che dovevate interrompere la registrazione?
"Io sono come un cavallo da corsa che continua a galoppare finché non casca morto per terra".
– E gli altri?
"Gli altri hanno visto ma non si sono fermati. La registrazione comunque bisognava terminarla. Ricordo tutto come un incubo".
– E adesso torna a cantare…
"E’ stato Aragozzini a convincermi. La vita è una cosa troppo grande e vale la pena di viverla in qualsiasi condizione. Mica potevo continuare a fare il Modugno paralitico per tutta la vita".
– Allora tornerà anche a comporre…
"No. Per comporre bisogna star bene dentro. Bisogna essere felici. Io di salute sto bene adesso. Cammino, nuoto. La mano sinistra e la gamba sinistra non sono ancora a posto. E forse non torneranno mai completamente a posto. Ma mi accontento di quello che ho. Dentro però non sto ancora bene".
– I cantautori ci hanno abituati alle canzoni che nascono dalla sofferenza, dal tormento…
"Io no. La canzone è un momento di grande felicità. Non sono d’accordo con i tormenti interiori. Non servono a niente. Io voglio cantare la felicità, anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista. E siccome per adesso non sono né felice né sereno, anzi sono sempre incazzato, per adesso non compongo. Canto".
– E quando canta è sereno?
"Quando canto sono felice. E canto meglio di prima. La mia voce è più limpida. Perché non fumo più".
– Le costa rinunciare alle sigarette?
"Non lo so, perché le sigarette sono le uniche cose che non fumo. Il resto lo fumo tutto. Mi fumo l’odore della pastasciutta, la bistecca. Mi fumo il mondo. Mi fumo la vita".
– Lei è sempre stato il cantante dell’ottimismo, della felicità, dell’amore…
"L’amore è la ruota che fa girare il mondo. Il volano che fa vincere i punti morti della vita, la noia, la tristezza, la malinconia, le disgrazie".
– Ricorda tutti i suoi amori?
"Quasi tutti, se sono stati minimamente importanti".
– Il primo?
"Si chiamava Lucia. Le amiche un po’ per disprezzo un po’ per gelosia la chiamavano la Cia. E’ stato l’amore più grande della mia vita. Io avevo 15 anni e lei 16. Era stupenda, aveva un seno duro come la pietra. Un giorno al cinema di San Pietro Vernotico, il mio paese, riuscii a sedermi vicino e senza farmi vedere dagli altri infilai una mano sotto la camicetta e le toccai il seno. Un’impresa titanica. Lei fece finta di niente, come se la mia mano non esistesse. Così nacque il nostro amore. Durò tre anni. Quando non potevo vederla al passeggio andavo sotto la sua finestra di notte e suonavo la fisarmonica".
– Che cosa rappresentano per lei le donne?
"Tutto quello che io ho fatto nella vita l’ho fatto per loro. Per poterne avere di più".
– Che cosa le piace di più in loro?
"Il bisogno di tenerezza. Io potrei fare 300 mila chilometri per un’ora di amore fisico. Ma poi è il bisogno di essere protetta come un cucciolo che mi fa innamorare di una donna".
-Il suo ideale fisico?
"Le tette, le tette. Pensi che io ciucciavo ancora a quattro anni. Mi arrampicavo sulla sedia e mi attaccavo alle tette della mamma che aveva il latte di un mio fratellino. E ciucciavo, ciucciavo. Per tutta la vita la gente cerca un sapore. Alla fine scopre che è quello del latte della mamma. Le donne mi piacciono tutte, bionde, brune, rosse. Io sono come quella poesia di Neruda quando dice: le voglio tutte, tutte, tutte le voglio. Voglio quella, voglio quell’altra. Io sono uno capace di mettersi a piangere quando mi accorgo che una donna che mi piace sale su un treno e se ne va. Penso: oddio non la vedrò mai più. Due tette che se ne vanno e che perdo per sempre".
– Ci sarà qualche donna che non le piace…
"Le donne magre. Eduardo De Filippo diceva: "Quella è brutta, brutta, brutta. Non solo, è pure magra"."
-Lei si innamora ancora?
"Si, sempre. Cioè, potrei innamorarmi sempre, ma voglio troppo bene a mia moglie e non posso tradirla. Io sento per lei la stessa tenerezza di bambina dei primi tempi. Ci vogliamo tanto bene che siamo come parenti. Talmente parenti che il nostro è un amore incestuoso".
-Le donne migliorano o peggiorano?
"Peggiorano, perché prendono troppo potere. Il potere non logora, guasta. Le donne si adeguano troppo ai maschi. E l’uomo si sta perdendo, sta perdendo la sua forza, la sua figura".
-Lei è proprio un bel tradizionalista…
"Si, ad oltranza. Sono un antifemminista. Detesto le femministe. Stanno distruggendo la famiglia, stanno rovinando l’umanità. Se in una famiglia c’è una femminista la famiglia è destinata a sfasciarsi".
– Il femminismo ha dei grandi meriti, delle conquiste storiche…
"Si, d’accordo. Ma quando dicono: godi col dito, godimento garantito, sono delle malate".
-Ma per caso non ha sbagliato partito? Come fa a stare con i radicali? Come ha fatto ad essere il loro presidente?
"Me ne frego. Dirò di più. Non mi stanno bene nemmeno i froci".
-E non ha mai avuto scontri nel partito?
"Quando ci fu la storia dellqa candidatura di Cicciolina mi opposi. Dissi a Pannella: "Stai facendo la più grossa stronzata della tua vita". Pannella è un genio politico. E’ stato il primo a parlare della fame nel mondo. Poi il papa gli ha fregato l’idea. Ma con Cicciolina sbagliò e io lo dissi. Con Adele Faccio furono parole grosse. Riuscì a dirmi che io avevo dei problemi sessuali. Cara Adele, tu puoi dirmi tutto ma questo no".
-Lei non ha complessi sessuali?
"No, assolutamente no. Di paure ne abbiamo tutti…"
-E lei che tipo di paure sessuali ha?
"Ho la paura di non farcela, di far brutta figura. Ogni incontro per me è un’incognita. Allora lo dico prima: "Guarda che al 90 per cento io non farò niente perché mi caco sotto, sappilo". E così mi salvo".
-E questa sua avversione per gli omosessuali non le ha creato problemi tra i suoi compagni di partito?
"Non è che io sia razzista nei confronti dei pederasti. Però questa esibizione di ricchionismo dappertutto mi rompe cordialmente le palle. Mi disturba questo buttare in faccia a tutti i costi che io e te siamo uguali. No, non siamo uguali. Io non sono uguale al frociaccio che esibisce il suo ricchionismo. La tua checchieria io la sopporto e la rispetto. Ma non devi esibirla ad oltranza e mettermi in imbarazzo. Non siamo uguali. A me piacciono le donne e a te gli uomini. E le lesbiche poi? Dio come mi stanno…lo scriva, lo scriva".
-Ma lei ha mai detto queste cose nelle riunioni dei radicali?
"Si. Ma come dico queste cose vedo qualcuno che si ritrae inorridito. Io me ne fotto. Posso essere mai io come una checca?"
-Lei è così tradizionalista anche nella vita di famiglia, nell’educazione dei figli?
"Io purtroppo non sono riuscito ad educare con severità i miei tre figli, Marco, Marcello e Massimo. Ero sempre lontano nei momenti importanti in cui avrei dovuto essere presente. Ma non potevo fare altrimenti. Come uomo e come meridionale io sono convinto che se passa il momento buono, la fortuna non torna più. Siccome è una fortuna andare a fare un mestiere in cui ti diverti e ti strapagano, rinunciare è un delitto e Dio non perdona anzi ti punisce. Così i miei figli sono stati educati da mia moglie che è un’accomodante e da mia suocera che si è intromessa prepotentemente".
-Che cosa avrebbe voluto insegnare ai suoi figli?
"Il rispetto per i soldi. Invece hanno avuto esauditi immediatamente tutti i loro capricci. E’ vero, non è colpa loro se sono nati in una villa sull’Appia Antica, con la Mercedes nel garage e l’aereo facile. Però non è mai troppo tardi per prendere coscienza della vita, per rendersi conto di essere dei favoriti. Quando lasciano la luce accesa a me parte ancora il cervello. Quando lasciano nell’acqua la saponetta nuova che si sfracella e diventa inservibile io penso a quando rubavo il sapone a mio fratello che se lo poteva permettere perché era impiegato in banca. Quando i miei figli mi hanno chiesto la Lambretta io ho risposto di no. E loro mi dicevano: "Tutti ce l’hanno". Ma quali tutti? Io vi posso presentare almeno un milione di ragazzi che non hanno la Lambretta".
-Certo che lei ne ha guadagnati di soldi. Duecento canzoni scritte, cinquanta delle quali diventate famose. Cinquanta milioni di dischi venduti…
"Io dico sempre ai miei figli: forse non vi lascerò una lira. Ma erediterete "Volare" e ci potrete vivere bene voi, i vostri figli e i figli dei vostri figli.
– Quanto rende "Volare"?
"Non glielo dico".
– E perché?
"Perché non mi va".
– E’ la canzone che rende di più?
"Si. Basta per far vivere la mia famiglia non nell’oro ma agiatamente. La seconda canzone è "Ciao ciao bambina". Ma guadagno bene anche con i diritti di "Musetto", "Resta cu ‘mme", "Io, mammata e tu", "Vecchio frack", "Tu si na cosa grande ", "Strada anfosa", "Lazzarella", "Dio come ti amo".
– Lei come parlamentare deve denunciare i suoi redditi…
"E lo faccio".
– E allora ci dica quando dichiara per l’Irpef…
"Fino all’ultima lira, perché lo fa la Siae per me"
– E cioè quanto?
"Non glielo dico"
– E perché?
"Perché non mi va".
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