- 26 Giugno 2001
More, lamponi, alberi di ciliegie. Una splendida vista sul lago di Caldonazzo e sulla cima del Piz Levico che domina l’Alta Val Sugana. Francesca Neri sta passando in Trentino qualche giorno di relaxe insieme a suo figlio Rocco nella casa dei genitori dopo le fatiche di Danno collaterale, un film di azione con Arnold Schwarzenegger, sulla droga e sulla guerriglia in Colombia. L’atmosfera è bucolica, l’aria è pura e trasparente. “Io sono nata in montagna”, dice, appena tornata da un pranzo in un’osteria in cima alla valle dei Mocheni, a base di luganega e canederli. “Ho un attaccamento fortissimo alla natura, alla terra, alla frutta, agli alberi. Credo anche di avere una sorta di necessità di trasmettere questo a mio figlio. E’ più un discorso spirituale che materiale. Ho una certa avversione per tutto quello che è tecnologico. E’ un problema di educazione e di radici”.
Lei si impegna per l’ambiente?
Quello che posso. Poco. La raccolta differenziata della spazzatura. Mi prendono molto in giro.
Si sente sola?
Siamo un piccolo plotoncino. Ci riconosciamo per strada. Come una setta che si ritrova a parlare di questo problema. Quando vado a casa d’altri mi capita di dire: “Ma che fai? Butti le bucce di patate nel secchio della plastica?”
Però lei fuma. Parte da meno dieci.
Lasciamo perdere. E’ un tasto dolente. Ho cominciato a fumare due anni fa e non riesco a smettere. Se mi chiede i miei progetti per il futuro non le parlo di film ma di sigarette. Sono andata dai medici, ho fatto l’agopuntura, è la prima volta che sono schiava di un vizio. Non mi era mai successo.
Che dice l’analista?
Ore di analisi non sono servite a niente. E’ evidente che è un fatto psicologico che deriva da altro. Io lo vivo con un grande senso di colpa. Ma so che smetterò.
Ci contiamo. Per il resto?
Mangio molto sano. Carne quasi mai. Molta pasta integrale, verdura, pesce. E scelgo bene le vacanze. La vacanza è natura, non divertimento. Niente discoteche.
Niente Billionaire?
Mai andata.
Non ci andrà mai?
Non credo proprio.
E queste belle feste della Santanché?
Nemmeno.
In casa ha l’aria condizionata?
Assolutamente no. Grandi ventole, grandi pale.
Invece la maggioranza vuole l’aria condizionata, i week end in coda sulle autostrade, le vacanze nella folla degli ombrelloni, i bagni nelle acque inquinate.
Non lo capirò mai. Non si può partire per le vacanze un giorno dopo? E invece di andare a Rimini, non si può andare in Croazia dove la natura è bellissima, le spiagge deserte e la vita costa la metà? Alla gente evidentemente non interessa nulla respirare aria pura e mangiare cibi sani.
Suo marito Claudio Amedola è come lei?
Lui è molto più attivo di me. E’ legato al Wwf. Non è andato a Genova solo perché era impegnato a Praga.
Il 20 per cento della popolazione mondiale ha l’80 per cento delle risorse. Le fa impressione?
Io questa paura ce l’ho. Dove stiamo andando? E’ il discorso del potere. Il potere è sempre stata la molla dell’umanità. Ma ho l’impressione che una volta si tenesse più conto del bene di un popolo. Oggi essendo il potere legatissimo al denaro, c’è un totale disinteresse per quello che succederà domani. Stiamo distruggendo il mondo e ce ne freghiamo di che cosa consegniamo non dico ai nipoti ma nemmeno ai figli.
Che cosa bisogna fare?
E’ un problema di cultura, di sensibilizzazione, di educazione. Io quando penso che il film che ho appena fatto sulla Colombia è costato 180 miliardi e che con 180 miliardi risolvi il problema della Colombia… Per me il cinema è cultura, non è intrattenimento.
Che reazione ha avuto vedendo le scene di Genova?
Ho pensato che era logico che succedesse. Ma non voglio parlare di politica. Quando si arriva a dire che tutto questo è successo perché il capo della polizia era di sinistra che senso ha continuare a discutere?
Quando vede i nuovi contestatori, vorrebbe essere con loro?
Io sono di un’altra generazione. Mi schiero ma non partecipo attivamente.
Ha pensato di andare a Genova?
Si, ci ho pensato perché frequento un gruppo di persone che programmavano di andarci. E’ stato per molti giorni il nostro argomento di conversazione: ci andiamo, come ci andiamo? Molti fra i miei amici erano i registi che sono andati a Genova per fare il documentario.
Però alla fine non ci è andata.
Ma l’ho vissuto come un movimento molto positivo. E’ bello vedere i ragazzi che si entusiasmano di nuovo per qualcosa.
Ancora pochi.
Non hanno consapevolezza storica e non hanno personaggi da seguire. I miti rimangono quelli che avevamo noi. Che Guevara… Io ricordo quando ero ragazzina e c’erano le prime tribune politiche con Almirante e Berlinguer. Fermi tutti e si guardava la tv. Erano momenti importanti in cui ti sentivi partecipe.
Questo movimento può riportarli all’impegno?
Può darsi che riprendano a sperare, a preoccuparsi del loro futuro, a incuriosirsi, a sentirsi più responsabili.
Ha letto No logo?
L’ha preso mio marito e sto cominciando.
E ne trae le conseguenze?
Non andare più al supermercato? Non comprare più i prodotti pubblicizzati?
Perché no?
Lo potrei fare. Ma non l’ho mai fatto. Però cerco in tutte le maniere di comprare i prodotti biologici, perché voglio continuare a sentire il gusto della frutta, prima ancora di pensare che è giusto e corretto. Io vado spesso in America. Fa impressione vedere i reparti di frutta e verdura dei supermercati. La frutta è tutta uguale, tutta enorme, dello stesso colore e della stessa forma. Bellissima. E niente sa di niente. L’ultima volta sono passata davanti a un banco e ho sentito profumo di fragole. Oh Dio! Come è possibile? Forse avevano usato uno spray alla fragola. Forse la gente non ha più il palato.
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