- 18 Luglio 2002
Va bene, Fidel Castro ha la sua età, forse non è più tanto lucido, ma come mai non dà interviste a Biagi, a Scalfari, alla Fallaci e le dà alla bella Katia Noventa? L’intervista al dittatore di Cuba realizzata da Katia Noventa e pubblicata, “a giornali unificati”, da Chi e dal Giornale, ha fatto parlare. Soprattutto gli invidiosi. Come ha fatto la Noventa a realizzare questo scoop? Dicono: con l’aiuto del suo amico Pupi Nunzio D’Angeri, console onorario del Belize, braccio destro di Arafat, in stretti rapporti d’affari col regime cubano grazie alle esportazioni di quintali di sigari. Fin qui, affari loro. Ma lo scoop di Katia è arrivato anche pesantemente nella convention della cultura della destra di Firenze promosso da Marcello Dell’Utri. E’ stato il provocatore Valerio Riva a introdurlo. “Ma che cosa venite a parlarmi di debolezza della cultura di destra”, ha detto, “se perfino il mio quotidiano, il Giornale, dopo decine di miei articoli critici nei confronti di Castro, arriva a pubblicare un’intervista a Fidel che supera in leccaculismo cubano perfino il peggiore Gianni Minà?” Un’intervista tappetino, secondo Valerio Riva, nemico storico di Minà, autore di una celebre intervista al lider maximo che Riva bollò come “la più lunga intervista in ginocchio mai realizzata al mondo”.
Ti rendi conto, Katia? Hai fatto un grande omaggio a un campione della sinistra su un giornale di destra.
“E’ quello il bello: l’apertura mentale. Fidel dice: “Non ho pregiudizi. Sono pronto ad avere buoni rapporti anche con Berlusconi”.”
Che Fidel sia contento, non ho dubbi. Ma la critica di Riva è diversa. Si può esaltare Fidel sul Giornale?
“Questo è un problema del direttore. Riva chiami il direttore e ne parli con lui”.
Riva mi ha detto che l’ha chiamato il direttore. E il direttore gli avrebbe detto: “Potevo non pubblicare un’intervista dell’ex morosa di Paolo Berlusconi, che è il mio editore?”
“Non è possibile. Maurizio Belpietro non potrebbe mai dire una cosa del genere. Non ci credo nemmeno se me lo dice lui”.
Non sia così sicura.
“Abbiamo un rapporto di amicizia e di stima che va al di là della mia storia con l’editore”.
Il fatto che la sua intervista sia stata definita peggio di quella di Minà…
“Il signor Riva ce l’ha con me per qualche motivo?”
Mi sento di escluderlo. Magari ce l’ha con Fidel Castro.
“Che vada a Cuba dal signor Fidel Castro, gli chieda un appuntamento, se la sbrighi con lui”.
Lei non pensa che la sua sia un’intervista elogiativa, adulatoria, scarsamente critica?
“Io mi sono limitata a scrivere quello che lui mi ha detto in un’intervista di tre ore. Mi ha parlato di tutto, di terrorismo, di diritti umani”.
Forse, a proposito di diritti umani, avrebbe potuto chiedergli dei detenuti politici. Oppure domandargli quando ci saranno le prossime elezioni a Cuba. Gliel’ha chiesto?
“No”.
Senta, anche io avrei voluto intervistare Fidel Castro. Quindi la mia è invidia e gelosia. Ma certe domande vanno fatte. A Cuba c’è gente in galera.
“Io ho fatto un’intervista più soft. Non volevo entrare in polemica con lui”.
Si immagina Sabrina Ferilli che fa una intervista a Pinochet e la pubblica sull’Unità?
“Non ci troverei niente di strano”.
Come le è venuto in mente di intervistare Fidel?
“Volevo fare qualcosa di diverso. Potevo scegliere di fare un calendario, come tante altre. Ho scelto una cosa più stimolante”.
Com’è avvenuta l’intervista?
“A fine febbraio ero a Cuba per il festival del sigaro Havano. Ero la madrina e Fidel Castro stava mangiando al tavolo vicino al mio. Mi hanno accompagnata a salutarlo e lui si è alzato, in mezzo a mille persone che guardavano, ai flash. Io gli ho detto che avevo chiesto un’intervista e mi sarei aspettata una risposta”.
E Fidel?
“Mi ha detto: “Potremmo vederci lunedì”. E lunedì ci siamo visti”.
Dove?
“Nel suo quartier generale. Io sono arrivata in anticipo di un quarto d’ora, lui in anticipo di dieci minuti”.
Era emozionata?
“Da morire”.
Anche lui?
“Spero di sì”.
Come si era vestita?
“Abitino blu sotto al ginocchio, accollato, calza pesantissima nera, scarpe basse, maglioncino”.
Casta.
“Castissima”.
C’era le televisione?
“C’erano due telecamere, lui ha fatto registrare l’intervista, mi ha dato le cassette e mi ha detto di farne quello che volevo”.
Che ne ha fatto?
“Faremo due speciali per Mediaset. Per “Appuntamento con la storia”, di Cecchi Paone, e “2000”, un rotocalco di Rete Quattro”.
Le belle donne che incontrano i grandi leader sono un filone giornalistico. Penso a Gina Lollobrigida.
“Lei aveva fatto delle foto a Fidel Castro”.
Venne fuori anche una sorta di feeling erotico tra i due.
“Con me no”.
Fidel ha una certa età ormai.
“Però è molto affascinante”.
E’ stato galante?
“Appena mi ha vista mi ha detto: “Come sei bella”. E’ stato carinissimo”.
Quanto ha guadagnato per l’intervista?
“Sono cose private”.
No, sono cose pubbliche. Oppure è stata pagata in nero?
“No. Vuole sapere della Mondadori? Tredici milioni”.
Ha intervistato anche Arafat. Fruttò di più o di meno?
“Di meno. Dieci milioni”.
Normalmente nel giornalismo si comincia dalla gavetta. Lei ha cominciato dalla fine, da una intervista che tutti noi vorremmo fare”.
“Vuol dire che è già finita la mia carriera?”
No, ma a noi può creare degli scompensi, delle turbe.
“Capisco, ma è questione di fortuna”.
Ma quale fortuna. Se io mi fossi presentato a Fidel Castro e gli avessi detto: “Vediamoci lunedì”, lui mi avrebbe dato l’appuntamento?
“Non lo so”.
Lo so io: no. Senta, quando era ragazzina a Padova, si sarebbe immaginata che un giorno avrebbe intervistato Fidel Castro?
“No. Ma non avrei neanche mai immaginato di fare la televisione”.
Faceva la modella.
“Come Ornella, la mia mamma”.
Come ha cominciato con la tv?
“Con un provino per Telemike. Ero una delle sedici indossatrici”.
Dove è andata a scuola?
“A Padova, dalle suore. Mi trovavo bene in quel convento, le suore mi piacevano. Avevo deciso che anche io mi sarei fatta suora. Poi le mie tre suore preferite, la madre superiora, la maestra di inglese e quella che ci veniva a prendere col pulmino si sono tolte il velo”.
E hanno fatto le indossatrici?
“No, ma io mi sono detta: allora vuol dire che non è così bello fare la suora”.
Ricorda l’amica del cuore?
“L’amica del cuore no. Ma sono molto legata a mio fratello Marco”.
Dicono che se lo porta sempre appresso.
“E’ vero. E’ arrivata anche qua questa voce?”
E quanto a miti? Aveva il poster di Che Guevara in camera?
“Non ho mai avuto miti”.
Nemmeno una canzone?
“C’è una canzone che mi piace moltissimo: “Se telefonando”, di Mina. Mi ricorda un amore”.
Bene. Parliamo degli amori.
“No”.
Parliamo del primo amore.
“Non è interessante”.
Parliamo del grande amore.
“Quello lo sanno tutti”.
Paolo Berlusconi.
“Me lo presentarono amici comuni. Io non sapevo neanche chi fosse”.
Era l’unica in Italia.
“Ci siamo subito punzecchiati. Lui voleva fare lo spiritoso”.
Tutti spiritosi in quella famiglia.
“Mi ha fatto questa battuta: “Lei è tifosa del Milan perché lavora a Mediaset?””
Un vero signore. E lei?
“Ho risposto: “Tifo Milan da quando sono nata, dai tempi di Rivera”.
Come nasce la storia con Paolo Berlusconi?
“Guardi, non ne ho mai parlato. Ho rifiutato anche grandi copertine, megaservizi”.
Ho qui le fotocopie delle interviste.
“Ho parlato di lui solo quando è finita la storia”.
Appunto. La storia è finita. Parliamone. Perché vi siete lasciati?
“Perché le storie finiscono”.
Questa è una intervista. Domande e risposte. Io faccio le domande. Lei dovrebbe gentilmente fornire le risposte.
“E’ la mia vita privata”.
Allora parlo io. Paolo si era innamorato di Natalia Estrada.
“Non è vero”.
Non è vero?
“C’eravamo lasciati prima”.
Diciamo qualcosa di più?
No.
No?
“No”.
Lei conosce Natalia?
“No”.
Le è simpatica?
“Non la conosco”.
Come personaggio.
“Non conosco nemmeno il personaggio”.
Katia, è vero che Paolo Berlusconi le ha facilitato la carriera?
“No, e infatti non ho fatto grandi cose in quei sei anni che abbiamo vissuto insieme”.
Due trasmissioni.
“Nulla di speciale. Agevolazioni nessuna. Se fosse così, oggi avrei un programma mio”.
Perché non vi siete sposati?
“Paolo non può sposarsi. Non è separato”.
Altrimenti vi sareste sposati?
“E chi lo sa?”
Qual è il più bel regalo che lei hai fatto a Paolo?
“Un album con delle vecchie foto d’archivio che lui non sapeva nemmeno che gli avessero fatto. Con la mamma, il papà, con Silvio”.
Il più bel regalo che le ha fatto Paolo?
“Il Rolex del Milan, numerato. Numero tre”.
Ma era quello suo! Non l’ha nemmeno pagato! Era un regalo riciclato!
“Scherza? Ne hanno fatti quaranta in tutto il mondo. Il numero uno ce l’ha Silvio, il due Galliani, il tre ce l’ho io. Non sono i soldi che contano”.
Avete mai litigato?
“Neanche una volta”.
Parlavate delle grane che aveva con la giustizia?
“Poco”.
Cosa diceva? Quei lazzaroni dei giudici mi perseguitano?
“Quello che si diceva nella casa non esce fuori”.
Chi era il più geloso?
“Io mi fidavo di lui e lui si fidava di me. Magari lui era geloso e non me lo diceva. Era dolcissimo con me. Intelligente. Sensibile”.
Difetti?
“Paolo non ha difetti”.
E lei?
“Sono disordinata …”
…reticente…omertosa…
“Ho poca memoria”.
Com’è il suo stato attuale?
“Single”.
Dicono che lei ha una storia con Pupi Nunzio D’Angeri, il console del Belize, il braccio destro di Arafat, l’uomo che compra i sigari Habano.
“Falsissimo. Il signor D’Angeri è un mio amico, un amico di lunga data, l’ho conosciuto a una partita di polo nell’89.
Lei gioca a polo?
“No. Lui giocava a polo”.
Che tecnica usa lei nell’intervista?
“Mi documento in tutti i modi. Mi consulto con i direttori di giornali”.
Chi ha sentito per Fidel?
“Maurizio Belpietro, direttore del Giornale, Clemente Mimun, Claudio Brachino”.
Lei ha lavorato con Mike, Fiorello, Sabani, Roncato. Ha mai mescolato l’amore col lavoro?
“Mai”.
L’ultima trasmissione?
““Vivere meglio”, con Fabrizio Trecca, il medico”.
Le ha mai parlato della P2?
“No”.
Adesso che cosa sta facendo?
“Interviste per Uno Mattina sulla moda. Raffaella Curiel, Lorenzo Riva, Luciano Soprani”.
Che cos’è secondo lei l’adulazione?
“Quando uno si mette a tappetino”.
Ci sono tanti tappetini in giro?
“Bisogna essere tagliati per fare i leccapiedi, bisogna essere bravissimi. E’ una professione, un lavoro!”
Qualche nome?
“Fede. Però è coraggioso, Emilio Fede è coraggiosissimo”.
Una nuova categoria: l’adulazione coraggiosa.
“È anche coerente: non è così semplice essere come Emilio Fede”.
In che senso coerente? Una volta adulava Craxi e adesso adula Berlusconi…
“Io sto parlando di adesso”.
La coerenza istantanea è facile.
“Un voltagabbana è sicuramente Di Pietro”.
Perché ha fatto soffrire il suo fidanzato?
“A parte quello. Ha abbandonato l’avvocatura per andare a fare il politico”.
Anche lei ha abbandonato le sfilate per andare a fare la televisione.
“Uno mette in piedi Tangentopoli e poi se ne va a fare politica?”
I giudici le stanno antipatici?
“Certo. Tutti quelli di Mani Pulite. Gherardo Colombo soprattutto. Un giudice non può dire che “bisogna usare il bastone e la carota”. Al di là di tutto ci sono sempre delle persone. Ci vuole umanità”.
Ha mai l’impressione che qualcuno le passi avanti senza motivi apparenti? Che qualcuno le rubi il lavoro?
“Certo. Proprio adesso. Dovevo fare una trasmissione di moda per la Rai e all’ultimo, senza spiegazioni, me l’hanno tolta”.
Per chi vota?
“Il voto è segreto”.
Il voto è segreto solo per quelli che non danno interviste.
“Io abito a Milano: ho la fortuna di poter votare direttamente Silvio Berlusconi”.
E ha votato per Silvio Berlusconi?
“Esatto”.
E prima che nascesse Silvio Berlusconi che cosa votava?
“Non mi ricordo, è passato un sacco di tempo”.
Lei non è trasparente.
“Ma che trasparente!! Allora perché ci sono le cabine elettorali?”
Per chi ha votato quando aveva 18 anni?
“Per la Dc”.
Che pensa dei girotondi?
“Che bisogna farli all’asilo”.
E i no global le piacciono?
“Odio tutte le manifestazioni di violenza”.
Ce l’ha con la polizia?
“Mi piacerebbe che le manifestazioni potessero svolgersi con tranquillità”.
E’ mai stata a una manifestazione?
“No. La folla mi spaventa”.
Quindi non va allo stadio?
“Allo stadio vado in tribuna d’onore, entro nel parcheggio sotterraneo e non vedo nessuno”.
E quando faceva il karaoke?
“In alcune situazioni ho avuto sicuramente paura: c’erano 100.000 persone in Piazza Duomo e abbiamo dovuto sospendere”.
Bruno Vespa non doveva trasmettere brani della sua intervista a Fidel?
“Si. Avevamo organizzato anche un collegamento in diretta con Fidel Castro. Poi non lo so che cosa è successo. Ma la trasmissione è saltata”.
Come mai?
“Lo chieda a Vespa”.
Lo chiedo a lei.
“Non lo so, non si è fatto più sentire”.
Facciamo il gioco della torre: tra Cofferati e Bertinotti chi butta giù?
“Cofferati. Bertinotti è simpatico”.
Tra Fassino e Rutelli chi salviamo?
“Devo rispondere per forza?”
La torre è la torre.
“Salvare tutti e due non si può?”
No.
“Mi fanno simpatia tutti e due. Lei mi vuole creare dei nemici”.
Ma è il gioco della torre!
“Il gioco della torre è un gioco bruttissimo!”
Mastella, Buttiglione e Casini?
“Butto Buttiglione”.
Perché?
“Perché sì”.
Non si può buttare la gente dalla torre così, senza motivo!
“Io butto giù lui”.
Berlusconi e D’Alema?
“Butto D’Alema”.
Tra Bossi e Fini?
Bossi.
Perché?
“Poverino. Se devo scegliere uno scelgo lui”.
E tra Michele Cucuzza e Paolo Berlusconi chi buttiamo giù?
“Nessuno dei due. Assolutamente”.
Tutto il mondo va bene, tutto il mondo è bello, tutto il mondo stupendo, tutti sono bravi, tutti sono buoni.
“E’ così”.
E allora chi è che le ha fregato la trasmissione televisiva?
“Non lo so. Un mistero. Bruno Vespa è molto potente?”
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