- 18 Ottobre 1992
L’inchiesta di copertina del Nouvel Observateur di un paio di settimane or sono si intitolava: "I giornalisti sono bugiardi?". Giampaolo Pansa, condirettore dell’Espresso, ha scritto un libro ("I bugiardi") sulle menzogne di politici e della stampa. A lui abbiamo chiesto di rispondere alla domanda del settimanale francese.
Chi è il Grande Bugiardo italiano dei mass media?
La Rai. E’ la Cupola dei bugiardi, un insieme di bugiardi ognuno dei quali dice bugie per ragioni diverse. La Rai è una Grande Sorella Bugiarda.
E la tv di Berlusconi?
Pinocchio numero due.
Non ti si vede più in televisione.
Berlusconi ha smesso di invitarmi nell’85, quando ho cominciato ad attaccarlo. E sono stato anche contento perché mi ero ormai accorto che i giornalisti invitati alle tribune politiche erano scelti dai politici stessi.
Come fai a saperlo?
Lo scoprii una volta che Craxi, dopo una tribuna piuttosto vivace, mi disse: "Ti sei comportato come un cane arrabbiato. E pensare che ero stato io a fare il tuo nome a Berlusconi perché ti invitasse". La stessa identica cosa mi successe con De Mita.
All’interno della Rai chi è il più Pinocchio di tutti?
Vespa. Ma devo stare attento a come parlo perché mi ha già fatto causa. Lo avevo chiamato Coniglietto Mannaro.
Che cosa pensi del Tg2?
Pinocchio al servizio di Bettino.
Anche il Tg3 è al servizio del Pds.
Ma no, il direttore del Tg3 Alessandro Curzi è un vecchio comunista, intelligente, furbo. Tutti gli altri telegiornali sono enormemente sbilanciati a favore dei loro partiti sponsor.
E il Tg3 no?
Il Tg3 tira sicuramente la volata alla sinistra in Italia. Ma con misura.
Ti piace molto il Tg3.
La mia difesa è sospetta. Io sono molto amico di Curzi, gli voglio bene perché è un vecchio paraculo romano. Ma gli sono molto grato perché se io non sono un signor nessuno lo devo a lui che ogni tanto mi invita al Tg3. E’ solo grazie a lui che io non sono una lingua tagliata.
E Studio Aperto di Emilio Fede?
L’ho visto una volta davanti al ritratto di Bettino Craxi. Era in adorazione, sembrava avesse visto Maria Vergine. In trasmissione è uno spettacolo di una comicità strepitosa. E’ un sopravvissuto del Caf, Craxi-Andreotti-Forlani. Pensa che guaio per lui se adesso Berlusconi diventa leghista.
E Mentana, il direttore di Tg5?
Mentana mi sembra Gatto Silvestro quando mette la coda dentro la presa della corrente elettrica. Però è uno molto svelto e conosce molto bene il suo mestiere. Lui sarà bravissimo a diventare leghista se Berlusconi sposerà le Leghe.
Qual è stata la Grande Bugia televisiva degli ultimi tempi?
La Guerra del Golfo. Ebbero campo libero soltanto quelli che parlavano a favore della guerra.
Perché?
Un generale americano prima della Guerra del Golfo disse a Bush: "I media sono uno dei campi di battaglia sui quali dobbiamo combattere. E vincere". Le guerre sono sempre la cuccagna per i bugiardi. Disse un lord inglese: "Quando scoppia una guerra la prima vittima è la verità".
E nei giornali?
Nei giornali era diverso. La Stampa per esempio aveva una linea favorevole alla guerra ma ospitava tutte le voci possibili, pro e contro l’intervento.
Perché i giornali sono meno bugiardi della tv?
Perché i lettori sono più esigenti dei telespettatori. Sono attivi mentre i telespettatori sono passivi. I primi devono andare all’edicola e pagare. I secondi si sbracano su una poltrona e spingono un bottone sul telecomando.
Quindi gli editori non possono tirare troppo la corda…
Certamente. Alcuni giornali, ritenuti troppo bugiardi, hanno pagato…
Quali?
Tutti quelli di partito. Tranne forse l’Unità che in certe parti non sembra più neppure un giornale di partito.
E fra gli altri?
Il "Giorno".
Adesso c’è un nuovo tentativo.
Oggi c’è un nuovo direttore, Liguori. E’ un giornalista che non mi piace, una guardia del corpo del partitismo, ma è molto intelligente, molto scafato.
Tu sei bugiardo?
Io cerco di non esserlo.
E ci riesci sempre?
Qualche volta mi è capitato di non poter dire certe cose.
Hai fatto anche tu "carte false"?
No, ho fatto "carte bianche", ho taciuto. In tutti i giornali ci sono degli argomenti che non possono essere toccati.
Quali?
In genere gli argomenti che riguardano l’editore.
Raccontaci una tua "carta bianca", una che ti è costata particolarmente…
La "carta bianca" che mi è costata più di tutte è stata durante il terrorismo. Io ero vicedirettore della "Repubblica". Giorgio Bocca, un grande giornalista, un mio maestro professionale, scriveva cose sul terrorismo che assolutamente non mi convincevano, mi sembravano sbagliate, diseducative nei confronti di tanti lettori giovani. Io avrei voluto replicargli ogni volta su Repubblica ma non potevo perché appartenevo alla direzione del giornale. E allora sono stato zitto. E mi è costato.
Esiste un Pinocchio della carta stampata? Il giornalista più bugiardo?
Non ci sono grandi bugiardi sistematici. Ci sono dei direttori che impostano i loro giornali al servizio della loro parte politica e si inventano di tutto pur di far fare bella figura ai loro sponsor.
Perché ci sono giornalisti bugiardi?
Noi giornalisti possiamo essere bugiardi per tante ragioni. Primo perché siamo deboli. Chi non è sicuro di sé, chi ha paura di perdere il posto diventa un potenziale bugiardo.
Abbiamo un contratto di lavoro iperprotettivo…
Ma io non parlo di licenziamenti. Parlo di chi vuole avanzare, firmare in prima pagina, vedersi assegnare i servizi più importanti. Siamo 10 mila giornalisti che vivono tra frustrazioni, invidie e confronti continui. Tutto ciò rende deboli. Poi si è bugiardi per appartenenza politica. Infine per marchettismo.
Cioè?
Nel giornalismo economico ci sono una quantità di bugiardi perché prezzolati. Dicono bugie perché sono pagati per dirle. Corrono soldi, ci sono interessi concreti che possono essere lesi o favoriti da una notizia di dieci righe. Io credo che sia la zona potenzialmente più infetta del nostro mestiere.
Biagi sostiene che la prima qualità del giornalista deve essere il carattere…
Ha ragione. Bisogna sapere qual è il limite oltre il quale si rischia l’indecenza, sapere che ci sono cose che non si possono fare, che non ti possono essere nemmeno chieste, sapere che in certe situazioni bisogna dire no.
Poi ci sono quelli che la verità non sanno scriverla…
I bugiardi involontari, che non controllano, che scrivono in maniera superficiale. Sono i più pericolosi e i più infami perché operano sempre contro i più deboli. Siamo molto attenti quando scriviamo su personaggi che hanno potere. Ma passiamo come dei carri armati sulle persone che non contano. Visentini diceva che bisognerebbe creare un sindacato delle vittime dell’informazione.
Si nasce bugiardi e poi si diventa giornalisti oppure succede il contrario?
Le condizioni in cui un giovane entra in un giornale non sono favorevoli a selezionare una classe di uomini di carattere. Le umiliazioni del lavoro precario, la selezione fatta non in base all’intelligenza ma all’arrendevolezza, alla disponibilità a scrivere qualsiasi cosa venga chiesta, pesano molto.
Darwinianamente parlando si sta forse selezionando una specie di giornalisti portati alla bugia?
Darwinianamente parlando questo problema riguarda l’intera società. Chi dice la verita rischia molto e guadagna poco. Chi è pronto a dire bugie rischia poco e guadagna molto. Gesù Cristo è morto in croce per questa sua mania di dire la verità.
Dicono che sei parziale e fazioso…
E’ verissimo. Io sono parziale perché credo che fare del giornalismo politico significhi prender parte. Guai se non lo facessi. Io distinguo i politici in buoni e cattivi. In questo mestiere troppi giornalisti scrivono con la coda fra le gambe.
Hai mai avuto pressioni politiche?
No. Probabilmente perché sono considerato una specie di cavallo pazzo. O magari perché le frecce che io tiro sono frecce di carta. E a nessuno frega nulla di quello che scrivo. Ho avuto molte querele, questo sì, e molte citazioni civili. Sono una forte forma di pressione.
Se tutti i giornalisti fossero buoni, bravi, forti…
…questo Paese andrebbe meglio. Se questo Paese è sull’orlo del baratro la colpa è di tutti, non solo dei politici. Anche del fatto che troppi giornalisti hanno raccontato troppe balle.
Ogni tanto sul tuo giornale, l’Espresso, compaiono articoli scritti da uno degli azionisti, Carlo De Benedetti. Non è il massimo della trasparenza…
Che c’entra la trasparenza? Se io fossi il direttore di un giornale non pubblicherei mai articoli di un azionista del giornale stesso. Ma siccome io sono solo il condirettore di questo giornale debbo dire che gli articoli di De Benedetti sono interessanti e intelligenti. E non ci costano una lira. Se sul Corriere della Sera Gianni Agnelli spiegasse quel è la situazione della Fiat, non mi scandalizzerei. Del resto i personaggi della vita economica e finanziaria sono inseguiti dai direttori dei giornali. Berlusconi non si fa intervistare dal suo Panorama?
Un’intervista è una cosa un po’ diversa…
L’intervista è peggio. Può essere fatta in ginocchio…intervistare il proprio datore di lavoro non deve essere facile… E sullo stesso Panorama non scrive anche Dario Enkel, pseudonimo di Franco Tatò, amministratore delegato della Mondadori? Io comunque penso che sarebbe buona regola rinunciare, magari con rammarico, a pubblicare articoli dei propri azionisti.
Quanti regali ti arrivano a Natale?
Pochi, e me li tengo tutti. Ma non sono comunque regali di politici. Da un po’ di tempo non hanno più soldi.
Berlusconi regala bottiglie di vino…
Io non ho mai ricevuto alcunché da Berlusconi, nemmeno un bottone…
Questo è il motivo per cui lo attacchi?
Ebbene si, lo confesso. Voglio in regalo una trasmissione tutta mia una volta al mese.
Questo ti ammorbidirebbe nei suoi confronti?
No, non sarebbe necessario un mio abborbidimento. Perché vorrebbe dire che Berlusconi è talmente cambiato che non è più lui.
Come rispondi alla domanda del Nouvel Observateur: "I giornalisti sono dei bugiardi?".
Rispondo: non tutti, ma parecchi si. E anche parecchi sono troppi.
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