- 28 Ottobre 2004
Alfonso Pecoraro Scanio è il capo dei verdi italiani. È uno dei leader della sinistra meno gradito agli altri partiti della sinistra. È stato il primo ministro dell’Agricoltura al mondo proveniente dall’area degli ambientalisti. Ha avuto un momento di grande popolarità negli ambienti del gossip quando dichiarò la propria bisessualità. È un grande dichiaratore. 2.627 lanci Ansa in tutta la sua vita politica. Anche sette in un solo giorno, perfino in agosto.
Alfonso, non stai zitto un attimo.
«Sono uno stakanovista, mi applico. E credo nella forza del messaggio».
Va bene. Ma mica ti hanno fatto ministro per dichiarare.
«E infatti mentre dichiaravo facevo anche moltissime leggi. Io sono un vero riformista. Mica quelli che si definiscono riformisti e non hanno mai fatto una riforma».
Era una riforma anche portare una torta a Montecitorio con le manette sopra in occasione del primo anniversario di Mani Pulite?
«La torta la rifarei. Ma non c’erano manette sopra».
Però Pannella ti chiamava Mister Manetta.
«È sempre originale Pannella. Ma la verità è che io ho sempre fatto battaglie garantiste. Non ho scheletri giustizialisti nell’armadio. Ricordare ai politici che rubare non sta bene non è giustizialismo».
Quando hai vinto la tua battaglia nei verdi hai fatto fuori tutti quanti i tuoi avversari interni da Manconi a Ronchi.
«È una leggenda popolare. Presidente era Grazia Francescato».
Appunto, tu dicesti a Grazia Francescato di non ricandidarli.
«Misoginia: tutti sostenevano che la Francescato facesse esattamente quello che dicevo io».
La chiamavano «Ambra» per ricordare l’auricolare che collegava Boncompagni all’Angiolini.
«Grazia è abbastanza ingenua politicamente, però è molto determinata nelle sue scelte».
Ne ha fatti fuori parecchi.
«Chiedevano collegi blindati. E non avendoli ottenuti se ne sono andati».
A quanti anni hai cominciato a fare politica?
«A 10 anni facevo un giornalino, a Santa Maria di Castellabbate, nel Cilento. Facevamo battaglie per avere un parco marino».
E poi?
«A scuola creai l’Unione studenti democratici, contro fascisti, comunisti e democristiani».
Fuori dai partiti.
«Ho sempre considerato come referente politico la gente».
Populismo facile.
«Sono sempre stato un self made man».
La scuola?
«Torquato Tasso di Salerno».
La stessa di Michele Santoro.
«Era più grande e non lo conoscevo. Ero amico di Simonetta Martone, che era più piccola».
Le hai fatto il filo?
«Era molto carina, però era fidanzata con un mio amico».
E tu?
«Avevo un sacco di fidanzatine. Quelli del Pci dicevano che vincevo le elezioni invitando le ragazze a uscire la sera».
La Dandini e la Prestigiacomo ti considerano un bell’uomo.
«Sono contento. La Dandini è molto simpatica e la Prestigiacomo è una persona che riesce a mostrare una certa autonomia nel centro-destra».
La politica vera quando l’hai cominciata?
«Nel 1976 al congresso dei radicali. Io sono ancora oggi iscritto al partito radicale, ma a quello transnazionale, non ai radicali italiani. Capezzone fa una politica troppo vicina alla destra becera di questo Paese».
Anche tu sei cresciuto nel mito di Pannella?
«Il contrario. Non sono mai stato pannelliano».
Radicale antipannelliano?
«No, ma non uno che ne aveva il mito come Francesco Rutelli. Nel partito radicale c’era una enorme corte attorno a Pannella».
Chi erano i cortigiani?
«Tanti, Giovanni Negri, Jean Fabre, lo stesso Francesco».
Non avevi un buon rapporto con Rutelli.
«Nei radicali proprio nessun rapporto. Ma nemmeno antipatia. Mentre nei Verdi Rutelli fece la campagna contro di me per eleggere Manconi».
Li chiamavi gli aristoverdi.
«Tutti, da Mattioli a Scalia. Calati dall’alto senza contatti con la base dei verdi. Pensavano soprattutto ad essere rieletti. Una cupola verde che decideva tutto a Roma e si spartiva i candidati».
Adesso hai conquistato il partito alleandoti con la sinistra di Paolo Cento. Tu che sei considerato la destra verde.
«Io sono sempre stato considerato uno non comunista. Sono il primo segretario dei Verdi che non viene dalla storia comunista ma dai Verdi. Ripa di Meana era Pci, Manconi era Lotta continua, Grazia Francescato era Pci. È sbagliato parlare di destra per me. Nei Verdi sono considerato centrista. La destra è il gruppo Boato. Poi il gruppo liberal. A volte Corleone».
Marco Boato spesso sembra proprio di destra.
«Marco guarda molto al testo e poco al contesto. Il garantismo è una cosa sacrosanta. Ma bisogna non applicarlo solo a Previti. Boato però è una persona molto seria. Quando fu escluso dalle liste da Mattioli e Scalia rimase nei Verdi, senza fare il deputato. Loro hanno fatto l’opposto. Se ne sono andati appena non candidati».
Quando sei diventato ambientalista?
«Nel 1981 fondammo l’Associazione radicale ecologista. Non sopportavamo di limitarci alla battaglia sulla fame del mondo».
Oggi il tuo partito che forza ha?
«Due deputati europei e sedici parlamentari nazionali. Una, Carla Rocchi, se ne è andata nella Margherita appena eletta».
Voltagabbana sprint?
«Pessima. Una cosa poco seria».
Cosa pensi dei voltagabbana?
«Penso molto male di chi approfitta di un partito per conquistare un collegio e poi se ne va. Dovrebbe trovare la dignità di dimettersi. E non andarsene con il seggio attaccato al sedere».
Altri casi?
«Un consigliere regionale della Liguria, Romolo Benvenuto. Anche lui è finito nella Margherita. Una cosa immorale, un furto di seggio».
Il caso più clamoroso di voltagabbana della politica italiana?
«Buttiglione. Uno molto attento a dove gira il vento».
A proposito di voltagabbana: hai votato al referendum per l’abrogazione del ministero dell’Agricoltura. E poi sei diventato ministro dell’Agricoltura.
«Il vecchio ministero pretendeva di gestire anche le vicende locali, era un carrozzone clientelare».
Mentre il nuovo?
«È una struttura di coordinamento nazionale che si occupa di sicurezza alimentare, cosa che non possono fare le Regioni».
Enrico Cisnetto ti ha definito un adulatore.
«Chi è Cisnetto? E soprattutto, chi devo adulare io?”
E che ne so?
«Io non sono capace di adulare».
Chi sono gli adulatori?
«Bè, Gianni Baget Bozzo nei confronti di Berlusconi. Bondi sembra il prototipo di adorazione del capo».
Tu non sei molto popolare a sinistra.
«Perché i Verdi oggi sono molto indipendenti dai voleri dei Ds».
Mentre prima?
«Uno dei limiti delle gestioni precedenti era l’eccessiva accondiscendenza».
Stai parlando di Manconi?
«Manconi è un tipo che un giorno dice “Mai con l’Udr” e il giorno dopo “l’Udr va bene”».
Cose che succedono in politica.
«Manconi lo faceva per inesperienza politica».
Giovanni Sartori mi ha detto di te: «Non piangerei se scomparisse e non gli do il mio voto».
«Io invece ho stima di Sartori. Spero di convincerlo a darmi il suo voto».
Del Turco dice che esibisci il tuo radicalismo nelle tv berlusconiane.
«Non vengo mai intervistato nelle tv berlusconiane. Del Turco spesso e volentieri».
Capezzone dice che una volta, da ministro dell’Agricoltura, hai confuso una mucca con un toro.
«Non sono andato a guardare sotto il toro. Tra tutte le cattiverie che dice Capezzone, poveraccio, questa è minimale».
Però ti ha criticato perché hai dichiarato la tua bisessualità.
«Mi sorprende che un radicale mi rivolga una critica che mi hanno fatto solo alcuni democristiani».
A Luca Telese che ti intervistava per Vanity Fair, hai detto: «Da allora acchiappo di più».
«Ho sempre acchiappato e continuo ad acchiappare a prescindere da quelle dichiarazioni. Però è vero che c’è stato un moto di simpatia».
Da parte degli uomini o delle donne?
«Da entrambe le parti. La mia non era stata una esibizione di vita privata ma un invito ad una maggiore libertà sessuale».
Niki Vendola ha invitato i parlamentari gay ad uscire allo scoperto.
«Io no. Non mi piace sfidare la gente a fare cose che non ritiene di fare».
Perché quell’outing?
«Ho detto che la bisessualità è una condizione molto molto molto più diffusa di quanto si ammetta, una condizione assolutamente normale».
Solo questo hai detto?
«Ho detto che non mi catalogo né omosessuale, né eterosessuale, ma bisessuale. E aggiungo che la parola bisessuale non mi piace. Meglio liberosessuale».
Anche Cecchi Paone ha detto di essere liberosessuale.
«C’è qualche differenza. Io non l’ho fatto in campagna elettorale».
Outing elettorale?
«Io sono per la libertà sessuale, figuriamoci se non sono per la libertà di espressione. Però, alla vigilia delle elezioni, poteva sembrare una dichiarazione a caccia dei voti.
Cecchi Paone aveva fatto questo calcolo?
«Se l’ha fatto, ha calcolato male».
Jane Alexander ti ha definito molto sexy.
«Anche lei sta molto bene».
Nicola Rossi mi ha detto che gli sembra incredibile che da te ad Alemanno non si noti una differenza nella politica agricola.
«Alemanno ha proseguito la mia politica perché si è trovato un mondo dei settori produttivi che era stato convinto da me della bontà di alcune scelte. Comunque Alemanno è più vicino ad alcuni aspetti sociali della sinistra che non alcuni iperliberisti del centro-sinistra».
Quando eri ministro c’era un ragazzo con la telecamera che ti seguiva 24 ore su 24.
«Ritenevo utile avere una documentazione di quello che facevamo».
A che cosa serviva?
«Pensavo di metterlo sul sito del ministero perché chiunque potesse controllare quello che si faceva. Ma non ci siamo riusciti».
Chi è che ti piace a destra?
«Nessuno».
Nemmeno Casini? Piace a tutti.
«Casini dirige la Camera in modo più equilibrato di Pera al Senato. Però ci vuole poco».
A sinistra con chi hai litigato?
«Quando ero al governo, con Bassanini, con Violante e a volte con Enrico Letta, che era favorevole al nucleare».
Rutelli è ancora da considerare un ambientalista?
«Francesco vuole fare dimenticare le sue posizioni passate molto radicali. Ma più sui diritti civili che sull’ambiente».
Come ti trattano nelle trasmissioni televisive?
«A volte siamo stati più censurati dagli amici dei Ds e della Margherita a Primo Piano che non dal Tg1. A Ballarò io sono andato una sola volta l’anno scorso».
Una delle critiche che si fanno spesso ai Verdi è che fanno opposizione preventiva. I signornò.
«Il no ha un profondo significato, anche evangelico. Il nostro no alle farine animali se fosse stato ascoltato avrebbe evitato la mucca pazza. Che fine hanno fatto quegli scienziati che dicevano che non c’era problema? Il nostro no agli Ogm può evitare in futuro molti danni alla nostra economia. Sono no positivi. Noi siamo stanchi di essere il partito del giorno dopo. Ci danno sempre ragione, ma solo dopo il disastro».
Hai cambiato tutte le lampadine al ministero.
«Ho messo quelle fluorescenti a basso consumo. E ho fatto risparmiare milioni allo Stato. Prima di pensare a costruire nuove centrali bisogna fare un piano di risparmi. Oggi sprechiamo almeno il quindici per cento dell’energia che produciamo».
Gioco della torre: Berlusconi o Bossi?
«Bossi è troppo becero. Ma Berlusconi fa più danni. Politicamente butto Berlusconi, umanamente Bossi».
Mastella o Pomicino?
«Butto Pomicino. È arrogante».
Il Tg5 o il Tg1?
«Il Tg1 è un po’ troppo partigiano, il Tg5 si limita ad ignorarci.
Giancarlo Perna ti ha chiesto: tra un ecologista di destra e un cacciatore di sinistra chi preferiresti? E tu traccheggiavi.
«Traccheggiavo perché era una domanda assurda».
Mica tanto assurda.
«Se parliamo di una coalizione, allora nella coalizione ci sta anche il cacciatore di sinistra. Però nei Verdi non possono entrare né il cacciatore di sinistra, né l’ecologista di destra».
Vedi? Traccheggi. Facciamo il gioco della torre. Chi butti?
«Ma non lo so, dipende».
Dipende da cosa?
«Che cosa significa ecologista di destra?».
Haider è un ecologista di destra.
«Ecco allora diciamo tra Haider e un cacciatore di sinistra, butto giù Haider».
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