- 21 Ottobre 2004
Dino Risi ha 88 anni. È stato uno dei più prolifici registi della commedia all’italiana. Ha diretto Poveri ma belli, il Sorpasso, Una vita difficile. Ha inventato i film a episodi con I mostri. Ha avuto amanti famose: da Anita Ekberg ad Alida Valli. Da dieci anni non gira più film, da trenta vive in un residence romano, da qualche mese è diventato scrittore (I miei mostri) per Mondadori. Aveva programmato di morire nel 2000.
«Ho già sforato di quattro anni».
Ne siamo tutti felici.
«Mi sento come un inquilino abusivo. Sono rimasto senza amici. Erano tutti più giovani di me e se ne sono andati prima di me, Gassman, Fellini, Zapponi, Lapegna, Tognazzi, Mastroianni, Sordi, Manfredi. Non so più con chi parlare. Il linguaggio dei giovani è insopportabile. I miei nipoti vanno avanti a “puntocom” e “vuvuvu”. Io non ho nemmeno il coso, come si chiama, il fax. Imbuco sempre le lettere nella cassetta».
La posta a cavallo l’hanno abolita, te l’hanno detto?
«Andava benissimo».
Ti sei dato un altro traguardo?
«Spero di andarmene prima o poi».
2010?
«Ma no. È una questione di settimane».
Devo sbrigarmi a pubblicare questa intervista.
«Qualche mese reggo».
La morte la vedi in maniera così distaccata?
«Mi incuriosisce. Prevedo delle sorprese. La vita in fondo non è questa grande trovata».
Te la sei goduta.
«Tutto quello che ti sembra bello si riduce a spazzatura».
Come sarà morire?
«Quando vado a dormire cerco di cogliere il momento in cui si spegne la coscienza. In fondo è una piccola morte. Ma non riesco mai ad afferrare quell’attimo».
E inizia la tua attività frenetica di sognatore.
«È come andare al cinema. Sogno di tutto. E so anche che cosa sognerò, dipende da quello che ho mangiato».
Sogni «à la carte».
«Se mangio pastasciutta sogno sesso. Se mangio carne, storie sentimentali. Quando dormo sono molto intelligente».
Una volta il Giornale scrisse che eri morto.
«Dieci anni fa. Feltri mi telefonò per chiedermi scusa. Mi disse: “Io sono un suo grande ammiratore, non dimenticherò mai Mani sulla città”. “Ma no! Io sono Risi. Quello è Rosi”. “Ah, mi scusi ancora”».
Come vorresti morire?
«Non in automobile. Già vedo i titoli: “Muore in un sorpasso il regista del Sorpasso”. È una delle ragioni per cui non guido più».
Hai preparato il tuo necrologio?
«Walter Chiari ha fatto scrivere sulla sua lapide: “Non preoccupatevi, è solo sonno arretrato”».
Tu potresti fare scrivere: «Qui giace uno stupido infedele bugiardo vile ipocrita fatuo». Sono parole tue.
«Una volta Nanni Loj mi disse: “Puoi definirti in tre parole?”. Io ho detto: “Sono un fallito riuscito”. Questa è la lapide per me».
Le donne, l’amore, il sesso.
«Ormai me ne sono liberato. Era un’idea fissa. Ho cominciato all’età di tre anni».
Il difficile è crederci.
«A sei anni ero innamorato di una cameriera. Mi portava a letto con sé. Ho conosciuto il piacere, si può dire».
La prima volta di sesso vero?
«Quasi sesso, al casino. Lei cominciò a raccontarmi le sue storie tristi e non facemmo niente. Poi mi innamorai di un’altra prostituta, una certa Tina. Uscivamo insieme ogni due giorni, come due fidanzati. Tra un camparino in galleria e un caffè ai giardini mi raccontò la storia di quel famoso politico che andava da lei, tirava fuori da una borsa delle pratiche, leggeva, sottolineava e intanto lei doveva spogliarsi, infilarsi nel letto e poi dopo pochi minuti suonava la sveglia, lei si alzava, si stirava, faceva un bagno, usciva tutta bagnata e doveva dirgli: ma non ti sembra di lavorare troppo? E lui rispondeva: il Paese ha bisogno di me. Lasciava una busta con i soldi ed andava via».
Il nome, il nome, il nome.
«È vivo e famoso».
E allora torniamo alla tua ossessione. Hai avuto Anita, hai avuto Alida.
«Anita. Stavamo facendo l’amore e lei parlava al telefono con un famosissimo industriale di Torino».
Vabbé.
«Era arrabbiata perché lui aveva avuto un’avventura con una francesina. Piangeva, lo insultava e faceva l’amore con me».
E Alida?
«Io ero l’aiuto dell’aiuto dell’aiuto di Soldati. Mario era gelosissimo. Lui una volta l’accompagnò al treno. Poi decise di salire anche lui sul treno. Saltò sull’ultima vettura e cominciò a correre da uno scompartimento all’altro. Quando arrivò in quello di Alida lei stava baciando un suo fidanzato».
Tu sei religioso?
«Laico dalla nascita».
Ma con tua moglie Claudia ti sei sposato in chiesa.
«Lei. Io no. Io l’ho solo accompagnata. Lei si è sposata con me in chiesa, ma io non mi sono sposato con lei in chiesa».
Ma dai.
«Ho fatto il matrimonio civile con lei, ma il matrimonio religioso non l’ho fatto».
Siete andati lì a salutare il parroco?
«No, lei si sposava religiosamente».
Ma non è possibile.
«In Svizzera è possibile».
Faccio finta di crederci?
«In Svizzera sono molto liberali».
Adesso hai un’altra fidanzata, Leontine.
«Da circa trent’anni. È ancora bellissima. Anita Ekberg mi ha telefonato il mese scorso e mi ha domandato: “Ma Leontine quanti anni ha?”. Anita ormai ha circa 80 anni. Io le ho detto: “Leontine ne ha 60”. E lei: “Ah! A te sempre piaciuto pollastrelle”».
Ti innamori ancora?
«Due anni fa ho visto una ragazza che saltava giù dalla motocicletta, bellissima, con le gambe nude, correva, attraversava la strada e io sono rimasto come un cretino, come quando avevo diciassette anni. È entrata dentro un portone. Poi si è affacciata da un balcone abbracciata a un ragazzo. Avevo ottantasette anni, ottantasei…".
Saresti pronto per un’avventura?
«No. Far l’amore, la fatica è tanta, il piacere è breve, la posizione ridicola».
A volte dici che sei stato fedele. A volte infedele.
«Si può esser infedeli e fedeli nello stesso tempo».
Questa non è male.
«Mi piaceva l’infedeltà e mi piaceva tornare in famiglia. Una volta, a piazza Euclide, avevo finalmente avuto un appuntamento con Sylva Koscina. Stava per salire in macchina quando sentii le voci dei miei frugoletti: “Papà papà”. E dietro, la mamma».
E Sylva Koscina?
«Sparita per sempre dalla mia vita».
I registi a volte approfittano della loro posizione.
«Massimo Dalla Mano faceva i provini finti. Batteva a macchina una scena d’amore. Ti amo, sono pazza di te, prendimi, voglio essere tua. Tutto nel copione. E lui la prendeva. Il copione è sacro».
Tu hai mai fatto cose del genere?
«No. Ma a volte era duro resistere. Ai provini di Poveri ma belli c’era la mamma di una bella ragazza che mi disse: “Mia figlia stanotte te la scopi tu”».
Hai detto: evitate le femministe, le donne brutte e i politici.
«Sì».
Cominciamo dalle femministe.
«Sono proprio delle stronze».
È quello che pensano le femministe di te.
«Per loro sono un uomo da scannare».
Passiamo alle donne brutte.
«Tognazzi sosteneva che bisogna andare con le donne brutte perché non te la fanno pesare come le belle. Avevo una cameriera bruttissima e bassissima. Si fece anche lei».
Ti sei mai innamorato di una brutta?
«Mai».
Ci sono anche quelle intelligenti.
«Non mi sono mai piaciute. Belle e intelligenti è difficile trovarne».
Capisco perché le femministe ti odiano.
«Non me ne frega niente».
E adesso la politica.
«Non sono mai stato della sinistra cinematografica. Non mi è mai piaciuto intrupparmi. Sono terzista anche se non so che cosa voglia dire».
Hai conosciuto Berlusconi?
«Una volta ha invitato una decina di noi a cena. C’erano Magni, la Wertmüller, Age e Scarpelli. Alla fine si è messo al piano, con Confalonieri, ed ha cantato La vie en rose».
Sempre la stessa scena.
«Alla fine gli ho dato un biglietto da diecimila lire: “Per l’orchestra”. Lui è stato spiritoso, l’ha strappato in due: metà l’ha data a Confalonieri».
Voteresti mai per lui?
«Mai. Non ha la faccia da capo del governo. Io sono faccista».
Le migliori facce che conosci?
«A parte Humphrey Bogart e Cary Grant? Antonioni ha una bella faccia. Anche coso, come si chiama? Il presidente della Camera, Casini. È bello».
Ci sono bravi attori oggi?
«Ce ne sono molti di medio livello».
Tognazzi, Manfredi, Mastroianni, Gassman, Sordi.
«Nessuno al livello dei cinque colonnelli».
Definiscili.
«Tognazzi simpatico, divertente, terreno, vivo, umano. Gassman intelligente e complicato. Manfredi noioso e rompiballe. Arrivava alle tre di notte e bussava alla mia porta in albergo per correggere una frase».
E tu che gli dicevi?
«Vaffanculo. Sordi divertente ma non affidabile, chiuso. Mastroianni l’ho visto piangere per amore. Chi l’avrebbe mai detto?».
Il più amico?
«Gassman. All’inizio lo odiavo. Era antipatico. Ma le maestre impazzivano per le sue belle gambe».
Hai detto una volta di Visconti: è un buon arredatore.
«Ci divertivamo con Gassman a creare queste definizioni cattive. Visconti un arredatore, Fellini un fotografo. Avevamo fatto la classifica dei grandi cani mondiali. Primo, più cane di tutti, Gregory Peck».
Quali erano i rapporti fra voi registi?
«Non ci frequentavamo quasi. Antonioni una volta mi disse: “Facevi belle cose. Perché adesso fai schifezze?”. Avevamo appena visto la prima di un mio film. Lui era con Monica Vitti. A lei piacevano i miei film, molto più dei film di Antonioni».
Chi frequentavi?
«Qualche volta andavo col gruppo Monicelli, Scola, Age e Scarpelli. Si riunivano negli anni Sessanta per fare quegli stupidi giochi di società tipo le attinenze, i mimi. Non sapevano ancora di essere comunisti».
I critici ti piacciono?
«Li leggo pochissimo. Non mi piace quello del tuo giornale, Paolo Mereghetti, con quelle sue frasette: “Per farsi del male”, “Riuscito a metà”, “Se non avete di meglio”, “Meglio una pennichella che vedere questo film”».
E tu rispondi.
«Meglio una pennichella che leggere Mereghetti».
A un giornalista una volta dicesti: «La sua è una domanda del cazzo».
«Era vestito da cowboy. Già faceva ridere senza fare domande. Alle conferenze-stampa fanno sempre domande imbecilli».
Hai detto che Riso Amaro è un pessimo film.
«Un film terribile. Un po’ anche per colpa di Gassman. Una di quelle gigionate da vergognarsi per tutta la vita».
Ha avuto successo.
«Grazie alle cosce di Silvana Mangano».
Gioco della torre. Muccino o Moretti?
«Butto Moretti. Si piace troppo. Esagera».
Di Moretti hai detto una cosa tremenda: «Spostati che non mi fai vedere il film».
«Non mi era piaciuto. Una sdolcinatura».
Vi siete sentiti dopo?
«Gli ho anche chiesto scusa per aver esagerato».
Loren o Lollobrigida?
«Butto la Lollo».
Ti sei mai innamorato della Loren?
«Mai. Non è il mio tipo. È troppa. Una bellezza prepotente».
Monroe o Bardot?
«La Bardot aveva l’alito cattivo, come tutti i francesi che mangiano rane e cipolle».
Che ne sai dell’alito di BB?
«Me lo disse Gassman dopo averla baciata».
In un film. Immagino.
«Nella vita. Immagino».
Vespa o Costanzo?
«Butto Vespa. Fa ridere. Sembra un maggiordomo. Anzi no, un capocameriere».
Bellucci o Morante?
«Butto la Morante. Troppo saputella».
Pera o Casini?
«Casini è simpatico, non ha una faccia da politico».
Dimenticavo che sei faccista.
«Tutti sono faccisti. Anche Bush lo stanno facendo vincere perché ha più faccia di quell’altro».
Bush avrà mica una faccia bella.
«Meglio di quella da funerale di coso, di Kerry».
Che faccia ha Casini?
«Ha una faccia che puoi incontrare ai matrimoni. O, come diceva Campanile, una di quelle facce che si incontrano solo sui vaporetti».
Cofferati o Bertinotti?
«Cofferati è stato poco chiaro nelle ultime cose. Ha illuso tutti quanti. Ha fatto il doppio, il triplo, il quadruplo gioco».
Doppiogiochista?
«Multigiochista».
Gasparri o La Russa?
«Salvo La Russa. Ha una grande faccia. Potrebbe fare il diavolo in un film di Ciccio Ingrassia».
Mastella o Pomicino?
«Butto Pomicino. Troppo vecchio. Troppo usato. Troppo ciancicato».
Sgarbi o Ferrara?
«Salvo Sgarbi. Ferrara è un bel comico. Sarebbe un ottimo attore. Il tipico sceriffo in un film di Leone. Sgarbi potrebbe invece fare l’omosessuale, in costume settecentesco con la faccia incipriata».
Baget Bozzo o Bondi?
«Butto Baget Bozzo. Bondi ha la faccia da stupido ma è intelligente. Baget Bozzo ha la faccia intelligente ma è stupido».
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