- 21 Gennaio 1990
"Io sono un teledipendente in parte pentito in parte guarito da questa terapia. Io ho veramente posto a Martino una serie di domande e lui ha cercato di intepretarmele in sedute che non erano reali solo perché io non ero coricato sul lettino. Eravamo seduti uno di fianco all’altro, ma sostanziamente era una seduta di analisi. Io ero un teledipendente sfegatato. Sostenevo in maniera acritica la bellezza della televisione, sono arrivato addirittura a stare cento ore davanti alla telecamera per battere il record.
Martino in quell’occasione era tra gli invitati e mi ha chiesto: "Ma tu proprio hai dormito? Tu proprio hai mangiato, ti sei lavato, hai evacuato davanti alle telecamere? Ed era tutto normale?" Io ho risposto, sì. E a quel punto Martino ha cominciato a preoccuparsi. A guardarmi con occhio clinico e professionale. E ha capito che ero veramente un teledipendente. Era il 1987. Da quel momento abbiamo cominciato a parlare di questa teledipendenza, ad osservare criticamente la tv e alla fine io un po’ per il suo intervento e un po’ perché la tv, andando avanti faceva sempre più schifo, io sono guarito"
– La televisione contiene in sé il metodo per guarire?
"Sì. La caratteristica principale di questa terapia è la seguente. Io credevo che lui mi imponesse di spegnere la tv. Invece no. Si guarisce, cioè si diventa critici nei confronti della tv continuando a guardarla. Il senso non è assolutamente spegnerla"
– Bisogna difendersi dalla tv o da questa tv?
"Io credo che in generale bisogna difendersi dalla tv e in particolare da questa tv. I motivi sono uno fondamentalmente. La tv è costretta ad essere sempre e comunque estremamente seduttiva, a commettere continuamente adescamento. La tv commerciale per sua definizione ha bisogno di molta audience e purtroppo gli sponsor non sono acuti tanto da individuare esattamente il target che a loro interessa, cioè un venditore di biciclettte da bambino dovrebbe accontentarsi di avere mezzo milione di bambini o di genitori davanti al teleschermo in modo da poter comunicare col proprio pubblico. Invece no, vogliono sempre un’audience indistinta la più numerosa e la più media possibile. Per attirare questa audience media, il più delle volte la trasmissione diventa mediocre. E diventa mediocre anche la gente che la guarda".
– E la tv pubblica?
"Alla Rai la situazione non è molto diversa. Per dividersi finanziamenti, studi, troupe, eccetera, anche una trasmissione Rai, nonostante il canone, deve avere molta audience. A questo punto la tv è continuamente seduttiva, cioè fa leva sulle mie debolezze per tenermi inchiodato lì. A quel punto diventa una cosa da cui difendersi, perché ha questo atteggiamento attraverso il quale mi vuole catturare".
– Non c’è un metadone da assumere al posto della tv?
ROVERSI: "Sono sicuramente le trasmissioni che fanno meno male. Comunque per guarire bisogna essere critici ed attivi. Se uno si compera i vari giornali specializzati, si informa, usa il videoregistratore e si costruisce un proprio palinsesto, vede quello che vuole vedere, non è passivo. Questa è una sorta di cura disintossicante…
MARTINO (Ragusa): "Ce ne sono di due tipi, uno specifico, televisivo, i buoni programmi, e uno aspecifico, il giornale. Per giornale intendo quei settimanali che ti aiutano a scegliere i programmi, che ti consentano una prev-visione. E poi ricordarsi che esiste anche la carta stampata. Anche se il televisore nobilita il tipo di informazione, non fa vergognare del tipo di informazione che si va a cercare. Per esempio, "Cronaca vera", sull’Intercity, non lo vedi in mano a nessuno. Certa gente non va in edicola a comprare "Cronaca Vera", si vergogna. Però la stessa gente in tv guarda tranquillamente programmi equivalenti. Qualcuno si vergogna anche di comprare "Oggi" o "Gente". Però se lo stesso tipo di spettacolo ti arriva per tv ti senti legittimato. Tipo "Domenica In" che è un po’ peggio di "Gente"
– I film nelle videocassette non possono essere un metadone?
"Lo sono, come del resto saranno un ottimo metadone le pay tv. E’ un gesto volontario, di cui esiste una reciprocità tra il telespettatore che sceglie e la televisione che mi da il prodotto che mi serve".
– Quali sono i programmi peggiori in questo momento?
"Non lo so, dipende dal tipo di debolezza che uno ha. Io devo confessare che ultimamente la guardo poco la televisione. Nel senso che non sono più un teledipendente, non mi diverte più, non mi piace. Io tempo fa coltivavo anche il gusto dell’orrido, cioè il gusto di vedere delle cose anche molto molto kitch, ritrovavo in queste cose un senso, una originalità, una freschezza. Adesso credo che nemmeno questa sia un’arna. Vedevo tutte le aste notturne. Wanna Marchi è stata una maestra, un cult, la guardavo di notte, sempre. Adesso guardo l’informazione e il cinema. Le trasmissioni peggiori dal mio punto di vista sono le trasmissioni organizzate in studio, le cosiddette trasmissioni contenitori varietà, che nascono per raccogliere un pubblico indiscriminato, medio, che di fatto rendono mediocre con un gusto che non ha sapori".
– Che cosa si può vedere invece?
"Una volta acquisito questo minima distanza critica puoi guardare tutto e va benissimo. Io per esempio mi guardo tutte le partite di tennis e mi piace da morire. Non è che sia una televisione particolarmente stimolante, ma almeno è quella cosa lì e nient’altro. Un prodotto puro, non un minestrone di vari sapori. Oppure le partite di biliardo in tv. Io guardo anche dei programmi sportivi pur non essendo un fanatico di sport. Lo guardo, so quello che vedo, rimango sulle mie e non mi faccio catturare. Se qualche volta mi faccio ancora catturare, alla fine mi faccio schifo, perché sto li in poltrona…"
– Il luogo dove si vede la tv è importante?
"Certo, io prima avevo un atteggiamento da poltrona svaccata, tutto passivo, andirivieni dalla poltrona al frigorifero, e assoluta mancanza di iniziativa, diventavo abulico, mangiavo davanti alla tv, bisogna vivre la tv con un minimo di spina dorsale".
– Ti addormnento davanti alla tv?
"Prima sì. Adesso cerco di spegnerla quando ho sonno e vado a letto. E’ un brutto sintomo dormire davanti alla tv. Precede di poco la menopausa e l’andropausa, la tristezza ormonale più schifosa. Il problema è non essere invasi, sedotti, portati dall tv dove vuole lei".
– Hai mai avuto la tv in camera da letto?
"Una volta. Ma adesso no".
– Secondo te la tv è volgare, stupida o banale?
"La tv può essere queste e altre trecentocinquanta cose. Nel senso che ha la potenzialità per essere tutto, è quindi uno struemento in sé stupendo che però ultimemente è diventata solo banale. E’ come una di quelle reti fatte per pescare tutto il pesce, dal più piccolo al più grosso, sono le reti che fanno maggiori danni, se avesse maglie diverse, ami diversi per ogni tipo di pesce che vuole catturare sarebbe una televisione più matura ed accettabile"
– Cioè, più gente vuoi, più devi abbassare il livello…
"Ma più che abbassare devi contaminare, devi mescolare le cose, devi far riferimento ad un gusto che non esiste, non esisteva ed è questo gusto mediocre, medio, che adesso esiste, perché l’ha creato la tv, che continuamente fa delle cose immonde con la scusa che la gente vuole quello, mostra delle cose tremente con la scusa che queste cose ci sono e che la televisione ha una sua vocazione giornalistica. Ma in realtà non è vero. E’ la tv che in realtà rende visibili queste cose…"
– Stai riferendoti alla trasmissione dell’esecuzione sulla sedia elettrica?
"Non tanto a quello, mi riferisco che so… adesso è un periodo elettorale. Benissimo, ho visto mostrare i partiti i più disparati e disperati, le leghine, i partiti dell’amore, quelli della caccia e della pesca. Ferrara adduceva la giustificazione, mostrando queste cose, che lui fa il giornalista. Queste cose esistono e io te le faccio vedere. Io non sono d’accordo. E’ vero che queste cose esistono, ma hanno in sé una visibilità molto ridotta. Nel momento in cui tu me le fai vedere diventano vere, acquistano una credibilità una visibilità una importaqnza notevole. La tv non può più nascondersi dietro l’alibi che ti mostra la realtà, ormai la plasma, perché ha questa capacità".
– E’ peggio la tv privata o la pubblica?
"Allo stato attuale credo che sia peggio la privata per il motivo che è più ricattabile dal discorso dell’audience. Però anche la pubblica è ricattabile. Se la sponsorizzazione avvenisse in un altro modo se gli account della pubbblicità andassero a cercare lo sponsor giusto per il programma giusto e se lo sponsor si accontentasse anche di ottocento mila persone, ma giuste per il suo prodotto, ecco che potremmo fare tutto, anche nella tv commerciale, però non è così, comincia ad essere così ma non lo è ancora".
– Dove è che comincia ad essere così, per esempio?
"Non lo so dove, però io ho qualche amico pubblicitario che mi dice che finirà per essere così. C’è qualche trasmissione che mi piace, prendi per esempio Babele, oppure la Cartolina di Barbato, in quelle trasmissioni traspare da parte della rete una scarsa preoccupazione dell’audience, poi magari le ascoltano in molti, però sono messe lì perché qualcuno ritiene che debbano starci".
– Le piace Barbato, quindi. E Costanzo?
"Ho molte più perplessità. Nel senso che anche lì mi sembra che sia applicata la teoria del minestrone".
– E Chiambretti?
"Beh mi piace molto, è molto carino, anche lì sono trasmissioni in cui non c’è la preoccupazione di piacere ad un grandissimo numero di persone, quindi gradevoli".
– E Ippoliti?
"Io a questo interrogatorio sui singoli nomi non ci sto molto volentieri…
– E’ una maniera per capire che cosa le piace di più, può dare spunto a qualche riflessione…Per esempio se si parla di Ferrara e di Sgarbi si intende un certo tipo di tv aggressiva, violenta…
"Quelli che presentano i "tipi strani", i "mostri", o lo fanno con affetto e allora hanno tutta la mia solidarietà, o lo fanno con un po’ di supponenza, allora mi fa un po’ impressione, quindi io ho un certro disgagio a guardare la tv che in qualche modo mi vuole a tutti i costi stupire, mi viuole tenere incollato lì, perché c’è qualcosa di pazzesco da vedere. Mi piace di più la tv che mi intrattiene con chiacchiere signorili e acute, come Barbato od Augias. La tv aggressiva non mi piace, ma non è un problema di gusto, non è questione se mi piace o non mi piace. Ci sono delle cose che mi mettono a disagio ed altre che mi mettono a mio agio. Come nevrotico della tv mi fa star male".
– E la tv alla Funari, alla Mosca, la tv sbracata e un po’ volgare?
"Anche questi programmi mi procurano sintomi nevrotici".
– Tu vedi solo film e tg…
"Attraverso la psicoterapia di Martino io sono guarito, all’inizio il fatto che i film fossero inzeppati di pubblicità visto che io ero un fruitore di tv nevrotico che non guardava la tv in quanto tale ma bivaccavo davanti alla tv, i tempi della pubblicità mi servivano per andare a fare la pipì, per prendere una barattolo di Nutella o un panino".
– Eri anche un Nutella-dipendente? L’ultimo stadio proprio…
"Ed anche yoghurt, in grandi quantita… Adesso comunque visto che guardo il film in quanto tale e non ho problemi di bivacco, allora mi guardo i film della Rai o della pay tv che non sono interrotti".
– E i tg?
"Sono la mia passione. Cerco sempre di essere a casa alle sette di sera per poter vedere tutti i tg, prima il tg3, poi quello di Video Music, poi una fetta di tg2, poi alle otto salto fra tg5 e tg1. Se riesco me li guardo tutti perché la comparazione politico tecnica dei tg è una mia grande passione".
– Quali insegnamenti hai ricavato?
"Tutto quello che dicono i manuale su come leggere i giornali può essere adattato a come vedere un tg: la collocazione di una notizia, il numero di persone che ha partecipato a una manifestazione del Pds, sono tutte cose controllabili, è tutto molto trasparente. Vedendo tutto ho una buona approssimazione della realtà, alla fine io tiro una media e conosco la realtà o quantomeno qualcosa di simile".
– E i quiz? Non eri un patito di quiz?
"No"
– Nemmeno nei momenti peggiori?
"No, quella è una malattia televisiva che non ho mai avuto".
– Non sei sceso quindi all’ultimo stadio.
"La mia teoria è diversa. In realtà si può essere teledipendenti di tutto. Una cosa che per me è normalissima e non mi fa particolarmente sballare per lei può esser una vera follia. Dipende dalle debolezze di ognuno se si può essere catturati in maniera tremenda da un programma o da un altro".
– Ma ci sarà pure un valore comunque oggettivo della depravazione televisiva.
"No, secondo me no. Ognuno così come non esiste una nevrosi peggiore di un’altra ognuno ha la sua"
– C’è un limite di ore oltre il quale sei un teledipendente?
MARTINO: "Io penso che non sia solo un fatto qualitativo, credo che sia anche quantitativo. Non credo che tante ore di tv "non dannosa" siano innocue. Io mi preoccuperei dopo che si superano le tre ore al giorno. Le due ore serali più l’ora diurna. Direi che questo è già un limite preoccupante".
ROVERSI: "Dipende dalla vita che si fa. Io ero capace una volta di stare anche quattro ore davanti alla tv. Adesso non più di tre quarti d’ora. La domenica pomeriggio potevo anche esagerare e farne anche sette, ciondolando di qua e di là".
– Ci sono rischi di ricaduta?
"Credo di si".
– Devi stare quindi attento…
"Sì, a volte sì, quando sono molto rilassato e privo di energie, per spegnere il cervello e metterlo in folle guardo la tv, soprattutto se non ho in casa l’altra mia droga leggera, il mio vero metadone, che sono i romanzi western, se ho un romanzo di Louis L’Amour oppure un fumetto di Tex Willer".
Nessun commento.