- 3 Febbraio 1990
MILANO – Come sarà la prossima campagna elettorale? C’è chi giura che comincerà ad essere all’americana. Stanchi dello strapotere dei partiti, dei politici maneggioni, dell’inefficienza degli amministratori, gli italiani punteranno sui singoli candidati dimenticando le proprie simpatie ideologiche, le proprie appartenze sociali e politiche. E per questo molti di coloro che intendono "correre" per un seggio al Parlamento stanno cominciando a pensare a come vendere meglio la loro immagine.
"C’è un grado altissimo di fluidità e di indecisione, molto più degli anni scorsi", spiega il politologo Renato Mannheimer al dibattito organizzato nella sede dell’Usis per la presentazione del libro "Il manuale del candidato politico", di Maria Bruna Pustetto. "Per questo saranno molto importanti l’uso dei consulenti politici e le nuove tecniche di marketing politico già sperimentate negli Stati Uniti, invece di quei costosissimi pranzi e cene".
Maria Bruna Pustetto è appunto un consulente politico. "L’unico in Italia", sostiene. "Finora partiti e candidati si sono rivolti, al massimo, ad agenzie di pubbliche relazioni o pubblicitarie". Il suo libro comincia con un dato, impressionante: "In Italia si presentano periodicamente al giudizio degli elettori oltre un milione di candidati fra elezioni amministrative (comunale, circoscrizionali, provinciali) regionali, politiche ed europee".
Di questi candidati Maria Bruna Pustetto ne ha curati finora venti con una percentuale di successo particolarmente alta, tutti eletti tranne uno. Come mai questo fallimento? "Arrivò questo signore, mise sulla mia scrivania il suo budget e partì per le vacanze. Tornò il giorno dopo le elezioni, in tempo per sapere di avere perso. Nessun consulente politico può vincere a dispetto del suo candidato".
– Che cosa significa, signora Pustetto, campagna all’americana?
"Niente di particolare. Solo campagna organizzata. Il contrario di ciò che succede in Italia dove i candidati fanno tutto artigianalmente".
– Forse perché vogliono spendere pochi soldi…
"E’ esattamente il contrario. Le campagne artigianali costano moltissimo. I soldi scorrono via senza nessun controllo in imprese del tutto inutili, folli e deliranti, spesso controproducenti. Le campagne organizzate da un consulente costano molto meno".
– Può fare un esempio?
"L’anno scorso un mio candidato ad un consiglio elettorale ha speso 24 milioni. Ed è stato eletto. E la cifra massima che ha speso un mio candidato alla Camera è 120 milioni. Ed è stato eletto anche lui. Il consulente è uno che controlla, limita, indirizza le spese, non il contrario. C’è un certo momento della campagna elettorale in cui il candidato entra in fibrillazione e perde la testa. Il consulente invece sa perfettamente quando è utile spendere e quando sono soldi buttati via".
– Facciamo un po’ di conti. Quale sarà il fatturato di queste elezioni?
"Circa 6 mila candidati che spenderanno in media diciamo 150 milioni l’uno. Troppo? Facciamo 100".
– Seicento miliardi?"
"E solo per i candidati. Poi ci sono le spese dei partiti".
– Ma da dove arrivano tutti questi soldi? E come li recupereranno? Chi viene eletto ha lo stipendio, ma chi non viene eletto?
"Non sono certo soldi loro".
– Stava passando una legge per fissare un tetto alle spese elettorali, 150 milioni a testa…
"Una sciocchezza. Conosco mille sistemi per aggirare una regola del genere. Il problema è solo la trasparenza dei finanziamenti. Ognuno dovrebbe poter essere chiamato a giustificare tutte le sue spese elettorali, dallo spot al "santino"".
– Qual è il compito di un consulente politico?
"Vendere l’immagine del suo candidato, enfatizzando i suoi pregi e minimizzando i suoi difetti".
– E questo non le pone dei problemi morali?
"Io sono un tecnico, metto a disposizione le mie conoscenze. E comunque non accetto mai di dare la mia consulenza ad uno che non mi piace. E’ come nel marketing commerciale: se un prodotto non c’è, è difficile venderlo per quanti sforzi si facciano".
– Esistono mezzi innovativi, rivoluzionari nel marketing politico?
"No, in politica l’originalità non paga. La politica può essere veicolata attraverso i soliti sistemi".
– Ma lei avrà dei suoi metodi particolari, dei mezzi preferiti…
"Certamente. Io per esempio sconsiglio gli slogan. Sono generici e annoiano la gente. Punto molto invece sulla foto del candidato. Deve essere perfetta. E poi voglio il candidato a disposizione 24 ore su 24. E’ lui quello che deve lavorare di più. Deve contattare direttamente o indirettamente tutti i suoi potenziali elettori".
– Come ai tempi dei comizi?
"I comizi torneranno. Non come quelli oceanici di una volta. Saranno minicomizi, in giro per la città e per i paesi. Dieci o venti spettatori alla volta. Mordi e fuggi. La prima cosa che chiedo a un candidato, prima di prenderlo in carico, è come sta di salute. E lo mando la dottore. I malati non vincono le elezioni".
– Che cosa vuol dire contattare gli elettori indirettamente?
"Usare il telefono per esempio. Io ho cominciato a introdurre nella mie campagne il telemarketing sette anni fa, con ottimi risultati. L’ho trovato molto utile soprattutto per fare eleggere le donne. L’ultimo giorno ed anche il giorno delle elezioni dieci donne addestratissime telefonavano a più di cento donne ciascuna per parlar loro della mia candidata. Una tecnica molto economica e di grande efficacia".
– Cioè?
"Una volta ho fatto un controllo. Il 30 per cento delle persone contattate aveva effettivamente votato la mia candidata. La gente vota per chi conosce. A volte ho fatto fare le telefonate allo stesso candidato. Oppure ho fatto sentire, sempre per telefono, la voce e un piccolo discorso del candidato. Un’altra volta abbiamo installato un numero verde".
– Qual è la dote migliore per un candidato?
"E’ stato fatto uno studio preciso. Al primo posto gli elettori premiano il calore umano, al secondo la competenza, al terzo l’intelligenza".
– Come giudica gli spot elettorali italiani?
"Pessimi. Non veicolano elementi emotivi. Orribili quelli dei comunisti vecchi e nuovi. Messaggi tristi, gente in coda agli sportelli. Gli spot non devono mai essere fatti in negativo".
– Siamo ancora molto indietro rispetto agli americani?
"Tanto. Negli Stati Uniti ci sono perfino le agenzie specializzate in musichette politiche".
– Che consiglio darebbe ad un candidato a queste elezioni?
"Proporre messaggi nuovi e cavalcare il malcontento. Non farsi confondere con l’attuale maniera di far politica. Il corpo elettorale è fortemente disorientato da una classe politica che ha raggiunto il punto più basso di deterioramento. La gente vuole penalizzare questo sistema. Non vota a favore, vota contro".
– Si può fare il consulente politico per candidati diversi?
"Si può curare la campagna di candidati di partiti diversi. Io l’hanno scorso avevo un liberale, un democristiano e un socialista. Ma non ci si può occupare di candidati di correnti diverse dello stesso partito. Sono loro i veri e unici avversari nelle elezioni".
– Quali candidati si rivolgono più spesso ai consulenti?
"I socialisti. Sono quelli più coscienti di avere bisogno di una buona immagine".
– Chi ha fatto di più finora l’"americano" nella politica italiana?
"Senza dubbio Craxi. E infatti si vocifera che soprattutto all’inizio si sia servito di consulenti venuti dagli Stati Uniti".
– La preferenza unica toglierà potere ai partiti e renderà più esasperata la lotta fra i candidati?
"Dovrebbe essere così. Ma i partiti sono già corsi ai ripari bloccando le liste, confermando gli uscenti. Adesso da me non vengono più i singoli candidati. Vengono gli stessi partiti e mi dicono: "Mi curi questi cinque candidati che devono essere eletti?"".
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