- 19 Ottobre 2006
Mirko Tremaglia. L’uomo della sconfitta. Come padre del voto degli italiani all’estero avrebbe dovuto, secondo le convinzioni del centro destra, consegnare la vittoria alla Casa delle Libertà. E invece l’ha consegnata al centro sinistra. E così, per la destra, è diventato il Grande Colpevole, proprio nel momento in cui entrava trionfalmente nella storia delle istituzioni politiche italiane avendo – con la sua lotta solitaria – fatto addirittura cambiare la Costituzione per dar voce agli italiani all’estero. Ex repubblichino di Salò, ex ministro degli Italiani all’Estero, uno dei leader della destra più stimato dalla sinistra, oggi vive nell’angoscia di aver fallito.
L’uomo della sconfitta…
«È stato un trauma pesante. Ma lei dovrebbe vedere i giornali dell’epoca. Le leggo la Voce del Venezuela: “Nonostante l’età e le durezze del viaggio intercontinentale il reduce di Salò… affronta con le energie di un ragazzino felicissimo di aver speso cinquanta anni…”».
Onorevole…
«Aspetti che ci arriviamo… “dopo il diritto di voto bisogna spingere gli italiani a votare, andate a votare per chi volete, ma votate, dice con voce ferma Tremaglia, un appuntamento storico il voto…”».
Onorevole…
«… il trionfo in Venezuela, il trionfo in Brasile, il trionfo in Perù, il trionfo in Argentina, il trionfo in Uruguay…».
Ma quali trionfi? Avete perso…
«All’ultimo momento i partiti di centro destra invece di una sola hanno presentate troppe liste».
Un’orrenda sciocchezza politica. «Non consideravo così importanti i partiti. Da un’indagine di Piepoli risultava che i partiti sarebbero stati presi in considerazione solo dal 15%. Invece le organizzazioni e il patronato con i quali io mi ero alleato andavano forte».
Lei pensava che con «la lista per Tremaglia» li avrebbe sbaragliati tutti da solo?
«Abbiamo perso perché c’erano più di cinque liste di centro destra. Forza Italia, Udc, Lega, Mussolini, Fiamma, Altra Sicilia. Abbiamo preso più voti ma meno seggi».
Il problema non è quanti voti avete preso, ma chi ha fatto l’errore.
«L’errore l’hanno fatto i partiti».
Lo capiva un bambino che chi si presentava diviso perdeva.
«Io ho scritto a Fini che la cretineria dei grandi politici di centro destra avrebbe portato alla sconfitta».
E Fini che cosa rispose?
«Non rispose».
Non è possibile che nessuno si sia accorto che andavate allo sfascio…
«Lei mi vuole fare dire una cosa che io non dico…».
Dica.
«Alle elezioni, FI cerca di portare via voti ad An, An cerca di portarli via agli altri partiti. Ecco, mi fermo lì».
Onorevole Tremaglia, lei si sente l’uomo della sconfitta?
«Io ho chiesto scusa al partito e agli italiani. E Fini ha detto: “Tremaglia, al di là dei risultati, è nella storia”. Poi è cominciato il linciaggio. Ma ho replicato: “Va bene, io ho perso all’estero, ma chi ha perso in Italia? Voi. Chi ha perso nelle regionali? Voi. Chi ha perso a Roma? Voi”».
Come ha reagito al linciaggio?
«Sono caduto in una pesante situazione di esaurimento. Il linciaggio non è consentito a nessuno».
Chi l’ha linciato?
«Tutti».
Anche nel suo partito?
«Sì. Poi ho avuto la rivincita. Al referendum, in Italia, hanno vinto i no del centro sinistra, ma all’estero hanno vinto i sì. Perfino in Europa dove noi avevamo straperso le politiche».
Nessuna autocritica?
«No. Pensi che Berlusconi aveva detto che il voto degli italiani all’estero non aveva senso perché gli italiani all’estero non pagano le tasse. Togliamo il voto agli evasori, visto che non pagano le tasse? Togliamo il voto ai barboni e ai poveri? Gli italiani all’estero non pagano le tasse ma creano un indotto a favore dell’Italia di 200 mila miliardi di lire. 60 milioni di cittadini di origine italiana mangiano prodotti italiani, io ho fatto un’associazione di imprenditori italiani nel mondo con una banca dati di 15 mila aderenti. Il direttivo è fatto da 32 persone che fatturano otto miliardi di euro. Sono un impero economico».
Sempre depresso?
No, la depressione mi è passata quando ho visto come sono stati trattati da cani gli italiani all’estero da questo governo. Prodi ha fatto duemila ministri. E l’unico ministero che ha soppresso è stato quello degli italiani all’estero».
Lei è simpatico a sinistra.
«Legga qui: “Amico Tremaglia con stima e simpatia nel ricordo di momenti importanti di collaborazione in Parlamento”. Firmato Napolitano».
Cossutta ha detto che era auna vergogna che l’Italia avesse un ministro ex repubblichino.
« Non ci salutiamo più».
Lei non saluta neanche Grillini.
«Grillini è di un altro pianeta».
Lei ce l’ha con i gay.
«Ritengo di non doverne parlare».
Però ne parlava quando disse che i culattoni comandano in Europa.
«Io dissi solo che i gay si chiamano culattoni da queste parti».
No. Lei fece questa dichiarazione, su carta intestata del ministero: «Povera Europa: i culattoni sono in maggioranza».
«Mi sono dimenticato perché non mi interessa».
Lei ha detto: «Non mi piacciono gli educatori finocchi. Purtroppo ce ne sono anche in Parlamento». Quanti finocchi ci sono in An?
«Spero proprio nessuno».
Lei ha fatto parte della commissione di indagine sulla P2.
«Se uno scrivesse la storia d’Italia dovrebbe prima leggersi i 124 volumi della commissione P2. C’è tutto il degrado d’Italia. Non voglio attaccare Andreotti, per carità, ma come dimenticare che consegnò lo Stato alla P2 nominando nel 1978 Grassini, Santovito e Pelosi capi dei servizi segreti? Tutti della P2. I tre che poi fecero le indagini sul delitto Moro».
E meno male che non voleva attaccare Andreotti.
«Quando l’ho interrogato gli ho chiesto: “Presidente, lei esclude che qualcuno abbia dato dei soldi a Pecorelli per fargli cessare gli attacchi?”. “Lo escludo”. Allora tirai fuori il foglio della testimonianza di Franco Evangelisti resa davanti al giudice istruttore: “Ho dato 30 milioni a Pecorelli per fare cessare gli attacchi al Presidente del Consiglio”. E che dire del processo di Palermo?».
Che dire?
«Che ha ragione Caselli. Le sentenze vanno lette. Andreotti è stato condannato, non assolto, per reati mafiosi caduti in prescrizione. E nonostante questo viene candidato alla presidenza del Senato? Un politico sospettato, indagato, condannato, non dovrebbe nemmeno essere candidato».
Parliamo anche di Storace e di Sottile allora…
«È stata una mascalzonata. Un attacco a Fini. E Storace? Bisogna vedere le responsabilità di Storace prima di parlare. Non gli è arrivato nemmeno un avviso di reato».
È ancora amico di Di Pietro?
«La parola amico non funziona».
Lei voleva portarlo a destra.
«Aveva con me rapporti intensi. Gli ho fatto incontrare vari personaggi del governo di destra. Ma lui ebbe un colloquio determinante con D’Alema. A me dispiacque molto anche perché non me lo disse. Se mi era amico non doveva farlo».
È pentito di avere dato del «porco piduista» a Berlusconi?
«Non l’ho mai detto…»
Tremaglia, faccia uno sforzo…
«Forse ho avuto qualche espressione polemica dettata dal malumore per una bocciatura del voto all’estero».
Proprio lei, così nemico della P2, è alleato con Forza Italia che ha ai vertici due piduisti, Berlusconi e Cicchitto…
«La mia vita è lunga… è fatta anche di cose belle… perché parla di quelle brutte?».
E lei perché non mi risponde?
«Perché sono cose superate».
Lei non perdona a nessuno. Ma a Berlusconi sì.
«Non ha mai agito come piduista. In tutti i volumi della commissione non è mai stato protagonista di nessuna cosa…».
I finanziamenti delle banche infarcite di piduisti…
«Sì, il Banco Ambrosiano dove appare il Psi, la Dc e Paese Sera del Pci. Non c’è Berlusconi. Voi non potete bombardarmi su tutte queste polemiche, perché altrimenti mi sminuite»..
Come vuole essere ricordato?
«Come chi ha distribuito democrazia agli italiani nel mondo».
Una frase alla Bush.
«Se la democrazia è voto per tutti, si è compiuta il 20 dicembre 2001, con il voto agli italiani all’estero. E l’ha fatto Tremaglia. E se Tremaglia è un reduce di Salò, ancora meglio».
Hanno scritto che lei in casa ha un busto di Mussolini…
«E una boccetta di olio di ricino. Mi fa ridere».
E un pugnale da ardito…
«Cose che ha scritto Giancarlo Perna. Mi odia».
Un ammiratore di Mussolini come lei potrebbe benissimo avere in casa un ritratto di Mussolini.
«Ho la fotografia di donna Rachele. È lì sulla parete».
Lei canticchia «Manganello, manganello che rischiara ogni cervello»?
«Uno che sostiene una cosa del genere, non è un cretino? Questa canzonetta non esiste. Io le conosco tutte le canzoni fasciste».
E le canticcha?
«Non ho complessi: “Caro papà ti scrivo… la mia mano quasi mi trema… sono giorni che mi stai lontano… e dove vivi non lo dici tu”».
Fisichella disse: «Tremaglia è un rompicoglioni». Si riconosce?
«Sì, e poichè lo ha detto Fisichella, politicamente vale molto».
Chi le piace di più nel suo partito?
«Con tutti i suoi difetti, Fini. Era molto amico di mio figlio Marzio».
I difetti quali sono?
«L’elefantino, la coccinella… non è stata una grande idea disperdere la nostra identità. E anche questa storia del partito unico è ridicola».
Al di là di Fini? La Russa per esempio.
«È capace, ma è il capo di una corrente».
Quindi non le piace…
«Quindi non sono d’accordo con lui».
Gasparri?
«A tratti… qualche volta».
Quando?
«Quando sostiene le categorie».
E quando non le piace?
«Quando parla del partito unico».
Alemanno?
«Alemanno è molto intelligente e ci crede».
Piace a sinistra. A sinistra piacciono un ex picchiatore fascista e un ex repubblichino. Come lo spiega?
«Alla sinistra piace l’impostazione di spinta sociale della Repubblica di Salò».
Facciamo il gioco della torre… Berlusconi o Bossi?
«Sono entrambi necessari».
I leghisti le piacciono?
«Ce ne sono alcuni simpatici… Calderoli è spiritoso… intelligente…».
… un po’ razzista…
«I difetti ci sono a destra ma anche a sinistra».
Lei è razzista?
«Le leggi razziali noi le abbiamo condannate. Punto e stop. Se vogliamo parlarne dobbiamo anche raccontare quanti ebrei sono stati salvati dagli italiani».
Le basta questo?
«Le leggi razziali sono del ’38…».
Che cosa vuol dire?
«Ero bambino. Sono state un errore pesante. Che però non deve servire a confonderci con i tedeschi».
Lei disse una volta che rimase turbato nel dopoguerra vedendo le ragazze italiane andare con i neri americani.
«Ero in campo di concentramento ad Aversa. Vedevo le ragazze italiane che andavano con i negri, ed era un fatto vergognoso, ignobile, perché non era un atto d’amore, c’erano queste qui che avevano fame, e questi qui che se ne approfittavano».
Se fossero stati bianchi americani…
«Ma io ho visto i negri».
Se fossero stati bianchi sarebbe stato turbato ugualmente?
«Era la prima volta che vedevo una roba di questo genere. Potevo dire: “Uh che bello?”. Non avevano la mano tenera gli americani. Io sono stato rinchiuso in un carro piombato insieme a cinquanta persone per andare a Livorno, senza acqua, senza gabinetti. Una cosa spaventosa. Nel campo di concentramento loro avevano un sacco di viveri e a noi ci facevano fare la fame. E facevano dei campi di punizione con sassi a punta, e a noi ci facevano togliere le scarpe. E anche se ci sedevamo il sedere, ti si gonfiava come un pallone».
Se qualcuno le dicesse vieni con noi…. a sinistra… lei che farebbe?
«Andrei da Fini e glielo direi. Lo direi anche al mio Angelo Custode, a Marzio. E tutti e tre ci metteremmo a ridere».
Bella intervista, come, del resto, tutte