- 27 Febbraio 2001
La signora Sandra Mastella è un mito. Cucina come uno chef, lavora, fa comizi, organizza festival, fa le pubbliche relazioni per il suo Sannio e ogni tanto qualcuno la dà in corsa come sindaco di Benevento. Di lei non si parla moltissimo. Quel giusto che si deve a una moglie bella e intelligente di un leader politico di livello nazionale. Peccato che non si preveda a breve una candidatura di Clemente Mastella a premier. Avremmo anche noi una grande Hillary.
Signora Mastella, è vero che è una strega?
Benevento è un luogo di sabba, di riti, di leggende, di balli sotto il noce. E io mi sento abitante di Benevento.
Giriamo l’ostacolo: legge nel pensiero degli altri?
No. Ma mi capita di anticipare il pensiero degli altri.
Allora è una strega. Lei sa che cosa sto pensando in questo momento?
Si, ma non glielo posso dire.
Allora mi parli della sua infanzia.
Un’infanzia molto serena. A San Giovanni di Ceppaloni.
D’Alema dice che questa è la Svizzera dell’Italia.
Quando venne qui, rimase entusiasta. Era arrivato in elicottero e aveva visto dall’alto. Colline, villette, piscine.
Che ricordi ha dell’infanzia?
Dolcissimi. I miei genitori si dedicavano pienamente alla famiglia e ai figli. Si viveva sempre tutti insieme. La domenica andavamo a mangiare dal nonno i cavatelli col sugo. E la carne alla brace fatta sul camino.
Poi, presto, lei è diventata internazionale.
Siamo emigrati. Siamo andati a Long Island, dai miei zii. Partimmo con la nave, la Constitution. A Napoli venne tutto il paese a salutarci, una festa incredibile. La traversata dell’Atlantico fu agitatissima. I miei in cabina che stavano male e mangiavano solo mele. Noi ragazzi padroni della nave.
Come andò in America?
I primi mesi avevo difficoltà perché non conoscevo l’inglese. Il suono della lingua inglese era per me un rumore indistinto, come il ronzio di uno sciame di api in un campo di fiori. I compagni di classe si mettevano a ridere ogni volta che facevo un errore. Mi aiutavano i più deboli, i negri. Il mio amico era un ragazzo negro che capiva la mia difficoltà e mi dava una mano. Jonathan. Dopo i primi tre mesi la scuola era mia. Quelli che mi avevano deriso mi chiesero scusa. Ero molto popolare. Mi chiamavano Sophia Loren.
Quanto tempo è durata l’avventura americana?
I miei sono rimasti venti anni. Io sono tornata dopo cinque anni, l’università l’ho fatta in Italia. A mio padre non piacevano i college, troppa promiscuità. Lui è fatto così.
Clemente lo conosceva da tanto?
Da bambina. Io l’ho sempre ammirato. Era bellissimo…
Signora, non esageri.
Era molto corteggiato e aveva le sue fidanzatine. Anche adesso è splendido. Ha qualcosa da ridire?
No, no. Ma non mi sembra un Tarricone.
E’ molto meglio di Tarricone, mi permetta. E’ un po’ soprappeso. E non è palestrato. Dovrebbe scendere almeno di dieci chili
Quali erano i suoi miti all’epoca?
Gianni Morandi. Alberto Lupo. Love story. Io sono una romantica.
La vostra canzone?
"A chi", di Fausto Leali. E "Concerto" dei Cugini di Campagna.
Come la corteggiava Clemente?
Per dichiararsi mi scrisse una lettera bellissima che conservo ancora e ho fatto leggere ai miei figli.
Era intraprendente?
In che senso?
Sessuale, amoroso…
No comment.
Perché no comment? Comment, please.
No comment.
Le sto chiedendo solo come faceva a rubarle un bacio…
E io vengo a dirlo a lei?
No?
No.
Allora mi parli della vostra vita.
Ceppaloni, Benevento, Napoli. Giravamo molto in macchina. Io avevo una Ford verde mela. Ma il mio sogno era l’Alfa Romeo Duetto.
Rossa come il Laureato?
No, blu. La consideravo più da signora. Ma non potevo girare con una spider, non era il caso, troppo appariscente. Facevamo grandi scorrazzate con la macchina. D’estate andavamo sul fiume. Ballavamo, cantavamo, andavamo a rubare le ciliegie. La domenica si andava alla partita. Giocava Clemente. Libero, numero quattro. Era bravissimo.
E la politica?
Sempre con la Dc, la sinistra di base, De Mita.
Come erano i vostri rapporti con la famiglia De Mita?
Ottimi.
Dicono che…
Chiacchiere. I soliti giornalisti. Mai una lite.
Mai una lite?
Si facevano delle campagne elettorali entusiasmanti. Si ricordi questo numero: 1974.
Un anno speciale?
No, le preferenze da dare nella lista. 1, De Mita, 9, Mastella, 7, Gargani, 4, Bianco. 1974, 1974, un bel quartetto. Affiatato. Spirito di corpo. Poi purtroppo arrivò la preferenza unica.
Spaccati dalla preferenza unica?
Una sera a casa di Ciriaco Clemente disse: "Ciriaco, la preferenza unica inevitabilmente ci dividerà. Non saremo più compatti come siamo in questo momento. Ognuno penserà per sé".
Lei e Clemente siete sempre andati d’accordo politicamente?
Certo. Faccio anche comizi in campagna elettorale. Soprattutto nelle case. All’americana.
Discutete di politica?
Abbiamo la stessa educazione, la stessa formazione.
Clemente è testardo?
No. Fa rispettare le sue idee.
Lei gli dà dei consigli?
Clemente ha una testa sua, non ha bisogno di consigli.
Quando ha fatto il ribaltone lei che cosa pensava?
Ma quale ribaltone?
Il ribaltone.
Non voglio rispondere su questa cosa.
Deve rispondere.
Non esiste.
Lei era d’accordo?
Certo che ero d’accordo. L’Italia doveva entrare in Europa. Le elezioni sarebbero state un disastro. Clemente è stato il salvatore della patria.
E’ la funzione etica del voltagabbana. Consente la governabilità.
E le pare poco? Mio marito non è un voltagabbana. Ha fatto una scelta ragionata per il bene dell’Italia.
Ha preso dei voti a destra e li ha fatti diventare di sinistra.
Non ha preso voti a destra. I suoi voti sono i suoi voti.
Beh, questa poi…
Clemente non ha tradito il centrodestra. E’ stato il centro destra che ha tradito Clemente.
Spieghiamola meglio.
Il collegio era supersicuro. Ma An, pur di non votare Mastella, ha preso settemila voti e li ha portati sulla Fiamma di Pino Rauti. Così Clemente non è stato eletto per 600 voti.
E come è stato eletto?
Con la quota proporzionale. Un voto personale.
Comunque è stato eletto in una coalizione e adesso è in un’altra coalizione.
Lei dice le cose che dice Berlusconi.
Capita a volte.
Berlusconi predica bene e razzola male. Dimentica tutti quelli che lui ha preso a sinistra e ha portato a destra. Gargani è uno di questi. Berlusconi fa gli acquisti come tutti.
Clemente ne ha fatti tanti.
In un momento di confusione ha cercato di contattare e di fare gruppo. Era sopravvivenza. Sa qual è la diversità fra Clemente e Berlusconi?
No.
Che Clemente lo fa e lo dice. Berlusconi lo fa e non lo dice. Molto più immorale. Soprattutto se accusa gli altri.
Chi è voltagabbana?
Uno che fa un accordo e non lo rispetta. Clemente non ha mai fatto cose del genere. Le sue idee sono chiare. E’ uno di centro che guarda a sinistra, e lo è sempre stato. Anche controcorrente. Non come quelli che seguono sempre l’onda vincente.
A lei piace come veste?
Veste classicamente.
Si mette le Tods con il doppiopetto.
E’ innamorato del suo amico Della Valle.
Lui gli manda le scarpe e voi i torroncini .
No, non è così. E poi le scarpe non le manda, uno se le va a pigliare.
Insomma come veste Clemente?
Lui vestirebbe sempre uguale. D’estate in calzoncini e maglietta. D’inverno in pullover.
Per fortuna c’è lei.
Lui metterebbe il pullover anche senza camicia.
E i torroncini? I cosiddetti mastellini che regalate agli amici?
Sono un prodotto della nostra terra che cerchiamo di pubblicizzare. Sono diventati famosi da quando Beppe Grillo, in una trasmissione urlò: "Mastella vuole corrompermi con questi mastellini!" San Marco dei Cavoti aveva due bar, oggi è una azienda molto importante, e sono fiorite anche altre aziende, lo Strega, le Fabbriche Riunite, la Dauria.
Mandare torroncini ai giornalisti sa effettivamente un po’ di corruzione.
Per un torroncino?
Un cesto di torroni.
A lei non li ho mai mandati. Mi tratterà male?
No, ma le lascio l’indirizzo alla fine.
Quello che mi interessa è che si parli dei torroncini di Benevento. Per questo sono pronta a corrompere chiunque.
Ci sono dei giornalisti e dei giornali che vi trattano male?
Vogliamo parlare dei conflitti di interesse?
Vogliamo parlarne?
Basta vedere tutti i telegiornali che fanno capo a Berlusconi. C’è sicuramente la buona intenzione di rispettare la par condicio ma alla fine è naturale che un giornalista che appartiene all’altra parte politica ti tratti male.
Parliamo della villa di 600 metri quadrati?
Ma quali 600 metri?
No?
Rappresenta tutti i nostri sacrifici.
Ma la piscina a forma di cozza!
Non ne voglio parlare, la prego.
E perché?
La piscina rispetta la forma dell’aia.
Un’aia a forma di cozza?
Ma quale cozza! La piscina semmai è a forma di conchiglia. Siamo fantasiosi ma rispettosi del contesto.
Perché periodicamente viene fuori la voce che lei vuole fare la sindaca di Benevento?
Sono 25 anni che lavoro per questa città. All’ultimo festival che ho organizzato c’erano 25 mila persone a sera. Un’energia nuova è apparsa in città.
Allora è vero che lei si è candidata.
Io non ho mai detto di voler fare il sindaco di Benevento. Hanno fatto dei sondaggi. E io risulto in testa. L’80 % di popolarità e il 60 % di fiducia.
Ma adesso ci sono le elezioni. Chi si vota?
Lo deciderà la coalizione. L’Udeur presenterà una rosa di nomi…
E il suo non c’è.
Il mio non c’è.
Sicura? Diamo una notizia certa?
Io ho sempre dato notizie certe. Ad oggi non ci sono certamente.
E in futuro?
Mi piacerebbe moltissimo fare il sindaco di Benevento, ma non è conciliabile, non avrei il tempo necessario.
Perché hanno boicottato Clemente come sindaco di Napoli?
Bella domanda. L’hanno visto troppo forte. Ha fatto paura a qualcuno che non ama avere nemmeno l’ombra del Vesuvio che possa competere con lui.
Chi?
E lo chiede a me?
A chi lo debbo chiedere?
A Bassolino e a De Mita.
Quando gravitavate sulla destra, chi le piaceva da quella parte?
(silenzio)
Casini?
E’ bello, è grazioso.
Ma veramente?
Brutto non è.
Berlusconi?
Non è antipatico, racconta sempre barzellette. E’ galante. Lo ricordo giovanissimo a casa di amici a Milano, quando lui era solo un imprenditore. Mi apparve una persona molto intraprendente che cercava di stare con noi, con Craxi, si dava da fare.
Bossi?
Potrei parlarne male, ma l’ho visto una sola volta, a cena, quattro battute, è stato simpatico. Mi meraviglia che la moglie meridionale gli consenta di fare tutte queste cose contro il sud.
Anche Bossi ha fatto un ribaltone. E’ un voltagabbana?
Bossi è semplicemente uno di cui non ci si deve fidare.
Insomma stava meglio di là o sta meglio di qua?
Quando stavo di là, io comunque stavo al centro. Il massimo per me era Berlusconi. Non andavo oltre. Con quelli di An non mi mischiavo.
E adesso a sinistra?
Non ho antipatie, vanno bene tutti quanti.
Anche Bertinotti?
No, Bertinotti non mi è simpatico per le cose che fa contro Clemente. E’ incredibile che abbia messo il veto per Mastella sindaco a Napoli.
Tra D’Alema e Veltroni chi preferisce?
Potrei dire tutti e due.
Che prudenza.
D’Alema mi sembra un lord, altro che comunista. Veltroni a volte ha l’aria del ragazzo indifeso.
Che cosa pensa del fenomeno Di Pietro?
Nel momento in cui è sceso in politica ho pensato che tutto quello che ha fatto prima l’ha fatto apposta. Non è più credibile. E poi è un po’ cafone. Una volta è venuto a Benevento. L’ho invitato a casa. Mi ha fatto preparare la cena e poi non è venuto.
Ha rifiutato una delle mitiche cene della signora Mastella?
L’ho perdonato, ma l’episodio fa capire il personaggio. Un italiano serio, in un momento diverso, non gli darebbe nemmeno un attimo di ascolto. E poi non capisco perché se la prende sempre con Clemente.
Che pensa del trasloco di Martelli?
Povero Craxi. Si rivolta nella tomba. Un socialista che guarda a destra mi pare un nonsenso. E i figli? Non o se stanno difendendo bene l’eredità di un padre così importante.
Rutelli è il candidato giusto per l’Ulivo?
Sì. E’ portatore di alcuni valori che a noi dc stanno bene. E’ rispettosissimo, sensibile, mi ha colpito molto il fatto che abbia adottato un bambino. Io rivedo nella sua famiglia la mia famiglia.
Anche voi avete una bambina adottata, Sasha.
Non ancora ma stiamo facendo un percorso in quel senso e comunque la consideriamo nostra figlia.
Clemente non è stato toccato da Tangentopoli. Come mai?
Come mai? E me lo chiede pure? Perché non ha mai preso una lira da nessuno.
Ci hanno provato a tirarlo dentro una volta.
Bisogna parlarne?
Bisogna.
In campagna elettorale uscì la notizia che Di Pietro aveva avuto un incontro con un signore che sosteneva che Clemente aveva preso un camion di vestiti.
Piccolo cabotaggio.
In quel momento tutto si enfatizzava. Ma era una cretinata.
Perché De Mita non è più De Mita?
Perché non è rimasto a fare il padre nobile, al di sopra delle parti. Poteva farlo, è colto, intelligente, ha rappresentato molto per l’Italia. Oggi è segretario regionale. Un uomo come De Mita non può fare il segretario regionale. Quando capisci che è arrivato il momento, devi andare via. Bisogna cadere in piedi.
Clemente cadrà in piedi?
Glielo auguro.
Un altro grande vecchio è Giulio Andreotti.
E’ una persona per la quale abbiamo molto sofferto. Siamo molto dispiaciuti in questo momento perché è andato via dai partiti che gli sono stati vicini quando era in difficoltà.
Va con D’Antoni.
Va con persone che vogliono da sole rappresentare il centro. E faranno un centrino. Se supereranno il 4 per cento avranno sei deputati. Saranno l’ennesimo piccolo partitino che andrà a destra se vincerà la destra e a sinistra se vincerà la sinistra.
E Cossiga?
Quando sta di genio è eccezionale. Lucido.
E quando non sta di genio?
Allora non lo capisco. Perché ha distrutto quel momento magico che si stava creando con l’Udr? Grosse frange di Alleanza Nazionale sarebbero venute. Altri sarebbero arrivati, da destra da sinistra. Era un momento eccezionale per la ricomposizione di un centro veramente forte. Cossiga è responsabile di fronte alla storia di non aver voluto portare avanti quel momento.
E che gioco giocava?
Non lo so. C’erano grossi interessi in ballo. Ma prima o poi lo sapremo.
Non ha una sua idea?
Certo che ce l’ho, ma non vengo a dirla a lei.
E perché no?
Vedrà. Si parlerà di questa cosa.
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