- 6 Marzo 1997
Agli uomini si fanno sempre domande intelligenti. Alle donne domande frivole. Giuliana De Sio, attrice, sempre scontenta dei giornalisti, si ribella all’immagine che le hanno costruito addosso. Un’immagine che non le assomiglia, di rompipalle, di lamentosa, di cattiva, di scontrosa. Immagine che la danneggia e le dispiace.
Allora, signora De Sio, che cosa pensa della bicamerale?
Veramente, se c’è qualcosa della quale non mi piace parlare è la politica.
Ma avrà delle opinioni.
E’ paleolitica questa idea che noi che facciamo spettacolo dobbiamo esprimerci sui fatti dell’universo mondo.
La bicamerale non è l’universo mondo.
Ma allora lei vuole parlare di politica.
Per carità, faccia come vuole.
Non mi vorrei lasciar trascinare.
D’accordo. E’ meglio il maggioritario o il proporzionale?
E io continuo a non lasciarmi trascinare.
E il presidenzialismo alla francese? Il cancellierato alla tedesca?
Mannaggia la morte.
Malei ha votato almeno?
E’ ovvio che io li ho votati questi signori…
Quali signori?
Come quali signori?
Chi ha votato?
In che senso?
Cdu? Ccd? Prc? Guardi che io la sto tormentando con la politica perché lei ha detto che odia le cose frivole.
Quella dichiarazione era di tanto tempo fa. Adesso la frivolezza è una cosa di cui ho tanto bisogno.
Ma io le ho solo chiesto per chi ha votato.
Pds. Ho votato Pds. Le facce che vedo in questo momento al potere mi fanno meno paura delle precedenti.
Lei non si riconosce nell’immagine che viene fuori dalle sue interviste. I giornalisti mi fanno passare per cretina, ha detto. Mi viene in mente D’Alema. Anche lei vuole andare solo in tv?
Dipende dai contenitori. Se sei in uno di quei programmi con le ballerine, col direttore di scena che ti mette in ansia, col presentatore con le paillettes, tu dici: ma io che ci sto a fare in questo circo? Ma un onesto salottino borghese, come “Harem”, è un posto dove si può ancora comunicare delle cose.
E Marzullo?
Perfino da Marzullo io riesco a dire delle cose. Non sottovalutiamo l’importanza umanistica del tempo che hai a disposizione. Marzullo è uno che ti dà la possibilità di parlare. Nella sua tanto celebrata “stupidità”, è invece neutro. Puoi usarlo come vuoi. Marzullo è un microfono.
Non sarà che è lei ad avere problemi di comunicazione?
No, no, io sono estremamente comunicativa. Gli analisti dicono che sono preda di una pulsione contatto. Ma non ho voglia di comunicare con chi non comunica niente a me.
E io che devo fare? Il microfono come Marzullo?
Il microfono è la base. Ma se uno mi stimola è meglio. Lei mi ha stimolato sulla politica.
E lei non mi ha detto un bel niente.
Perché non sono all’altezza.
Ha mai fatto pubblicità?
Mi hanno chiesto di fare la pubblicità di una pasta italiana.
Che cosa c’entra lei con la pasta?
Me lo sto chiedendo ancora. Mi pare un grande equivoco.
Vede che c’è un corto circuito tra lei e il mondo?
Un malinteso ci deve essere. Non so se è mio o di quelli della pasta.
Forse lei non sa bene chi è.
E’ vero. Forse non so bene chi è.
Chi é chi?
Lapsus. Non so chi sono.
Allora facciamo chiarezza. Io sono il microfono Marzullo. Mi dica. Lei è rompipalle?
Ma come si fa a dire se uno è rompipalle? Dipende: a chi si rompono le palle?
Lei a chi le rompe?
A quel sistema che vuole portarmi a fare male le cose. Io credo che l’unica linea di resistenza sia fare bene le cose che amiamo fare. Io sono una integralista islamica e allora rompo le palle.
Questo non vuol dire rompere le palle.
La mia rompipallaggine è questa.
No, dicono che lei sia antipatica.
Sono una donna che è stata anche troppo amata.
Chiusa.
Chiusa io? Io sono impudica. Io sono impudicamente aperta.
Lamentosa.
Forse si. Mi hanno ridotto a un lamento, spesso. Ma io sono qualcosa di più articolato di un lamento.
Ha fatto anche la fricchettona.
Ho vissuto un anno in una comune in Sicilia. Quindi ero una fricchettona. Magari non lo ero dentro. Io ho attraversato tutti i luoghi comuni della mia generazione con scetticismo assoluto. Io sono scettica sempre. Sono border line. La mia realtà è irreale.
Sia un po’ più chiara.
Le domande concrete (per chi voti? hai un cattivo carattere? sei una fricchettona?) sono domande alle quali io faccio una grande fatica a rispondere perché in realtà io sono altrove, io non sto in questa dimensione così logica, da rotocalco. Mi sembra perfino ridicolo che lei sia venuto a intervistarmi.
Non sia impietosa.
No, mi sembra assurdo stare qui a parlare di me. Questo è il mio stato d’animo un po’ schizofrenico nei confronti della vita e delle cose. . Alla fine ci sto, lotto, vado perfino su un palcoscenico, mi faccio fotografare.
Che cosa ha contro le domande concrete?
Non c’è nulla di quello che io ho detto che vorrei vedere scritto sulla carta. Però lei lo scriverà.
D’altra parte, che fare?
Io mi assumo la responsabilità di quello che dico.
Meno male. Quali sono gli argomenti non concreti dei quali lei vorrebbe parlare?
Io sono nella metafisica in questo momento. Ma sono anche molto animalescamente fisica. Come quelle sculture di Giacometti, uomini filiformi verticalizzati con una base solida e radicata a terra. Io sono radicata a terra ma poi verticalizzo e arrivo con la testa molto in alto.
Parlare con un giornalista fa parte del suo mestiere di attrice.
E anche il mio mestiere di attrice mi pare una cazzata micidiale. Un gioco che scelto a 18 anni ha un senso. Ma portarselo dietro tutta la vita non ha senso se non lo fai con quella febbre e quella pericolosità con cui lo faccio io Ti porta veramente sul limite della follia e sperimenti questi stati di transfert dimenticando che stai facendo una cosa che è oscena
Osceno recitare?
Osceno mettersi sotto un fascio di luce.
Lei è infelice?.
Sono un’infelice gaudente. Sono un infelice che ogni tanto di nascosto se la godacchia. Molto di nascosto a se stessa. In una zona molto clandestina. La mia infelicità sta nel fatto di vivere in bilico fra il fascio di luce e il cono d’ombra. Io aspiro con tutte le mie forze all’invisibilità.
Lei ha detto: sono baroccamente infelice.
E’ vero ma sono anche baroccamente felice.
Che vuol dire?
Che sono barocca. Che non sono una giapponese. Non mi piacciono quelle case dove c’è solo una scultura al centro e un divanetto scomodo in un angolo.
E’ barocca nel senso…
Io sono barocca dentro. Nell’esprimermi sono contenuta. Solo tre o quattro volte mi sono lasciata andare.
Che cosa ha fatto?
Ho picchiato un regista, Gianni Amelio. Ma anche lui mi ha picchiato. Una scena da Bud Spencer e Terence Hill.
Ne ha picchiati altri?
Si, Luigi Perelli, il regista della “Piovra”.
E Godard?
Godard è uno stronzo.
Una merda che fa film di merda, disse lei una volta.
Esatto, lo confermo.
Il tutto perché la innervosì durante un provino.
No, il tutto per via dei film che fa.
Ma il provino?
Mi trattò come una deficiente.
Due registi li ha menati, il terzo è una merda. C’è qualche regista che le piaccia?
Certamente Bergman. Sono stata toccata a sangue dai film di Bergman, a 12 anni.
Femminista arrabbiata. Hanno detto anche questo di lei.
Io non capisco veramente di che cosa stiamo parlando. Io faccio analisi da 18 anni. Vado cinque volte alla settimana dall’analista. Freudiana, lacaniana, junghiana. Sono un’autorità in materia. Il mio analista mi ha detto che potrei fare l’analista. Seriamente. L’unica cosa che mi diverte è la psicoanalisi.
Ero convinto che si soffrisse.
C’è anche sofferenza, ma c’è più divertimento. Godimento.
Si parla di un suo tentato suicido a 13 anni.
Io ho sempre flirtato con l’idea della morte.
Ma ha cominciato a flirtarci presto. Era avanti col programma.
Si, e ho esordito alla grande. A pensarci adesso mi sembra una bravata da tredicenne.
Perché posa nuda?
Perché sono decisamente bella, narcisisticamente parlando. Nel corso della mia ventennale carriera ho posato nuda due volte. La mia media è una volta ogni dieci anni.
Questa è la terza volta quindi.
Potrebbe essere l’ultimo decennio in cui me lo posso permettere. In realtà mi devo frenare. Fisicamente io mi piaccio talmente tanto che ne farei di più di foto nude. Sto molto meglio spogliata che vestita. Il nudo fa parte di quell’integralismo e di quell’assolutismo cui aspiro. Ma so che non posso.
Perché?
C’è un minimo di intelligenza strategica.
Lei esordì con un nudo cinematografico.
Io?
“San Pasquale Baylonne protettore delle donne”. Ricorda? Lei faceva il bagno nuda in un torrente.
Ah si, ricordo. E’ stata in assoluto la prima cosa che ho fatto. Avevo le trecce. Guadagnai cinque milioni per quel film.
Succede sempre che venga chiesto alle giovani aspiranti attrici qualche prestazione straordinaria?
Non lo so. Una sola volta mi dissero, tanti anni fa: “Vada di là e si spogli signorina”. Io scappai via e mi chiusi dentro la macchina mentre tutti quanti attorno cercavano di calmarmi.
Ma oggi?
Oggi è tutto molto più sottile, sfumato. La gente si innamora veramente di persone che la possano aiutare.
Quello che Di Pietro chiamava “dazione ambientale”?
Ecco. Diciamo che non è quella bella prostituzione dura, precisa, chiara, identificabile. Vengo con te, te la do una volta e tu mi fai fare un film. Oggi è diventata endemica. Esistono degli accoppiamenti quasi istituzionali.
E’ vero amore?
Si, perché ci si innamora del potere. Pur di avere successo ci si aggrappa a questo amore con tutta la propria anima visto che la propria anima desidera il successo.
Lei disse una volta di un suo fidanzato: è talmente perfetto che un giorno io glielo rimprovererò.
E’ vero. Era sempre gentile, sempre civile. Alla fine l’ho lasciato.
A causa della sua gentilezza?
Ma no. Perché gli amori finiscono. Tutti.
Senza alternative?
Le mie passioni sono tutte finite. Non dico dopo quanto tempo perché entriamo nel pettegolezzo, nella pornografia.
Entriamo. Dopo quanto tempo?
Dopo breve tempo.
Un anno?
Poco più.
Lei riesce a vivere con un uomo quando la passione è finita?
Se la persona mi ama molto e io la amo molto, se siamo riusciti a stabilire un rapporto quasi parentale, si.
Che cosa pensa di un certo cinema un po’ – come dire – audace? Tinto Brass, Bigas Luna?
Io ho sempre detto che Bigas Luna faceva dei bruttissimi film. Anche quando vinceva a Venezia. E’ un furbacchione. Adesso si è capito.
E Tinto Brass?
Ma perché devo parlare di Tinto Brass? Io non voglio parlare di Tinto Brass. Perché non mi domanda quali sono i romanzi che mi hanno accompagnato in questi giorni?
Meglio che parlare di Tinto Brass?
Meglio.
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