- 28 Novembre 2002
Vittorio Emanuele di Savoia torna in Italia e puntuale nelle librerie arriva il libro. ”Lampi di vita”, si chiama. ”Storia di un principe in esilio”. Però non l’ha scritto lui. Lui ha solo parlato. Alessandro Feroldi ha preso appunti, ha registrato e ha trascritto. Giornalista della Rai, proveniente da una famiglia bene della Milano colta, imparentato, da parte di moglie, con i Bulgari, Feroldi si è immerso nella vita del principe e ne è uscito con 238 pagine di ricordi, e una cinquantina di fotografie inedite.
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- 21 Novembre 2002
Un personaggio si aggira per il Web, Sergio Valzania, direttore di Radio Due e di Radio Tre. Appelli partono da ogni dove e arrivano in ogni dove. Attenzione! Valzania sta distruggendo l’identità di Radio Tre! La rete della cultura! La rete della sinistra! Il primo appello è partito il giorno stesso della sua nomina a capo della Terza Rete. Firmato da tanti intellettuali. “Se me l’avessero chiesto”, disse candidamente e provocatoriamente Valzania, “avrei firmato anche io”.
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- 14 Novembre 2002
Affascinante? Fredda? Sexy? Ipocrita? Catherine Spaak ha fatto parte dei sogni erotici degli italiani. Aveva 16 anni quando interpretò la splendida ninfetta che stimolava la voglia matta di Ugo Tognazzi nel film di Salce. Oggi che ha 56 anni la gente la ricorda soprattutto signora per bene, conduttrice per quindici anni del salotto di Harem con continue puntate su sesso ed eros. Da quest’anno, per vederla, bisogna spostarsi su “La7”, per “Il sogno dell’angelo”, fantasie erotiche, storie straordinarie, medicina alternativa, fiabe.
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- 9 Novembre 2002
“La prima volta fu con una ragazza, si ricordo bene, era una ragazza. Più grande di me: lei 22, io 18. Mi chiese: “Quante volte l’hai fatto?”. Ed io: “Più di te”. L’ho buttata lì. Neanche fossi Humphrey Bogart. M’è venuta bene. Io volevo essere quello che vince. Il piccolo Napoleone del secolo. Ho cominciato tardi. Ma poi ho recuperato. Madonna se ho recuperato. La prima volta fu a casa mia, nella mia stanza. E’ stato come quando sono andato la prima volta a New York. Mi è sembrato di esserci già stato, sembrava un deja vu. Fino a quel momento avevo solo dato dei baci con la lingua approfittando del gioco della bottiglia. Quando andava male baciavo la bottiglia. Diciamo che fino a un certo punto ho baciato più bottiglie che ragazze. La prima volta pensavo che dovevo dare la sensazione che l’avevo già fatto. Aveva delle enormi tette. Non riuscivo a contenerle nelle mani perché avevo le mani piccole. Dovevo essere disinvolto, cioè… diciamo che dovevo trovare subito la via…sì… la via giusta insomma, non sbagliare…”
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- 7 Novembre 2002
Si chiama «Bonsai» la rubrica più temuta dai politici italiani. Sebastiano Messina, siciliano di Giarre, provincia di Catania, la scive tutti i giorni sulla Repubblica svillaneggiando ipocrisie, bugie, contraddizioni dei protagonisti del teatrino della politica italiana. Forse è l’unico vero erede di Fortebraccio, Mario Melloni, il mitico corsivista dell’Unità. Fortebraccio era feroce. Messina è più «leggero». «Cerco di coniugare ironia e distacco», dice.
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