Roberto Calderoli - (letta 7.122 volte)

Sembravano tornati i tempi del ribaltone. Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e coordinatore delle segreterie della Lega, la settimana scorsa aveva detto che se Fini avesse insistito con il voto agli immigrati, Bossi avrebbe dato le dimissioni. Sei ore di fibrillazione e poi lo stesso Bossi aveva tranquillizzato i suoi alleati. Ma il chirurgo odontoiatrico di Bergamo aveva spaventato un po’ tutti. La capacità di mollare tutto, la Lega l’aveva già dimostrata nel 1994.

Calderoni, siete un partito voltagabbana?
«Assolutamente no. Magari siamo un partito ruvido, qualche volta rompiballe. Ma coerente. Quando non si rispettano i patti andiamo fuori. In genere non lo fa nessuno. Noi lo facciamo, anche pagando: non fu facile rinunciare a cinque ministeri e dieci sottosegretari».
Siete ruvidi.
«Diciamo le cose come stanno, non usiamo il politichese».
A volte rozzi, volgari.

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Enrico Cisnetto - (letta 16.006 volte)

C’è un nuovo soggetto politico in Italia che si sta dando da fare. Si chiama Società Aperta ed è un’associazione creata da un giornalista economico, Enrico Cisnetto. È composta soprattutto da ex repubblicani. Del vecchio Ugo La Malfa ripercorre la strada del rigore e del pessimismo. «È un brutto momento per l’Italia», dicono, «corriamo il rischio di diventare un Paese di serie B. Bisogna correre ai ripari prima che sia troppo tardi». Le stesse cose, le stesse parole, le sta dicendo Antonio Fazio, governatore della Banca d’Italia, del quale Cisnetto è amico e sostenitore. Ecco perché, nei circoli politico-economici che contano, si pensa che Fazio si prepara all’impegno politico creando un movimento che gli faccia da battistrada. Cisnetto che ne dice? È l’uomo di Fazio?

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Maurizio Bertucci - (letta 7.094 volte)

Bertucci, lei è voltagabbana fresco di giornata. Solo qualche mese or sono era con Berlusconi contro Mastella. Oggi è con Mastella contro Berlusconi. Prima governava, adesso si oppone.
«Il più recente, se vogliamo essere precisi, è Acquarone. Dalla Margherita all’Udeur».
Ma sempre all’opposizione.
«Io non ho mai cambiato casacca. Sono sempre stato un cattolico popolare. Nella Democrazia cristiana, in Forza Italia e adesso nella piccola isola moderata di Clemente Mastella. I voltagabbana invece sono i furbastri, gli spregiudicati, quelli che lasciano partiti in crisi per andare ad occupare posti di potere nei partiti di governo. Io ho lasciato il più grande partito italiano, dove ero vicepresidente del gruppo parlamentare, capogruppo in Commissione di vigilanza Rai, presidente della sottocommissione per le tribune d’accesso, e sono andato nel più piccolo partito della opposizione».

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Valeria Marini - (letta 14.097 volte)

Grande successo popolare e critici spietati. Aldo Busi è arrivato a dire che sei meno sexy del fantasma di Tina Pica.

"L’hai notato anche tu? Pensa, in tre anni ho avuto più di seicento copertine. Però per Busi c’era un motivo. Voleva farmi una intervista per cui dovevo stare tutto il giorno in un paesino. Io stavo facendo il Bagaglino, ero impegnata tutti i giorni, gli dissi: "Tesoro, non posso". E lui se l’era presa per questo. E divenne una belva furibonda!"

El Pais, dopo la "Bambola" ti ha definito la peggiore attrice mai vista sullo schermo.

"Non è vero. E’ stato riportato da una giornalista in Italia, ma non è vero. El Pais scrisse che il film forse non era il migliore di Bigas Luna".

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Gianni De Michelis - (letta 13.399 volte)

È stato un potente. Ma veramente potente. Gianni De Michelis ha fatto parte di quell’arroganza politica e di quella supponenza partitica che è stata spazzata via dal ciclone Mani Pulite. Al contrario di molti altri non si è nascosto in una tana. Ma non ha nemmeno sgomitato per restare a galla. Ha scelto il basso profilo e adesso lo ritroviamo più magro, meno ballerino, e senza capelli lunghi alla testa di un nuovo velleitario Psi che ha contribuito a fondare.

Eppure avevi detto: giuro che non farò più politica.
«Non ricordo».
Te lo ricordo io, era il 15 novembre 1993.
«Non sono stato l’unico: Giuliano Amato si è presentato in Parlamento e ha detto: “Basta, adesso smetto”».
Perché avevi fatto quel giuramento che non hai mantenuto?
«Erano i momenti peggiori della vicenda Tangentopoli. Non avevo le idee chiare su quello che era successo. Era un periodo intenso di vera confusione mentale».

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