- 20 Novembre 1998
Stefania Ariosto e Antonio Di Pietro nello stesso movimento politico, l’Italia dei valori. Una bella coppia, sostengono le destre garantiste: ecco la prova che dietro l’accanimento contro Forza Italia c’è un complotto. La grande accusatrice era mossa da fini politici. E adesso esce allo scoperto. Signora Ariosto, ci racconti come è andata. Colpo di fulmine ideologico? “Ho sempre stimato Di Pietro. Mi riconosco nei valori che sono alla base del suo movimento”.
Quando si è iscritta?
Prima delle vacanze estive.
E non si è saputo nulla?
Io sono persona riservata. Preferisco tacere.
Tacere? Ma che cosa dice signora!
Lo so. La gente ormai mi vede solo come testimone, come una che parla. Ma io sono timida e di poche parole.
Ha pagato una quota?
Cinquantamila lire.
C’è stato un contatto diretto con Di Pietro?
Di Pietro l’ho incontrato due volte. La prima in un convegno, un mese fa, a Busto Arsizio, la seconda, qualche giorno fa, all’isola Comacina.
Vi date del tu?
No, ci diamo del lei.
In questi convegni ha capito dove si colloca il movimento di Di Pietro?
Per quel che ho visto io, qui in Lombardia, ci sono varie anime. C’è una destra, educata, legalista, ragionevole. C’è gente che viene dal centro-sinistra. Altri cattolici, ex democristiani. Altri ex leghisti. Poi c’è la gente comune, la bella gente, alla presa coi problemi quotidiani.
E lei dove si colloca?
Non ho bene esplorato ancora il mio animus politico.
Esploriamolo.
Beh, si può dire che in me ci sia più liberalismo di quanto non ce ne sia nella nostra costituzione socialdemocratica.
Per chi ha votato nella sua vita?
Il voto dipende dalla tua crescita intellettuale e affettiva. Il primo voto è influenzato da tuo padre. Poi ti sposi e senti che cosa dice tuo marito. E pian piano ti crei un tuo pensiero autonomo.
E quindi?
All’inizio ho votato spesso Msi. A mio padre piacevano molto i fascisti, soprattutto quel signore coi baffi, come si chiamava?
Almirante?
Almirante. Poi sono stata presa dalla famiglia e mi sono disinteressata della politica. Poi ho votato anche a sinistra. Berlinguer. Ai tempi del compromesso storico.
Poi avrà votato Forza Italia, immagino.
Certo. Ho votato Scognamiglio. Una persona integerrima che stimo molto. Mi sembrava una forza dinamica, differente da quei partiti statici di allora.
Alle ultime elezioni?
Ho votato Ulivo e ho sperato con tutte le mie forze che vincesse.
Passione politica?
Paura fottuta.
Paura?
Paura per la mia integrità fisica. Se l’intervista deve essere sincera, devo dire la verità. Se avesse vinto Forza Italia io ero pronta a scappare in Svizzera. Con Previti ministro degli Interni o della Giustizia mi sarei trovata le camionette sotto casa.
Ma era proprio così tremendo Previti?
Con l’autorità della volontà e dei soldi poteva sottomettere tutti.
Lei gli ha mai visto commettere atti violenti?
No. Ma la violenza non si riduce al fatto di picchiare una persona. Gli uomini di legge, poi, hanno una responsabilità maggiore. Chi conosce la legge sa bene ciò che è vietato.
Anche Dotti era uomo di legge.
Io non vorrei parlare di lui. Non merita. Era il campione dell’egocentrismo, del soggettivismo, dell’utilitarismo. Quando sono stata in difficoltà è scomparso.
Che cosa avrebbe potuto fare?
Guardi, dal punto di vista istituzionale, io ho il mio ruolo e lo confermo. Ma vediamo la cosa dal punto di vista personale. Se tu hai accanto una persona alla quale dici di voler bene, e sei anche un giurista, e questa persona ti dice di conoscere dei fatti incredibili, e tu sei cosciente delle conseguenze sociali di ciò che sta facendo, non sarebbe meglio che le consigliassi di tacere?
Signora Ariosto, lei mi sta dicendo che è pentita di aver parlato?
Quello che dico non mi fa onore, perché sembra che io predichi omertà e silenzio. Invece io continuerò per la mia strada, confermando tutto ciò che ho detto. Ma la mia è stata un’esperienza drammatica e lacerante. Dal punto di vista sociale, economico, affettivo. Sono stata insultata, discriminata. Hanno scritto che sono una donna di facili costumi, un’agente dei servizi segreti, una delatrice prezzolata. Le istituzioni dovrebbero proteggere i testimoni e distinguerli dai pentiti. Se io avessi un figlio che torna a casa e mi dice che ha assistito a un feroce assassinio, sa che cosa farei? Lo coccolerei e gli direi: amore mio, hai sognato.
Mi lasci riprendere dalla sorpresa. Mi par di capire che se lei tornasse indietro…
…non rifarei mai quello che ho fatto. Mai. Ho sbagliato perché non ho considerato tutto il male che mi sarebbe arrivato. E Dotti non me l’ha detto. Ho perso lavoro, soldi, affetti.
Rimpiange il rapporto con Dotti?
No, non valeva nulla. Aveva problemi esistenziali di cui non vorrei parlare. Problemi che si traducono nella sua ambiguità, nella sua volontà di voler più donne, tutte donne-mamma, con grandi tette dove poter immergere il suo faccione e piangere.
Lei si sarebbe aspettata che Dotti tentasse di impedirle di parlare con i giudici?
Se è un grande avvocato, e non un avvocaticchio, non poteva ignorare le conseguenze di una testimonianza di tale caratura. Io invece le ignoravo. Oggi dico che, per evitarmi questa sofferenza indicibile, avrebbe fatto bene a dirmi: andiamo a fare un bel viaggio.
E se glielo avesse detto, lei avrebbe seguito il suo consiglio?
Non lo so, ma so che lui non ha nemmeno tentato.
Perché?
Non lo so. Perché ha rispetto della libertà e dell’autonomia degli altri.
Lo dice per scherzo?
Lo devo dire. Il fatto è che lui non mi ha mai voluto bene. Io oggi, con la mia esperienza di oggi, dico che la situazione era talmente complessa e grave che era più giusto che lui mi invitasse a valutare meglio che cosa fare. Invece mi ha lasciato sola a decidere. A una moglie, a una fidanzata si evita di andare a testimoniare contro chicchessia, non solo contro Previti, ma anche contro Totò Riina, contro la banda della Magliana. Giusto? Il nostro ordinamento sociale purtroppo vive da sempre su questa omertà.
Insomma Dotti non l’ha fermata. E’ la teoria di Previti: Dotti voleva, per suo tramite, danneggiare Previti, il suo rivale.
No. Ma quello che ho detto è la verità dei fatti. Dotti ha esercitato un suo diritto, che era anche il mio. Ha detto: tu vuoi fare questo? Fallo. Non c’è nessun problema. Ma questo è l’atteggiamento di un estraneo. Se c’è un rapporto d’amore, se sai che questa donna sarà coperta di fango…
Ma, dopo quello che lei mi ha detto, il sospetto che Dotti fosse contento della sua decisione di parlare è forte.
Questo lo valuterà la storia. O le procure. O gli organi competenti. O Dio.
Nel frattempo lo valuti lei.
Non ho opinioni. Dotti è senza sentimenti.
Lei è stata otto anni in quell’ambiente che poi ha denunciato. I suoi critici dicono: non poteva accorgersi prima di tutte quelle nefandezze?
Se hai un figlio che si droga, che fai, lo denunci? Io non lo farei mai. Poi se qualcuno se ne accorge sei costretto ad ammetterlo…
Quindi è stato l’amore per Dotti che la faceva tacere?
Il legame con lui.
Legame, non amore?
Amore non c’è mai stato. E poi, quando avrei dovuto parlare?
Perché? Lei vuol dire che se non l’avessero chiamata in procura non avrebbe parlato?
Mai.
Lei si presenterà alle prossime elezioni?
No, la mia politica è a livello teoretico.
Stefania, dica la verità.
Non bisogna escludere nulla. Dipenderà dalle circostanze. Ma non sono in cerca di poltrone.
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