- 6 Gennaio 2005
Oggi si definiscono tutti liberali. Compresi gli ex comunisti, gli ex fascisti, gli ex democristiani. Alfredo Biondi è un liberale doc che milita in Forza Italia. Avvocato, lo conosco da quando difendeva Gigliola Guerinoni e bivaccavo con lui nelle aule di un processo di amore e di morte. È un uomo allegro, anche un po’ goliarda, di improvvise arrabbiature e rapidi oblii. È stato ministro della prima Repubblica e della seconda, vicepresidente della Camera, segretario del Pli. Quando dirigevo Cuore mi querelò ma nessuno dei due ricorda perché. È inseguito da una fama, immeritata, di bevitore e, meritata, di battutista.
Alfredo, se tutti sono liberali, perché il Pli è morto?
«Non ha resistito alla questione morale. Al congresso di Genova, ero segretario, dissi: “Avete trasformato un partito di ideali in un partito di affari e forse di malaffare”».
E come finì?
«Persi la segreteria».
Tu definisti i giornalisti «ciucciabirra».
«Se ne stavano tutti tranquilli, convinti della vittoria di Altissimo, in una sala stampa zeppa di bottiglie vuote di birra».
De Lorenzo disse: «È caduto Biondi, è la fine di un incubo».
«Io risposi: “Un incubo per te”».
I liberali sono quasi tutti in Forza Italia.
«Ma contano poco. Quando lo dico a Berlusconi mi risponde: “Ma come? Avete un sacco di ministri!”».
Mica ha torto.
«È vero, i liberali sono nel governo, ma Forza Italia è in mano ai dc, ai socialisti, ai comunisti, agli ex impiegati di Fininvest».
Berlusconi è liberale secondo te?
«In economia. Per il resto è un po’ democristiano e un po’ craxiano».
In che cosa è craxiano?
«Nel decisionismo. Ma ora deve fare i conti con quello che definisce il teatrino della politica che richiede dialoghi, mentre lui preferisce i monologhi».
Tu staresti meglio nel centro-sinistra.
«Il cuore ce l’ho a sinistra».
E allora perché stai a destra?
«Lo ritengo naturale anche se ho fatto parte di governi di centro-sinistra. Quando ero d’accordo con Craxi non mi sono mai omogeneizzato alla teoria lib-lab. Un liberale rifulge di più nel centro-destra. A sinistra rischi di apparire un utile idiota. In realtà non sei idiota ma nemmeno utile».
Chi sono i voltagabbana in Italia?
«Uno simpatico, quindi non lo dico».
Sai che segreto: Mastella.
«Una simpatica canaglia».
E Dini? Scognamiglio? Bondi? Pivetti? Pomicino?
«Dini è un alto funzionario di Bankitalia con le doti e i limiti di chi presta i soldi a chi li ha già. Pomicino è uno di quei personaggi locali che sguazzano nella loro acqua ma fuori non sanno dove andare».
È permesso tutto in politica? Un democristiano di destra come Scalfaro può diventare girotondino?
«Scalfaro resta di destra e integralista anche se va ai girotondi. Come è successo a Montanelli o a Federico Orlando. Li caratterizza il rigore moralistico. Bigottismo. Quello laico è peggio di quello religioso».
Conosci bigotti laici?
«Daniele Capezzone. È un chierico, un ragazzo di una rara intelligenza che mi fa lo stesso effetto di quei preti sapienti che diventano cardinali».
Ti secca che ci sia un giornale che si chiama Liberal?
«Liberal vuol dire democratico, non liberale».
Non è liberale Adornato?
«No, ma ha dei picchi di liberalismo».
Diamo patenti di liberalismo.
«Salvati, Debenedetti sono dei liberali».
Il più liberale degli ex-comunisti?
«D’Alema, Caldarola, Nicola Rossi».
Questa maggioranza è in crisi?
«Il 2004 non è stato buono, ma non credo a una crisi elettorale. Il richiamo della foresta centrista è molto forte. L’uomo di centro-destra torna sempre a casa».
Che cosa ti turba in Forza Italia?
«La distanza che separa il vertice dalla base. Berlusconi dovrebbe scegliere persone capaci di dirgli di no. E poi lavora troppo. Mi invita a lunghe cene a casa sua dove si parla solo di politica. Ma che vada in trattoria, a chiacchierare, a guardare la gente».
È circondato da adulatori.
«Bondi? Ma Bondi è una gemmazione di Berlusconi. Anzi, Bondi è Berlusconi. Bondi è il capo a disposizione della periferia. Sta a sentire tutti. Scajola era un vicecapo, un periferico orgoglioso di essere riuscito a salire ai vertici. Ho un sogno».
Già sentita.
«Sogno Berlusconi che parla con Fini e dice: “Sono d’accordo con te ma chissà che cosa ne dirà Bondi”».
Dicono che quando presiedi la Camera ecciti gli animi.
«Non è vero».
Una volta hai fatto piangere la Bindi.
«Rivolta a me, aveva fatto un gesto come per dire: siete dalla parte di quelli che hanno i soldi. Io, dimenticando il mio ruolo, dissi che certe pasionarie fanno ridere. Si scatenarono tutti. Perfino il Facis».
Il Facis?
«Quello bello… sempre vestito Facis… il comunista…».
Ma chi?
«Folena. Mi venne incontro mostrandomi il pugno. Io gli dissi: “Attento te, perché io sono stato campione di boxe e ti butto giù la protesi”. Ogni tanto dico qualche battuta, ma per svelenire non per attizzare. Rivendico la mia funzione termostatica di calmare la Camera. Io non tolgo mai l’audio a chi parla come faceva Violante e fa Casini».
Però litighi spesso. Hai litigato con Borrelli, il capo del pool Mani Pulite.
«Ero ministro e dissi una vecchia battuta: “Un tempo gli avvocati dicevano ai figli: “Studia, altrimenti da grande farai il Pm”. “Purtroppo era presente Stefano Marrone, della Repubblica, che lo scrisse come se fosse un’intervista. E successe il finimondo. Gli scrissi: “Cose del genere nemmeno durante il fascismo. L’Ovra spiava, ma non diceva che erano interviste”».
Borrelli si arrabbiò.
«Disse una frase brutta: “Biondi ha parlato ad un’ora pericolosamente tarda della sera”. Come se io fossi un ubriacone».
Lo dicono tutti.
«Per colpa proprio della frase di Borrelli e della sua fine eleganza da cavallerizzo».
Hai fatto pace con lui?
«No, non lo saluto. Non sono mai stato un suo ammiratore. Ritiene di essere superiore a tutti».
Tu sei per la separazione delle carriere?
«Fino a quando il giudice giudicante sarà un collega del Pm, col quale magari si sposa, allora io mi chiedo se le Camere di consiglio le fanno a letto».
Ti è piaciuto l’ultimo congresso di Forza Italia?
«Me ne sono andato via. Non era un congresso. Non c’erano i delegati ma i relegati. Era una kermesse autocelebrativa».
Dove si discute di politica in Forza Italia?
«Vuoi farmi dire “da nessuna parte”?».
Come si vive con un padre-padrone?
«Berlusconi ha un ego molto forte. Ma il partito senza di lui è impallidito».
Che fare?
«Sarebbe bello che ci fosse un capo. Ci vogliono le due parti in commedia, quella istituzionale, il governo, e quella di politica propositiva e critica, il partito. Come An che, nonostante Fini sia tutto, fa giocare le correntine. Loro mandano La Russa in tv. Noi Schifani».
Che hai contro Schifani?
«È bravo, ma non mi pare abbia la stoffa del grande comunicatore».
Che cosa cambieresti in Forza Italia?
«Bondi e Cicchitto vanno bene. Movimentano il partito più di Scajola. Ma ci vorrebbe una direzione centrale, tipo quella di Craxi, che la riuniva ogni settimana e aveva dei rompicoglioni come Formica, De Michelis, Signorile, Manca, Forte».
Manca democrazia?
«In Forza Italia manca dialettica interna. A causa di una visione che io definisco leadercratica».
Un bel neologismo.
«Leadercrazia: comandano solo i leader. Berlusconi sarebbe più forte se si confrontasse nelle sedi previste dallo statuto. A me il teatrino della politica piace ».
Scajola l’hai soprannominato «Staraciotto».
«Lui era un ripetitore, come Starace, che aveva scritto sul polsino: “Salutate nel duce, il fondatore dell’impero!”».
Parlando di adulatori. Fede?
«Fede è grato a Berlusconi perché non lo ha mai abbandonato. Berlusconi è buono. Non abbandona mai nessuno».
Scajola è un adulatore?
«Direi di no».
Eppure ha detto: «Berlusconi è il sole al quale si scaldano molte persone».
«Frase infelice. Il mistero per cui Berlusconi si è innamorato di Scajola non l’ho mai capito. Il mistero per cui Scajola si è innamorato di Berlusconi l’ho capito. Il suo sogno era diventare importante in Liguria. Ci è riuscito disseminando i suoi uomini dappertutto».
Miccichè mi ha detto che Bondi ha reso evanescente il partito. Che era meglio Scajola.
«Miccichè in Sicilia somiglia a Scajola ad Imperia. Chi si somiglia si piglia».
In Forza Italia c’è il partito degli avvocati fatti eleggere da Berlusconi: Ghedini, Pecorella, Previti, Taormina. E tu?
«Io c’ero prima di lui. Una volta, in mezzo a un litigio, gli ho detto: “Caro Silvio, tu a questi gli puoi dare del tu. A me, quando ti ho conosciuto, davi del lei”».
Una volta hai fatto uno scherzo ad un vecchio dc bigotto.
«Non era un dc. Io, Gianni Di Benedetto e Carlo Sangalli, sapevamo che nell’albergo c’era il direttore di un importante quotidiano. Nella hall c’era una di quelle carampane un po’ vecchiotte. Le dicemmo: “Il direttore è timido ma sappiamo che ha simpatia per lei. Le anticipiamo l’onorario”. E le demmo trentamila lire. Lei andò su. E noi dietro. Bussò alla porta: “Direttore, sono qua”».
E lui?
«Apparve in tutta la sua immensità, vestito di un kimono verde e cominciò ad urlare: “Vada via!”».
Chi ti piace di meno a destra?
«Molti sono insopportabili. Gli alleati sono come parenti, non puoi sceglierli».
E a sinistra chi ti piace?
«Violante. Una volta gli ho detto: “Se quando tu facevi il giudice mi avessi chiesto l’ora, mi sarei avvalso della facoltà di non rispondere”. Non si è arrabbiato».
In fondo i comunisti ti piacciono.
«Io non sono un anticomunista viscerale, sono un anticomunista razionale. E in molte cose sono d’accordo con loro».
Dimmene una.
«Sulla giustizia. Il processo è squilibrato. La pena la sopporta in anticipo più il povero che il ricco».
Tanti di Forza Italia vengono dal Pci.
«Guado triste e pericoloso. Non deve essere stato facile riconoscere che erano giuste le teorie liberali e doversi alleare con la destra missina dopo aver urlato: “Fascisti carogne, tornate nelle fogne!”».
Il caso più eclatante?
«Adornato, ma non ha fatto tanta fatica. Lo sento dai ragionamenti che fa anche fuori servizio. Però somiglia a Follini. Entrambi pensano di essere in missione all’interno di Forza Italia, come fosse una terra di infedeli da redimere».
Gioco della torre. Pecorella o Ghedini?
«Ghedini è bravissimo. Era un giovane liberale quando Berlusconi lo scoprì».
Anche Pecorella è bravo.
«Per me è troppo professore e ha il cuore più a sinistra di me. È stato addirittura nel Soccorso Rosso».
Giorgino o Marzullo?
«Salvo Giorgino. È figlio di un collega di Lecce molto simpatico».
E Marzullo?
«Quando ero ministro mi invitava. Come succede per i salotti romani. Se non sei ministro a Roma non conti un cazzo».
Non ti invitano più nei salotti?
«La Verusio sì. L’Angiolillo no».
Dell’Utri o Previti?
«Mi metti in imbarazzo».
Li ammiro entrambi per il coraggio con il quale si battono. Io sarei morto al posto loro».
Fazio o Chiambretti?
«Fazio è il sinistro mellifluo. I suoi occhi sembrano due uova al tegame».
Gruber o Santoro?
«Preferisco la visceralità di Santoro. La Gruber è una santarellina supponente».
Costa o Zanone?
«Costa è un vero liberale piemontese, ma di brutto carattere. Si offende, è geloso».
E Valerio Zanone?
«Il meno liberale di tutti. Un liberale è umile. Lui è limitato dalla sua supponenza».
Costanzo o Vespa?
«Quando nessuno andava più alle sue trasmissioni, ai tempi della P2, gli piaceva che il vicepresidente della Camera ci andasse. Poi è risalito e ha dimenticato».
Vespa è un adulatore o è un adulato?
«È troppo accomodante. Non mette in imbarazzo i suoi interlocutori. Conduce bene ma con le briglie mosce. Se ne vanno tutti soddisfatti e anche rimborsati».
Carlucci o Prestigiacomo?
«La Costituzione tutela le bellezze ambientali».
La più bella in assoluto in Parlamento?
«Erminia Mazzoni dell’Udc. Ha un bellissimo visino. Carina, riservata, sempre con maglioncini di cachemire e gonna grigia. Poi c’è Marcella Lucidi, dei Ds. Una tipica bellezza romana. Bella e casereccia».
Le righe che ho letto sono alquanto contrastanti .
Di fatto non chiariscono l’ enigma :
Come ha fatto una persona , che al congresso di Genova disse: « Avete trasformato un partito di ideali in un partito di affari e forse malaffare » , convivere e collaborare con Silvio Berlusconi ??? Io avevo votato sempre e solo ‘P. Liberale’, e accanto alla ‘debacle’ subita per l’ agire dell’ ex ministro De Lorenzo, subii poi anche quella che l’ allora guardasigilli del 1° ministero Berlusconi, Alfredo Biondi , non denunciò, pubblicamente, la disonesta richiesta fattagli di redigere e promulgare il famoso DECRETO SALVALADRI. Signor Biondi quell’ episodio mi aprirono gli occhi circa il primo ministro che, per non essere io un trinariciuto e non conoscendo il S. Berlusconi , ammaliato, lo avevo votato per ben 2 volte in poche settimane, politiche ed europee !! Tre settimane del governo Berlusconi e quell’ episodio mi furono più che sufficienti per capire chi era quel ‘padrone’ e in omaggio al proverbio ‘Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei’, da quel giorno lo detesto.