- 3 Febbraio 2005
Luigi Crespi, l’uomo che ha inventato il contratto con gli italiani di Berlusconi e la megacampagna («Meno tasse per tutti») sui megacartelloni, ricorda quel periodo di stress che fece saltare il suo metabolismo. «Dormivo poco, lavoravo male, ero in continua tensione». Si era comprato quasi tutti gli istituti demoscopici concorrenti per tentare di creare un grande polo della comunicazione. Ma l’aveva fatto con i soldi delle banche e, oppresso dai debiti, aveva dovuto rinunciare a tutto. «Poi l’ernia alla schiena. Un mese e mezzo a letto immobilizzato, un dolore terrificante. Superato col cortisone. In poco tempo sono passato da 130 a 184 chili». Passata l’ernia, passate le banche, adesso è sotto i 150 chili. Dice: «A forza di dieta e di preghiera». La preghiera è la nuova dimensione: guardarsi dentro e scoprirsi buddista. «Prima devi dimagrire dentro perché la nostra anima è contenuta nel nostro corpo. Noi siamo interiormente ciò che appariamo». Sicuro? «Sì, ma mi viene la pelle d’oca pensando a Borghezio». Crespi è anche l’uomo delle bandierine. Elezioni regionali del 1995. Emilio Fede, Tg4, seguendo le comunicazioni della Datamedia di Crespi, piantava bandierine su una carta dell’Italia attribuendo una strepitosa vittoria a Berlusconi. Ma era vero il contrario. «Fu un colossale errore», ricorda Crespi. «Andammo in palla e vennero fuori dati instabili».
La tua sfortuna furono le bandierine. Grazie a loro tutti ricordano.
«Fede mi chiedeva: “Come va la Toscana?”. E io rispondevo: “Non lo so”. “Quindi non è sicuro che è di sinistra”. “No”. “Può essere di destra?”. “Potrebbe”. E lui metteva la bandierina».
Colpa di Fede allora.
«Fede ha forzato. Ma l’errore era mio».
Quando ti sei accorto di avere detto delle sciocchezze?
«Mentre le dicevo. Era come un mostro dentro di me. Non riuscivo a fermarmi».
Anche gli altri hanno fatto grandi errori. L’Abacus sbagliò il referendum del 1999…
«La Doxa dette perdente Formentini alle comunali di Milano. La Swg sbagliò il duello Cacciari Malan».
E Mannheimer?
«Mannheimer è un furbastro demoscopico. Si esprime fino a un mese prima e poi si defila. Se non ci becca dice: “Nell’ultimo mese è cambiato tutto”».
Piepoli?
«Piepoli è come un negromante, un concorrente del mago Otelma».
Ma funziona?
«Quando iniziò a lavorare con Berlusconi, prima delle europee, Piepoli disse: “Io porto fortuna, Berlusconi con me vincerà”. Risultato: Forza Italia meno 8 punti».
Tutti, o quasi, hanno lavorato per Berlusconi. Perché a te lo rimproverano?
«Perché funzionavo. Il mio contributo alla vittoria elettorale di Berlusconi non è stato da sondaggista ma da uomo di comunicazione. Ho fatto il creativo e l’ho fatto senza limiti di budget. È molto facile fare i creativi senza limiti di budget però le cose che ho fatto hanno lasciato un segno».
Hai inventato il contratto con gli italiani.
«Facemmo un’analisi approfondita per tre mesi, con delle tecniche estremamente riservate chiamate koenemiche».
Koenemiche.
«Koenemiche».
Cioè?
«Misurare la semiosi del desiderio».
Koenemiche.
«Il desiderio».
Bastava dirlo.
«Individuare il desiderio che Berlusconi mobilitava».
Un esempio.
«Berlusconi non doveva vendere le aziende perché sarebbe diventato un politico come tutti gli altri».
E noi che pensavamo…
«Berlusconi non ha fatto una campagna ideologica, ma di interesse e pragmatica. Cioè. Ti conviene votare Berlusconi perché ti abbassa le tasse. Ti dà lavoro. Non ruba perché è già ricco. Forse ha fatto degli errori, però ti fa guadagnare più soldi. Qual è la prova? La sua storia ne è la prova».
Rutelli fu un avversario difficile?
«Rutelli fece una cosa incredibile. Assunse tutti i sondaggisti. E assunse anche un personaggio molto bravo, Greenberg».
L’americano?
«Mi fece vedere i sorci verdi. Muoveva le cose da grande professionista e ci metteva in difficoltà. Allora mi sono preso un americano che conosceva bene Greenberg, ci spiegava come ragionava e ci consentiva di anticipare le sue mosse. Ma occorreva qualche cosa che riposizionasse l’immagine di Berlusconi. Le soluzioni individuate furono due. La prima fu l’idea rococò del fotoromanzo della vita di Berlusconi…».
Idea di Bondi…
«Per carità di Dio non dico di chi fu…».
Non fu di Bondi?
«Non lo so. Non ricordo».
Non prendermi in giro.
«Bondi l’ha sicuramente realizzata».
Capito: fu un’idea di Berlusconi.
«Diciamo che l’imprinting di Berlusconi fu potentissimo».
La seconda idea fu il contratto con gli italiani.
«Non era originale. Il patto con gli americani lo aveva inventato Reagan. Ma io sono andato dal mio notaio con la carta bollata e ho steso un vero contratto. E lui l’ha firmato compiendo un gesto simbolico pubblico di grandissimo valore».
La politica dell’immagine.
«Uno strumento di grande valore democratico. Vorrei che tutti i politici assumessero impegni su base contrattuale».
Berlusconi non l’ha rispettato.
«Resta un fatto di grande valore. Una specie di rendicontamentazione sociale».
Berlusconi è contento di averlo firmato?
«Per me maledice quel giorno. Se potesse lo cancellerebbe. Per lui è un incubo».
Lui dice che i cinque obbiettivi sono stati raggiunti.
«Non mi interessa se formalmente dimostra che li ha raggiunti. Aveva detto che saremmo stati meglio. E non è successo».
Maroni una volta ti ha accusato di essere «spannometrico».
«Io sarò spannometrico ma non sono ministro. Lui è un ministro spannometrico».
Tutti credono ai sondaggi?
«Tutti credono ai sondaggi quando sono favorevoli».
Il sondaggio come adulazione.
«Come copertura delle insicurezze e delle ansie. Come terapia psichiatrica».
Chi sono i più grandi adulatori del momento?
«Elisabetta Gardini raggiunge livelli paradisiaci. Bondi no. Bondi è uno stato mentale, crede in quello che dice. Quando parlo con lui, quello che mi dice corrisponde a quello che dice in pubblico. Molti altri, in separata sede, mi rovesciano addosso caterve di lamentele su Berlusconi. Poi, pubblicamente, dicono tutt’altro».
Baget Bozzo è un adulatore.
«Ha detto che lo Spirito Santo è uno dei fondatori di Forza Italia. È sconcertante, pericoloso ed antieducativo. Al Decennale di Forza Italia ha detto cose incredibili».
Alla festa condotta dalla Prestigiacomo.
«Bella donna».
Occhio lucido e innamorato di Berlusconi.
«È una cazzuta. È la sinistra della destra».
Tu dici quello che dicono tutti i berlusconiani: «Io voglio bene a Berlusconi».
«Certo, gli sono affezionato».
Ma a un leader non si vuole bene. Un leader lo si stima.
«Berlusconi è una mamma, è affettuoso. Non vuole prestigio. Vuole essere amato».
Tu puoi parlarmi male di Berlusconi?
«Le cose peggiori gliele ho dette quando lavoravo per lui, davanti a ministri e deputati».
Dille pure a me.
«Gli ho detto mille volte che non doveva aggiungersi i capelli sui manifesti. Ho fatto di quei casini che non hai idea. Anche con Comolli che era quello che aggiungeva fisicamente i capelli».
Parrucchiere virtuale.
«Che giurava che non era vero. Mentiva di fronte all’evidenza».
Il tuo futuro?
«Adoro Milano: il mio futuro potrebbe incrociarsi con la politica».
Vuoi diventare sindaco di Milano?
«Potrei farlo, certo».
A destra o a sinistra?
«Io non passo dall’altra parte».
Però tu nasci comunista, marxista…
«Non è detto che non lo sia ancora».
Tiravi molotov?
«Molte. E biglie. E cubetti. Ero giovane. Frequentavo i centri sociali».
Botte?
«Le ho prese e le ho date».
Ma i poliziotti, poveretti…
«Poveretti un cazzo, menavano come disperati, ho i segni addosso ancora».
Non sei pasoliniano.
«Ero figlio del popolo anche io».
Perché eri comunista?
«Perché non volevo essere né democristiano né socialista».
Mannheimer all’inizio era maoista.
«I maoisti mi sono da sempre sulle palle».
Berlusconi quando l’hai conosciuto?
«Nel 1996, l’anno in cui mi ero appena ripreso dalle bandierine e avevo azzeccato in pieno le previsioni delle comunicali di Milano e Torino. Poi nel ’98 mi chiese di entrare nello staff per le europee».
La prima barzelletta che ti ha raccontato?
«Un giorno arrivammo in riunione e lui era incazzato come una bestia. “Avete letto le agenzie? Un disastro”. Ma che cosa è successo? “Hanno scoperto che Fini ha avuto un parente morto ad Auschwitz”. Otto persone intorno al tavolo, tutti in silenzio. Lui usciva, entrava, sbraitava. “Fini mi porta via tutti i voti”. Un quarto d’ora di pantomima. Poi uno chiese: “Come è morto?”. E lui: “È caduto dalla torretta”».
Poi che cosa è successo?
«Metà sono svenuti dal ridere, gli altri hanno detto: “Ma veramente?”. Finito di ridere Berlusconi disse: “Uno, due, tre a casa oggi! Siete troppo cretini”».
Nomi nomi.
«Nemmeno sotto tortura».
Perché uno di sinistra lavorava per Berlusconi?
«Io prendevo i soldi da Berlusconi ed ero ignobile. Santoro, da Italia 1, Costanzo, da Canale 5 e D’Alema, dalla Mondadori prendevano gli stessi soldi e non erano ignobili».
Sei un voltagabbana?
«Sarei un voltagabbana se adesso andassi a lavorare per l’Ulivo».
Ma ti vorrebbero?
«Farebbero carte false».
Te l’hanno mai offerto?
«In maniera anche imbarazzante».
E perché rifiuti?
«Non sono sul mercato. Non sono un mercenario. Non lavoro per chiunque».
Velardi lo fa.
«Velardi non è Crespi. Non si utilizza la posizione conquistata grazie a un partito per poi mettersi a disposizione di tutti».
Anche tu ti sei conquistato una posizione grazie a Forza Italia.
«E infatti pago: il prezzo del silenzio e della solitudine. E finché c’è Berlusconi in campo non gli andrò mai contro».
Chi sono i voltagabbana?
«Fammi dei nomi».
Mastella?
«È il guru della mobilità. Va dove danno di più. Mastella è mobile».
Pomicino?
«Nessun dubbio: voltagabbana classico».
Guzzanti?
«Voltagabbana antiestetico. Troppo esplicito. Guzzanti è un… No, così mi becco la querela».
Adornato?
«Adornato è una cosa brutta proprio. Non si può essere intellettuale organico di due mondi contrapposti. Ha esagerato».
Tu ci andavi ai congressi di Forza Italia?
«No, era inutile. Non erano congressi. Erano convention».
Chi non ti piace a destra?
«Fini, Follini».
E in Forza Italia?
«Non mi piace Forza Italia».
E Berlusconi?
«A me Berlusconi non è mai piaciuto».
Boom. Ti sei abbandonato ad una danza gioiosa, sfrenata e dionisiaca con Emilio Fede il giorno delle elezioni vinte.
«È un falso».
Non è un falso. Lo ha scritto Filippo Ceccarelli il quale non scrive falsità, mai.
«È vero. Nel 2001 ho danzato per festeggiare la vittoria del mio candidato e la precisione dei miei sondaggi. La Abacus invece aveva toppato».
Recentemente hai detto che Berlusconi è un uomo disperato.
«Mettere insieme Scajola, Tremonti, Dell’Utri, Bondi è un atto disperato».
Gioco della torre. Costanzo o Vespa?
«Costanzo è il servitore di tutti i padroni, la parte deteriore della nostra televisione. Si trasforma sempre».
A me non sembra un voltagabbana.
«È un virus, un inquinatore».
Ti ha mai invitato?
«Spesso e non ci sono andato mai».
Da Vespa ci sei andato?
«Da Vespa sì. Anche se Porta a porta mi annoia a morte. Non lo guardo quasi mai. Vespa è il presidente della repubblica televisiva italiana. Fa i partiti, li divide, sceglie i temi. Comanda lui».
Ghedini o Pecorella?
«Pecorella è un personaggio poliedrico, un voltagabbana interessante. Ghedini è pericoloso. Una serata con lui e corri il rischio che ti legga tutti gli atti del processo».
Calderoli o Maroni?
«Maroni è il Sor Tentenna. Voleva passare con Berlusconi ma non ha avuto il coraggio. Ed è sempre sul crinale».
Dell’Utri o Previti?
«Butto Dell’Utri. Di Previti ho paura».
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