- 29 Settembre 2005
A Capri ho incontrato la «santa con aureola autorizzata». Così Emilio Fede ha definito sua moglie Diana De Feo, giornalista culturale del Tg1. Santa perché convive con un uomo innamorato più del suo lavoro che della famiglia. Santa per aver sopportato la sua passione per il gioco. Santa per non averlo mollato ogni volta che il sospetto di un’avventura extraconiugale stava per diventare certezza. «La mia aureola è frutto della sua lunghissima coda di paglia», spiega Diana. «Ma è vero che io sono paziente. Non combatto le battaglie che non posso vincere».
Come quella sul gioco d’azzardo.
«Emilio sostiene che si trattava di una malattia professionale. L’aveva contratta quella volta che era andato a fare un servizio su Caltagirone che aveva perso un miliardo a Montecarlo e per la rabbia aveva mangiato la pallina. Emilio tentò la fortuna e vinse. Da allora tutti i venerdì aveva da fare un servizio da inviato».
Magari era vero.
«Emilio è bugiardo ma anche sbadato. Tornava sempre con un regalo per me: una scatola di cioccolatini della miglior pasticceria di Campione».
È nato bugiardo?
«È talmente bugiardo che non capisci mai se dice una bugia quando dice una cosa vera o se dice una cosa vera quando dice una bugia. Una volta andai a prenderlo all’aeroporto di ritorno dall’Africa. Ma in quel volo non c’era. I doganieri mi dissero: "Emilio Fede? È arrivato due giorni fa". Tornai a casa e dopo un po’ arrivò mentre io uscivo. "Dove vai?". "Dall’avvocato per il divorzio". Quella volta si mise un po’ di paura».
Altre crisi?
«L’ho messo alla porta più di una volta. Ma c’era sempre Sveva, una delle nostre figlie, che lo riportava a casa. Una volta arrivò a casa una lettera di una hostess molto affettuosa. Essendo olandese scriveva in francese e faceva molti errori di ortografia. Sembrava la lettera di un uomo. Mi arrabbiai furiosamente. Tradirmi con una hostess era grave ma con uno steward! Quella volta però mi sbagliavo io».
Tu sei napoletana?
«Sono nata a Torino da madre piemontese e padre napoletano. Siamo andati subito ad abitare a Napoli in una casa strabiliante, Villa Lucia, costruita da re Ferdinando per Lucia Migliaccio, duchessa di Florida, in mezzo a un parco affacciato sul mare. Salone di cento metri quadrati, camere da letto di cinquanta, affreschi, quadri, tappeti».
Mica male.
«Mio nonno era un signore ricco. Faceva il notaio. Io ho vissuto una splendida infanzia, in un paradiso frequentato da artisti, intellettuali, politici antifascisti. Mafai, Guttuso, Longanesi, Marotta, Viviani, i De Filippo, Nenni. Un giorno arrivò il leggendario Bob Capa, corrispondente di Life, che si stabilì per sei mesi da noi e mi regalò un paio di piccoli sci verdi. Un’altra volta arrivò Togliatti e papà lo portò dal suo sarto a farsi il primo doppiopetto blu».
Fu anche il suo segretario.
«Per tre anni».
Era comunista?
«Era un liberale, crociano. Uscì dal Pci a causa delle foibe. Passò coi socialisti e poi con Saragat».
I miti della tua gioventù?
«James Dean, Gary Cooper, Ingrid Bergman».
Costantino di Grecia voleva sposarti.
«A quel tempo non si usava. Alcune teste coronate però mi hanno corteggiato».
Anche Juan Carlos.
«Ero molto amica di Juan Carlos».
E ti sei sposata Emilio.
«L’ho conosciuto durante un servizio per Tv7. Era un servizio sul soccorso alpino. Lo chiamai perché era considerato un esperto di montagna. Lui non capì chi fossi e mi confuse con Liana Orfei. Mi disse: "Ma la montagna non è un circo equestre". Poi cedette: "Vabbè ci vediamo. Però stasera ho un impegno". Aveva una partita. Ci incontrammo e decise che poteva saltare la partita. Mi invitò a cena. Dopo tre giorni io avevo già preso tutti gli accordi e gli appuntamenti e lui mi disse: "Ho dei giorni di ferie, quasi quasi l’accompagno". Venne a Cervinia. Disse che sapeva sciare. La prima bugia. Dopo dieci metri si ruppe un legamento».
Era un bel ragazzo?
«Era un bel ragazzo con la testa piena di idee».
Quanti anni aveva?
«30 anni. Io 24».
Era già uno sciupafemmine?
«Sì. Era fidanzato con una sciatrice, una della nazionale, Glorianda Cipolla».
E ti fece subito la corte?
«Come poteva? Era ingessato. Però io, quando finivo le riprese, andavo a chiacchierare con lui. Un giorno fece un solitario, Napoleone, che non riusciva mai. Disse: "Se riesce, lei mi sposa". Riuscì».
Il baro.
«Mmhh…».
Molti parlano male di Emilio.
«Molti non sono d’accordo sulle cose che dice ma si divertono su come le dice. Emilio ha molti amici anche a sinistra».
Tipo?
«Bertinotti, Barenghi, Velardi, Polito… Emilio è ironico, scherza. Sai chi critica Emilio? Quelli del politically correct. Insopportabili».
Non sono nati criticando Emilio.
«Da quando è nata Forza Italia?».
Anche prima, con Craxi…
«No. Emilio amava molto Craxi. Ma è stato uno dei direttori più equilibrati e obiettivi del Tg1».
Era molto attento al potere politico.
«Sì, ma non diceva, come Vespa, che la Dc era l’editore di riferimento. Per Emilio non era la Dc, erano tutti i partiti di governo. Trattava tutti con equilibrio, considerando il peso che avevano e le cose che chiedevano, tranne fascisti e comunisti».
Come finì con la Rai?
«Era un direttore del Tg1 molto amato dalla redazione. E anche stimato. Certe volte i colleghi applaudivano alla fine del telegiornale. Presidente del Consiglio era Spadolini, segretario della Dc Piccoli, direttore generale della Rai Willy De Luca. Poi diventò segretario della Dc Ciriaco De Mita. Emilio non lo poteva vedere. Se poteva toglierlo dal video oppure metterlo in secondo piano, lo faceva volentieri. E De Mita lo detestava perché si riteneva penalizzato. Non del tutto a torto».
Quel che si dice un ottimo rapporto.
«De Mita telefonò a Willy De Luca e gli disse: "Fede si dimetta o lo stritolo". Emilio disse a Willy: "Che mi stritoli". E venne subito stritolato. Craxi lo mollò all’istante».
L’amico Craxi?
«Questo non diminuì la stima che Emilio aveva per Craxi. E poi nacque un incubo: il processo per il gioco d’azzardo. Nel quale, alla fine, risultò innocente».
Tu andavi mai con Emilio al casinò?
«Poche volte. Mi piaceva andare a Dauville o a Montecarlo o a Baden Baden. Ma non a Saint Vincent o a Campione. Odio giocare e non mi piace vincere»
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