- 22 Settembre 2005
Il decalogo del perfetto premier gay: è opera di Franco Grillini, 50 anni, presidente onorario dell’Arcigay, il deputato ds che sta cercando di portare a casa la legge sul Pacs, l’unione civile per coppie di fatto. «Berlusconi aveva detto che se non sei gay non fai carriera. Allora ho voluto dargli una mano». In una villa sulle colline toscane, durante una specie di festa gay, sperimentando che cosa significa essere minoranza sessuale, unico etero fra venti gay gentili e caciaroni, ho parlato per più di cinque ore con Grillini sui rapporti fra politica e omosessualità.
Primo comandamento: liberarsi dei vecchi arnesi del fascismo.
«Tremaglia. Per protestare contro il suo intervento sui “culattoni che comandano in Europa”, mi sono esibito alla Camera nell’intervento indignato, scagliandomi anche contro i tg che danno la parola a Tremaglia ma non a noi. Come con Zapatero e i matrimoni gay. La parola ai cardinali ma non a noi. In tv i razzisti parlano. I gay no. La Rai è omofoba».
Secondo comandamento: liberarsi dei ministri «velati».
«I parlamentari gay non dichiarati spesso sparano a zero sui gay per allontanare da loro i sospetti. Tu mi dirai: fammi i nomi».
Io ti dirò: fammi i nomi.
«Non posso. L’outing è volgarotto e incivile».
Mi dici la differenza fra outing e coming out?
«Se io dichiaro di essere gay faccio coming out. Se dichiaro che Calderoli (un nome assolutamente a caso fra quelli che ci odiano) è gay faccio outing. Ma potrei citare anche Berlusconi che si diverte a dire che Fini, aperto ai Pacs, è passato all’altra sponda. Outing significa sputtanare i gay omofobi in posizioni di potere. Il caso più clamoroso di outing fu quello del cardinale Grõer di Vienna. Si accaniva talmente contro gli omosessuali che 15 gay, stufi, si unirono per raccontare che avevano avuto rapporti con lui. E lui si dimise».
Quanti sono i gay deputati?
«Settanta. O anche di più perché qualcuno si nasconde bene. Tu mi dirai: come fai a capire che uno è gay?».
Ti dirò: come fai a capire che uno è gay?
«Noi gay abbiamo il gaydar, il radar gay. Io, nonostante la mia forte miopia, posso riconoscere un omosessuale in pochi secondi».
Perché mi stai guardando?
«In questo momento le antenne sono spente. Poi dopo, se vuoi, te lo dico».
Quale partito ha più gay?
«Una volta la Dc. L’omosessuale, non avendo famiglia, era ben visto perché la politica è una roba che ti assorbe. Uno di loro stava per diventare presidente della Repubblica».
Questo è quasi un outing. Vergogna.
«Pare che non lo sia diventato proprio per questo motivo».
Più gay o più bisessuali?
«La famosa scala Kinsey aveva sei gradini. Al primo c’era l’omosessuale puro, all’ultimo l’etero puro. Bene: i gay sono tra il cinque e il dieci per cento, i bisessuali il venticinque per cento, circa la metà hanno avuto un rapporto omosessuale completo almeno una volta, e tre su quattro hanno fantasie omosessuali. Solo il 25 per cento sono inguaribilmente eterosessuali».
Nessuno è perfetto.
«Un po’ di riproduttori ci vogliono. Chi lo manda avanti il mondo?».
Io posso riconoscere un gay?
«Quasi tutti gli omofobi sono degli omosessuali repressi che avrebbero bisogno di andare dall’analista. Ti potrei anche fare un nome».
Outing?
«Riccardo Pedrizzi, il capo della consulta della famiglia di An. Forse qualche problemino ce l’ha. Un terapeuta potrebbe aiutarlo ad accettarsi».
È quello che dice che la sinistra si è grillinizzata?
«Nel senso che ha adottato un modo di pensare radicale, laicista, relativista. Ha ragione. Io quando mi presento dico: “Piacere, sono Grillini, laicista-relativista”».
Chi ti è antipatico fra i parlamentari?
«Sul piano personale quasi nessuno. Perfino gli omofobi spesso sono simpatici. Perfino Cè, perfino Giovanardi, perfino Calderoli. Perfino Vittorio Emanuele Falsitta, quello che girava tutto vestito di nero».
Fsicamente, non ti piace nessuno?
«Ci sono dei begli uomini».
Tipo?
«Casini è uno che si presenta bene. Come Sergio Gambini, dei Ds. Come Minniti e Pecoraro Scanio».
Un governo che piaccia agli omosessuali?
«Un governo tutto di donne. Con qualche maschio sottosegretario, magari gay».
Avanti.
«Primo ministro Anna Finocchiaro. Agli interni Vittoria Franco. Alla difesa Rosy Bindi. Ce la vedo che passa in rassegna le truppe. Alla cultura Ambra Angiolini. All’ambiente Barbara Pollastrini. All’istruzione Beatrice Magnolfi. All’economia la casalinga di Voghera. Katia Zanotti alla Sanità».
A destra chi ti piace?
«Vorrei dalla nostra Alfredo Biondi. Simpatico e gran battutaro. Una volta, a un deputato che armeggiava col microfono, chiese: “Cosa succede?”. E l’altro: “Non mi funziona l’attrezzo”. Lui: “Alla nostra età è normale”».
Terzo comandamento: accettare la calvizie.
«Ai gay piacciono i calvi. Sono stati loro a trasformare la calvizie in un oggetto di attrazione erotica».
Marco Rizzo, Claudio Velardi, Marco Minniti?
«Minniti piace moltissimo! Il mio ex fidanzato sbavava per lui. Il Riformista l’ha definito il metrosexual per eccellenza. Lo sai che cos’è il metrosexual?».
Ce l’ho sulla punta della lingua…
«È la nuova tendenza: l’eterosessuale che ha preso tutto dall’omosessuale rimanendo eterosessuale: l’eleganza, lo stile, il buongusto, la raffinatezza».
Il sesto comandamento dice: dotarsi di un partner adeguato.
«Se Berlusconi si fidanzasse con un uomo capirebbe finalmente i nostri problemi. E noi ci batteremmo per i suoi diritti».
Un fidanzato ideale per lui?
«Tremonti. Anche in Norvegia il ministro delle Finanze si è sposato con il magnate dell’editoria. La strada è aperta».
Settimo comandamento: partecipare al Gay Pride.
«Molti politici lo hanno fatto. Bertinotti, Folena, Veltroni, Mussi, Pecoraro Scanio, Marco Rizzo. Lo ha fatto anche un ministro, Katia Bellillo. Ma un premier mai. Sarebbe il primo».
Ottavo comandamento: evitare dichiarazioni maschiliste.
«Tipo dire che in Italia abbiamo bellissime segretarie».
Non sarà Berlusconi l’unico maschilista italiano.
«Certo che no. C’è anche il vescovo di Pistoia, Simone Scatizzi. Ha mandato una lettera a tutti consiglieri comunali, scritta di suo pugno, solo ai maschi però, alle donne no, dove dice che gli omosessuali sono responsabili della femminilizzazione della società, massimo del ludibrio. Immagina questo vescovo con la sua sottana rossa e con la soprasottana di pizzo che si lamenta della femminilizzazione della società».
Nono comandamento: pubblicare un calendario con i giocatori del Milan.
«Luglio e agosto: Nesta e Gattuso nudi».
Decimo comandamento: creare il ministero dell’Omosessualità. Chi lo fa il ministro?
«L’ideale sarebbe un uomo o una donna eterosessuale. Anna Finocchiaro per esempio, bellissima, simpaticissima, brillantissima, una delle icone delle lesbiche italiane. Una mia amica lesbica di Catania mi ha detto che ha la sua foto sul comodino. Ma un buon ministro dell’Omosessualità potrebbe essere anche Gianni Cuperlo. È bello, intelligente, spiritoso».
La tua vita.
«Famiglia poverissima, comunista. Il film della mia vita è Novecento. Io sono Olmo Dalco. Identico. Anche fisicamente. Magrissimo. Mi chiamavano Bistecca per quanto ero magro».
Eri bello?
«Bellissimo, capelli biondo cenere, occhi chiari, niente occhiali a fondo di bottiglia come adesso».
Il primo grande amore?
«Una donna. Innamoratissimi. Durò tre anni. Volevamo fare otto figli. Ma il figlio non venne. Alla fine ognuno andò per conto suo e lei ha fatto sei figli».
Non eri capace?
«Può darsi che in quel momento lei non fosse fertile».
Dicono tutti così gli uomini.
«D’altronde a me non è più interessato il prodotto».
Da quando…
«Da quando lessi Porci con le ali. Quel libro ebbe un effetto così dirompente nell’élite di sinistra che praticamente avere una storia gay diventò quasi un dovere. Io ero responsabile nazionale studenti medi del Pdup. Uno studente cominciò a corteggiarmi. “Usciamo stasera insieme?”. E io: “mica sarai gay?”. E lui: “Come sei rigido, non hai letto Porci con le ali?”. Nacque una grande storia di amore. Senza sesso. Sei anni. Eravamo repressissimi. Ci scrivevamo lettere disperate…».
Le ultime lettere di Franco Grillini…
«Alla fine io sono diventato presidente dell’Arcigay. Lui si è sposato e ha fatto due figli».
Veniamo ai giorni nostri, al coming out di Alessandro Cecchi Paone…
«CLui mi ha detto che Berlusconi lo ha incoraggiato. Ma sull’argomento gay il Cavaliere tace. Eppure metà dei gay parlamentari sono in Forza Italia, anche in posizioni elevate. I gay consapevoli sono in Italia attorno al milione. Quasi un quarto di loro vota per Forza Italia».
Negli altri partiti?
«An ha un atteggiamento a macchia di leopardo. Bene in Alto Adige, male nelle Puglie dove uno come Alfredo Mantovano, integralista a tutto tondo, ha fatto una campagna sporca contro Vendola».
La Lega?
«Ha avuto un inizio laico-libertario. All’interno c’era addirittura un gruppo gay, Los Padania, Libero Orientamento Sessuale della Padania. Bossi dichiarava: “Siamo contro tutte le discriminazioni”. Maroni mi diceva che era a favore delle famiglie di fatto e delle adozioni gay. Adesso è tutto il contrario. Lo dico sempre ai leghisti: “Fatevi curare, gatta ci cova nella vostra ossessione”».
L’Udc?
«Sono parecchi i gay all’interno dell’Udc, nascostissimi ovviamente. Casini è andato in Spagna a sparare a zero contro i matrimoni gay. Ma quando gli ho spiegato il Pacs con l’elenco delle discriminazioni che subiscono le coppie gay, mi ha detto: “Se ne può discutere”. Poi mi ha guardato e ha detto: “Non fare il figlio di puttana eh? Non dirlo in giro che sono d’accordo con te”».
La Margherita?
«Ci sono moltissimi gay anche nella Margherita».
Prodi ha messo il Pacs nel programma dell’Ulivo.
«Lo so, glielo abbiamo chiesto noi e me l’ha confermato con una lettera che noi abbiamo molto gradito. Anche perché non si possono ignorare tre milioni di italiani che convivono».
Tre milioni di gay?
«No, no, c’è di tutto. Anche due vecchiette che vanno a vivere insieme per evitare il ricovero».
E Fini? Si è dimostrato sui Pacs il più moderno di tutta la destra.
«Beh, Fini è uno che punta sul medio periodo e vuole diventare leader di una destra normale, non bigotta di cui il Paese avrebbe tanto bisogno. Bravo, bene!».
La sinistra?
«Rapporti non facili in passato. Quando il Manifesto pubblicava articoli sull’omosessualità di Giovannino Forti centinaia di copie sparivano nei tombini. E Pajetta si incazzò quando venne fotografato con alcuni di noi. “Anche i finocchi! Cha cazzo sta diventando questo partito!”. Ma adesso le cose sono cambiate. Rifondazione ha candidato Vendola. I Verdi hanno un segretario bisessuale. I Comunisti Italiani possono vantare un ministro, Katia Belillo, che è andato al Gay Pride».
E nei Ds?
«Lì c’è stato il cambiamento più radicale. Ma all’inizio fecero di tutto per ostacolare la mia elezione».
In questo governo come sono rappresentati i gay?
«Io non faccio l’outing però adoro l’illazione».
Vada per l’illazione.
«Abbiamo almeno tre ministri gay».
E sottosegretari?
«Cinque o sei».
Percentuale superiore al normale?
«Gli omosessuali sono in gamba. Succede anche nella gerarchia vaticana. Più si sale, più gay si trovano».
Il tuo primo litigio fu con un vescovo, Biffi.
«Si arrabbiò perché il comune di Bologna ci aveva assegnato il Cassero come sede dell’Arcigay. Proprio dove passava la processione della Madonna di San Luca. Per Biffi era un sacrilegio. Il punto più alto della polemica fu quando paragonò l’omosessualità alla necrofilia, alla pedofilia e alla cleptomania. Proprio un prete non dovrebbe parlare di pedofilia».
Hai litigato anche con Casini.
«In maniera furibonda quella volta sulle case per i gay durante la trasmissione di Ferrara. Alla fine della trasmissione Casini mi disse: “Guarda, io ho molti amici omosessuali”. Ed io: “Ma chi cazzo frequentano questi omosessuali?”. Poi volle farsi fotografare con me e mi abbracciò. Ma questa foto è scomparsa».
Hai litigato col Moige.
«Il Moige sono quattro gatti, anzi meno: il signore e la signora Moige. Sbraitano che gli omosessuali non possono essere mostrati ai bambini in tv. Ho vinto una causa. Avevo detto che il Moige è un gruppetto fascista e il giudice mi ha dato ragione. Che si sappia: dare del fascista al Moige si può».
Risse con Calderoli?
«Ogni volta che si parla di gay Calderoli spara la sua cazzata. Vendola ha detto: “Quando ci sarà il Giudizio Universale chiederò a Dio se era distratto quando ha fatto Calderoli”».
Liti con Storace?
«Da quando siamo nati. Ricordi? Dica qualcosa di destra: “Ah frocio!!!”. Ma recentemente mi ha detto di aver cambiato opinione sui gay».
Mastella voleva espellerti dall’aula…
«Sventolai alla Camera un preservativo. Non vedo dove fosse lo scandalo. Il preservativo è un presidio terapeutico. Poi ho incontrato Mastella in corridoio e gli ho detto: “Pensa che volevo gonfiarlo”».
I voltagabbana…
«Te lo ricordi Rutelli che sostituì la bandiera italiana con quella vaticana sul pennone di Montecitorio per protesta contro l’invadenza vaticana?».
Altri tempi.
«E Pera? Gli ho spiegato il Pacs e lui mi ha detto: “Mi hai convinto”. Poi da Cl ha detto il contrario. Una volta era un laico, mandava messaggi ai Gay Pride e ai congressi dell’Arcigay. Oggi è teo-con. Una conversione stupefacente».
Hai avuto discussioni anche con Daniela Fini.
«Diceva che non ci possono essere gay nel calcio».
E tu le hai risposto che avevi un amante in comune con un calciatore.
«Di gay calciatori ce ne sono tanti, anche famosissimi. In una squadra di serie A ce ne sono tre. C’è un grande calciatore, notissimo, ritratto della virilità, per il quale sbavano tutte le donne, che cerca partner gay su Internet».
E tu che ne sai?
«Ho parlato con qualcuna delle sue prede».
La televisione come vi tratta?
«L’informazione fa schifo, una fogna. Hai sentito il tg quando quel forestale è morto ammazzato in Calabria? “Delitto maturato nello squallido mondo degli omosessuali”. Al Gay Pride ho parlato dello “squallido mondo dei giornalisti Rai” e ho avuto un’ovazione».
Ratzinger, quando era cardinale, aveva definito nocivo il Pacs. Tu dicesti che Ratzinger era cattivo e violento. Lo ridiresti?
«Mi auguro che lui non dica più che il Pacs è nocivo».
Non evadere la domanda.
«Ratzinger ha detto le cose più dure che un alto prelato abbia mai pronunciato sugli omosessuali. Parole tremende sulla bocca di un cristiano. È oggettivamente uno dei papi più omofobi della storia della Chiesa».
Perché la Chiesa vi è ostile?
«È un’ostilità di carattere dottrinario che deriva dalla tradizione. Ma anche dalla necessità di allontanare da sé il sospetto della pratica omosessuale all’interno della Chiesa. Sospetto che diventa certezza se si leggono i giornali».
Radio Maria ti dipinge come il Satana italiano.
«Mi hanno definito anche “il gran sacerdote del vizio contro natura”».
Gioco della torre. Vespa o Costanzo?
«Da Vespa sono andato più volte, ma quando parlo di Costanzo mi viene la lacrimuccia. Il giorno che faremo una città gay gli intitoleremo la piazza principale. Largo Maurizio Costanzo, amico dei finocchi».
Altri amici dei finocchi?
«Daria Bignardi, Natalia Aspesi, a lei abbiamo dato addirittura un premio il “Gayfriendaly” nel 1997. Ma ci piace anche Ambra Angiolini. È una delle icone degli omosessuali. Come Mannoni, la Carrà, Amanda Lear e Nilla Pizzi, Ornella Vanoni».
Tremaglia o Buttiglione?
«Abbiamo riempito un dossier con le scemate che ha detto Buttiglione contro i gay E voleva diventare commissario europeo alle libertà? Era come mettere un rapinatore a dirigere una banca».
Si parlò di discriminazione perché Buttiglione è cattolico.
«Buttiglione non è cattolico. È allergico ai diritti individuali. Gli viene la scarlattina se ne sente parlare».
Tremaglia?
«È insultante che ci siano dei residuati bellici della dittatura fascista che fanno il ministro. Non esiste in nessun altro Paese civile».
Nel governo di D’Alema ci fu Misserville, sottosegretario di un governo di sinistra?
«Si dimise subito».
Non basta.
«Le cazzate le fa anche la sinistra. Ma si ravvede».
Baget Bozzo o Bondi?
«Butto Baget Bozzo. Dovrebbe avere il coraggio di dire le cose come stanno. Sono gay, non sono gay, lo sono a metà, ho delle fantasie. Ma se è gay lo dica. Se non lo è, la smetta».
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