- 27 Giugno 2002
Simona Ercolani, autrice e conduttrice televisiva (Sfide), moglie di Fabrizio Rondolino, giornalista, ex portavoce di D’Alema. Furono polemiche quando intervistò Bettino Craxi latitante. Categoria leccapiedi. Furono polemiche quando suo marito cominciò a lavorare per Mediaset. Categoria voltagabbana. Simona, da dove cominciamo?
«Cominciamo da Fabrizio».
Tuo marito.
«Mio ex marito. Ci siamo separati».
Questa è una notizia. Perché vi lasciate?
«Perché la vita in due è dura».
Dicono che ti ha raccomandato per farti lavorare in Rai.
«Io non mi facevo pagare i libri dai miei genitori quando avevo sedici anni perché volevo essere indipendente. E adesso, a trentotto, sarei una raccomandata di Rondolino? Ma non scherziamo!».
Non ha mai fatto niente per aiutarti? Ma che marito era?
«L’unica cosa che Fabrizio ha fatto è presentarmi a Carlo Freccero».
E Freccero?
«Posso pensare che abbia avuto un occhio di riguardo. Infatti mi ha ricevuto alla decima telefonata».
E poi?
«Ha detto: “Bello, famo, annamo”. Sai com’è Freccero no? Per sei mesi non è successo niente».
Comunque hai fatto Passioni.
«Passioni e basta. Moglie o non moglie, per fare Sfide sono emigrata a Rai Tre».
Con lo sport hai avuto fama e gloria. Chi è il calciatore di cui sei innamorata?
«Vieri. È proprio bello bello bello. Quando l’ho visto per la prima volta, mi ha folgorato. E ho pensato che esistono uomini fatti proprio come si deve, fianchi stretti, le spalle larghe, pieni di muscoli».
Parliamo dell’intervista a Craxi: Curzio Maltese ti strapazzò.
«Ha scritto che l’avevo fatta su commissione del datore di lavoro di mio marito, D’Alema».
Falso?
«Certo. Tanto che D’Alema si arrabbiò con Fabrizio perché a sua volta in qualche salotto di sinistra lo avevano rimproverato. E poi io faccio sempre di testa mia. Non vado da D’Alema a chiedere il permesso. E soprattutto non ci mando mio marito».
Secondo Maltese era un servizio tappetino.
«Gli ho telefonato e gli ho detto: “Ne sono orgogliosa. Ho raccontato quello che ho visto».
Ma Craxi ti è piaciuto?
«Sono rimasta affascinata da Craxi morente».
Vedi?
«Ma non posso avere delle idee? È una colpa? Sono partita pensando che Craxi fosse un orco, sono tornata dicendo: “Ha la luce negli occhi”».
Hai più visto Maltese?
«Se lo incontro lo meno».
Hai litigato anche con Giancarlo Perna?
«È un ottimo giornalista. Collaborava con me a Passioni. Quando Rondolino ha pensato bene di far uscire il suo romanzo…».
Il romanzo porno?
«Cinque pagine erotiche. Perna mi chiamò. E siccome io sono una gran chiacchierona, mi venne da fare delle battute».
Gli hai detto che comprate cassette pornografiche.
«Scherzavo, ridevo, la situazione era surreale».
L’articolo uscì su Panorama col titolo: «Mio marito è un porco».
«Sono stata una cretina».
Fabrizio si dimise da portavoce di D’Alema. Hai insultato anche Perna?
«Perna aveva ragione. L’errore è stato mio».
Il tuo programma, Sfide, «ha rivoluzionato il modo di raccontare lo sport». L’ho letto da qualche parte.
«Esagerazioni».
Grasso, Ferrara, Beccantini, la Comazzi, Levi. Hanno tutti parlato bene di te.
«Anche Norma Rangeri che è cattivissima».
Tu che cosa pensi di te?
«Poco se mi rimiro molto se mi comparo».
Il tuo primo documentario è stato quello sul convegno del Pci di Rimini.
«Ero lì come militante. Mi ero portata una telecamerina e giravo tutto. L’alba, in puro stile sovietico, Natta che ciancicava nervosamente la carta della gomma americana, quelli che dormivano durante le votazioni. Filippo Ceccarelli, della Stampa, mi chiese: “Ti dispiace se ti seguo tutto il giorno?”. Ebbi anche fortuna. Tutti pensavano che sarebbe stato eletto Achille Occhetto e se ne erano andati. Così io fui l’unica a filmare la sua sconfitta. Quando tornai a Roma mi telefonò Giuliano Ferrara. “Voglio l’esclusiva per l’Istruttoria”. Come nei film americani. Apro la Stampa e vedo mezza pagina tutta dedicata a me».
Come andò a finire?
«Giuliano Ferrara mi disse: “Ti compro il materiale però lo monta un altro”. “Ma quando mai”. “Ti do dieci milioni”. “Non se ne parla nemmeno”. Ho chiamato il segretario di sezione, Giorgio Arlorio, che lavorava in Rai, e gli ho raccontato la cosa. Mi disse: “Chiamo il vicedirettore di Rai Tre”. Conobbi Balassone, conobbi Guglielmi. Mi dettero 18 milioni. E montai tutto io».
Come mai questa passione per il video?
«Mio padre lavorava nel cinema come capo elettricista. Aveva lavorato in film molto importanti, Zabrinsky Point di Antonioni e un sacco di film di Rossellini…»
Ricordi le canzoni della tua gioventù?
«Gianni Morandi. Quando ero piccola piccola gli davo i bacetti sulla televisione e odiavo Massimo Ranieri. Sono sempre stata faziosa. Quando amo uno, l’altro lo detesto. Poi De Gregori, Guccini, Claudio Lolli».
Politicamente?
«Fgci. Al Virgilio era forte Autonomia Operaia. Mi insultavano sistematicamente».
Amori?
«Ricordo uno che bazzicava Lotta Continua. Era molto più grande di me. Io 15, lui 25. Un giorno, in macchina, a un semaforo, scese e prese a calci uno che era sceso dalla macchina accanto. Risalì e disse: “Era un fascista”. Io pensai: “Questo è il mio eroe”. Durò pochissimo. Mi mollò. Non ero il suo tipo».
Il tuo primo amore vero?
«Mauro. Un ragazzino con cui sono stata due anni e mezzo. Adesso fa il vicequestore».
Pigliava a calci i fascisti?
«No, era molto perbene. Ci siamo molto amati. I primi baci. Le canzoni d’amore. A lui piaceva Baglioni, uno dei motivi per cui ci siamo lasciati. Uno dei motivi per cui ho lasciato Massimo, il mio primo marito, invece, è che odiava De Gregori. Lo chiamava Gregorio. Gli piacevano i Pink Floyd, figurati!».
Università?
«Un anno Ingegneria. Un anno Geologia. Tre anni Lettere. Poi Legge. Mai laureata».
Lavoro?
«Ho venduto termomassaggiatori alla Fiera di Roma. Con i soldi dei termomassaggiatori compravo imbuti che vendevo davanti a Coin. Con i soldi degli imbuti compravo i botti che vendevo per strada. Ma me li sequestravano e allora vendevo le birre in bottiglia».
Una carriera travolgente…
«Facevo la cassiera, poi la barista, organizzavo concerti, in perdita. Alla fine arrivai in una società di produzione di pubblicità. Preservativi, siringhe, ciucci.».
La passione politica?
«Sempre avuta. Ma non frequentavo molto la sezione. Avevo troppo cavoli da fare».
Eri ingraiana?
«No. Ero per il centralismo democratico. Si fa quello che dice il segretario».
Chi era il segretario?
«Berlinguer e poi Occhetto. Mitico. Mia figlia si chiama Bianca Svolta, perché è nata il 12 novembre, il giorno della svolta della Bolognina».
Perché Occhetto è stato trattato così male?
«Perché i comunisti sono cattivi. Nel partito non c’è il concetto di solidarietà. E governare ci ha incattivito ancora di più. Malvagità fine a se stessa, per il gusto di demolire l’altro. L’unico obiettivo di un dirigente comunista è fare fuori quello che gli sta accanto».
Chi è il più cattivo secondo te?
«Mussi e Folena. Non hanno spinta politica. Solo ambizione personale».
D’Alema ti piace?
«Da pazzi ma mi ha deluso moltissimo. È come quando un uomo ti corteggia, ti corteggia, ti corteggia e tu alla fine cedi e gli dici: “Sarò tua per tutta la vita”. E lui gira l’angolo e se ne va. E allora va a quel paese! Non ci potevi pensare prima?».
Tu credi che sia stato D’Alema a fare fuori Prodi?
«No perché c’ero. Ricordo che Fabrizio tornò a casa, la sera prima, smadonnando perché Parisi si ostinava a non credere ai calcoli di D’Alema».
Quando hai conosciuto Fabrizio Rondolino?
«Al congresso di Rimini. Mi corteggiò per tre mesi dicendo: “Sei la donna della mia vita”. Dopo tre mesi mi sono lasciata baciare e ho scoperto che aveva labbra bellissime».
Ma non aveva capelli.
«Ne aveva pochi. Era brutto e grasso».
Tuo marito è andato a lavorare per Mediaset, il nemico.
«Mediaset non è affatto un mio nemico. Invece è come quando lasci una donna molto amata. O ti metti con una identica a lei o con una che è completamente diversa. Fabrizio ha molto amato D’Alema e ha scelto la seconda strada. Pensa che quando è andato via da Palazzo Chigi nessuno del partito gli ha telefonato»
Nessuno nessuno?
«Ho la lista. Non hanno telefonato D’Alema, Cuperlo, Mussi, Folena, Veltroni. Hanno telefonato Petruccioli e Linda D’Alema, due giorni dopo».
A Veltroni sta antipatico Rondolino?
«Antipatico tanto. C’è proprio una cosa personale tra loro due».
Parliamo di voltagabbana. Dimmene uno.
«Rondolino. È strutturalmente voltagabbana, pensa che sia giusto esserlo. Però lo fa in maniera elegante, amabile».
Avete mai litigato per la politica?
«Quando D’Alema invitò Fini alla Festa dell’Unità nel 1994 e gli strinse la mano, io mi sono arrabbiata da morire, tutta la notte a discutere. Alla fine m’ha convinta».
Altri voltagabbana?
«Un traditore ignobile fu Giuliano Ferrara, che a me piace, perché mi piacciono gli arroganti e gli intelligenti, è una perversione. Però Giuliano non è un voltagabbana. È un vero stalinista. Renzo Foa? Non è un voltagabbana, non gli è andato giù il licenziamento dall’Unità. Mastella? Non è un voltagabbana. È una macchietta. Un voltagabbana è Baricco. Fa credere ai suoi adepti di essere buono, bravo, di avere dei principi solidi a metà fra sinistra e il cattolicesimo…».
E invece?
«Invece pensa ai fatti suoi, voltagabbana autentico che fa mercificazione dei buoni sentimenti».
Voltagabbana in Rai?
«Un voltagabbana simpatico, geniale, è Carlo Freccero».
E Gabriele La Porta?
«Dalla Lega a Rifondazione ha fatto il giro delle sette chiese. Ma è finito nel palinsesto notturno, buono per i nottambuli».
Altri?
«Oliviero Beha è un voltagabbana. Da Santoro ha fatto un discorso tutto contorto. È diventato leghista?».
Altri ancora?
«Di Agostino Saccà si è detto che è un voltagabbana. Dicono che è stato socialista, dalemiano, di An, di Forza Italia. È il mio direttore generale. È uno che si fa un culo incredibile, lavora dodici ore al giorno, segue tutti i programmi, guarda tutte le scalette».
Stai diventando adulatrice.
«Il tributo al capo non è piaggeria, è riconoscergli autorevolezza e autorità. A me la redazione mi fa il cesto di Natale, una cosa che adoro. È normale: onore al capo. Avendo fatto la gavetta da ragazzina so cosa significa conquistarsi la simpatia dei capi, adesso quando vedo qualcuno che cerca di conquistare la mia simpatia, mi intenerisco».
Casi di leccaculismo?
«Un leccaculo intelligente è senza dubbio Augusto Minzolini. È un bravissimo giornalista però quando c’è D’Alema è dalemiano, quando c’è Berlusconi è berlusconiano».
Ci sono dei luoghi in cui la piaggeria alligna?
«Nei salotti».
Li frequenti?
«Li ho frequentati con Fabrizio. Ci piaceva. Ci siamo fatti il salotto Rizzoli, il salotto di Giuliana Olcese. Abbiamo frequentato le feste di Roberto D’Agostino».
Dove c’era maggior piaggeria?
«Nel salotto Rizzoli. C’è un’altra cosa divertente nei salotti: il giullare di corte».
Tu hai fatto il giullare?
«Spesso. All’inizio ero moglie del giullare. Poi mi sono creata uno spazio come giullare autonomo, ho fatto carriera».
La piaggeria funziona più a destra o a sinistra?
«Più a destra. Quelli di destra sono meno raffinati, non si accorgono della figuraccia che fanno».
Facciamo dei nomi?
«Vito. Schifani. Gli avvocati-parlamentari, Ghedini, Previti, Pecorella. Nel loro caso non si capisce chi è il leccapiedi. L’avvocato o Berlusconi?».
Che cosa intendi dire?
«L’avvocato è come un prete, sa tutto. Quindi, chi lecca i piedi a chi?».
Chi non ti piace a sinistra?
«Cofferati. Usa l’articolo 18 per diventare segretario del partito».
Legittima aspirazione.
«Ma allora si candidi. Le campagne elettorali si fanno a viso aperto. Non mi piace nemmeno Bertinotti. Ha fatto cadere il governo Prodi, il primo governo di sinistra, per prendere un punto in più, ma dico, sei fuori di testa?»
Dei giornalisti chi ti piace a destra?
«Carlo Rossella. Fisicamente. È bello Rossella, è un signore, sa vivere».
Parliamo di contenuti.
«Buttafuoco».
E Veneziani?
«Non mi piace né come parla né come scrive».
Ti piace Perna?
«Fa ritratti strepitosi. Poi mi piacciono “i figli di” che lavorano al Foglio. Mattia Feltri, Luca Sofri».
Il Foglio ti piace?
«Deve piacermi. Altrimenti sono “out”. Il Foglio è come il telefonino negli anni Otanta, uno status symbol. Se vuoi essere figo devi girare col Foglio in tasca. Giuliano dovrebbe pensarci. Piace troppo questo Foglio. Piace alla gente che piace».
Tra Giuliano e Gad Lerner chi butti dalla torre?
«Non so scegliere. Sono tutti e due molto intelligenti».
Tra Antonio Ricci e Fabio Fazio.
«Ricci è un genio della tivù».
E Fazio?
«È un voltagabbana. Ha fatto di tutto per diventare il paladino della sinistra e poi tace quando chiudono l’unica possibilità di tv alternativa. Avrebbe dovuto inchiodarsi i piedi negli uffici della 7. Invece si è preso i suoi miliardi e se ne è andato, zitto zitto».
Tra Vespa e Costanzo?
«Quando vedo Vespa capisco delle cose».
E quando vedi Costanzo?
«Chiacchiere di cui non mi frega nulla».
Tra Mimun e Mentana?
«Mimun è un bravissimo giornalista. Sempre coerente, si è inventato un nuovo modo per fare un telegiornale».
Lo si diceva di Mentana…
«Sarà vero, ma non ha il coraggio di cambiare, non ha il coraggio di andar via. È un pauroso».
Tra te e Fabrizio chi è più di sinistra?
«Lui è sempre stato più a destra».
Secondo te ha votato Ds l’ultima volta?
«Sì. Me lo sono fatto giurare».
Avevi paura quindi.
«Sì. Ho temuto».
Se un giorno scopri che Fabrizio vota Berlusconi?
«Non gli rivolgo più la parola. C’è un limite a tutto. Ma sono sicura che non capiterà mai».
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