- 16 Agosto 2000
Mauro Galligani è uno dei più famosi fotografi italiani. La guerra non è la sua specializzazione, ma di guerre, guerriglie e rivoluzioni ne ha documentate tante. L’ultima, la rivolta cecena, gli è costata due mesi della sua vita. Fu rapito dai guerriglieri ceceni di montagna e trattenuto per 50 giorni finché non fu pagato il riscatto. "In Cecenia ero andato per Panorama", racconta. "Ero con il corrispondente da Mosca Francesco Bigazzi, con l’autista e l’interprete. Mi rapirono in piena città bloccando la macchina in mezzo al traffico, sparando alle gomme. Mi infilarono dentro la loro macchina. C’era uno sportello aperto e io cercai di scappare. Mi dettero due colpi col calcio della pistola, io feci finta di svenire per evitare ulteriori colpi. Poi mi portarono in un covo alla periferia di Grosny.
Come ti hanno trattato?
Malissimo. Il loro umore seguiva le trattative. Ti davano da mangiare i loro scarti. Ma io li mangiavo. Non mi facevo certo prendere per fame. Mi potevano dare cacca che l’avrei mangiata. Ero solo, non capivo una parola di quello che dicevano, mi tenevano quasi tutto il tempo con un cappuccio in testa. Facevo finta di star male. Gli feci credere che avevo avuto degli infarti.
Perché ti avevano rapito?
Lo fanno da centinaia di anni. Chiedono il riscatto e vengono pagati. Sono ceceni di montagna, quelli feroci, appoggiati purtroppo dall’Occidente. Sarà che io sono di parte ma bisognerebbe farli fuori tutti.
Quanto avevano chiesto?
Un milione di dollari la prima richiesta, poi 500 mila dollari.
Che cosa facevi tutto il giorno?
Niente, non potevo fare nulla. Qualche volta riuscivo ad ottenere di fare un po’ di ginnastica che usavo per guardare un po’ fuori dalla finestra.
Un’avventura del genere può lasciare dei buoni ricordi?
No. Ogni momento pensavo di poter morire. I momenti peggiori erano quando mi facevano passare dal un covo all’altro. Incappucciato. Pensavo: adesso mi buttano in un burrone. In quei casi o si paga o si muore.
E’ vero che i russi sono convinti che ci siano complicità italiane?
E’ vero. Per prima cosa sono spariti 150 mila dollari, non si capisce bene come e dove. E poi come facevano a sapere quando sarei arrivato e come mi sarei spostato? Sembra che sia stato "venduto" a Mosca, in occasione di una cena.
Oltre alla Cecenia quali altre guerre hai fatto?
Perdo il conto. Nicaragua, San Salvador, Guatemala, Libano, Afghanistan, Romania, Jugoslavia. L’unica guerra che non ho fatta è quella del Golfo.
In che cosa un fotografo di guerra è diverso?
Quando sparano, puoi cominciare a fare foto oppure puoi scappare e nasconderti al sicuro. Il fotografo di guerra è quello che non scappa e riesce a scattare foto in queste condizioni. Non è un problema di paura. Paura ce l’hanno tutti.
Non hai molto tempo per decidere.
Frazioni di secondo. Se in Libano ti fermavano dei guerriglieri col cappuccio dovevi capire dagli occhi rossi se erano stanchi o rilassati, se erano giovani e avevano voglia di spararti o vecchi e più tranquilli. Non bisogna mai fare troppe foto. Due scatti e via, l’incidente è un attimo. Mai esagerare. Bisogna limitare i rischi. Avere esperienza giornalistica per valutare se vale la pena di rischiare per la cosa che sta succedendo. Valutare le opportunità con sangue freddo. Perché è un lavoro. Non bisogna fare l’eroe.
Il massimo della paura?
A me viene soprattutto dopo, quando tutto è finito. Vado avanti dei giorni a non dormire. Il massimo della paura lo provo durante i bombardamenti. A Beirut, quando i siriani tiravano alla cieca, tutti andavano a dormire nel rifugio. Io preferivo stare in camera, ma dormivo in bagno, che era più protetto, non c’erano finestre.
Il massimo dei rischio?
Imbatterti nel guerrigliero bambino. Ti ferma con la voglia di ammazzarti.
Quando passi le frontiere come fai a non farti sequestrare i rullini?
Se una frontiera è a rischio, bisogna consegnare i rullini a qualcun altro. Quando fui espulso dall’Afghanistan detti i rullini all’ambasciatore italiano. Poi misi in borsa dei rullini finti come se fossero veri. Però feci la scena. Protestai, urlai. Non devi farteli prendere tranquillamente altrimenti capiscono il trucco.
Chi sono i migliori fotografi di guerra?
I migliori sono quelli che stanno attenti a non causare morti in più. Che non approfittano delle piccole commedie che i guerriglieri inscenano cominciando a sparare ad uso dei giornalisti. Spesso ci sono morti che non sarebbero stati ammazzati se non ci fossero stati operatori e fotografi da quelle parti.
La tua foto più bella?
La devo ancora fare.
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