- 27 Maggio 2004
Alla festa per i dieci anni di Forza Italia c’erano tutti attorno a Silvio Berlusconi. Gli ideatori, i fondatori, gli ideologi, i primi parlamentari. Tutti quelli che avevano compiuto il miracolo di creare dal nulla un partito e portarlo al successo in pochi mesi seguendo fedelmente l’intuizione del signore delle televisioni. A fare gli onori di casa era stata scelta lei, la più bella, Stefania Prestigiacomo, la giovane imprenditrice di Siracusa, ministro delle Pari Opportunità. Tutto attorno un’atmosfera di festa e di adorazione per il capo.
Stefania, lei aveva gli occhi lucidi.
«Beh, per noi era un grande giorno. C’era molta commozione».
Voi di Forza Italia amate Berlusconi.
«Amiamo il nostro Presidente e crediamo nella nostra causa. Anche il Presidente era molto commosso. Io avevo un nodo in gola. Noi non ci vergogniamo di vivere con passione la nostra militanza. Berlusconi ha qualcosa di più. È straordinario. Ha grande umanità. Ha scommesso tutto in questa sfida di modernizzazione del Paese».
È il motivo per cui è entrato in politica?
«Non certo per le ragioni che dice la sinistra».
Eppure lo ha detto lui stesso in un’intervista a Enzo Biagi.
«Ha detto che entrava per sistemare le sue aziende?».
Praticamente. Che se non si metteva in politica lo facevano fuori?
«No. Lui era sinceramente preoccupato per il suo Paese».
Chi lo ama di più?
«Fede. Si tratta di un’amicizia antica».
Al secondo posto?
«Sandro Bondi e Gianni Baget Bozzo».
E la storia dello Spirito Santo che sarebbe alle origini di Forza Italia?
«Un articolo bellissimo di Baget Bozzo».
Non le è sembrato un tantino eccessivo?
«No».
Monsignor Bertone, vescovo di Genova, ha detto che la Santissima Trinità non ha tempo per occuparsi di Forza Italia.
«Detta così, sembra eccessiva. Ma in quel contesto non era esagerato, la platea mi sembrava condividere».
La platea era lì a venerare il capo. Va bene il carisma, ma c’è un limite.
«Il nostro capo ce lo invidiano tutti».
La vostra è venerazione.
«Siamo molto fortunati ad avere Berlusconi».
L’adulazione è maschile o femminile?
«I cortigiani sono quasi sempre uomini».
Bondi è un cortigiano?
«Bondi è una persona straordinaria».
Ammetterà che è per lo meno voltagabbana. Era comunista.
«In tempi lontanissimi».
Quattro anni prima di entrare in Forza Italia.
«Voltagabbana è Dini. Voltagabbana è Scognamiglio».
Voltagabbana è maschio o femmina?
«Più maschio. Ma anche noi donne abbiamo avuto casi importanti. Uno per tutti Irene Pivetti. L’abbiamo votata confidando tutti in questa figura giovane, nuova. Ha tradito chi l’aveva eletta. Forse è più apprezzabile oggi ».
Oggi gira con le borchie, modello sadomaso.
«No comment».
Tra gli uomini, il caso più clamoroso?
«Vado sul classico, Mastella».
Il papà di tutti i voltagabbana.
«Vorrei dire anche Dotti».
Lei quando ha conosciuto Berlusconi?
«Nel 1993. Insieme a un gruppo di amici della mia città andammo ad Arcore. Era la notte fra il 15 e il 16 dicembre».
Lei ricorda la data?
«Era il giorno del mio compleanno».
Quanti eravate?
«Un’ottantina. Il Presidente ci presentò il progetto, con annessi valigetta e kit, il famoso kit del candidato. Rimanemmo colpiti perché il tutto dava l’impressione di un’organizzazione efficiente. Siamo rimasti fino alle due di notte. Ci ha salutati tutti, uno per uno. Per ognuno una piccola battuta, una piccola frase».
A lei che cosa disse?
«Mi pare, come sei bella, come sei alta. Non ricordo. Diciamo che è stato galante. Una cosa che non disturba».
Ha suonato il pianoforte?
«Sì, ha anche suonato il jingle di Forza Italia».
Lei viene da una famiglia di imprenditori.
«Sì. Anche mio nonno era un piccolissimo imprenditore. Mio padre è riuscito a ingrandirsi. Oggi siamo una realtà importante, nonostante la crisi. Da noi lavorano circa 450 persone».
La sua gioventù?
«Ho studiato dalle suore orsoline».
Con la divisa?
«Con la divisa. Ho la divisa inculcata nel cervello. Ogni tanto mi sento dire: "Sempre questi tailleur seri!". È colpa di quella divisa che non mi abbandonerà mai».
Miti giovanili?
«Avevo il poster di Miguel Bosè. Mi facevano sognare le canzoni di Lucio Battisti. Verso i 18 anni musica rock, gli U2».
Com’era di carattere?
«Impulsiva. Ero quella che si faceva carico della cause di tutti. Se c’era da litigare con un professore per una presunta ingiustizia io ero in prima fila. Avevo un’anima da sindacalista. Oggi sono più saggia e riflessiva».
Il suo matrimonio è stato celebrato da Filippo Mancuso.
«Eravamo molto amici, era mio vicino di banco in Parlamento».
Mancuso fece un lungo discorso.
«Lungo e un po’ barocco. I matrimoni civili sono troppo sbrigativi e non mi piacciono. A Mancuso chiesi io di fare un bel discorso lungo e un po’ barocco».
E lui vi ha preso in parola.
«Fu un discorso che faceva riferimento alla donna come portatrice del valore del silenzio nella famiglia».
Offensivo per il futuro ministro delle Pari Opportunità.
«Io facevo delle facce storte, qualche smorfia, perché non mi tornava molto quel discorso».
Gli omosessuali dicono di lei: è un ministro di destra con idee di sinistra. Si riconosce in una cosa del genere?
«C’è l’idea che le Pari Opportunità siano un ministero di sinistra. È sbagliato. Il tema della parità uomo-donna interessa tutta la società».
Che cosa pensa delle colleghe che l’hanno preceduta?
«Non hanno avuto il tempo di produrre provvedimenti e iniziative che incidessero. Anna Finocchiaro è un’illustre rappresentante dei Ds, a lei si deve la nascita di questo ministero. La Balbo era più proiettata sull’università e ha investito di più sul culturale. La Belillo è stata pochissimo ministro. Comunque è una donna di forza, di energia».
Ha picchiato la Mussolini.
«Si sono fatte qualche carezza. La Belillo aveva offeso Alessandra per il suo cognome e ad Alessandra quando le toccano il cognome…».
Ha fatto bene la Mussolini a lasciare An?
«Ha sbagliato. Io l’ho avvicinata varie volte per cercare di indurla a non abbandonare la Casa delle Libertà».
Quando siete entrate, lei e la Melandri, in Parlamento avete fatto scatenare le fantasie dei maschietti deputati.
«Nel ’94 ci fu un ricambio dell’80 per cento del Parlamento che suscitò la curiosità morbosa di tutti per capire chi erano i nuovi. Noi due siamo state anche accumunate. Ancora ieri, prima di venire in ufficio, al supermercato, mi hanno detto: "Signora Melandri"».
Un po’ vi assomigliate, molto vagamente?
«Ci facciamo anche simpatia. Giovanna, come donna, mi piace molto».
La Melandri è sempre molto seccata per le galanterie dei colleghi.
«Io meno. Non ritengo offensivi i complimenti di un deputato».
La prima galanteria?
«Non ricordo. Forse Casini».
Invece Sgarbi fu cafone. Scrisse che lei non gli piaceva.
«Perché ero una delle poche che davanti a lui non sveniva. Questo lo irritava parecchio».
Il massimo di galanteria?
«Bigliettini carini di colleghi parlamentari a inizio e a fine legislatura».
Grande traffico di bigliettini?
«Traffico di bigliettini ma sempre molto garbati. Commenti un po’ più audaci forse li fanno ma, grazie a Dio, non in presenza nostra».
Che cosa scrivono sui bigliettini?
«Cose tipo: "Non so se ci rivedremo nella prossima legislatura. Tu eri una luce qui in Parlamento quando arrivavi la mattina". Cose carine e garbate».
Come fu l’arrivo in Parlamento?
«Ero rigida, lo confesso. Avevo deciso di evitare commenti e apprezzamenti mostrandomi indifferente e fredda».
A ogni cambio di Parlamento i deputati eleggono la più bella.
«Un gioco. L’abbiamo fatto anche noi. Io dicevo sempre Casini. Andavo sul sicuro».
Altri?
«Pecoraro Scanio. Ha una faccetta simpatica. È un bell’uomo anche Marco Rizzo».
Quando una donna si dedica con trasporto alla politica viene definita una pasionaria. Anche lei.
«È un termine che non mi piace».
Troppo di sinistra?
«Non mi piace perché non c’è il corrispondente maschile. Prenda Taradash. Non è pasionario. Lui è liberal. Questione di misoginia. Pasionaria è un modo per schernire l’impegno femminile».
È vero che lei parcheggiava il suo bambino piccolo nella stanza di Bonaiuti?
«L’ho allattato per sei mesi e dovevo portarlo con me. Siccome le poppate si fanno ogni due ore e mezza, una volta è capitato di lasciarlo addormentato nell’ufficio di Paolo Bonaiuti. Era la notte in cui il Consiglio dei Ministri doveva approvare la legge finanziaria. Il buon Paolino era molto intenerito».
Ne ha viste di tutti i colori questo bambino.
«È un bambino sereno e allegro perché ha avuto sempre vicino la sua mamma.
Una delle prime parole che ha detto è stato "consiglio". Per lui Camera, Senato, Parlamento sono tutti "consiglio". Ha cominciato presto a dire anche: "Berlusconi". Quando siamo in macchina e vede un cartellone di Forza Italia dice subito: "Bellucconi, Bellucconi"».
Povero bambino.
«La faccia di Berlusconi fa simpatia ai bambini, il suo sorriso è accattivante. Se piace ai bambini piace anche ai grandi».
Lei ha fatto parte della giuria di Miss Italia.
«No, sono stata ospite insieme a Mariella Scirea e ad Anna Serafini, la moglie di Fassino. Siamo state invitate tutte e tre per dare un minimo di vicinanza a queste ragazze che ogni volta venivano strumentalizzate e criticate come bamboline».
Una donna moderna non dovrebbe augurarsi che manifestazioni come Miss Italia spariscano?
«Io credo che non facciano male a nessuno. Miss Italia è una grande opportunità per chi vuole entrare nel mondo dello spettacolo. Simona Ventura non è venuta da Miss Italia?».
Chi le piace a sinistra? Se dovesse fare un governo con gente di sinistra?
«Metterei Pecoraro Scanio alle Pari Opportunità, Giovanna Melandri alle Telecomunicazioni, Bersani all’Economia. Primo ministro D’Alema».
Le piace D’Alema?
«No, non mi piace. Ma è l’uomo più intelligente che hanno a sinistra. Ha il difetto di mostrarlo in pubblico».
Perché non fate uscire Sofri di prigione?
«Io sono favorevole».
Anche Berlusconi è favorevole. Anche Ciampi.
«Ma non c’è una maggioranza. Queste cose non si possono imporre».
Le cose che gli interessavano, Berlusconi le ha imposte.
«A me non risulta. Sulla questione Sofri è contrario il Ministro della Giustizia».
Mancuso, quando era ministro della Giustizia, entrò in rotta di collisione e fu mandato via.
«Non si può certo mandare via Castelli perché non condivide una cosa che non c’entra nulla con l’azione di Governo».
Lei una volta ha detto: «Questi sono tempi di consumismo sfrenato, i mass media sono interessati solo al sedere della Marini».
«Ho detto questo?».
Si riconosce?
«Io mi riconosco in una critica aspra a un certo tipo di televisione».
Una critica al berlusconismo?
«Mi riferivo alla televisione in generale. A un certo punto non si faceva altro che mostrare ragazzine semivestite, a tutte le ore del giorno. C’è un senso del limite e spesso lo si è travalicato. Ma adesso le cose stanno leggermente migliorando».
I reality show rappresentano il miglioramento?
«Fanno audience. Non capisco perché. Ma vanno presi per ciò che sono. C’è il telecomando. E uno può vedere Fiorello».
O magari Bonolis.
«Io volevo andare a parlare di adozioni internazionali a Domenica In. Eravamo stati in Romania e avevamo sbloccato 105 adozioni di coppie italiane che da due anni aspettavano i bambini. Volevo raccontarlo in un programma seguito dalle famiglie. Mi è stato impedito dalla Rai. Io no, il serial killer sì. Sono indignata».
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