- 30 Agosto 2002
Muoiono di fame, nel mondo, mille persone ogni ora. Ma basta l’elenco degli invitati vip al Billionaire di Flavio Briatore perché ci dimentichiamo le tragedie della terra e l’argomento della conversazione si faccia frivolo e spensierato. Perché? Gli italiani sono così insensibili? Se ne fregano della gente che sta male? "Gli italiani non si rendono conto di come sia ormai "corrotto" il nostro sistema televisivo", spiega Gianni Minà, una delle grandi firme della nostra Tv, da anni impegnato sul fronte dei reportage sul Terzo Mondo. "La televisione pubblica è appiattita su quella commerciale e diffonde l’immagine di un mondo fasullo fatto più di spot che di realtà". Gianni Minà, questo pomeriggio, alle 17,30, sarà al Centro Congressi di Lavarone. Proprio di Terzo Mondo parlerà. Lui lo chiama il Continente Desaparecido per sottolineare come se ne parli poco e male. Ci mostrerà un brano della sua intervista al subcomandante Marcos, il leader della protesta del Chiapas. Ci racconterà tutte le cose tremende che i mezzi di comunicazione ignorano o nascondono.
Leggi tutto »
- 29 Agosto 2002
Emilio Fede lo chiama Serpenti Lunghi e lui si arrabbia. Paolo Serventi Longhi è il capo di tutti i giornalisti italiani, il Cofferati dei mass media, il segretario del sindacato della stampa. La destra lo attacca e lui risponde duramente rinunciando solo ad un’arma, la querela. Paolo Serventi Longhi è decisamente di sinistra ma ha un nome che ricorda nobiltà papalina nera. “Provengo da una famiglia di nobili”, ricorda con una punta di compiacimento. “Il primo Longhi fu fatto cardinale da Celestino V. Ma mio nonno si mangiò tutto con le donne. Rimanemmo con una mano davanti e una di dietro”.
Leggi tutto »
Mani Pulite, Tangentopoli, abbiamo già cominciato a commemorare gli anniversari. Fra un po’ dimenticheremo tutto. Oppure racconteremo ai nostri nipotini: "C’era una volta Mario Chiesa, il mariuolo?" Antonio Di Pietro la chiama "la fiaba sporca", una favola in cui "ci sono tanti uomini cattivi che si sono appropriati delle istituzioni per farsi gli affari propri". Antonio Di Pietro, non più giudice, non più uomo della provvidenza, ma solo leader del movimento L’Italia dei valori, gira la penisola raccontando la fiaba sporca. Oggi è a Lavarone.
Di Pietro, che cosa è cambiato? Perché c’è questa impressione di sconfitta?
"Mani Pulite è stata una potente inchiesta giudiziaria ideata dalla magistratura milanese con tecniche innovative dal punto di vista processuale e investigative per combattere la mala pianta. Come tutte le tecniche investigative ha sortito buon effetto all’inizio per l’effetto sorpresa. Poi è diventata un simbolo e occasione di emulazione. E l’emulazione è una ciambella che non sempre riesce col buco. Produce anche danni di immagine e di credibilità".
Chi emulava?
Leggi tutto »
- 25 Agosto 2002
Tra le tante classifiche che si fanno d’estate, c’è anche quella della conduttrice televisiva che fa più papere. Vince Maria Grazia Capulli, Tg2, che dà la colpa ai suoi superiori che la confondono in continuazione parlandole all’auricolare. In questa classifica non compare per nulla lei, Cesara Buonamici, Tg5, una delle più “vecchie” telegiornaliste d’Italia. Cesara, ma siete collegate alla regia con l’auricolare? “Sta scherzando? Noi non usiamo nemmeno il “gobbo”, non leggiamo nemmeno le notizie. Andiamo a braccio”, spiega Cesara. “Sotto gli occhi abbiamo solo la scaletta”.
Possibile che non abbia mai fatto una papera?
“Una di sicuro. Un giorno dissi: “Undici ufficiali sono stati accusati di alto gradimento”. Era la strage di Ustica. Una volta annunciai la “beatificazione di Madre Pio”.”
Come cominciò con la tv?
Leggi tutto »
- 24 Agosto 2002
Ha quell’aria stralunata che lo fa sembrare sempre sovrapensiero. Ha quell’aspetto assente che lo fa sembrare pigro. Ha quell’apparenza assonnata che lo fa sembrare sempre sul punto di addormentarsi. Invece è vivacissimo. Scrive libri, fa spettacoli, partecipa a trasmissioni, scrive rubriche. E’ un superattivo Gene Gnocchi, vero nome Eugenio Ghiozzi. Talmente superattivo che oggi, alle 17,30, sarà a Lavarone alla Biblioteca Comunale a presentare un suo vecchio libro ("Il mondo senza un filo di grasso", Bompiani)e ad anticiparne un altro di cui non ha nemmeno deciso il titolo ("L’intelligenza dell’aria" oppure "Sistemazione provvisoria del buio", Einaudi), un libro di poesie che uscirà prossimamente. Nel frattempo ogni giorno pubblica sul Corriere della Sera una rubrica in cui finge di scrivere un diario all’ombra di un ombrellone dei bagni Nettuno, tormentando personaggi veri e inventati, ma soprattutto i tre Savoia che tentano in ogni modo di rientrare in Italia.
Leggi tutto »
- 22 Agosto 2002
È passato indenne attraverso epocali cambiamenti politico-professionali. Clemente Mimun lo hanno soprannominato Panda per come riesce a sopravvivere a tutti i mutamenti di clima televisivo. In Tv ha cominciato, in quota socialista, nel Tg1 democristiano, ha proseguito nel Tg2 craxiano, passato nel Tg5 berlusconiano. È tornato come direttore nel Tg2 della Moratti, è stato confermato dai veltroniani del centro sinistra. E con il ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi è finito a dirigere il Tg1, l’ammiraglia. In quota Forza Italia, naturalmente. Ma tutto questo parlar di politica e di magliette lo infastidisce. Socialista? Berlusconiano? A questo gioco non vuole giocare.
Leggi tutto »
- 21 Agosto 2002
All’inizio era uno studioso, un archeologo. Girava il mondo per scavare e per cercare di svelare i grandi misteri della storia. Stava diventando una specie di Indiana Jones quando scoprì la sua vena di scrittore. Fu Alcide Paolini, dirigente della Mondadori, a convincerlo. "Ero a Roma, su uno scavo, con i miei studenti della Cattolica di Milano, ospite dell’università di Roma che aveva fatto la grandiosa scoperta delle statue di terracotta di Lavinio", ricorda Valerio Massimo Manfredi. "Mi venne l’idea di una storia da scrivere e la raccontai a Paolini. Nacque Pallàdion".
Leggi tutto »
- 19 Agosto 2002
I suoi libri sono in testa alla classifiche ma lui sembra un desaparecido. Marco Travaglio non compare in televisione, non viene intervistato alla radio, sui quotidiani quasi nessuno lo recensisce. Perfino la storia di Mani Pulite, scritta insieme a Gianni Barbacetto e a Peter Gomez va a ruba nelle librerie ma non compare sui giornali.
Leggi tutto »
Il libro si chiama “Che cosa è la mafia”. Autore Gaetano Mosca, giurista, storico, professore universitario, deputato, senatore, sottosegretario. E’ stato stampato la prima volta nel 1949 ma contiene il testo di una conferenza pubblicata la prima volta sul Giornale degli economisti nel 1900. Eppure sembra scritto ieri. Come se nulla fosse cambiato in più di un secolo. Giancarlo Caselli, ex capo della Procura di Palermo, oggi procuratore generale a Torino, ne ha scritto una lunga prefazione, insieme ad Antonio Ingroia, sostituto procuratore dell’Antimafia a Palermo.
Caselli, un libro scritto cento anni fa sembra scritto oggi…
“Mosca già considerava fondamentale, cento anni fa, diffondere la cultura della legalità. Parlava di ruolo progressivo della cultura della legalità in grado di innescare una vera trasformazione psicologica così che dal rispetto per la legalità scaturisca il disgusto per le violenze. Considerazioni attualissime ancorché ancora disattese”.
Leggi tutto »
- 16 Agosto 2002
Nelle foto dell’epoca sembra Jovanotti. Era un frate. Un frate un po’ turbolento. Da ragazzino era stato in riformatorio. Da adolescente nella Legione Straniera. Da giovanotto in galera. Poi in convento. Poi nelle favelas sudamericane. Poi nella guerriglia armata. Il suo nome era Silvano Girotto ma lo chiamavano Frate Mitra. Divenne famoso il giorno in cui si infiltrò nelle Brigate Rosse e fece catturare Renato Curcio e Alberto Franceschini, due dei capi storici. Da allora divenne per la sinistra italiana un infame. Si è rifatto una vita, si è sposato, ha avuto due figlie, è diventato capo della manutenzione di una grande azienda alberghiera. Ancora oggi gli dà fastidio che qualcuno continui a considerarlo una spia mentre lui si considera uno che si è sacrificato per il bene del suo Paese. E così ha deciso di raccontare la vera storia della sua vita in un libro, “Mi chiamavano Frate Mitra”. “Il libro è nato come l’esigenza di un padre che deve spiegare alle figlie perché ogni tanto il suo nome compare sui giornali. Avevo cominciato scrivendo una lettera. Poi la lettera è diventata un fascicolone. I Paolini lo seppero e mi chiesero di pubblicarlo”.
Leggi tutto »