- 9 Marzo 2006
Che cosa succederà se la Casa delle Libertà perderà le elezioni? «Ipotesi irreale. Noi vinciamo. Non ho dubbi», spiega Gianfranco Fini, vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri e segretario di An. Ma il centrosinistra continua a vincere un’elezione dietro l’altra. «Un conto è votare per i presidenti delle Regioni e per i sindaci. Altro conto è votare per il Parlamento». Va bene segretario, ma vogliamo considerare, almeno in ipotesi, che perdiate? Che cosa succederà? «Quale che sia l’esito, Berlusconi, Casini ed io terremo fede a quello che è stato detto nei mesi passati: il centro destra farà nascere il partito unico».
Partito unico: che brutto nome per un post fascista.
«Non piace nemmeno a me. Diciamo partito unitario di centro destra. Una grande novità politica».
Sia che vinciate sia che perdiate?
«Un’affermazione elettorale del centro destra renderebbe più agevole il progetto, ma il progetto decollerà anche in caso di sconfitta».
Non sarà un’operazione formale?
«Cosa intende per formale?».
Si può far finta di essere un solo partito, ma rimanere tre partiti.
«Non avrebbe senso».
Chi sarà il segretario?
«Siamo troppo lontani per dare una risposta».
Mi lasci indovinare: se vincete il segretario sarà Berlusconi. Se perdete…
«È un particolare senza importanza per me».
Lei è a capo di un partito laico ma convive con Buttiglione. È per la Patria e convive con Bossi. La sua bandiera è l’onestà politica ed è alleato con indagati, condannati, amnistiati.
«Domanda formulata in maniera confusa».
Faccio del mio meglio.
«Noi siamo per l’unità e l’identità nazionale. Ma riconosciamo la necessità di un trasferimento di quote di potere alla periferia. L’importante è che nella nuova architettura costituzionale sia stato riconosciuto il concetto di interesse nazionale».
So bene che avete trovato un accordo. Ma Bossi parlava di secessione.
«Ne parlava. Se avesse continuato a parlare di secessione non avremmo mai fatto alcun accordo. È chiaro che una logica di coalizione comporta la volontà degli interlocutori di trovare un punto di sintesi».
Un punto di sintesi con chi parlava di uso alternativo del tricolore?
«Lei si riferisce al ’94. Io mi riferisco al 2001. Tanta acqua è passata sotto i ponti».
Lei non voleva prendere nemmeno un caffè con Bossi…
«Le frasi vanno sempre contestualizzate. Sfido chiunque a trovare nelle posizioni leghiste dal 2001 in poi i toni e i contenuti che usava nella precedente fase politica».
Si nota sempre una certa insofferenza da parte vostra nei confronti dei leghisti.
«Un conto è la propaganda altro è la politica».
La maglietta di Calderoli era propaganda o politica?
«Spero propaganda, comunque inaccettabile indossata da un ministro. Che aveva il dovere di dimettersi».
La laicità dello Stato…
«In ogni democrazia occidentale le istituzioni sono laiche…».
Con partiti che si ispirano al Vaticano…
«Non si ispirano al Vaticano. Hanno una tradizione ricollegabile all’esperienza della Dc».
E il referendum sulla fecondazione assistita e con l’indicazione di non voto data dal cardinale Ruini?
«Ma questo non c’entra nulla. Nemmeno Buttiglione discute la laicità delle istituzioni».
I coinvolgimenti giudiziari?
«Purtroppo da qualche anno la magistratura italiana pretende giustamente autonomia ma non afferma con identica forza il proprio dovere di garantire imparzialità».
Magari lo dà per scontato.
«Negli ultimi tempi vi è stata una politicizzazione di una quota della magistratura, minima ma rumorosa. Politicizzazione riconducibile esclusivamente alla sinistra».
Ma su Forza Italia fioccano condanne, prescrizioni, amnistie, patteggiamenti. Per non parlare delle leggi ad personam.
«Quali leggi?».
Onorevole Fini, le rogatorie, la Cirami, la Gasparri, il falso in bilancio…
«Secondo lei sono leggi ad personam?».
Sì.
«Io le ricordo che la Costituzione vieta leggi ad personam. Le ricordo che sono previsti due organismi per garantire che le leggi siano erga omnes, il capo dello Stato e la Corte Costituzionale. Se fossero state fatte leggi ad personam sarebbero intervenuti. O sostiene che erano complici?».
Io le ricordo che legge ad personam è quella che dice che Fini non può attraversare la strada. Ma anche quella che dice che nessuno può attraversare la strada perché in quel momento sta attraversando la strada Gianfranco Fini. Capisce?
«Sì. Non utilizzi la dizione che usa la sinistra. Sono leggi eventualmente inopportune. Ma sono scelte che spettano alla maggioranza».
Vent’anni fa voi eravate l’elemento imbarazzante della politica italiana. E adesso lei è vicepremier.
«Siamo entrati in una fase post-ideologica. Nel mondo è crollato il muro di Berlino. In Italia è crollata la prima Repubblica. Nel momento in cui la storia si è messa a correre noi abbiamo avuto la capacità di voltare pagina senza rimanere custodi di memorie e patrie antiche».
Siete stati facilitati dal fatto che per la sinistra il nemico è diventato Berlusconi?
«Certamente. La sinistra italiana ha un bisogno dell’avversario da demonizzare. Io non ho dimenticato quello che dissero quando mi candidai a Roma contro Rutelli».
Cosa dicevano?
«Mi chiamarono il Cavaliere Nero. Poi Berlusconi disse che se avesse potuto avrebbe votato per me. In quel momento il Cavaliere Nero è diventato lui».
Berlusconi ha contribuito al vostro sdoganamento…
«Sdoganamento è un termine riferito alle merci e quindi io lo rifiuto».
Diciamo legittimazione.
«La destra è stata legittimata a governare dal voto della gente».
Poi c’è l’autolegittimazione… Il viaggio in Israele, le Fosse Ardeatine, il valore storico dell’antifascismo, il fascismo come male assoluto…
«Non è autolegittimazione. Un partito come il Msi, che per ragioni storiche era custode di memorie, doveva affermare valori di riferimento diversi per ottenere il consemso».
Le prossime elezioni porteranno un riposizionamento a destra?
«Io sono convinto che all’interno del centrodestra ci sarà più destra».
Lei si vede primo ministro?
«Se Fini avrà un punto più di Berlusconi, l’indicazione degli elettori dovrebbe essere rispettata. E io non mi tirerei indietro».
E si vede presidente della Repubblica?
«Con tutto il rispetto non le rispondo. Già lo vedo il titolo: “Fini si candida alla presidenza della Repubblica”».
Rovescio la domanda: una sua eventuale presidenza della Repubblica…
«Cambi domanda perché non le rispondo».
E allora parliamo del suo cane, Goran. Ha morso Casini al sedere.
«Casini venne a casa mia diversi anni fa per vedere Bologna-Juventus. Quando il Bologna, segnò Casini esultò e Goran, cucciolone espansivo di pastore tedesco, visse un momento di confusione».
Ed azzannò…
«Non ricordo una cosa del genere».
Io l’ho letta.
«Leggo spesso cose che non sono vere».
La convinzione che la sinistra sia in testa ha dato il via alla transumanza.
«Dopo la grande affermazione della sinistra nelle regionali, personaggi locali più o meno autorevoli hanno fiutato l’aria e hanno cercato ospitalità altrove. Se alle Olimpiadi ci fosse un salto in corsa sul carro del vincitore noi avremmo tre italiani sul podio. Oggi molti si sono pentiti. L’emorragia si è fermata e c’è stato qualche patetico tentativo di marcia indietro».
Il figliol prodigo viene accettato?
«No, per quanto riguarda An. Nel momento in cui si viene meno a un impegno non si può pretendere di tornare. Gli elettori non perdonano».
Che cosa pensa dei voltagabbana?
«Io non escludo, in linea teorica, le “conversioni”. Folgorato sulla via di Damasco? Va bene. Vai verso la luce? Va bene. Ma nella maggioranza dei casi si tratta di tentativi pedestri di continuare a stare dalla parte del potere».
Voi avete perso Fisichella.
«Fisichella è un caso diverso. Lui ha portato alle estreme conseguenze un malessere relativo alle riforme costituzionali».
Ed è andato dall’altra parte
«Io sono convinto che Fisichella si pentirà di essere andato nella Margherita».
Non poteva saltare un turno?
«Io la penso come lei. A me è dispiaciuto perché l’uomo ha avuto nel passato un ruolo importante nella nascita di An».
Ha addirittura inventato il nome.
«Lui sostiene di avere battezzato il nuovo partito. Ma non è vero. Lui, in un articolo sul Tempo, scrisse: “Dobbiamo dare vita ad una grande Alleanza Nazionale”. E noi prendemmo spunto da quella frase».
Se si pentisse lo riaccogliereste?
«Fisichella sa bene che tornare non si può».
Qual è il caso di voltagabbana che l’ha meravigliata di più?
«Io non giudico: mi sembra presuntuoso farlo. E poi ci sono casi di oggettiva conversione».
Mi dica un caso di oggettiva conversione.
«Non otterrà mai da me un nome».
All’inizio di Mani Pulite voi eravate molto «dipietristi». Volevate Di Pietro tra voi…
«In particolar modo Tremaglia, per ragioni geografiche: sono di Bergamo tutti e due».
E adesso siete contro Di Pietro.
«Oggi abbiamo elementi per dire che molte di quelle indagini avevano un obiettivo politico».
Ma allora lei disse che Di Pietro aveva indagato in tutte le direzioni. Era il 1994.
«Quella è una stagione che ha segnato la politica italiana. Ha presente il rapporto che esiste tra gli inquisiti, i rinviati a giudizio e i condannati? Gli inquisiti un numero altissimo, i rinviati a giudizio più o meno la metà, i condannati pochissimi».
È vero il contrario. Solo il 14 per cento dei rinviati a giudizio è stato assolto nel merito.
«Condannati dopo tre gradi di giudizio? Quindi definitivamente? Ho dati diversi»
Nel suo passato non ci sono episodi di violenza. I suoi amici sprangavano e venivano sprangati. Lei no, non appariva impegnato nella lotta. Aveva un soprannome… caghetta.
«L’ho letto anche io…».
Una strisciante accusa di codardia…
«Che mi lascia del tutto indifferente».
I valori della destra sono il coraggio, l’eroismo… Perché ride?
«Rido per la domanda».
La mia domanda fa tanto ridere?
«Mi consenta di esprimere un’opinione. Ho cominciato a far politica a 18 anni, nel 1970, una stagione nella quale eravamo discriminati e aggrediti. Far politica giovanile a destra significava correre rischi. E io li ho corsi».
Dicevano i suoi camerati: «Gianfranco Fini è stato picchiato ma sempre dai suoi camerati».
«Anche all’interno delle sedi giovanili del Msi ho sempre detto che la violenza era una autentica idiozia. Non tutti la pensavano così».
C’erano quelli che raccontavano che lei andava alle manifestazioni in giacca e cravatta perché ai primi scontri faceva finta di essere un poliziotto. E che era il primo a scappare seguito a ruota da Gasparri.
«Cose false che mi lasciano indifferente».
Quando Berlusconi dava del kapò a Schulz, al parlamento europeo, lei era accanto a lui.
«Ero in imbarazzo, non lo nego».
E quando dichiarò che Mussolini mandava i suoi avversari politici in vacanza nelle isole?
«Non disse proprio così».
Disse così.
«Dichiarazioni che possono essere interpretate in modo sbagliato capitano anche a me».
Tipo quando attaccò i maestri omosessuali?
«Dissi semplicemente che un maestro non può essere ostentatamente omosessuale. Il maestro è il modello di riferimento del bambino. Il modello non può essere un’ostentazione».
Poteva dire anche che un maestro non può essere ostentatamente eterosessuale. Se sua figlia tornasse a casa e le presentasse la sua fidanzata, lei come reagirebbe?
«Cercherei di capire».
E una volta che avesse capito?
«Le chiederei se è davvero convinta».
Chi è che le piace a sinistra?
«Tutti coloro che sono convinti delle loro idee e sono coerenti».
Per esempio?
«Io non personalizzo».
Scelga per un suo governo tre ministri di centrosinistra.
«È impossibile. Un governo è la condivisione di valori e di programmi».
Mastella non potrebbe condividere un vostro programma?
«Lui sì. Ha anche fatto parte di un governo di centrodestra».
Chi non le piace a destra?
«Questo appartiene alla sfera personale. Comunque chi è venuto a destra per interessi».
Se le avessi chiesto di Bossi nel 1994, mi avrebbe risposto che quel giudizio apparteneva alla sfera privata oppure che con lui non voleva nemmeno prendere un caffè?
«No, tutto va contestualizzato».
Va bene, contestualizziamo. In questo momento chi è che non le piace della destra?
«In questo momento non ritengo che la sua domanda abbia senso».
Cioè?
«Le pare che io oggi possa dirle chi non mi piace della destra e chi mi piace della sinistra?».
Per motivi elettorali?
«Per motivi evidenti».
Un po’ evidenti e un po’ elettorali?
«Conosco il suo mestiere».
Ha paura che titoliamo «Fini ama Fassino»?
«Ne ho la certezza».
Facciamo il gioco della torre…
«L’unica cosa che possiamo fare è finire in due minuti».
Mi dica l’ultima cosa. Anche lei, come Berlusconi, ha l’ossessione dei comunisti?
«Il comunismo è la più grande e sanguinosa illusione che l’umanità abbia partorito».
La domanda era un’altra. Fassino è comunista? Mussi è comunista? D’Alema è comunista?
«Ci sono tanti esponenti politici che si dichiarano orgogliosamente comunisti».
Tipo?
«Rizzo, Bertinotti, Diliberto…».
Io sto parlando dei Ds.
«Discendenti della tradizione comunista».
Con la stessa logica lei è un fascista.
«Con la stessa logica, al massimo, io sono missino. In Italia il Partito nazionale fascista è finito nel 1945. Il Pci è finito qualche anno fa».
Lei ha paura dei comunisti?
«Io sono radicalmente, totalmente alternativo alle loro idee e quindi faccio tutto quello che posso perché non si affermino».
Questa storia dello spinello in Giamaica la fa sembrare più trasgressivo di quanto voglia. Ma con chi era? Quanti anni aveva? Che cosa le è venuto in mente?
Con amici, tanti anni fa. Non mi è venuto in mente nulla, sono solo stato male per due giorni.
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