- 16 Dicembre 2004
Un paio di settimane fa Gianfranco Miccichè, coordinatore di Forza Italia per la Sicilia e viceministro dell’Economia, aveva lanciato il sasso. Le donne in politica sono un problema. Spiegava: «Ho brutte esperienze. Vogliono pari opportunità e quote di salvaguardia. Loro possono fare i capricci ed io no». L’attrice Elisabetta Gardini da qualche settimana è stata nominata portavoce di Forza Italia. Non aveva ancora ricevuto l’incarico che alcuni suoi pensieri poco ortodossi sono stati captati con l’inganno al ristorante e sono finiti sui giornali. Signora Gardini, le donne in politica sono un problema, come dice Miccichè?
«Evidentemente Miccichè è una prima donna».
Le donne sono un problema?
«La presenza in politica delle donne è fondamentale. In Italia siamo indietro. Guardiamo al mondo. Condoleeza Rice prende il posto di Powell. Nel parlamento dell’Afghanistan le donne sono il 25 per cento».
Afghanistan? Civiltà inferiore?
«In Italia c’è stato un miglioramento qualitativo se non quantitativo: non vediamo più virago terribili impegnate in politica ma donne-donne».
Virago? A chi sta pensando?
«A Rosy Bindi».
Ritorno a Miccichè: le donne in politica creano problemi?
«Sono una necessità, un’esigenza, un obbligo».
Creano problemi?
«No. E se li creano è perché sono molto più pratiche e corrette. Non tradiscono e non cambiano idea per opportunismo».
Ricorda Irene Pivetti e Tiziana Parenti?
«Pivetti e Parenti sono l’eccezione che conferma la regola. Le donne si appassionano, hanno ideali, credono nei valori».
Le è sempre piaciuta la politica?
«No. Da ragazza vedevo la politica come una cosa pericolosa. Vivevo a Padova. Freda, Ventura, Br, autonomia, il compagno di banco in galera, l’altro accoltellato, l’attentato alla sinagoga. Non ci siamo fatti mancare niente. Ricordo un tema, al ginnasio: “Basta con la politica, finiamola, i ragazzi si rovinano con queste idee malsane”».
La piccola qualunquista. Di che anno è?
«Del ’56. Nel mio liceo, il Tito Livio, c’era Pietro Folena».
Com’era?
«Identico, con i suoi giacconi e la sciarpetta al collo. Alle assemblee saliva sul palcoscenico e ci sfiniva di parole».
E lei?
«L’oratorio, l’Azione cattolica, i focolarini, il volontariato».
Il suo mito di allora?
«Bob Kennedy. Lo ricordo in camicia, con le maniche arrotolate».
Le sue canzoni?
«Le canzoni del Gen Rosso, il complesso musicale dei focolarini. Oppure quelle tremende dell’Azione cattolica. Ci sono due coccodrilli e un orangutango, due piccoli serpenti e l’aquila reale».
Che preti ha frequentato?
«Salesiani. Avevamo le tesserine dove loro mettevano il timbro ogni volta che partecipavi alla messa e alla funzione delle due».
Una parrocchia a punti.
«Con due timbri avevamo lo sconto al cinema e potevamo comprarci il gelato. La funzione l’avrei saltata volentieri perché ci raccontavano i sogni di Don Bosco. Sogni terrificanti. Sempre col diavolo. Don Bosco sentiva i rumori in soffitta, metteva le trappole per il demonio. Io ero terrorizzata. Però mi mangiavo il gelato».
Quando l’hanno fatta portavoce di Forza Italia, le altre donne del partito, Bertolini, Casellati, Bonfrisco, Innocenzi, hanno fatto commenti entusiastici. Ma sembravano di facciata. Un po’ seccati.
«Elisabetta Casellati è padovana come me, ci conosciamo da tanto. Mi sembrava assolutamente sincera».
Le altre no?
«Nemmeno il Presidente della Repubblica viene eletto all’unanimità. È evidente che qualcuna avrebbe preferito qualcun’altra. Magari se stessa. Più che legittimo».
Le piacerebbe entrare in Parlamento?
«Sarei cretina se dicessi no. Ho fatto due campagne elettorali. La prima volta, nel 1994, con Segni».
Contro Berlusconi.
«No. Noi pensavamo che Segni si sarebbe poi messo con Berlusconi. Si ricorda che Berlusconi aveva chiesto proprio a Segni di scendere in campo per lui?».
Non andò bene.
«Presi tanti voti ma non venni eletta. La Bindi fece una profezia: “Guarda che se non vieni eletta avrai dei problemi in Rai”. Aveva ragione. Alla prima occasione la Rai ruppe il mio contratto».
La Rai dei professori.
«Avevano chiuso Cinema Cento. C’era la scenografia, la redazione che lavorava da mesi, avevamo coinvolto le università, i critici cinematografici, già fissati gli ospiti. Io dissi pubblicamente: “E tutti i miliardi spesi?”. Demattè e Locatelli dissero che era lesivo dell’immagine della Rai e ruppero il contratto. Direttore artistico era Pippo Baudo. Quando si lamenta di come si sono comportati con lui dovrebbe ricordare come si è comportato lui con me. Chi la fa l’aspetti».
Dopo si avvicinò ad An.
«Rapporti personali. Sono amica di donna Assunta, faccio parte della giuria del premio Almirante, ho collaborato per la Regione Lazio con Storace…».
Ricordo alcune sue dichiarazioni molto favorevoli a Mani pulite.
«Ho creduto molto in Mani pulite. All’inizio».
Poi è rimasta delusa.
«Molto. Speravo che Mani pulite cambiasse qualcosa e invece ha fallito completamente».
Chi sono i voltagabbana?
«Mah».
Da quando si è sparsa la voce che la sinistra può vincere le elezioni c’è movimento.
«Avranno una brutta sorpresa. Vinceremo ancora».
Quando si pensava che avreste vinto voi, venivano da voi. Adesso marcia indietro.
«In Rai si è sempre visto questo andazzo. I voltagabbana non mi piacciono e li evito. Con loro è difficile stabilire un’amicizia».
Nomi di voltagabbana?
«L’abbiamo detto. Irene Pivetti. L’ha fatta proprio grossa. Noi donne avevamo gioito quando era stata nominata presidente della Camera. È stata una delusione cocente. Poi, proprio lei che si era dichiarata molto cattolica, legata a valori forti, è andata a condurre un programma sulla chirurgia estetica, avallando la tesi che una persona migliora se si rifà le tette».
Anche la Pivetti si è rifatta: dal foularino di Hermès al pitonato spinto.
«E prima del foularino, camicia verde e capelli arruffati. Secondo me la Pivetti vera è quella di oggi».
Dieci anni dopo Mariotto, lei si è presentata alle europee con Silvio.
«Ho preso 32.713 voti con sole tre settimane di campagna elettorale. Non sono bastati. Ma a Padova sono stata la più votata dopo Berlusconi».
Parliamo del famoso pranzo all’Osteria dell’Ingegno. Lei con chi era? E i giornalisti spioni chi erano? Quel pranzo le stava costando l’incarico di portavoce.
«Una cosa molto scorretta. L’han presentata come un’intervista. E mi facevano parlare già da portavoce».
Però le cose che ha detto erano pesanti.
«Stavamo parlando di cose venete».
E la storia che in Forza Italia ci sono troppi socialisti?
«Ma non l’ho detto. Con me c’era un socialista, Ci sono rimasta male perché sembravo una sorta di Conan il barbaro che arriva e badabom-badabom sistema tutti. A causa di frasi mal riportate».
E qual è la versione originale della macchinetta per le supposte di Tremonti?
«Ecco, quella è l’unica cosa. Mi è dispiaciuto se può aver fatto del male a qualcuno. Tutto il resto, veramente, si poteva dire alla luce del giorno».
Berlusconi e Bondi l’hanno sgridata?
«Dei colloqui privati che ho con Berlusconi e con Bondi non riferisco mai».
La reazione dei capi a una gaffe è roba politica, non privata.
«Io preferisco non dirlo».
Va bene, ho capito, l’hanno sgridata.
«Mi hanno preso in giro».
Tremonti si è arrabbiato?
«Io stimo tanto Tremonti, lo considero un genio e mi auguro che non se la sia presa».
Perché vi lamentate sempre del fatto che i giornalisti ce l’hanno con voi?
«Perché il mondo dei media non ci aiuta».
Forse non sapete comunicare bene.
«Se non hai fatto almeno un girotondo è difficile lavorare in televisione. L’elettore di Forza Italia vorrebbe vedere in televisione, qualcuno nel quale identificarsi».
Avete sei canali. Non vi bastano?
«Ma non è vero!».
Del Noce? Mimun? Giordano? Fede? Rossella?
«Il direttore non mette il becco sul servizio che fa il giornalista. Tant’è che la signora Gruber ha pontificato fino all’ultimo».
I giornalisti sono tutti comunisti come dice Berlusconi?
«Basta ricordare il grande travaso da Paese sera alla Rai».
Tutti nel ghetto di RaiTre. Il resto è vostro.
«Vada a vedere le sedi regionali e poi ragioniamo. E poi non è solo l’informazione. Anche la fiction. È corretto che facciano una storia sul muro di Berlino e non dicano una sola volta la parola “comunista”?».
Bondi è un voltagabbana?
«No».
Era comunista.
«Bondi l’ha spiegato bene, era di famiglia umile, con papà boscaiolo, emigrante…».
Se un comunista che diventa anticomunista non è un voltagabbana chi è voltagabbana?
«Manca l’interesse personale».
Era sindaco di un paese di provincia, adesso è il numero due del partito più importante.
«Ma lo è diventato in tanti anni».
Cicchitto è un voltagabbana?
«Cicchitto?».
Adornato è un voltagabbana?
«Senta. Forza Italia all’inizio ha dato casa ad anime diverse. Però ora è un partito con un suo chiaro progetto politico. Potranno continuare a convivere diverse sensibilità ma non anime diverse».
Mi dica lei chi sono i voltagabbana.
«Quelli di cui non ti puoi fidare, oggi qua e domani chissà».
Pomicino è un voltagabbana?
«E bè forse. Difatti speriamo che ritorni».
E se torna Mastella?
«In Campania sarebbe utile. Nel segreto del mio cuore in questo momento lo considero in missione».
Che cosa le piace di Berlusconi?
«Tutto».
Qualcosa in particolare?
«Quando parla si capisce che cosa vuole dire. E poi è tenace. Con la testa che ha potrebbe andare in qualsiasi parte del mondo e costruirsi un impero».
Vogliamo anche esportarlo?
«Io lo clonerei».
Bondi lo ama?
«Gli vogliono tutti bene. Non puoi non volergli bene. Bondi vuole bene a Berlusconi. E io voglio bene a Bondi. Non ha nulla del politicante, del mistificatore. È cristallino. Quel che mi piace di più è il suo candore».
E Berlusconi chi ama?
«Il suo Paese, secondo me».
Questa è pura adulazione.
«Non è adulazione, è ammirazione. La Prima Repubblica invece era un grande esempio di vassallaggio nei confronti dei politici. Portaborse, lecchini, clienti».
Lilly Gruber, Santoro, Marrazzo, Cecchi Paone, Gabriella Carlucci, Elisabetta Gardini: la tendenza è di usare in politica quelli che hanno conquistato popolarità in tv.
«È vero, ma se facciamo un’indagine c’è un gruppo che supera quello dei volti televisivi: gli avvocati».
Chi sono i suoi nemici?
«Mah…».
I professori che l’hanno cacciata dalla Rai?
«Quando sospesero il programma Cinema Cento andai a trovare Gianni Locatelli. Mi ricevette in maniche di camicia».
Tipo Bob Kennedy.
«Quando sono entrata in Rai c’era Emanuele Milano. Altro stile».
La preghiera è la beauty farm dell’anima. L’ha detto lei.
«Era una riflessione su una cosa molto bella che mi aveva detto mia cugina suora. Io le avevo esposto alcuni miei dubbi. Lei mi aveva risposto: “Non ti preoccupare. Vai a messa lo stesso, è come l’elioterapia. Se ti metti a prendere il sole, ti fa bene anche se non te ne accorgi”».
Quando prega?
«La sera, prima di dormire, a letto».
Come una bambina.
«Qualche anno fa avevo l’abitudine, con un gruppo di amiche, di recitare il rosario dopo aver accompagnato i figli a scuola».
Perché lei crede che Dio esista?
«Perché sembra la cosa più logica. La cosa più ovvia. Ci sono dei momenti che ti sembra di toccarlo con mano».
Chi è che le piace a sinistra?
«Una volta mi piaceva Livia Turco, poi è diventata troppo animosa».
Chi non le piace a destra?
«Ho difficoltà a rispondere. Dobbiamo tenere più presenti le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono».
Che cosa la unisce a Bossi, Borghezio e Calderoli?
«Ma mica me li devo portare a casa».
Gioco della torre. Bondi o Berlusconi?
«Bondi mi ha autorizzato a buttarlo. Si sacrifica».
Bertinotti o Cofferati?
«Butto Cofferati. Non mi capacito ancora che sia diventato sindaco nella città di Marco Biagi».
Busi o Ferrario?
«Butto la Gruber».
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