Giancarlo Caselli - (letta 6.318 volte)

Il libro si chiama “Che cosa è la mafia”. Autore Gaetano Mosca, giurista, storico, professore universitario, deputato, senatore, sottosegretario. E’ stato stampato la prima volta nel 1949 ma contiene il testo di una conferenza pubblicata la prima volta sul Giornale degli economisti nel 1900. Eppure sembra scritto ieri. Come se nulla fosse cambiato in più di un secolo. Giancarlo Caselli, ex capo della Procura di Palermo, oggi procuratore generale a Torino, ne ha scritto una lunga prefazione, insieme ad Antonio Ingroia, sostituto procuratore dell’Antimafia a Palermo.

Caselli, un libro scritto cento anni fa sembra scritto oggi…

“Mosca già considerava fondamentale, cento anni fa, diffondere la cultura della legalità. Parlava di ruolo progressivo della cultura della legalità in grado di innescare una vera trasformazione psicologica così che dal rispetto per la legalità scaturisca il disgusto per le violenze. Considerazioni attualissime ancorché ancora disattese”.

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Silvano Girotto - (letta 17.696 volte)

Nelle foto dell’epoca sembra Jovanotti. Era un frate. Un frate un po’ turbolento. Da ragazzino era stato in riformatorio. Da adolescente nella Legione Straniera. Da giovanotto in galera. Poi in convento. Poi nelle favelas sudamericane. Poi nella guerriglia armata. Il suo nome era Silvano Girotto ma lo chiamavano Frate Mitra. Divenne famoso il giorno in cui si infiltrò nelle Brigate Rosse e fece catturare Renato Curcio e Alberto Franceschini, due dei capi storici. Da allora divenne per la sinistra italiana un infame. Si è rifatto una vita, si è sposato, ha avuto due figlie, è diventato capo della manutenzione di una grande azienda alberghiera. Ancora oggi gli dà fastidio che qualcuno continui a considerarlo una spia mentre lui si considera uno che si è sacrificato per il bene del suo Paese. E così ha deciso di raccontare la vera storia della sua vita in un libro, “Mi chiamavano Frate Mitra”. “Il libro è nato come l’esigenza di un padre che deve spiegare alle figlie perché ogni tanto il suo nome compare sui giornali. Avevo cominciato scrivendo una lettera. Poi la lettera è diventata un fascicolone. I Paolini lo seppero e mi chiesero di pubblicarlo”.

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Federico Orlando - (letta 4.777 volte)

Il libro si chiama “Fucilate Montanelli” e racconta come il grande giornalista, uomo di destra, litigò con la destra fino ad arrivare a votare per la sinistra. Lo ha scritto il suo condirettore al “Giornale”, Federico Orlando, altro uomo di destra che addirittura è arrivato a candidarsi, seppure come indipendente, con la sinistra, dopo decenni di militanza nel Pli dal quale se ne andò, ricorda, “quando i grandi personaggi liberali alla Malagodi furono sostituiti dai De Lorenzo e dagli Altissimo”

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Natalino Balasso - (letta 17.460 volte)

Natalino Balasso: qualcuno lo ricorda a "Zelig" (Italia 1) nei panni dell’attore porno, o in quelli del professore esperto di Sumeri. Ma questa primavera il suo trionfo sono state le elezioni. Nei suoi spettacoli raccontava appunto i suoi tentativi di essere eletto in concorrenza con Polo e Ulivo nel suo Listone Balasso. Domani, a Lavarone, al Centro Congressi, alle 17,30, racconterà le sue avventure politiche. Ma oggi, con l’Adige, ha accettato di fare qualche anticipazione.

Come sono andate le elezioni?

La domanda è brutale.

E la risposta?

La verità?

La verità.

Lo dico solo a lei. Siamo stati trombati.

Lei non è un vero politico. Nessun vero politico ammette la sconfitta.

Noi siamo per la trasparenza. Abbiamo un modo diretto di parlare. Noi siamo sempre stati per la politica dei piccoli passi. Piccoli e molto rapidi.

Che vuol dire?

Non lo so. Noi a queste elezioni abbiamo corso da soli.

Che cosa è questo "noi"? Un plurale majestatis?

No, quando dico noi intendo il Listone Balasso.

Quanti eravate?

Molti. L’attrice Vulvona Thompson per esempio. Tutti trombati.

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Paolo Cirino Pomicino - (letta 5.545 volte)

E’ stato uno dei protagonisti della vita politica della Prima Repubblica. E lo ha raccontato nel suo libro "Strettamente riservato". Poi è stato travolto da Mani Pulite. Circa quaranta processi che lo hanno visto spesso assolto, spesso prescritto, un paio di volte condannato, una volta in via definitiva, per la maxitangente Enimont. Adesso esce un secondo libro, "Dietro le quinte". Pieno di aneddoti, di curiosità, di retroscena. Paolo Cirino Pomicino, pseudonimo Geronimo: insieme a quelli di Bruno Vespa e a quelli di Giulio Andreotti, i suoi libri scandiscono la vita politica italiana.

Cirino Pomicino, che cosa è successo dal suo ultimo libro?

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Mario Capanna - (letta 7.156 volte)

La fotografia storica lo ritrae avvolto in un ampio mantello nero mentre arringa gli studenti milanesi nell’epico ’68. Molti lo ricordano a capo del commando che lanciò uova sulle pellicce delle belle signore milanesi alla prima della Scala. Mario Capanna fa parte della storia d’Italia. Per molti è un’icona, un Guevara minore e locale che ha incendiato e guidato la contestazione. Per altri è il simbolo del disordine tipico dei giovani e della loro impazienza. Mario Capanna entrò anche nel Parlamento italiano e in quello europeo. Poi nel ’92 lasciò la politica istituzionale che aveva affrontato con Democrazia Proletaria e cominciò a scrivere libri, a girare l’Italia e l’Europa facendo conferenze, incontrando movimenti, scoprendo una nuova frontiera della politica: le biotecnologie, la clonazione, l’ingegneria genetica, gli organismi geneticamente modificati (OGM). L’ultimo libro che ha curato (“L’uomo è più dei suoi geni, la verità sulle biotecnologie”, Rizzoli) raccoglie gli atti del convegno “Biotecnologie e futuro dell’umanità”.

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Giancarlo Caselli - (letta 21.674 volte)

Sette anni a Palermo, a combattere la mafia. Vivendo una vita blindata. Lasciando a casa moglie, figli e nipotini. Così Giancarlo Caselli ha raccolto il testimone insanguinato lasciato, da Falcone e Borsellino. Sette anni di successi e di paure raccontati in un libro intervista, “L’eredità scomoda” (Feltrinelli editore). Duecentoventi pagine di domande fatte da Maurizio De Luca e di risposte date da Giancarlo Caselli e da Antonio Ingroia che è stato suo sostituto e che lavora ancora a Palermo.

Perché “eredità scomoda”?

Era il 1992, il nostro Paese era in ginocchio, sconvolto dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, come se in ginocchio stesse aspettando il colpo alla nuca. La mafia sembrava più. Con due stragi di quella ferocia e potenza militare, a distanza di due mesi una dall’altra, lavorare a Palermo era sicuramente raccogliere una eredità scomoda.

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Marco Travaglio - (letta 7.613 volte)

Marco Travaglio non era un giornalista molto famoso. Era giovane, molto bravo, puntuale nelle sue inchieste. Era di destra, lavorava al Giornale di Montanelli e ogni tanto scriveva qualche libro di successo come lo Stupidario del calcio (raccolta di sciocchezze dette dai giocatori e dai giornalisti sportivi) che vendette 50 mila copie o il Manuale del perfetto impunito (raccolta di dichiarazioni di inquisiti di Mani pulite) che arrivò a 25 mila copie.

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Gian Antonio Stella - (letta 7.358 volte)

L’ha chiamata sinistra chiffon, traduzione italiana della gauche caviar. E’ quella sinistra con i vezzi della destra, le feste, il vestire elegante, il mangiare nei ristoranti di lusso, la barca di 16 metri. Nel suo ultimo libro, “Chic”, Gian Antonio Stella, inviato del “Corriere della Sera”, la fa risalire a quella sinistra delle terrazze romane già individuata in quello splendido film di Ettore Scola, “La terrazza”.

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Mauro Galligani - (letta 8.758 volte)

Mauro Galligani è uno dei più famosi fotografi italiani. La guerra non è la sua specializzazione, ma di guerre, guerriglie e rivoluzioni ne ha documentate tante. L’ultima, la rivolta cecena, gli è costata due mesi della sua vita. Fu rapito dai guerriglieri ceceni di montagna e trattenuto per 50 giorni finché non fu pagato il riscatto. "In Cecenia ero andato per Panorama", racconta. "Ero con il corrispondente da Mosca Francesco Bigazzi, con l’autista e l’interprete. Mi rapirono in piena città bloccando la macchina in mezzo al traffico, sparando alle gomme. Mi infilarono dentro la loro macchina. C’era uno sportello aperto e io cercai di scappare. Mi dettero due colpi col calcio della pistola, io feci finta di svenire per evitare ulteriori colpi. Poi mi portarono in un covo alla periferia di Grosny.

Come ti hanno trattato?

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