- 18 Dicembre 2003
Eravamo poco più che giovanotti quando capitammo nella nuova redazione di Panorama. Più che un settimanale patinato era, allora, un misto fra un giornale di controinformazione, un newsmagazine all’americana e una scuola di giornalismo democratico. Sotto la guida di Lamberto Sechi si formò una generazione di futuri direttori, una ventina o poco meno, sparsi nei più importanti media, da Claudio Rinaldi a Carlo Rossella (compreso il sottoscritto). Tra loro Carlo Rognoni che poi entrò nel Pds e diventò addirittura vicepresidente del Senato. Immaginate quindi il gigantesco conflitto di interesse che sovrasta questa intervista.
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- 11 Dicembre 2003
Ritaglio di giornale del 1992. Dice: Michele Guardì, ex avvocato, siciliano, autore e regista di tutte le trasmissioni di maggior successo, dai Fatti vostri a Scommettiamo che, scopritore dei personaggi più popolari, da Frizzi a Giletti a Castagna, è l’uomo più potente e più ricco della Rai.
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- 4 Dicembre 2003
Chiariamo una cosa. Alcuni giornali dicono che ho 39 anni. Altri che ne ho 44. Io sono nato il 14 settembre 1962. Ho 41 anni. Mariano Apicella ci tiene all’esattezza. Da quando è diventato il menestrello ufficiale del presidente del Consiglio i giornali ne dicono tante di lui. E lui preferisce ristabilire l’esattezza delle date. Io per esempio ero convinto che fosse nato il 27 maggio. Invece no. Quel giorno, nel 2001, è successa un’altra cosa importante, una cosa che ha cambiato la sua vita: ha incontrato il Cavaliere, al ristorante «Caruso», all’ultimo piano dell’hotel Vesuvio, chiuso al pubblico e riservato alla festa che Silvio Berlusconi aveva organizzato per Antonio Martusciello, candidato sindaco di Napoli. Racconta Apicella: «Io stavo accordando la chitarra. Arrivarono prima le guardie del corpo. Poi mezzo governo e tutti i pezzi grossi della Casa delle Libertà, Fini, Buttiglione, Letta, Pisanu, Bonaiuti, la segretaria Marinella, l’assistente Valentino Valentini. E ovviamente Martusciello».
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- 27 Novembre 2003
Gianfranco Fini sta con gli extracomunitari? I leghisti gongolano. «Stiamo entrando nell’elettorato di An come nel burro», dice Mario Borghezio, l’eurodeputato. «Mohammed Fini ha dato una coltellata all’anima profonda di An. Molto più grave della presa di distanza dal fascismo espressa a Fiuggi». Ma perché invece di pensare ai problemi degli altri Borghezio non pensa a quelli suoi? Lei e Boso, siete la vergogna della Lega. «È vero, siamo politicamente impresentabili», ammette ridendo.
Non la prenda troppo sul ridere. Anche molti leghisti si vergognano di voi.
«Questo atteggiamento c’è stato in passato, oggi non c’è più».
Sono diventati meno severi i compagni di partito o siete cambiati voi?
«Sia Boso che io abbiamo fatto tesoro di qualche errore del passato. Di madornali non ne commettiamo più».
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- 20 Novembre 2003
Non c’è diatriba, in casa An, che non veda i giornalisti precipitarsi in casa di Donna Assunta, la vedova di Giorgio Almirante, per raccoglierne il verbo. Donna Assunta non si fa pregare. Per ognuno ha una bella dichiarazione, libera, controcorrente, coraggiosa. Una manna per i giornalisti. “Giorgio Almirante non l’avrebbe fatto”. Oppure: “Mio marito sarebbe stato d’accordo”.
Salvo poi dire, spesso, che i giornalisti hanno esagerato, travisato, equivocato.
Sa che dicono di lei? Che è la Bocca della Verità.
“E’ vero, è vero”.
Dicono che quando si accorge dei danni, però, diventa democristiana e ritratta.
“Non rinnego mai quello che dico. Ma se dico buongiorno e lei scrive che ho detto buonasera!”
Vediamo. Che cosa pensa di Gianfranco Fini?
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- 13 Novembre 2003
Nella sua prima vita era un democristiano di successo. Sconfiggeva il grande Gava a Napoli e combatteva con audacia lo strapotere di De Mita. Alla fine era diventato un ministro autorevole ed ascoltato. Nella seconda vita venne massacrato da Mani Pulite e dintorni. Se la cavò con molte assoluzioni, un po’ di prescrizioni e una condanna per finanziamzento illecito dei partiti. Conobbe la galera ed ebbe un infarto con annessa estrema unzione e il sesto by pass. Nella terza vita, la resurrezione. Opinionista di successo, best seller in libreria, mondanità e nuovo potere politico. «C’è anche un’altra vita, la prima», ricorda Paolo Cirino Pomicino. «È una vita di cui vado orgoglioso: ero una persona seria e facevo il neurochirurgo al Cardarelli di Napoli».
Non è passato alla storia per quello. Parliamo degli altri periodi.
«Dal consiglio comunale di Napoli, al ministero del Bilancio. Un crescendo di soddisfazioni».
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- 9 Novembre 2003
Molti lo considerano un tremendo forcaiolo, un acritico giustizialista, un demonizzatore degli avversari politici che vorrebbe vedere tutti in galera. Per altri è un idolo, un coraggioso Robin Hood che combatte i ricchi e i potenti in difesa della legalità e contro la corruzione. Da quando Marco Travaglio parlò, nella trasmissione di Daniele Luttazzi, dei sospetti di rapporti mafiosi che si addensavano sul capo del leader di Forza Italia, è costantemente al centro di feroci polemiche. Per la Rai non esiste più, è come un fantasma. Ma i suoi libri vanno ugualmente in testa alle classifiche da quando lui, per presentarli, ha praticamente lasciato casa intraprendendo un giro d’Italia che non finisce mai.
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- 6 Novembre 2003
Un signore distinto, pizzetto bianco da gentiluomo, tratto nobile, potrebbe sembrare un aristocratico del secolo scorso. Vincenzo Trantino è il presidente della Telekom Serbia, la commissione al centro di polemiche roventi per l’attacco violento che la destra ha rivolto a Fassino, Prodi e Dini e per quel gruppo di improbabili accusatori all’arrembaggio, guidato da Igor Marini. In mezzo a questa sarabanda, Trantino, avvocato catanese, parlamentare del Msi, e poi di An, da 9 legislature, è stato attaccato e criticato. Ma sempre premettendo che è un galantuomo. Un termine, galantuomo, che anche lui ama usare quando parla di se stesso.
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- 30 Ottobre 2003
Sembravano tornati i tempi del ribaltone. Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e coordinatore delle segreterie della Lega, la settimana scorsa aveva detto che se Fini avesse insistito con il voto agli immigrati, Bossi avrebbe dato le dimissioni. Sei ore di fibrillazione e poi lo stesso Bossi aveva tranquillizzato i suoi alleati. Ma il chirurgo odontoiatrico di Bergamo aveva spaventato un po’ tutti. La capacità di mollare tutto, la Lega l’aveva già dimostrata nel 1994.
Calderoni, siete un partito voltagabbana?
«Assolutamente no. Magari siamo un partito ruvido, qualche volta rompiballe. Ma coerente. Quando non si rispettano i patti andiamo fuori. In genere non lo fa nessuno. Noi lo facciamo, anche pagando: non fu facile rinunciare a cinque ministeri e dieci sottosegretari».
Siete ruvidi.
«Diciamo le cose come stanno, non usiamo il politichese».
A volte rozzi, volgari.
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- 23 Ottobre 2003
C’è un nuovo soggetto politico in Italia che si sta dando da fare. Si chiama Società Aperta ed è un’associazione creata da un giornalista economico, Enrico Cisnetto. È composta soprattutto da ex repubblicani. Del vecchio Ugo La Malfa ripercorre la strada del rigore e del pessimismo. «È un brutto momento per l’Italia», dicono, «corriamo il rischio di diventare un Paese di serie B. Bisogna correre ai ripari prima che sia troppo tardi». Le stesse cose, le stesse parole, le sta dicendo Antonio Fazio, governatore della Banca d’Italia, del quale Cisnetto è amico e sostenitore. Ecco perché, nei circoli politico-economici che contano, si pensa che Fazio si prepara all’impegno politico creando un movimento che gli faccia da battistrada. Cisnetto che ne dice? È l’uomo di Fazio?
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