- 24 Marzo 2005
Non sono tante le donne che dirigono o hanno diretto un quotidiano. Flavia Perina è una delle poche. Dirige da qualche mese Il Secolo d’Italia, quotidiano di Alleanza Nazionale, un giornale che è sempre stato marginale, fuori dalle mazzette della gente che conta, ma che ha visto passare nelle sue stanze giovani che sarebbero diventati giornalisti famosi o potenti politici. «Il Secolo è stato una specie di scuola di partito, noi l’abbiamo soprannominata “Le Frattocchie de noantri”. Buona parte della classe dirigente del partito è passata da queste stanze. Da Fini a Gasparri a Buontempo. Ed anche molti intellettuali e giornalisti che si sono sparsi un po’ dovunque: Mazza, Socillo, Veneziani, Barbiellini Amidei, Pippo Marra, Massimo Magliaro…».
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- 17 Marzo 2005
Avevo raggiunto Ruggero Guarini, scrittore, giornalista, polemista, uomo di cultura, nella sua bella casa all’ultimo piano di via Ennio Quirino Visconti. Avevamo subito cominciato a parlare con grande complicità tra libri depositati ovunque e continue telefonate. Io domande e lui risposte. Coraggiose, non scontate. Interromperlo era un’impresa. Nei giorni precedenti era stato al centro delle polemiche sulla strage di Primavalle perché era stato lui che aveva contribuito alla stesura del libretto Primavalle: incendio a porte chiuse in cui si era cercato di gettare la colpa sui fascisti. Guarini allora aveva simpatia per l’ultrasinistra. E prima ancora aveva militato nel Pci. Abbiamo parlato veramente tanto, quattro ore, davanti a due registratori, un Sony e un Panasonic, e poi, si era fatto tardi, giù al ristorante, insieme a moglie e cognata, moglie di un giudice di Palermo. Tutti felici e contenti. Sbobino, scrivo, gli mando l’intervista perché gli dia un’occhiata e mi segnali eventuali imprecisioni. Come risposta, mentre il giornale sta per andare in stampa, ricevo il seguente telegramma: «La diffido dal pubblicare l’intervista di cui mi ha mandato copia perché mutila e tendenziosa e comunque non mi ci riconosco. Ruggero Guarini».
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- 3 Marzo 2005
Uomini quasi sconosciuti si muovono dietro il rutilante mondo dello spettacolo. Nomi che dicono poco alla gente: Presta, Mora, Caschetto, Franchino. La gente conosce la Ventura, conosce Bonolis, ma ignora che ogni loro mossa è consigliata, concordata, a volte imposta da questi Richelieu che poco appaiono e molto decidono. Sono i loro potentissimi agenti. Si dice che comandino più dei capistruttura e dei direttori di rete. Lele Mora è il più importante. Quando sono andato ad intervistarlo, in quelle due ore hanno telefonato una dozzina di star che più star non si può. Ero in mezzo ad un crocevia di visibilità e di successo. «Non ho tutto questo potere che dicono», si difende Lele. «Rappresento artisti di un certo valore ma non vado mai da un direttore generale a dire: “Ok, lei vuole Simona, però mi deve prendere due veline, due schedine, e Walter Nudo”. Io non faccio né pacchi né pacchetti come fa qualche mio collega».
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- 24 Febbraio 2005
Mi aveva detto che aveva paura di questa intervista. Io ero rimasto sorpreso. Romina Power ne avrà date mille. «Mille?», dice. «Sapesse quante ne inventano». Comunque ai mass media è abituata. «Mi ci sono dovuta abituare presto: sono stata presentata alla stampa a due mesi». E che cosa ha detto in quell’occasione la figlia di Linda Christian e Tyrone Power? «Nessuno si aspettava una dichiarazione da me». La leggenda racconta che le prime parole che lei ha detto siano state «more caviar». Vorrei ancora del caviale. «È vero. Mi trattavano bene».
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- 17 Febbraio 2005
Black and White, Sacco e Vanzetti, Giulietta e Romeo, Smith and Wesson, Romolo e Remo, Moët et Chandon. Esistono alcuni binomi inseparabili. Piano piano lo sono diventati anche loro. Dolce e Gabbana. Pochi sanno che uno, quello alto, si chiama Stefano Gabbana ed è nato a Milano 43 anni fa. E che l’altro, quello calvo, si chiama Domenico Dolce, è nato a Polizzi Generosa, in Sicilia, ed ha 47 anni. Dolce e Gabbana, un marchio internazionale che compie 20 anni nel 2005, una griffe on the edge, (non so che cosa voglia dire ma lo dicono tutti quelli della moda), una sigla negli affari e nella vita. La loro storia di coppia gay la raccontarono qualche tempo fa proprio a questo giornale. Un vero e proprio coming out realizzato con la complicità di Stefano Jesurum che li intervistava. Oggi seconda puntata del coming out. Sorpresa: Dolce e Gabbana non stanno più insieme.
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- 10 Febbraio 2005
C’è stato un momento in cui era uno degli uomini più potenti d’Italia: presidente del Consiglio e segretario della Dc. «Non me ne sono accorto», dice Ciriaco De Mita oggi. «Se ne sono accorti tutti gli altri», ribatto io. E lui: «Ho sempre pensato che chi è dentro ad una struttura di potere svolge semplicemente una funzione». «Comunque», dico, «adesso è un tranquillo signore della politica». Acconsente: «Definizione appropriata». Mi infilo nella fessura che mi ha concesso: «È cambiato qualcosa intorno a lei?». Una premessa: intervistare Ciriaco De Mita è faticoso. Il suo linguaggio non è semplice. I suoi ragionamenti seguono percorsi tortuosi.
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- 3 Febbraio 2005
Luigi Crespi, l’uomo che ha inventato il contratto con gli italiani di Berlusconi e la megacampagna («Meno tasse per tutti») sui megacartelloni, ricorda quel periodo di stress che fece saltare il suo metabolismo. «Dormivo poco, lavoravo male, ero in continua tensione». Si era comprato quasi tutti gli istituti demoscopici concorrenti per tentare di creare un grande polo della comunicazione. Ma l’aveva fatto con i soldi delle banche e, oppresso dai debiti, aveva dovuto rinunciare a tutto. «Poi l’ernia alla schiena. Un mese e mezzo a letto immobilizzato, un dolore terrificante. Superato col cortisone. In poco tempo sono passato da 130 a 184 chili». Passata l’ernia, passate le banche, adesso è sotto i 150 chili. Dice: «A forza di dieta e di preghiera». La preghiera è la nuova dimensione: guardarsi dentro e scoprirsi buddista.
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- 6 Gennaio 2005
Oggi si definiscono tutti liberali. Compresi gli ex comunisti, gli ex fascisti, gli ex democristiani. Alfredo Biondi è un liberale doc che milita in Forza Italia. Avvocato, lo conosco da quando difendeva Gigliola Guerinoni e bivaccavo con lui nelle aule di un processo di amore e di morte. È un uomo allegro, anche un po’ goliarda, di improvvise arrabbiature e rapidi oblii. È stato ministro della prima Repubblica e della seconda, vicepresidente della Camera, segretario del Pli. Quando dirigevo Cuore mi querelò ma nessuno dei due ricorda perché. È inseguito da una fama, immeritata, di bevitore e, meritata, di battutista.
Alfredo, se tutti sono liberali, perché il Pli è morto?
«Non ha resistito alla questione morale.
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- 30 Dicembre 2004
Per la diessina che lotta per le quote il Professore è il miglior leader dell’Ulivo. Per il futuro, però, sogna un Premier donna. L’ex militante dell’ultrasinistra, ex moglie di Renato Mannheimer (oggi sposata al dg della San Paolo Imi), critica sia la destra che la sinistra: «Nel mio partito ci sono ancora troppe pigrizie, arroganze e conservatorismi».
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- 23 Dicembre 2004
Una vita piena di cose forti. Claudio Scajola, democristiano di Imperia. Sindaco. Incarcerato. Scarcerato con tante scuse. Di nuovo sindaco. Organizzatore di Forza Italia. Ministro dell’Interno. Polemiche sul G8. Polemiche sull’omicidio di Marco Biagi. Polemiche sulla gaffe di Cipro («Marco Biagi era un rompicoglioni»).
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