Lodovico Festa - (letta 20.034 volte)

Una volta il suo lavoro era cercare di convincere i liberali a diventare comunisti. «Ero un creatore di voltagabbana», dice Lodovico Festa, condirettore di Finanza e Mercati, che dopo una carriera da funzionario del Pci, oggi vota Forza Italia. «Nel Pci lo chiamavamo "lavoro culturale". Far cambiare idea alla gente».

Spiega meglio.
«Contattavo giornalisti e professori universitari che avevano fama di moderati e cercavo di farli diventare amici del Pci».
Nomi?
«Ci mancherebbe altro».
A che cosa serviva il tuo lavoro se non veniva reso pubblico?
«A creare nuove maggioranze nei comitati di redazione dei giornali e nei consigli di facoltà».

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Sandro Bondi - (letta 8.024 volte)

Ed eccomi di fronte al campione italiano di adulazione, Sandro Bondi, portavoce di Silvio Berlusconi. Avevo criticato le sue frasi di cieca ammirazione per il Cavaliere a Ballarò. Tipo: «La Casa della Libertà non ha un padrone, ha un leader che ha sopportato una incredibile persecuzione giudiziaria. È riuscito ad andare avanti solo per l’amore che ha per questo Paese». E lui mi aveva risposto con una e-mail gentilissima. «I giudizi su Berlusconi li ritengo espressione della mia libertà intellettuale e politica, oltre che del mio sincero affetto per una persona con cui lavoro ormai da oltre 10 anni». Non restava che incontrarci. E adesso stiamo passeggiando per il parco di Villa San Martino, la villa del Cavaliere, dove Bondi, che si è trasferito ad Arcore, ha il suo ufficio. Faccio il giornalista cattivo e sardonico.

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Fabrizio Rondolino - (letta 6.270 volte)

La prima volta. Indimenticabile. Silvia. Lui, Fabrizio Rondolino, ex homo dalemianus, oggi tornato a fare il giornalista, aveva sedici anni. Silvia, quindici anni, era una sua compagna di scuola. Grandi passeggiate al Valentino, Torino, mano nella mano. Grandi balli appiccicati, grandi pomiciate. E poi un giorno successe. Rondolino, orsù, racconta.

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Lamberto Sposini - (letta 12.400 volte)

Un mal di pancia. Ecco che cosa è l’amore. Quando scopri la donna dei tuoi sogni, dei tuoi desideri, ti viene un mal di pancia. Un vero, realistico mal di pancia. “Oppure le farfalle, come diciamo noi umbri”, spiega Lamberto Sposini, che è di Foligno e che ha fatto l’università a Perugia. Il vice direttore del Tg 5, che quasi sempre finisce ai posti alti nelle fondamentali classifiche degli uomini più sexy, più desiderabili, più belli, più attraenti, il primo vero grosso importante mal di pancia lo ebbe per una ragazza francese, in vacanza, a Cattolica.

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Renzo Arbore - (letta 33.168 volte)

“La prima volta completa o la prima volta incompleta?” Renzo Arbore vuole essere preciso. La sua memoria è potente. La sua giovinezza a Foggia è piena di avventure. Sui nomi si tiene al coperto. “Tante donne sposate…Foggia è provincia…è subito pettegolezzo”. “Ma benedetto Renzo, hai 65 anni, stiamo parlando di mezzo secolo fa”. Niente da fare. Sulla vita sentimentale di Renzo Arbore a Foggia niente dettagli. Nemmeno il nome di battesimo, nemmeno il colore dei capelli. E va bene. Ma questa prima volta completa?

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Andrée Ruth Shammah - (letta 11.475 volte)

Il contestatissimo libro di Asor Rosa che ha turbato la comunità ebraica italiana, lei, Andrée Ruth Shammah, ebrea, regista, lo ha presentato nel suo teatro milanese, il Parenti, ex Pierlombardo. Spiega: «Il libro non l’avevo letto e non lo leggo. Non mi piace la visione, che una gran parte della sinistra comincia a dare per scontata, che Israele sia la punta avanzata della macchina da guerra occidentale. Adoro il pensiero ebraico che ad ogni domanda risponde con un’altra domanda. Sono pericolosi quelli che hanno certezze, quelli che hanno le letture globali. E siccome odio le semplificazioni mi sono detta: non facciamo lo stesso errore. Sentiamo che cosa ha da dire Asor Rosa che è uomo intelligente e colto».

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Ritanna Armeni - (letta 34.227 volte)

Liberazione contro Manifesto. Una polemica che non ha sconvolto l’opinione pubblica ma ha infiammato, per un breve periodo, l’estrema sinistra. In apparenza grande politica. Il ruolo di Bertinotti, la posizione di Rifondazione, l’ascesa di Cofferati. Sotto sotto un banale problema di concorrenza editoriale, secondo Ritanna Armeni, ufficio stampa di Bertinotti. Il tutto condito da spocchia. "La solita spocchia", spiega Ritanna, "che il Manifesto usa nei confronti di Rifondazione". Cerchiamo di spiegare. Perché il Manifesto ce l’avrebbe con voi?

"Una vecchia storia. Risale alla fondazione di Liberazione quotidiano. Prima, il quotidiano di riferimento di Rifondazione era il Manifesto".

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Mauro Mazza - (letta 5.863 volte)

Quando il Tg2, nella rigida applicazione dello spoils system e della lottizzazione fu affidato alle cure della destra molti gridarono allo scandalo. In 40 anni di Tv non era mai successo. Direttore diventò Mauro Mazza, fino ad allora vicedirettore del Tg1 in quota An, giornalista iniziato alla scuola del Secolo d’Italia. A nove mesi di distanza sono molti a sostenere che il Tg2 sarebbe in testa in una virtuale gara di obiettività tra telegiornali. Tutto ciò per opera di un postfascista? Mazza precisa: «Io non ho mai fatto politica attiva. Posso essere definito, al massimo, “ex redattore del giornale dell’Msi”».

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Luca Giurato - (letta 32.038 volte)

Quando incontri Luca Giurato rischi la vita. Ti viene incontro con un grande sorriso, ti abbraccia, ti bacia alzandoti da terra, ti pastrugna e ti dice che è felicissimo di incontrarti, che ti stima moltissimo, che sei un collega simpaticissimo e che il tuo ultimo articolo è bellissimo. In mezzo a questa slavina di superlativi Luca Giurato, giornalista, ex vicedirettore del Tg1, ex direttore del Gr1, oggi conduttore del programma ultramattiniero Uno Mattina ha una parola buona per tutti, un complimento stupendo per ognuno. Adulare tutti vuol dire non adulare nessuno? Vuol dire essere gentile e basta? Luca, sei un adulatore?

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Claudio Rinaldi - (letta 9.546 volte)

Con un suo articolo ha messo in crisi la giovane associazione di Libertà e Giustizia che si diceva voluta, ispirata e guidata da Carlo De Benedetti, editore del gruppo Espresso-Repubblica. «Ho usato probabilmente due aggettivi di troppo», spiega Claudio Rinaldi, 56 anni, ex direttore dell’Europeo, di Panorama e dell’Espresso.

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