Silvia Ronchey - (letta 7.285 volte)

Silvia aveva 14 anni e faceva la quarta ginnasio al liceo D’Azeglio di Torino. Suo padre era un famoso giornalista, Alberto Ronchey, direttore della “Stampa”, odiato dagli studenti di sinistra, i “sessantottini”. “Sarebbe meglio che tu ammettessi che tuo padre è uno stronzo e un fascista”, sibilavano i contestatori all’orecchio della ginnasiale.
Questo è il primo ricordo che Silvia Ronchey, docente di storia bizantina all’università di Siena, ha dei “sessantottini”, quelli che oggi hanno cinquant’anni e appartengono alla generazione che “non sa invecchiare”. Quelli che oggi, secondo Alberto Ronchey, appartengono all’“old boys net”, manager dell’informazione, dell’industria, della finanza che si sono installati ai vertici del potere.

Allora Silvia, tuo padre era uno stronzo e un fascista?

Fascista proprio no. Ma volevano che lo dicessi per cooptarmi.

Chi?

Quelli che stavano facendo l’università e venivano a parlare alle assemblee, quelli più grandi, quelli della Fgci, quelli di Lotta Continua.

Perché stronzo o fascista?

Erano due aggettivi che si equivalevano. A scuola, al collettivo, in pizzeria, chi diceva qualcosa che usciva dal coro era stronzo o fascista.

Che rapporto avevi con tuo padre?

Pessimo. Come tutti i giovani ero in conflitto con lui.

E allora perché non hai detto che era stronzo e fascista?

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[csf ::: 10:14] [Commenti]
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