Mita Medici - (letta 27.539 volte)

Silvia Ronchey, la scorsa settimana, ha lanciato un sasso con violenza sulla testa dei cinquantenni. Intervenendo nell’inchiesta avviata con l’intervista a suo padre Alberto, ha parlato di una generazione fregata, la sua, quella dei quarantenni ai quali i cinquantenni sessantottini hanno reso la vita difficile tagliando loro tutti i ponti, occupando tutti i posti, approfittando di una classe dirigente corruttibile e paurosa. Nel mondo dell’informazione e in quello della scuola ha detto Silvia Ronchey, docente di storia bizantina all’università di Siena – la generazione fregata ha dovuto lottare duramente per conquistarsi un suo spazio e quasi sempre ha perso. Lo stesso fenomeno si è verificato in altri ambiti? Per esempio nel mondo dello spettacolo?
Mita Medici, nel 1968, era già un fenomeno. Era la ragazzina del Piper, simbolo di una gioventù libera e sfrenata. Da allora ha recitato, cantato, ballato. In tetaro, in cinema, in televisione. Oggi, cinquantenne, approda per la prima volta nel ruolo della mamma, in “Un posto al sole”. Anche lei ha contrinuito a tagliare l’erba sotto i piedi della generazione fregata?

Non mi pare proprio. Nel cinema sono stati i Mastroianni, i Tognazzi, le Vitti, le Melato ad occupare e a guardarsi bene dal dare spazio ai successori e dal creare un seguito. La generazione dei cinquantenni come me, in teatro e al cinema, manca proprio. I cinquantenni non esistono. Si salta ai quarantenni, Fantastichini, Castellitto, Ghini.

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[csf ::: 17:39] [Commenti]
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Silvia Ronchey - (letta 7.285 volte)

Silvia aveva 14 anni e faceva la quarta ginnasio al liceo D’Azeglio di Torino. Suo padre era un famoso giornalista, Alberto Ronchey, direttore della “Stampa”, odiato dagli studenti di sinistra, i “sessantottini”. “Sarebbe meglio che tu ammettessi che tuo padre è uno stronzo e un fascista”, sibilavano i contestatori all’orecchio della ginnasiale.
Questo è il primo ricordo che Silvia Ronchey, docente di storia bizantina all’università di Siena, ha dei “sessantottini”, quelli che oggi hanno cinquant’anni e appartengono alla generazione che “non sa invecchiare”. Quelli che oggi, secondo Alberto Ronchey, appartengono all’“old boys net”, manager dell’informazione, dell’industria, della finanza che si sono installati ai vertici del potere.

Allora Silvia, tuo padre era uno stronzo e un fascista?

Fascista proprio no. Ma volevano che lo dicessi per cooptarmi.

Chi?

Quelli che stavano facendo l’università e venivano a parlare alle assemblee, quelli più grandi, quelli della Fgci, quelli di Lotta Continua.

Perché stronzo o fascista?

Erano due aggettivi che si equivalevano. A scuola, al collettivo, in pizzeria, chi diceva qualcosa che usciva dal coro era stronzo o fascista.

Che rapporto avevi con tuo padre?

Pessimo. Come tutti i giovani ero in conflitto con lui.

E allora perché non hai detto che era stronzo e fascista?

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[csf ::: 10:14] [Commenti]
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