- 13 Giugno 2002
Le polemiche non gli fanno paura. Ci si butta dentro, Peppino Caldarola, con gioia. E non vuole saperne di porre termine al contenzioso finché non si capisce chi ha ragione. Ex portavoce di D’Alema, ex direttore dell’Unità (due volte), ex portavoce di Fassino, oggi parlamentare Ds, Caldarola pensa che le polemiche debbano andare fino in fondo. «Se qualcuno inizia a litigare con me, io non lascio perdere», spiega. «Da una polemica o si esce vincitori o si esce sconfitti. Il pareggio non esiste».
Ti sei messo a litigare con i tuoi ex redattori, con il giornale che ti ha visto direttore, con Furio Colombo.
«Quando ho visto che troppo spesso venivo attaccato dall’Unità, ho replicato. Finché si è arrivati alla Grande Calunnia. Ma non voglio parlarne».
E invece ne parliamo.
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- 6 Giugno 2002
Un clamoroso insuccesso. Il primo maggio, in piazza San Giovanni, cominciò a leggere le due cartelline del suo intervento e fu sommerso dai fischi. Luciano Pellicani, intellettuale, socialista riformista, grande teorico dell’anticomunismo craxiano, oratore per conto dello Sdi, il partito dei socialisti fedeli all’Ulivo, non era risultato molto gradito al popolo della sinistra. Come ai vecchi tempi, quando fra craxiani e berlingueriani erano scintille. Ma allora vivevano in fronti contrapposti. Oggi invece convivono nella stessa coalizione.
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- 29 Maggio 2002
Che cos’è l’adulazione? "Un gioco di società che entro certi limiti confina con la cortesia". E oltre certi limiti? "Sconfina nella stupidità e genera imbarazzo". Aldo Cazzullo è un giornalista della Stampa, autore di una manciata di libri di successo, dall’intervista a Edgardo Sogno sul suo tentativo di colpo di Stato, all’ultimo, I torinesi, sui personaggi della Torino che conta, da Cavour ai giorni d’oggi. Sulla piaggeria, sui leccapiedi, Cazzullo cerca di evitare la caccia alle streghe. "Bisogna distinguere quando il fine dell’adulazione è semplicemente strappare un sorriso, ottenere una benevolenza e quando sotto c’è qualcosa di più, il ragazzo che vuole cercare di entrare in un giornale, l’uomo che vuole andare a letto con una donna. Spesso l’adulazione è un lubrificante del vivere civile".
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- 23 Maggio 2002
Claudio Velardi: capo dello staff del D’Alema segretario alle Botteghe Oscuree e del D’Alema premier a Palazzo Chigi. Oggi lobbista: rappresenta ai politici gli interessi delle aziende che lo pagano. E consulente politico: organizza le campagne elettorali dei candidati. Fra un po’ probabilmente editore. È lui infatti l’ispiratore del Riformista, foglio dentro il Foglio che affiancherà, da sinistra, l’attività di fronda che Giuliano Ferrara sta facendo a destra. C’era bisogno dell’ennesimo giornale? «C’è bisogno di riformismo», spiega Velardi. Ma sono tutti riformisti oggigiorno! «A parole. Di contenuti riformisti non si vede traccia».
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- 16 Maggio 2002
È stato uno dei maggiori agitatori della scena culturale italiana. Ha fondato il Gruppo 63. Racconta di avere fatto grande la casa editrice Feltrinelli. Ricorda di essere stato a capo di un servizio culturale dell’Espresso autorevole e provocatorio. Oggi Valerio Riva ha 72 anni ma non ha smesso di essere polemico. Anche adesso che i vecchi compagni non lo riconoscono più, lui, ex grande amico di Fidel Castro, leggendo i suoi articoli sul Giornale. «Perfino Nanni Balestrini dice che non può collaborare con me perché sono passato dall’altra parte», dice Valerio. «Nanni, che io ho creato dal nulla».
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- 10 Maggio 2002
Si stanno stemperando le polemiche sulla Rai. Non si parla più delle dimissioni dei consiglieri in quota centrosinistra Zanda e Donzelli. Sono in calo i girotondi. Baldassarre e Saccà forse stanno litigando ma nessuno lo scrive più. I nuovi direttori si sono insediati. Attorno a loro si scatena la rituale ondata di piaggeria. Non si ha notizia delle annunciate epurazioni. Resta il fatto che la Casa della Libertà ha fatto il pieno e probabilmente ne approfitterà. Ma Maurizio Gasparri, An, ministro delle Comunicazioni, non è d’accordo. Dice: «Ai posti di comando ci sono più uomini del centrosinistra, oggi, di uomini del centrodestra, ieri».
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- 2 Maggio 2002
Norma Rangeri, un passato da gruppettara, un presente da giornalista impegnata, critica televisiva del Manifesto, trascorre quattro-cinque ore al giorno davanti al televisore. "Sono sicuramente l’unica persona che ha visto tutte le puntate di Porta a porta", dice. -Hai tutta la mia solidarietà- "È durissima perché alla fine diventi il fantasma del palcoscenico. Una specie di mostro". Sulle tante affettuosità, piaggerie, adulazioni che, all’incrocio fra politica e comunicazione, corrono nell’etere, è una vera esperta.
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- 25 Aprile 2002
Ettore Adalberto Albertoni, consigliere di amministrazione della Rai, assessore alla cultura della Lombardia, rappresenta un simbolo. E’ la prima volta che la Lega entra nell’ente radiotelevisivo nazionale in una posizione di comando. Una rivoluzione. Teatro dialettale, storie locali, musiche regionali? Arriverà in Rai la stagione dell’uva fogarina?
Albertoni, ce lo dica lei. Riempirete il palinsesto di filande e di mondine?
«Questo è razzismo. Che della gente si permetta di ironizzare sui canti della filanda è incredibile: oh, io sono figlio del popolo!»
Si immagina, il sabato sera, le mondine al posto della Carrà?
«Io chiedo una cosa diversa: che un certo numero di ore della programmazione regionale venga dedicato alla cultura popolare, all’economia e alla storia dei territori, alla creatività artistica popolare. Io non pretendo che la gente parli in dialetto però non mi dimentico che in Lombardia 5 milioni di abitanti su 9 lo parlano.»
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- 18 Aprile 2002
Ogni volta che si prevede qualche cambiamento, qualche alta nomina, qualche novità, alla Rai cominciano le grandi manovre. Transumanze silenziose, ricordi di antiche passioni politiche, improvvise proposte di alleanze. La piaggeria, che già si aggira incontrastata nei corridoi radiotelevisivi, prende nuovo vigore. «La grande maggioranza dei giornalisti arriva dall’esperienza della Dc», spiega Paola Angelici, caporedattore del Tg2, segretaria del Singrai, il sindacato di destra dei giornalisti Rai (quello di sinistra, ufficiale, storico, è l’Usigrai). «Quindi c’è una zona non schierata che nei momenti di cambiamento è in attesa di capire dove si va a parare. È un’ampia zona paludosa. In altri tempi si sarebbe chiamata maggioranza silenziosa». Altri tempi. Ma adesso? La Rai è diventato il capoluogo dei leccapiedi?
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- 11 Aprile 2002
Sempre in mezzo al ciclone. Quando era ministro della Giustizia del governo Dini, Filippo Mancuso, ex magistrato, ordinò le ispezioni al pool di Mani Pulite suscitando l’indignazione della sinistra, mettendo in difficoltà il governo e licenziando gli ispettori che tornavano con un nulla di fatto.
Quando chiesero le sue dimissioni, rifiutò di andarsene finché il Senato non gli votò la sfiducia. Nell’immaginario della destra era diventato il campione della lotta contro le toghe rosse. E la sinistra non ha dimenticato. Come si è visto nella vicenda della sua candidatura per il Polo, fatta dallo stesso Silvio Berlusconi, per la Corte Costituzionale, con il veto dell’opposizione e le bocciature in serie. Onorevole Mancuso, sembra che lei non abbia raccolto, a volte, nemmeno tutti i voti dei suoi. «Chi ha detto questa malignità ha dimenticato che in Parlamento mancavano 60 colleghi che erano in missione o malati».
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