- 18 Gennaio 2001
Storia di una risurrezione. Di una doppia risurrezione. Pippo Baudo: due volte nella polvere e due volte sull’altare. Adesso, per sua fortuna, è sull’altare. E mi racconta come è andata. Come è triste finire a terra come una ruota sgonfia. Come è rivelatore dei veri valori della vita e dei veri amici. Parliamo degli anni della gavetta, naturalmente, e dei voltagabbana.
Ma quello che segue è lo sfogo di un presentatore che la gavetta la fa in continuazione e ogni volta comincia da zero. E che i voltagabbana se li vede passare accanto, un giorno salutando festosi e il giorno dopo facendo finta di non vederlo.
Pippo, che cosa significa baudismo?
"Essere sempre presente, apparire troppo in televisione".
E tu apparivi troppo?
"Nulla in confronto a quello che avviene oggi. I baudisti sono altri. Strisce quotidiane non ne ho mai fatte. Non le reggo dal punto di vista fisico. Lerner, Biagi, Vespa sono eroici, hanno una forza superiore".
Allora perché baudista sei tu?
"Potrei lasciarmi andare a dire che a me bastava passare in tv poche volte per incidere oltremisura".
Quando è nato il termine baudismo?
"Ai tempi di Domenica In, quando cominciarono ad attaccarmi i socialisti".
A partire dal presidente Manca.
"Che mi chiamò nazional-popolare".
Però sei permaloso. Era una citazione gramsciana.
"Permaloso? Nell’intervista a Padellaro Manca aveva detto: «E non in senso gramsciano, in senso negativo»".
Adesso si fanno spettacoli nazional-popolari?
"Adesso siamo molto più giù. Gli spettacoli miei al confronto erano da intellettuali. Elevatissimi. I testi li scriveva Stefano Benni".
Hai più rivisto Enrico Manca?
"Siamo stati a cena diverse volte".
Ti ha spiegato perché ti aveva attaccato?
"No, ma io l’ho capito lo stesso. Voleva dimostrare che era un presidente che contava. E lo fece attaccando lo spettacolo più popolare del momento".
Eri al massimo del tuo successo.
"Un successo faticoso. Quando ho cominciato avevo davanti il Muro di Berlino: Tortora, Bongiorno, Corrado. E c’era una sola rete televisiva. Entrare era impossibile. Io dovetti accontentarmi della tv dei ragazzi".
Non è la prima volta che affondi e riemergi.
"Ormai è un’abitudine".
Dopo Manca andasti da Berlusconi.
"Dove trovai tutti contro. Tutti".
Nomi?
"Ricci mi fece delle cose tremende. A me e a Katia".
Che cosa fece?
"Offendeva continuamente Katia per il fatto che non potevamo avere figli e che avevamo fatto dei tentativi di inseminazione artificiale a Londra. Ricci usa la telecamera come il manganello".
Tuttora?
"È cambiato un po’. Ma resta sempre satira facile, qualunquista".
Molto popolare.
"Se ne parli male ti ammazzano tutti. Sui giornali ha una protezione pazzesca".
Avevi problemi anche con Maurizio Costanzo?
"Costanzo aveva sobillato gli altri".
Insomma il clima non era festoso.
"Era uno sberleffo continuo".
Hai chiarito con Ricci?
"Con Ricci c’è uno strano rapporto. Ha iniziato con me, come autore di Beppe Grillo. Tutto sommato siamo rimasti sempre amici".
E con Costanzo hai chiarito?
"Sì, quando me ne sono andato da Mediaset. Quando sto lontano da Mediaset lui mi vuole bene. Indubbiamente non possiamo convivere nello stesso pollaio".
Anche tu non ci vai leggero.
"Il nostro rapporto risale a 40 anni fa, quando lui era cronista di Grazia e la sua prima intervista la fece proprio a me".
Ma allora?
"Non ho mai capito se mi stima, se mi teme…".
E quindi te ne sei andato via.
"Questo lavoro si fa soltanto quando si è felici. Sono stato un anno e mezzo senza lavorare. Aspettavo la chiamata della Rai. Ma Biagio Agnes era molto incazzato con me. Ho fatto intervenire anche amici comuni…".
Biagio Agnes… amici comuni… lasciami indovinare…
"L’amico mio De Mita. Proprio lui. Era intervenuto su Biagio Agnes ma non era riuscito a convincerlo. Poi successe un fatto che sembra inventato. Il 2 novembre Agnes andò nel cimitero del suo paese, Serino. Una signora gli disse: «Biagio, tu a’ da fa’ turnà Pippo, altrimenti muori»"
Una maledizione?
"Il giorno dopo Biagio mi ha chiamato".
Nel periodo buio, in quell’anno e mezzo, i Costanzo, i Ricci, ti hanno aiutato?
"In quei periodi non ti aiuta nessuno. Anche Costanzo ha avuto il suo periodo brutto, quello della P2. Ma la sua prima rentrée in Rai, gliel’ho fatta fare io, a Fantastico Bis. Non ti devi mai aspettare la gratitudine".
Ma tu ti sei risollevato alla grande. Sto parlando dei Festival di Sanremo.
"Da dove è però partito tutto il casino dell’inchiesta giudiziaria".
Finito nel nulla. Al contrario delle sponsorizzazioni e dei sorrisi a pagamento. Come è finita?
"Con un patteggiamento".
Ammissione di colpa?
"Legittima difesa. Rischiava di durare almeno 5 o 6 anni".
Contemporaneamente c’erano Mara Venier e la Lambertucci. Ma prima c’erano stati anche Johnny Dorelli, Raffaella Carrà, Giancarlo Magalli, Lino Banfi, Lando Buzzanca, Anna Oxa. Tanti sorrisi, tanti patteggiamenti.
"Ma nessuno ne parlò".
Perché?
"Vorrei saperlo anche io. Noi eravamo sempre in prima pagina. Di loro non ha mai parlato nessuno".
Comunque le telepromozioni ottengono un bel risultato: tu di nuovo a Mediaset.
"E purtroppo mi sono trovato male di nuovo".
Sempre Ricci e Costanzo?
"Costanzo era diventato direttore di rete. Io avevo proposto uno spettacolo bellissimo, La canzone del secolo. Lui mi ha detto: «Sì, va bene. A condizione che lo fai con quelli del Bagaglino». Ma io volevo fare uno spettacolo storico, di livello alto. Descrivere il Paese attraverso le sue canzoni. Non il Bagaglino che mi tirava le torte in faccia. Modestamente è stato un grande insuccesso".
Su Costanzo hai detto anche qualche parola forte.
"Che non mi piaceva quello che faceva lui, la sua direzione. E che era un dittatore".
E che, come diceva Flaiano, corre in aiuto ai vincitori. E anche una cosa peggiore: che non lo consideri un amico.
"Io pensavo che lo fosse. Invece nei momenti difficili non l’ho mai trovato vicino".
Che cosa fai nei momenti di disoccupazione?
"Leggo moltissimo".
E ti prepari per l’ennesima gavetta. Come Novecento su Rai 3 alle 4 del pomeriggio. Perché Celli ti ha offerto questa possibilità?
"Perché era convinto che avrei detto di no".
Avevi fatto dei tentativi di rientro?
"Avevo chiesto qualche appuntamento. Inutilmente. Ho chiamato i miei amici. Saccà per esempio. È stato carino. Ha detto che non c’era posto nel palinsesto".
E ci hai creduto?
"C’era la volontà aziendale di non darmi alcuna possibilità. A un certo momento Celli forse ha pensato: «Qualche cosa devo offrire a Pippo Baudo. Gli offro il minimo». Mi ha ricevuto e m’ha detto: «Soldi non ce n’è…»".
Che vuol dire «Soldi non ce n’è»?
"Tre milioni a puntata".
E tu?
"Ho risposto: «Anche a meno»".
E così hai fregato Celli. Adesso sei di nuovo potente e riverito. Noti una differenza quando vai in Rai?
"Viale Mazzini è una specie di carcere. Tante celle che si affacciano su lunghi corridoi. Quando ero in disgrazia nessuno usciva dalle celle a salutarmi. Adesso corrono fuori tutti festanti a dirmi benvenuto. L’audience influisce anche sulle amicizie".
Una gavetta continua. Come ai tempi di Settevoci.
"Settevoci era considerato un programma bruttissimo. Me lo avevano fatto fare ma poi lo avevano chiuso in un cassetto. Sepolto. Troppo stupido".
E come mai è stato tirato fuori?
"Un’emergenza. Un giorno non arrivò in tempo il filmato di Rin Tin Tin. E tirarono fuori Settevoci. Sempre meglio dell’intervallo. Fu un incredibile successo di ascolto e di gradimento".
Che cosa ricordi della gioventù?
"Il teatro. Sono salito sul palcoscenico quando avevo 6 anni, facevo il figlio di Santa Rita da Cascia. A 12 anni facevo il tapeur, suonavo il pianoforte fra il primo e il secondo atto".
Ti ricordi il primo amore?
"Tina. Agatina. Di due anni più piccola. È andata in polizia. Oggi fa il questore".
Gli amici del cuore?
"Domenico Tempio, oggi vicedirettore della Sicilia. Piero Attoma, la mia coscienza critica".
Come hai conosciuto De Mita?
"A una cena con Morandi e Dalla ad Avellino".
Quand’è che sei diventato il suo protetto?
"Non sono mai stato il suo protetto. Sono suo amico. Lo stimo molto. È un cervello pensante".
Sei sempre stato democristiano?
"Eternamente".
Mai votato fuori della Dc?
"Mai".
E adesso?
"Adesso non so che fare".
Tu ti consideri uno di sinistra?
"Certamente".
E ora ti avvicini a Sergio D’Antoni, che tende al Polo.
"La cosa giusta sarebbe che rimanesse al centro, equidistante".
Un vero demitiano non andrebbe mai con Berlusconi…
"Infatti è stato fatto un grosso errore. Il Ppi, erede della vecchia Democrazia Cristiana, ridotto ormai a un partito di pochi intimi, aveva una grande occasione: prendere come leader D’Antoni".
Tu sei andato avanti e indietro, fra Mediaset e Rai. Sei un voltagabbana?
"Voltagabbana è uno che rinuncia alle proprie idee per interesse. Io ho sempre pagato, in termini economici, ma anche di sofferenza. Comunque non sono il solo che è andato avanti e indietro. Perché lo si nota solo per me? Lo hanno fatto anche Santoro, Bonolis, la Carrà".
Il fatto che nessuno ti perdoni niente, ti ferisce oppure ti inorgoglisce?
"Mi meraviglia. Ma poi mi dico: evidentemente ho qualcosa di più se devo pagare di più".
La televisione di oggi ti piace?
"È poco curata. La qualità è scadente. Funziona di più mettere 10 persone dentro una casa davanti a venti telecamere fisse e vedere cosa succede. Oppure fare esplodere la quizzomania, quattro domande idiote che fanno sentire intelligenti le persone a casa".
Che c’è di male?
"Deprime la qualità intellettuale della gente, la adegua al basso. È il motivo per cui faccio questo Passo Doppio".
Parliamone.
"Presento quei signori che hanno avuto un passo più veloce degli altri e sono arrivati. Non la gente comune. Loretta Goggi e Piero Chiambretti, Massimo Ranieri e Anna Galiena. Basta con Taricone, Cristina e Marina".
Anche la gente comune ha diritto al suo quarto d’ora di celebrità.
"Ma mi piacerebbe che almeno raccontassero qualche cosa di intelligente e non recitassero un ruolo. Il Grande Fratello era tutto prefabbricato".
È stato un capolavoro di comunicazione di quel mago di Fabrizio Rondolino.
"È stato bravissimo. Fosse stato altrettanto bravo con D’Alema."
I giornali hanno decretato il successo del Grande Fratello.
"Se penso che perfino sofisticati giornali sono andati appresso alla bagnina d’Iseo!"
Perché?
"Forse è lo sfizio dell’intellettuale che invita a cena il barbone".
Pensi che continueremo con i grandi fratelli?
"La prossima edizione avrà un successo doppio".
A te non piace.
"Non mi piace però ne devo tenere conto. Ha promosso l’intero palinsesto di Mediaset. Ha fatto la fortuna di Buona Domenica e del Maurizio Costanzo Show. E pensare che Costanzo non ci credeva. Aveva detto che sarebbe stato una porcheria, una fesseria. Poi l’ha subito cavalcato appena ha visto che funzionava".
Quanto varrà?
"Mille miliardi".
Torneresti a Sanremo?
"Non ci faccio una malattia. Ma il mio ritorno a Sanremo lo vuole la gente. Sarebbe un evento".
Tu sei sincero?
"Mi sforzo".
Quanto guadagni?
"Ho avuto guadagni enormi".
Enormi?
"Consistenti. Ho letto su Panorama l’elenco dei più ricchi d’Italia e mi sono visto in una posizione onorevole. Però tanta gente che guadagna più di me non l’ho vista".
Chi per esempio?
"Per esempio Bonolis".
Guadagnerà poco!
"Lo escluderei. Ma non lo scrivere. Già dicono che ce l’ho con lui e che non voglio che venga in Rai".
Ma tu non vuoi?
"Non me ne frega niente. Che venga e si pigli quello che vuole".
Quanti capelli hai trapiantato?
"Quattromila".
Di chi erano?
"Miei. Li hanno presi di lato e li hanno messi sopra".
Quanto costa?
"Non più di dieci milioni".
Due mila lire a capello.
"Il complesso della calvizie è atroce".
C’è gente che usa il parrucchino.
"Mi vergognerei da morire".
Berlusconi ha il parrucchino?
"No".
Sei sicuro?
"Il suo grande dolore è la calvizie".
Gli hai consigliato di fare il trapianto? A duemila lire a capello può farsi una giungla.
"Non può farlo perché ha capelli molto sottili, capelli d’angelo".
Sei sincero?
"Te l’ho detto".
Che cosa pensi di Frizzi?
"È un ragazzone simpatico. Ma crescendo deve andare oltre il ragazzone".
Costanzo?
"È bravo, è furbo. Capisce e annusa. È perfetto. Intoccabile".
Bonolis?
"Una forza della natura".
E la sincerità?
"A volte è un po’ volgarotto".
Greco?
"Ha avuto una partenza fulminante e poi è rimasto al palo. Vorrei vederlo in piedi. Seduto è tutto più facile".
Carlo Conti?
"È bravino".
Mammuccari?
"È il classico pazzo che ti rovina gli schemi. Voglio fare uno spettacolo con lui, assolutamente. Io farei l’ortodosso e lui quello che mi gira intorno e mi scombussola tutto quanto".
Tipo Chiambretti.
"Ho tentato una vita di farlo con Chiambretti. Ma era sempre impegnato in qualche altra cosa".
Fabio Fazio?
"Deve inventarsi un altro spettacolo, non può fare tutta la vita sempre la stessa cosa".
Una volta lo hai offeso.
"Ho detto che era organico a una certa mentalità di sinistra. Non era un’offesa".
Hai detto che ha fatto un spettacolo solo per promuovere un disco di
Baglioni.
"Beh, è vero. Lo spettacolo non c’era, era tutto quanto mirato solo su Baglioni che doveva promuovere il suo disco. E poi che razza di nome, l’Utimo Valzer. Lo sanno tutti che porta jella. Quando affondò il Titanic suonavano il Valzer delle candele. Appena si attacca il Valzer delle candele tutti i musicisti cominciano a toccarsi".
Grillo?
"Si è autoemarginato. È un peccato. In televisione c’è bisogno di uno come lui".
Fa il messaggio all’umanità su Tele+.
"Come vedi non se ne parla molto".
Teocoli?
"Mi piace moltissimo. Ha bisogno di una spalla. Con Fazio era perfetto".
Cucuzza?
"Outsider strano. È bravo a creare un clima festoso. Ha un ascolto pazzesco".
Preferisci Lerner, Santoro o Vespa?
"Non saprei scegliere. Mi piace l’approccio salottiero, ufficiale, morbido di Vespa. Mi piace il "dietro le quinte" di Santoro. E la malizia di Lerner. Mi piaceva anche il tg di Lerner. Ma il finale non è stato bello".
Per la caduta sulla pedofilia?
"Per l’editoriale di commiato rancoroso col bigliettino in mano. Se lo rivedesse non piacerebbe nemmeno a lui".
Sei cattolico?
"Sì".
Praticante?
"No".
Ogni tanto ti cacciano dalle chiese.
"È capitato a Katia, ma anche a me. Dovevo fare il padrino di battesimo di un bambino. Il prete ha aspettato che la chiesa si riempisse e poi mi ha urlato: «Lei non è degno di entrare in questo luogo di Dio!»".
E tu che hai fatto?
"Che cosa dovevo fare? Ho mollato il bambino e me ne sono andato".
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